Fields of Apartheid: perchè boicottare Israele?

Manifestare è un nostro diritto ma non lo è più quando diventa un mezzo creato ad hoc per ostacolare la costruzione di quel futuro di pace che in molti – per fortuna – ancora sognano, auspicano e vogliono in Israele: non è difficile capire quello di cui sto parlando, ossia della protesta che alcuni attivisti hanno messo in atto all’aeroporto di Fiumicino in occasione della mostra “Israele si presenta”. Purtroppo in un certo senso ci si aspettava una cosa simile visto che da qualche mese sono nate diverse iniziative e siti contro la presenza di Israele ad Expo 2015 e chi non conosce bene i fatti, chi vuole solo distorcere la realtà e trasmettere un messaggio assolutamente falso è arrivato a creare lo slogan “Fields of Apartheid” in contrapposizione a quanto ideato e pensato da Israele per l’expo ossia “Fields of Tomorrow”: vale la pena ricordare come la differenza tra i due è netta e chiara.

Israele fields of tomorrow

Eppure la cosa è molto semplice: l’apartheid in Israele non esiste. L’Apartheid è una cosa ben diversa, si tratta di discriminazione su base etnica e razziale, una cosa che in Israele è vietata dalla legge ed è inesistente nei fatti. In Israele arabi, ebrei, cristiani, uomini, donne, gay e ogni altro tipo di minoranza accedono ad ogni carica pubblica e di fatto ricoprono ogni carica e ruolo all’interno della società Israeliana: politici, giudici, atleti, poliziotti, eccetera. Solo in questo momento, Miss Israele è una ragazza nera etiope e il capo della corte suprema è un arabo!  Follia solo pensarla la discriminazione. Ma questo sicuramente lo sanno anche questi attivisti desiderosi probabilmente solo di mettersi in luce mentendo e facendo vedere una realtà distorta; sarebbe interessare capirne il perché di queste menzogne ai danni di un paese libero. Forse il tentativo di gettare fango su Israele nasconde la voglia di sostenere alcuni dei sui detrattori per ragioni oscure: Hamas, Hezbollah, forze Siriane, Fratelli Musulmani, un po’ per uno sbagliato terzomondismo, un po’ per interessi personali. Ma quale che siano le ragioni, la sostanza rimane: Israele è un modello di convivenza, altro che apartheid. Chi afferma il contrario, non conosce la società israeliana o è in totale malafede.

Quello che di buono ha fatto, fa e farà Israele è perchè è un paese – a differenza di altri, forse anche dell’Italia – che ha realmente a cuore le sorti delle nuove generazioni; è un paese che in brevissimo tempo è riuscito a farsi conoscere nel settore delle innovazioni, dell’agricoltura e dell’irrigazione oltre che della tecnologia. E questo purtroppo continua a dare fastidio a chi evidentemente brama solo di invidia.

Facile inventare bugie, vero? Cerchiamo invece anche noi di costruire i nostri campi del domani, i nostri “Fields of Tomorrow” che non tengano conto di minoranze o differenze sociali; ne abbiamo ancora di strada da fare ma se intanto iniziassimo a diffondere solo messaggi reali saremmo già un passo in avanti.