Libano – Israele: il confine torna linea di morte

Il rischio di banalizzare la complessità, in questo caso, è fortissimo. Si potesse – invece – semplificare: una mano io, una mano tu. Altrochè: ci si stringe a colpi di mitraglia, parlano le bombe, la Storia mostra l’indissolubile padronanza del day by day in cui: a causa, effetto; ad azione, reazione. Si torna a far cronaca nera, politicizzare il contesto sociale, varcare confini invalicabili. Quelli che separano (quotidianamente) i vivi dai morti, i torti dalle ragioni, il Libano da Israele.

Scontri armati in corso ad Adaisse (Libano meridionale monitorato da oltre 10 mila Caschi Blu Onu) tra soldati libanesi e israeliani. Ai politologi da salotto il compito di trovare il bandolo della matassa, noialtri ci si limita al dovere cronacistico. Che racconta la solita verità sguercia fatta di due versioni tra loro in antitesi.

La prima: razzi katiuscia lanciati dal sud del Libano verso il nord di Israele (fonte, Al Arabiya). Pronta replica: fuoco israeliano su Adaisse contro una postazione dell’esercito libanese. Cinque morti: tre soldati (libanesi) e due civili (anch’essi, libanese). Si vocifera del probabile decesso di un ufficiale dell’esercito israeliano (notizia non confermata).

La seconda: militari israeliani, stando alle forze di sicurezza libanesi, avrebbero sconfinato per abbattere uno o più alberi. Da lì, lo scontro.

I primi commenti ufficiali tengono fede, ovviamente, alle verità tra loro contrastanti: per Israele – dichiarazioni del ministro degli Esteri, Avigdor Liberman – il governo libanese “è responsabile dell’incidente”, possibili “serie conseguenze se gli scontri dovessero proseguire”. Il primo ministro libanese, Saad Hariri, ha invece accusato Israele di “violazione della sovranità libanese” auspicando pressioni dell’Onu affinchè “fermi questa aggressione”.

Il dato di fatto è che, dal conflitto tra Israele ed Hezbollah del 2006, si torna a parlare di vittime militari (nessun coinvolto tra i 1900 italiani che pattugliano le coste del Libano: numero, tra l’altro, che a partire da oggi, dopo l’approvazione del decreto di rifinanziamento delle missioni all’estero, sarà portato a 1.780 unità).

Libano – Israele è un attimo: il tempo di una distrazione e sei già dall’altra parte. Una Linea Blu di demarcazione tanto evidente: tra il mettersi in gioco e il mettersi in pericolo; tra il dialogo e il monologo; quel che sboccia e quel che appassisce. Una mano sulla coscienza non basterà neppure stavolta ma ubicati al confine tra fede e raziocinio, fanatismo e agnosticismo le Istituzioni vengano messe sotto giudizio, perchè nulla conta più delle memorie, delle biografie di ognuno, di volti lontani che sanno essere il volto di ciascuno.

Quando sarà che – in barba al valore preconcetto di qualunque brand – ci si potrà svincolare dalle fazioni, scrollare di dosso le etichette? Invece. Ci si veste e non si investe: altrimenti, oltre alle cravatte Dolce & Gabbana e ai doppi petti autografati Armani, al di là di un “armiamoci e partite”, tra le stanze del potere avremmo pure percepito Isaia. Il profeta della pace universale, scevra di bandiere; della gloria dei popoli come un torrente in piena.

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