Va ora in onda… la campagna elettorale

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Con le scelte definitive per la candidatura in Sicilia e per la poltrona di sindaco di Roma da parte del Piddielle, si possono dire conclusi i test invernali dei partiti italiani, chiamati a scaldare i motori in vista di Aprile. La campagna elettorale – sarebbe meglio dire le campapagne elettorali visto l’election day – entra dunque nel vivo, e immancabili cominciano a scandire le nostre serate televisive i dibattiti politici.


Quelle che, inesorabilmente, durante l’anno sembrano essere occasioni buone per andare al cinema – a causa dell’ovvietà delle affermazioni che i presenti si scambiano in interminabili ed inutili forme di propaganda manifesta – durante la grande corsa elettorale vivono il loro momento d’oro. Chi li spulcia come bignami nella convinzione di arrivare alle urne con le idee chiare (ottenendo sistematicamente il risultato opposto), chi li vive come una partita di calcio, con tanto di coretti ed entusiasmo, chi li cita in ufficio atteggiandosi a maitre a penser.


Ieri era il turno di Ballarò.


A misurarsi a singolar tenzone, come sempre, i rappresentanti di alcuni partiti – mica tutti – ed in particolare, Massimo D’Alema per il PD, Pierferdinando Casini per la Rosa Bianca, Luigi Formigoni per il Pdl. Al direttore di Liberazione, Piero Sansonetti, il compito di recapitare il messaggio che la sinistra c’è, è viva, e lotta insieme a noi. Socialisti non pervenuti.


Anche questa volta, nonostante la regia di Floris prevedesse un copione, fatto di domande e risposte, come si usa fare preparando una trasmissione televisiva, i protagonisti hanno preso il centro del proscenio, decidendo di andare a braccio, nella solita commedia dell’arte in cui i ruoli sono già disegnati indelebilmente sui singoli personaggi così come i pregi ed i difetti.


E allora via, la trasmissione è presto fatta: ma il Pdl è più a destra o più al centro? E il Piddì, è più al centro o più al centrosinistra? Ed il centro? E poi, il Nord è più di destra o di centrodestra, ed il Sud, ci pensa qualcuno? E le famiglie italiane, ci pensa qualcuno? e così via fino ad esaurimento dei punti cardinali e dell’attenzione del telespettatore.


Sarà, ma in queste torbide serate di propaganda televisiva, guardando distrattamente questi dibattiti, non mi meraviglio del sentimento di distacco che oggi caratterizza la nostra società. Anzi comincio a pensare che sia proprio durante queste trasmissioni che si forma l’opinione negativa della gente sulla propria classe dirigente, altro che antipolitica.

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