Partito Democratico, arruolati Ferrero e Diliberto?

La voce è un po’ più di una indiscrezione: il Pd, stando alle prime rimostranze avanzate da Walter Veltroni (a cui l’idea piace pochissimo) avrebbe ingaggiato nelle proprie file Paolo Ferrero (segretario di Rifondazione comunista) e Oliviero Diliberto (leader del Partito dei Comunisti italiani).

Alla diffusione della notizia, è accaduto che Veltroni si sia impuntato affinchè venisse convocata la Direzione nazionale: quel che non va giù neppure a Marco Minniti è che tale percorso rischierebbe di minare “le ragioni fondative del partito stesso“.

A monte, la volontà di Pier Luigi Bersani di intessere rapporti con i partiti di sinistra che a suo tempo non riuscirono a superare lo sbarramento necessario al fine di occupare seggi in Parlamento ma il corteggiamento avrebbe quale scopo non quello di aggregare gli stessi in una eventuale alleanza programmatica quanto piuttosto l’intenzione di coinvolgerne parte dei referenti e dare loro l’opportunità di farsi eleggere alla Camera (gli equilibri precari al Senato non consentono di correre rischi affidandosi a chi in passato non sempre ha ricambiato fiducia) con il Pd.

Discorso Fini [VIDEO]: le reazioni della politica

Gianfranco Fini ha raggiunto l’obiettivo: Mirabello è stato teatro in cui il Presidente della Camera, attraverso un discorso determinato e trasversale, ha posto la propria candidatura (e quella di Futuro e Libertà) quale alternativa concreta nei confronti di Silvio Berlusconi (“metodi tipici del peggiore stalinismo”) e del PdL (“Non c’è più: imposssibile tornare in qualcosa che ha smesso di esistere”). Stoccate importanti agli ex alleati e all’informazione che fa capo al Premier (“aAttacchi personali infami ma lo stile Boffo non fa paura”, “I telegiornali sembrano fotocopie dei fogli d’ordine del Pdl”), frecciate ai compagni di una vita dentro Alleanza Nazionale (“I colonnelli hanno cambiato generale”), ridimensionamento politico della lega Nord (“Appiattirsi sulle posizioni di partito regionale non ha motivo di essere”), apertura alle opposizioni (“Cerchiamo di fare le riforme coinvolgendo tutti”) ed ennesima conferma del fatto che Fli non volterà le spalle alle indicazioni elettorali e sosterrà l’Esecutivo rispetto ai cinque punti programmatici (“Ma nel merito ci deve essere un confronto”).

Non solo: Fini si issa a paladino di etica e morale riaffermando la priorità di alcuni punti (onestà, pluralismo, difesa dell’operato dei giudici e della magistratura) dai quali occorre ripartire. Non sono mancate le indicazioni più squisitamente politiche (“Giusta protesta di precari della scuola e forze di polizia rispetto alle decisioni del Governo, inammissibile un Paese dove un giovane su quattro è disoccupato, impensabile una Nazione che possa fare a meno del Ministro dello Sviluppo economico, codice etico per gli amministratori, Federalismo che tenga conto delle esigenze del Paese”) e non potevano venire meno neppure le reazioni partitiche rispetto alle frasi del Presidente della Camera.

L’attacco degli esponenti del PdL è scontato: la sensazione è che Fini punti al voto senza addossarsi le colpe della rottura, la strategia è di bocciare in toto le parole della terza carica istituzionale e rimarcare l’astio nei confronti della figura del Premier.

Pd, Rosy Bindi: “Alleanza elettorale con Futuro e Libertà”. Bocchino frena

Pier Luigi Bersani ha annunciato l’intenzione di riprendere (e attribuirgli obiettivi e linee programmatiche rinnovate) l’esperienza dell’Ulivo, Rosy Bindi mostra di gradire la linea del segretario auspicando una coesione talmente ampia da prevedere anche una convergenza con Gianfranco Fini.

Il Partito Democratico, attraverso le parole del Presidente, apre a Futuro e Libertà senza neppure attendere (o forse anche per questo) le parole che il  Presidente della Camera pronuncerà domenica 5 settembre a Mirabello (in occasione dell’incontro dei gruppi di Fli).

Potrebbe essere l’occasione della rottura definitiva tra il Popolo della Libertà e i finiani: l’ex Ministro della Sanità coglie la palla al balzo e dichiara a Telelombardia: “Se Berlusconi e la Lega dovessero portare il Paese alle terze elezioni in sei anni, allora noi proporremo a Fli un’alleanza per la democrazia. Noi staremo con tutti coloro che sono disponibili a salvare questa Costituzione. Non penso ad ammucchiate: se Berlusconi cerca la prova di forza con il voto anticipato e se ci sarà un attacco alla Costituzione, noi chiederemo a tutti di difendere la Costituzione e la democrazia“.

Berlusconi, Bersani, Fini: voto anticipato sempre più probabile. Il Premier: “Processo breve: così o niente”

Il libro si arricchisce, il tomo assume le dimensioni di una enciclopedia. Non passa giorno che non si parli di voto anticipato. elezioni sì, elezioni no. Strappi un petalo alla volta – le dichiarazioni: Silvio Berlusconi, Gianfranco Fini, Pier Luigi Bersani – e il pistillo, prima o poi, verrà svelato nella sua interezza. Oggi pare che ci si debba preparare all’ennesima tornata elettorale.

Non è cambiata – rispetto a ieri – la valutazione che il partito Democratico manifesta nei confronti dell’attuale Esecutivo ma sembra essere più evidente di ieri la volontà di Berlusconi di non trattare modifiche al processo breve. Una sorta di “O così o ritiro la legge”. Prova di forza del Premier, alla base del cui comportamento vi è un elemento su tutti: quello, cioè, di non avere voglia nè motivo per mettersi a discutere con il Presidente della Camera.

Se si tratta di intavolare una trattativa con Fini, il processo breve non mi interessa più. E’ una legge di per sè giusta ma non serve al sottoscritto, che è innocente. Non autorizzo alcuno a discutere con i finiani per conto mio, neppure la Lega Nord“. Parole forti, il cui senso è riconducibile ai sondaggi pervenuti tra le mani di Berlusconi: stando a fresche statistiche, il PdL rischia di assicurarsi la maggioranza assoluta anche in Senato. Quindi, il pensiero di forzare la mano e far saltare il banco è tornato a prendere corpo.

Bersani – D’Alema: “Riforma elettorale e voto”

Il Partito Democratico torna a farsi sentire: si riapre dopo le ferie (l’ex segretario Ds le ha passate sulla barca) e Massimo D’Alema si unisce al coro di Pier Luigi Bersani. Per entrambi, personaggi di spicco dell’opposizione, portavoce di una linea che appare sempre più congiunta e parallela, l’obiettivo è quello di arrivare al voto (anticipato, lo pensano tutti e due) dopo aver modificato la legge elettorale.

Utilizzano – sia Bersani che D’Alema – lo stesso organo di stampa per esprimere un parere completo rispetto allo scenario più verosimile: La Repubblica (chat on line per Bersani, intervista a Massimo Giannini sul quotidiano per D’Alema). Settembre regalerà più di un colpo di scena (PdL e Fli, intanto, sembrano ancora i ferri corti rispetto al da farsi circa il processo breve) ma i vertici del Pd sembrano pronti ad affrontare ogni eventualità (sulla falsarga delle parole pronunciate da Rosy Bindi qualche giorno fa: “Non ci spaventa il voto, neppure se fosse con questo sistema elettorale”).

Fini e Bersani: prove di allenaza?

Sembra strano anche solo il pensarlo ma i fatti portano dritto verso uno scenario inimmagginabile fino a qualche tempo fa. Del resto, se a far resuscitare i pensieri e le gesta di Berlinguer è Giulio Tremonti, tutto pare possibile. Pier Luigi Bersani, segretario Pd nonchè militante convinto dell’allora Partito Comunista, e Gianfranco Fini, cofondatore del PdL e storico esponente deòl Movimento Sociale, non sono mai stati così vicini e affini.

Hanno in comune il nemico – Silvio Berlusconi – ma pare evidente che abbiano intenzione di assurgersi a difensori strenui della Costituzione e di temi morali di strettissima attualità. Non più le differenze ma le affinità: tra i due politici, infatti, emergono chiari elementi di armonia che entrambi non faticano a nascondere. Lo ha fatto il democratico tendendo la mano a Fini nel corso del convegno ciellino di Rimini, ha ricambiato Futuro e Libertà attraverso gli spazi garantiti da Farefuturo.

PdL, Futuro e Libertà, Pd: da Cicchitto a Bersani passando per Bocchino. Altre frecciate

Denis Verdini, Fabrizio Cicchitto, Ignazio La Russa, Italo Bocchino, Pier Luigi Bersani. Da cornice: pagine di giornali, località vacanziere (ultimi giorni di ferie prima della ripresa dei lavori parlamentari), meeting di Rimini organizzato da Comunione e Liberazione. Tema dibattuto da ciascuno, la tenuta del Governo con tesi che non si somigliano affatto. A scatenare per l’ennesima volta in pochi giorni il segretario del Pd, in visita a sorpresa presso il convegno Ciellino, è il solito botta e risposta tra quelli che da un po’ di tempo vengono appellati “berlusconiani” e “finiani”.

Esponenti del Popolo delle Libertà e del gruppo Futuro e Libertà: si è detto di una convergenza scontata sui cinque punti utili a tenere in piedi il Governo e rispettare il programma con gli elettori ma sono ancora di oggi polemiche e strascichi tra gli ex alleati. Parte Fabrizio Cicchitto che, dopo l’annunciata convocazione dei finiani a rapporto dai coordinatori PdL per valutare l’opportunità e la compatibilità con gli incarichi ricoperti nel partito, aveva ribadito: “Nella storia politica del Paese non è mai esistito un partito con due gruppi parlamentari. Se si vuole che, in attesa di un chiarimento globale, venga per tutta una fase in un certo senso sospeso lo statuto, la risposta non può non essere affidata alla politica. Di qui al mese di settembre i finiani ci devono dire se sui 5 punti proposti da Berlusconi, fra i quali c’è anche la riforma della giustizia, c’è il loro impegno positivo ai vari livelli politico-parlamentari su cui si svolgerà il confronto, oppure se essi si attesteranno su formule negative o ambigue volte rispettivamente alla caduta o al logoramento del governo Berlusconi“.

Primarie Pd, il partito con Bersani ma Di Pietro frena: “Prima la coalizione e il programma”

Da un lato l’esposizione ufficiale di Pier Luigi Bersani, segretario del Partito Democratico, che lancia una nuova coalizione di partiti trasversali nell’ottica di una alleanza democrtica con cui sconfiggere Silvio Berlusconi; dall’altra, il solito guazzabuglio tutto interno per decretare il nuopvo candidato Premier del centro sinistra. Eccole, invocate a gran voce: le primarie. Espressione di alta democrazia in seno al Pd ma pure momento periodico nel quale più di un protagonista della vita di partito coglie l’occasione per contrapporsi in maniera evidente all’altro.

Non solo un dibattito sui contenuti ma – a volte – una vera e propria resa dei conti che implica la formazione di fazioni contraddistinte. Nichi Vendola e Sergio Chiamparino hanno già avanzato la propria candidatura, Bersani è candidato di diritto, essendo stato ultimo vincitore delle primarie e in virtù del ruolo di segretario di partito. Già schierati i sostenitori dei primi due, stanno ora iniziando a rendere pubblica la propria posizione anche i cosiddetti bersaniani.

Piero Fassino lo dichiara apertamente: “Bersani è il candidato del Pd, lo vuole lo schema europeo – che condivido in pieno – secondo cui il candidato è il leader del principale partito della coalizione“: in una intervista a Europa, Fassino ribadisce anche l’importanza strategica di una alleanza che includa la sinistra e l’UdC, “non sarebbe per nulla un’ammucchiata”.

Berlusconi a Bersani: “Solita politica politicante, il Governo non cade”

Ancora querelle politica, anche se stavolta la nuova sensazione è che le elezioni anticipate sembrano scongiurate. L’accordo tra Silvio Berlusconi e Umberto Bossi, infatti, è quello di non andare al voto ma proseguire con l’attuale maggioranza (non c’è spazio per l’UdC) e nella condivisione sottoscritta dei cinque fatidici punti attorno ai quali il PdL e Futuro e Libertà sembrano voler convergere. Nel contempo, il rilancio di Pier Luigi Bersani, segretario Pd, è quello di ricreare l’esperienza dell’allora Ulivo per mandare a casa il Premier.

Assist che Berlusconi ha immediatamente colto per rimarcare la gozzoviglia di idee e partiti nei quali il centro-sinistra ha perso la propria identità: “Estate di vecchia politica, l’opposizione vuole solo ammucchiate“: è la frecciata rivolta all’opposizione nel corso di un messaggio inoltrato ai Promotori della Libertà, nel quale il Cavaliere conferma la tenuta – stabile – del Governo.

Di Pietro – Bersani: “Alleanze e strategie comuni per l’opposizione”

IdV e Pd sembrano aver trovato una convergenza ideale rispetto al cammino da intraprendere da qui alle eventuali elezioni anticipate. Attraverso le parole dei massimi referenti dei due partiti di opposizione, Antonio Di Pietro e Pier Luigi Bersani, pare di percepire una volontà strategica comune: quella di cacciare, una volta per sempre, Silvio Berlusconi e la sua maggioranza.

Nel fare ciò, pare che la strada da percorrere – ma, insegna la storia partitica recente, un conto sono le parole e un altro i fatti – sia quella di individuare una coalizione il più allargata possibile: evidente il motivo. Se andassero ciascuno per proprio conto, PdL e Lega farebbero l’ennesima incetta di voti. Sembrano usciti, i due leader, da altrettanti dibattiti a tavolino: talmente evidente, il razionalismo che sta alla base delle frasi pronunciate in giornata, che Di Pietro ha anche virato nettamente rispetto a quel che andava dichiarando qualche giorno fa.

Ora, il buon Tonino sarebbe pronto a mettere in un angolo il voto e darebbe spazio a una fase di Governo tecnico: di emergenza, con mandato e funzione chiara. DI PIETRO: “E’ inutile perdere tempo. E’ in atto una gravissima crisi che investe il paese sul piano economico, istituzionale e politico, con lo sfaldamento di una maggioranza i cui componenti ormai giocano allo sfascio, rinfacciandosi vicende scabrose di cui sono protagonisti. Italia dei valori si batte affinché si vada al più presto alle urne, anche in autunno, e siamo disposti ad allearci perfino con il diavolo pur di ridare al paese una speranza per il futuro. Siamo anche disponibili, semmai ciò fosse possibile, a lavorare affinché il Parlamento dia al paese una nuova legge elettorale e una legge che garantisca realmente il pluralismo e la correttezza dell’informazione. Ma, in questo caso, vogliamo dal Presidente del Repubblica una data certa e un mandato chiaro per evitare che, come al solito, un governo tecnico di emergenza divenga governo di lunga durata“.

Primarie Pd: Vendola e Chiamparino, sfida a Bersani con l’incognita D’Alema

C’è aria di elezioni anticipate, i pronostici più rosei parlano di possibile accordo tra PdL e Fli su un accordo programmatico composto da quattro punti cruciali (giustizia, Federalismo, Mezzogiorno e fisco) ma tra i banchi dell’opposizione in pochi credono a una intesa. Motivo per il quale ci si inizia a preparare in vista dell’ennesimo ritorno alle urne.

Il Partito democratico, nonostante il clima balneare da “chiuso per ferie” pare un laboratorio in cui ci si organizza per fare gli straordinari. Sembra l’occasione più ghiotta – anche in virtù della fuoriuscita dei finiani – per tornare a investire su una vittoria elettorale.

Che, a quanto pare, passerà attraverso un ritorno alle primarie al fine di individuare un candidato premier. Di fianco alla figura di Pier Luigi Bersani, attuale segretario del Pd, iniziano a comparire alternative vogliose di porsi alla guida di una eventuale coalizione.

Bersani – Finocchiaro (Pd), Alfano – Pisanu (PdL): punti di vista

Bersani (Pd): “Di Pietro, Casini e Rutelli non pongano veti”
Alfano (PdL): “L’opposizione ha paura di andare a votare”
Finocchiaro (Pd): “Pronti alle elezioni per definizione”
Pisanu (PdL): “Contrario alle urne, mi opporrò”

Pier Luigi Bersani e Anna Finocchiaro parlano a nome del Partito Democratico, Giuseppe Pisanu e Angelino Alfano propongono il punto di vista del Popolo delle Libertà.

Come leggere le difficoltà del Governo? Quali prospettive possibili e quali auspicabili? Intervengono oggi – con interviste concesse a mezzi di informazione differenti – quattro personaggi politici di evidente spessore e autorevolezza tanto per i colleghi di partito quanto per gli avversari.

Il poker di politici, oltre a essere figure di primo piano dei rispettivi schieramenti, gode infatti di rispetto politico trasversale: motivo ulteriore per attribuire alle parole pronunciate un peso ancor più marcato. Difficile intuire che succederà se non provando a leggere tra le righe. A conti fatti – vedremo – il più attratto dalla prospettiva delle “elezioni subito” pare essere il Ministro della Giustizia, Alfano. Assai più cauti il segretario del Pd, Bersani (che tuttavia, si dice non intimorito dalla prospettiva del voto), e il Presidente della Commissione Antimafia, Pisanu (il quale auspica una riconciliazione con l’area finiana). La Finocchiaro? Per il Presidente dei senatori Pd, occorre modificare la legge elettorale ma – in caso di elezioni – il suo partito sarebbe pronto.

A stralci, i passaggi significativi delle dichiarazioni dei quattro politici.

Parole dure nei confronti di Silvio Berlusconi arrivano da BERSANI, intervistato da La Repubblica: “Dobbiamo liberarci di Berlusconi. Per questo mi rivolgo a tutti. Se la posta in gioco è la stessa democrazia, ognuno si assuma le proprie responsabilità. Accorciamo le distanze tra i partiti che vogliono archiviare questa stagione ed evitiamo veti reciproci“. Non si fa attendere la pronta replica del Ministro della Giustizia, ALFANO: “Bersani propone un governo guidato da chi ha perso le elezioni contro chi ha vinto le elezioni e usa un linguaggio di una violenza inaccettabile che è contro le opposizioni di tutte le democrazie occidentali“. Intanto la FINOCCHIARO, attraverso le pagine de L’Unità, sottolinea: “Si chiude più rapidamente del previsto una fase della vita politica segnata da un attacco senza precedenti alle forme del vivere democratico. Illegalità, furberie, pratiche illecite come sistema: immondizia da spazzare. Non abbiamo paura del voto: c’è un segretario eletto da poco con milioni di voti, migliaia di quadri e amministratori, un popolo pronto a mobilitarsi“. Voce fuori dal coro – almeno stando alle dichiarazioni ufficiali – quella di PISANU che si dissocia dal pensiero dominante nel PdL per affermare a La Repubblica: “La maggioranza non si è dissolta. Semmai si è articolata diversamente. Fini non ha mai messo in discussione nè la leadership di Berlusconi nè la fiducia al suo governo. Se il premier insistesse per le elezioni anticipate, allora, mi opporrei“.

Web giornale politicalive: 5 agosto 2010


SOMMARIO:

1. Italia, maggioranza: Bossi vuole le elezioni, il PdL avverte: “Fedeltà o si vota”;
2. Fini – Tulliani e la casa di Montecarlo: Procura di Roma apre fascicolo mentre Casini difende il Presidente della Camera
3. Italia, opposizione: divergenze IdV-Pd in materia di alleanze;
4. Dipartimento di Stato Usa: “L’Iran finanzia il terrorismo”
5. Giorgio Napolitano: “Confronto in Parlamento sul ddl università: si ascoltino gli Atenei”
6. Evasione fiscale: -9% sul 2009, ma l’evasore più ricco è italiano
7. Michela Brambilla, Ministro del Turismo, irrita Siena: “Qualche Palio danneggia l’immagine dell’Italia”. Poi la rettifica;
8. Nicolas Sarkozy: scenata a Carla Bruni sul set di Woody Allen

PER APPROFONDIRE

Camorra, Vittorio Pirozzi arrestato a Bruxelles: tra i 100 latitanti più pericolosi
Russia, allarme incendi – paura nucleare: 50 morti e 200 mila ettari in fumo. “E’ volontà divina”
Mentana: “La7, Tg libero e completo: si guardi al post berlusconismo”

WEB GIORNALE DI POLITICALIVE. Flash news dei principali avvenimenti di politica e cronaca del 5 agosto 2010.

MINACCE E TENSIONI: strascichi del giorno dopo tra le file della maggioranza di Governo. Il voto contrario alla mozione di sfiducia nei confronti di Gaicomo Caliendo non è bastato: evidente una divergenza politica (ma a questo punto anche personale) tra PdL/Lega Nord e Futuro e Libertà. Le dichiarazioni odierne dei referenti. Umberto Bossi (Lega): “E’ molto difficile andare avanti così, con il Governo in bilico a ogni votazione: se si vota noi e il Pdl insieme spazziamo via tutti. Se sta con noi, Berlusconi vince”. Fabio Granata (FLi): “A settembre ne vedremo delle belle”. Angelino Alfano, Ministro della Giustizia, ritorna sui concetti di legalità e giustizia alla base dei quali è sorta la spaccatura: “Legalità non vuol dire che un atto del pm coincide con la verità, e garantismo non significa impunità. E’ questo l’aspetto costituzionale voluto dai padri fondatori nel 1948 e che noi abbiamo voluto difendere. Su questo principio di legalità accettiamo la sfida di chiunque”. Intanto, i vertici PdL (oltre a Silvio Berlusconi: Ignazio La Russa, Denis Verdini, Sandro Bondi, Maurizio Gasparri, Fabrizio Cicchitto, Angelino Alfano, Giulio Tremonti, Altero Matteoli e i due sottosegretari alla presidenza del Consiglio Gianni Letta e Paolo Bonaiuti) si riuniscono a Palazzo Chigi: la linea è di proseguire nella realizzazione del programma fino a che il patto con gli elettori riuscirà a garantire coesione. A quel punto, “chi venisse meno se ne assumerebbe la responsabilità”. Bonaiuti rimarca: “Nel momento in cui è avvenuto il distacco da parte di una componente della maggioranza, il premier ha avvertito tutti, ‘state pronti’ per possibili elezioni”.

L’ENIGMA DI MONTECARLO: tutto è partito dalla denuncia de Il Giornale, che accusa Gianfranco Fini (che ne era il segretario) di aver venduto un appartamento di Montecarlo lasciato in donazione all’allora Alleanza Nazionale, a una società off shore. In quella casa, attualmente risiede il fratello della compagna del Presidente della Camera, Giancarlo Tulliani. L’episodio non è mai stato chiarito in maniera inequivocabile ma in data odierna la Procura di Roma ha aperto un fascicolo per fare luce su quanto accaduto: atto dovuto in seguito all’esposto presentato da due esponenti (il consigliere regionale del Lazio Roberto Buonasorte e il consigliere comunale di Monterotondo, Marco Di Andrea) di La Destra, il gruppo che fa capo a Francesco Storace che lamentano il fatto che la proprietà dell’appartamento sia da intendersi in capo ad An e che occorre spiegare gli avvenimenti per filo e per segno. Di contro, Fini ribadisce con un comunicato che “ben vengano le indagini sul patrimonio An, anche se la denuncia proviene da avversari politici. Il presidente  (Fini stesso, ndr) non è titolare dell’appartamento, e non sono a lui riconducibili le società che hanno acquistato l’immobile; del pari, è falsa la notizia relativa alla cifra versata quale corrispettivo. Sarà l’autorità giudiziaria ad acclarare la totale infondatezza di quanto divulgato e ad accertare la condotta diffamatoria”. Stando alla versione di Elisabetta Tulliani, sarebbe stata una vincita milionaria al Superenalotto a consentire (a lei e alla famiglia, ndr) di acquistare alcune proprietà immobili: versione che Luciano Gaucci (oggi a Santo Domingo, all’epoca dei fatti fidanzato con la Tulliani, ndr) conferma a Panorama: “La schedina l’ho compilata e l’ho giocata io, ho vinto 2 miliardi e 400 milioni di lire e siccome sono generoso ed ero perso d’amore le ho regalato la metà”. Intanto, a dar man forte al Presidente della Camera giungono le parole di Pier Ferdinando Casini: “Non mi piace lo squadrismo intimidatorio nei confronti del Presidente della Camera. Se uno è un delinquente, lo è sempre. Una persona non è delinquente se fa una scelta oppure santa se ne fa un’altra”. Della vicenda si occuperà il procuratore aggiunto Pier Filippo Lariani.

DI PIETRO – BERSANI: lo scenario delle elezioni anticipate è un disegno che nel centro-sinistra si prende in massima considerazione ma comincia a delinearsi, anche lì, una differenza sostanziale tra quel che vorrebbe l’Italia dei Valori e il percorso che alletta il Partito Democratico. Antonio Di Pietro sembra avere le idee chiarissime: “Fase di transizione? Berlusconi non la permetterà: vorrebbe dire rivedere la legge elettorale e le regole sul conflitto di interesse. Tra poco il Pd dovrà fare le sue scelte: di qua c’è lo schieramento della legalità (si riferisce a IdV, ndr), di là la palude della Balena bianca (il “di là” sottintende il probabile schieramento che accorperebbe Futuro e Libertà di Gianfranco Fini, l’UdC di Pier Ferdinando Casini e l’Alleanza per l’Italia di Francesco Rutelli, ndr)”. Silenzio in casa democratica dove si continua a riflettere con la massima prudenza.

Web giornale politicalive: 3 agosto 2010

SOMMARIO:
1. corruzione post-terremoto in Abruzzo, via agli interrogatori;
2. Fabio Granata parla di connivenza tra mafia e politica mentre il Senato approva il disegno di legge con piano straordinario;
3. confermato dal Consiglio di Stato lo stop al rincaro dei pedaggi autostradali;
4. strage sul posto di lavoro nel Connecticut: 8 morti e un suicidio;
5. attacco Taliban in Afghanistan, sei vittime;
6. Bersani si dice non contrario a un Governo di transizione guidato da Tremonti;
7. muore a Palermo Elvira Sellerio;
8. ennesimo tentativo della Bp di arginare la falla nel pozzo Macondo (Golfo del Messico);
9. Istat: produttività italiana in crollo evidente.

PER APPROFONDIRE:
Libano – Israele: il confine torna linea di morte
Finiani e Udc: astensione su Caliendo
MoVimento 5 Stelle: programma. Grillo: “Nè Di Pietro nè Vendola”

WEB GIORNALE DI POLITICALIVE. Flash news dei principali avvenimenti di politica e cronaca del 3 agosto 2010.

TERREMOTO ABRUZZO: il post sisma avrebbe generato il fenomeno di corruzione politica in ambito di assegnazione appalti per la ricostruzione dell’area colpita dal terremoto. L’accusa: favoritismi non in cambio di denaro ma di regali (preziosi, auto, gioielli). I cinque indagati (l’ex assessore regionale abruzzese Ezio Stati; la figlia Daniela assessore alla Protezione Civile; il compagno della Stati, Marco Buzzelli; l’ex deputato di Forza Italia, Vincenzo Angeloni; Sabatino Stornelli, ex amministratore delegato di Telespazio e attuale amministratore delegato di Selex Service Management, società di Finmeccanica) si sono difesi in alcuni casi respingendo le interpretazioni delle intercettazioni ambientali (Angeloni) e in altri negando illeciti (la Stasi: “”Vorrei dire al presidente Berlusconi che da oggi anche io mi vado ad aggiungere agli altri casi nazionali”).

MAFIA & POLITICA: Fabio Granata, deputato finiano in quota a Futuro e Libertà nonchè vicepresidente della Commissione parlamentare Antimafia, denuncia infiltrazioni mafiose nei consigli regionali: “Nonostante la condivisione teorica al codice etico promosso dalla commissione Antimafia, sia tra le candidature che tra gli eletti ci sono infiltrazioni e zone d’ombra. Stiamo ricomponendo il quadro e riferiremo alle Camere”. Intanto il Senato approvava il disegno di legge con piano straordinario di contrasto alle mafie e la delega al Governo in materia di normativa antimafia: voto bipartisan, 279 sì e un solo astenuto. Il Presidente del Senato, Renato Schifani, a margine della votazione replica a Granata: “La legalità sia patrimonio di tutti gli uomini che stanno in politica e non esclusiva di qualcuno”.