Primarie Pd, il partito con Bersani ma Di Pietro frena: “Prima la coalizione e il programma”

Da un lato l’esposizione ufficiale di Pier Luigi Bersani, segretario del Partito Democratico, che lancia una nuova coalizione di partiti trasversali nell’ottica di una alleanza democrtica con cui sconfiggere Silvio Berlusconi; dall’altra, il solito guazzabuglio tutto interno per decretare il nuopvo candidato Premier del centro sinistra. Eccole, invocate a gran voce: le primarie. Espressione di alta democrazia in seno al Pd ma pure momento periodico nel quale più di un protagonista della vita di partito coglie l’occasione per contrapporsi in maniera evidente all’altro.

Non solo un dibattito sui contenuti ma – a volte – una vera e propria resa dei conti che implica la formazione di fazioni contraddistinte. Nichi Vendola e Sergio Chiamparino hanno già avanzato la propria candidatura, Bersani è candidato di diritto, essendo stato ultimo vincitore delle primarie e in virtù del ruolo di segretario di partito. Già schierati i sostenitori dei primi due, stanno ora iniziando a rendere pubblica la propria posizione anche i cosiddetti bersaniani.

Piero Fassino lo dichiara apertamente: “Bersani è il candidato del Pd, lo vuole lo schema europeo – che condivido in pieno – secondo cui il candidato è il leader del principale partito della coalizione“: in una intervista a Europa, Fassino ribadisce anche l’importanza strategica di una alleanza che includa la sinistra e l’UdC, “non sarebbe per nulla un’ammucchiata”.

A dare man forte alle parole di Fassino, anche Filippo Penati:Bersani unico leader: vorrei ricordare che è anche tra i papabili candidati il solo a poter vantare già una elezione attraverso le primarie: dico anche che chi si candida ora deve assumersi la responsabilità di disunire il partito in un momento in cui occorrerebbe essere uniti per allontanare il pericolo Berlusconi“.

La voce per ora disinteressata rispetto al nome più opportuno per consegnargli la guida della coalizione è quella di Antonio Di Pietro. Il leader dell’Italia dei Valori, infatti, pone l’accento sul programma prima ancora che sul candidato: “In un sistema bipolare vanno unite almeno tre componenti: coalizione prima, programma poi e leadership infine. Individuare un leader senza sapere nè con che squadra debba giocare nè per raggiungere quale risultato è un controsenso“. Confermato dall’ex toga anche la partecipazione attiva dell’IdV in caso di primarie: ancora sconosciuto il nome del papabile ma una mezza autocandidatura di Luigi De Magistris potrebbe essere il punto di partenza.

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