Amministrative, a Milano Pisapia in vantaggio. Al centrosinistra anche Torino e Bologna

Cominciano ad arrivare i primi dati di questa tornata di elezioni amministrative, che, se confermati, suonerebbero come un forte campanello d’allarme per il centrodestra. Il risultato più emblematico è quello di Milano, città ormai da molti anni amministrata dal centrodestra, del quale era considerata un pò la roccaforte, dove invece si andrà al ballottaggio con il candidato del centrosinistra, Giuliano Pisapia, in vantaggio, con il 48% dei voti, sul candidato del centrodestra, il sindaco uscente Letizia Moratti, ferma sotto il 42%. Ma l’esito delle elezioni è favorevole al centosinistra anche nelle altre città chiave: a Torino, Piero Fassino, del Partito Democratico, sembra volare oltre il 55% dei consensi, mentre a Bologna il candidato del centrosinistra Virginio Merola verrebbe eletto al primo turno, seppure per un soffio di voti sopra la soglia del 50%. Più complicata la situazione a Napoli, dove il centrosinistra presentava due candidati, Mario Morcone, sostenuto da Pd e Sel, e Luigi De Magistris, sostenuto dall’Idv e dalla Federazione della Sinistra: sarà proprio quest’ultimo, con circa il 26 % di consensi, ad andare al ballottaggio con il candidato del centrodestra, Giovanni Lettieri, fermo a circa il 40%.

Berlusconi attacca le toghe e il Quirinale. E sulla sinistra: “Si lavano poco”

Foto: Ap/LaPresse

Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi è intervenuto in un comizio elettorale a Crotone, e, con l’avvicinarsi delle elezioni amministrative del prossimo fine settimana, si è lanciato in invettive sempre più accese, colorite da qualche battuta da avanspettacolo, contro la magistratura e la sinistra, criticando anche i poteri del presidente della Repubblica.
“Non è più tollerabile che la sovranità sia in mano ai pm di sinistra“, dice Berlusconi, aggiungendo, riguardo all’immondizia di Napoli: “Ci sono le elezioni e i pm di Napoli chiudono le discariche. Io glieli porterei in Procura da loro, i rifiuti”. Torna a chiedere la separazione delle carriere, poichè, spiega, “solo così avremo un processo giusto”, e attacca “il partito dei magistrati, chiamato Magistratura democratica”. E se la prende anche con la Corte Costituzionale, che aveva bocciato, sostiene, “una legge di civiltà in base alla quale se una persona è assolta, non può essere richiamata nel girone dei processi”, poichè “ai pm non piaceva questa legge e l’hanno portata alla Consulta, che è un organo politico e non più di garanzia ed è stata abrogata”, e conclude: “Non si può andare avanti così”. Inoltre, la legge sulle intercettazioni va cambiata,”perchè in questo modo non è un paese libero”, dice.

Festa Pd, Schifani contestato da grillini e popolo viola – VIDEO

Occorre iniziare a farne abitudine: altra contestazione pubblica a una figura politica (dopo quella a Marcello Dell’Utri e dopo la denuncia di Generazione Italia di una protesta studiata a tavolino dal PdL nei confronti di Gianfranco Fini ), solo che stavolta a sorbirsi insulti e fischi è la seconda carica Istituzionale dello Stato. Renato Schifani, a Torino per partecipare alla festa del Partito Democratico, è stato accolto al grido di “Fuori la Mafia dallo Stato“: a concretizzare la protesta nei confronti del Presidente del Senato non sono di fatto esponenti vicini al partito di Pier Luigi Bersani ma grillini e aderenti al popolo viola.

Schifani era nel bel mezzo di un dibattito al quale partecipava anche Piero Fassino e ha dovuto interrompere il proprio intervento per la caciara crescente. Ha fatto in tempo a rivolgersi ai contestatori per dire loro: “Siete un esempio di antidemocrazia perché volete impedire a due personalità politiche di parlare. Sono onorato di partecipare a questo dibattito e non saranno i vostri fischi a impedirmi di parlare“.

L’imbarazzo in casa Pd – pronto il sostegno di Fassino a Schifani con immediata presa di posizione contro quelli che il militante Pd ha definito squadristi: “Abbiamo letto sui giornali in questi giorni che c’è qualcuno che ha tentato di organizzare squadre di contestatori domani a Fini e li abbiamo definiti ‘squadristi’. E’ lo stesso metodo” – ha messo Rosy Bindi nelle condizioni di tentare un conciliabolo con i contestatori: stando alle indiscrezioni, in un clima di civiltà agli esponenti del popolo viola sono bastate le rassicurazioni dell’ex Ministro della Sanità che ha assicurato: “Noi facciamo le primarie e voi vi impegnate a non far perdere il centrosinistra“.

Primarie Pd, il partito con Bersani ma Di Pietro frena: “Prima la coalizione e il programma”

Da un lato l’esposizione ufficiale di Pier Luigi Bersani, segretario del Partito Democratico, che lancia una nuova coalizione di partiti trasversali nell’ottica di una alleanza democrtica con cui sconfiggere Silvio Berlusconi; dall’altra, il solito guazzabuglio tutto interno per decretare il nuopvo candidato Premier del centro sinistra. Eccole, invocate a gran voce: le primarie. Espressione di alta democrazia in seno al Pd ma pure momento periodico nel quale più di un protagonista della vita di partito coglie l’occasione per contrapporsi in maniera evidente all’altro.

Non solo un dibattito sui contenuti ma – a volte – una vera e propria resa dei conti che implica la formazione di fazioni contraddistinte. Nichi Vendola e Sergio Chiamparino hanno già avanzato la propria candidatura, Bersani è candidato di diritto, essendo stato ultimo vincitore delle primarie e in virtù del ruolo di segretario di partito. Già schierati i sostenitori dei primi due, stanno ora iniziando a rendere pubblica la propria posizione anche i cosiddetti bersaniani.

Piero Fassino lo dichiara apertamente: “Bersani è il candidato del Pd, lo vuole lo schema europeo – che condivido in pieno – secondo cui il candidato è il leader del principale partito della coalizione“: in una intervista a Europa, Fassino ribadisce anche l’importanza strategica di una alleanza che includa la sinistra e l’UdC, “non sarebbe per nulla un’ammucchiata”.

Ballarò, tra tasse, giustizia e il ritorno di Berlusconi

ballaro

In onda stasera, martedì 12 gennaio 2010, alle 21.10, Ballarò. Il programma di Giovanni Floris torna dopo la pausa natalizia. Si parlerà di: tasse da tagliare e redditi in calo, giustizia e immunità, sicurezza ed emigrazione: anno nuovo riforme vecchie, il ritorno di Berlusconi e la politica del 2010. Il programma verrà aperto, come di consueto, dalla copertina satirica di Maurizio Crozza. Chissà chi farà “alterare” stasera…

Ospiti della puntata di oggi: Piero Fassino del PD, il presidente dell’IdV Antonio Di Pietro, il vice-presidente della Camera Maurizio Lupi del PdL, il ministro della gioventù Giorgia Meloni, il direttore di Libero Maurizio Belpietro, l’editorialista di Repubblica Giovanni Valentini, il presidente della Ipsos Nando Pagnoncelli.

PD, Franceschini o primarie? That is the question

Il Pd e la resa dei conti. Bocciate le primarie, si vota il segretario. Dieci interventi (per mee, posson bastareeeee…) dal palco: 5 a favore del reggente che non sarà reggente ma segretario a tutti gli effetti, l’ormai ex vice Dario Franceschini, e 5 per le primarie.

Anna Finocchiaro ha poi fatto votare la mozione che chiede di votare oggi stesso il segretario. Segretario che sarà alla guida del Partito Democratico fino al prossimo congresso. Il tutto, senza passare dalle primarie. Una mozione che ha vinto. Anzi: stravinto