Libano – Israele: il confine torna linea di morte

Il rischio di banalizzare la complessità, in questo caso, è fortissimo. Si potesse – invece – semplificare: una mano io, una mano tu. Altrochè: ci si stringe a colpi di mitraglia, parlano le bombe, la Storia mostra l’indissolubile padronanza del day by day in cui: a causa, effetto; ad azione, reazione. Si torna a far cronaca nera, politicizzare il contesto sociale, varcare confini invalicabili. Quelli che separano (quotidianamente) i vivi dai morti, i torti dalle ragioni, il Libano da Israele.

Scontri armati in corso ad Adaisse (Libano meridionale monitorato da oltre 10 mila Caschi Blu Onu) tra soldati libanesi e israeliani. Ai politologi da salotto il compito di trovare il bandolo della matassa, noialtri ci si limita al dovere cronacistico. Che racconta la solita verità sguercia fatta di due versioni tra loro in antitesi.

La prima: razzi katiuscia lanciati dal sud del Libano verso il nord di Israele (fonte, Al Arabiya). Pronta replica: fuoco israeliano su Adaisse contro una postazione dell’esercito libanese. Cinque morti: tre soldati (libanesi) e due civili (anch’essi, libanese). Si vocifera del probabile decesso di un ufficiale dell’esercito israeliano (notizia non confermata).

La seconda: militari israeliani, stando alle forze di sicurezza libanesi, avrebbero sconfinato per abbattere uno o più alberi. Da lì, lo scontro.

Libano: Persepolis, no grazie.

Le candidature all’Oscar sono ormai passate da un pezzo, con le statuette ormai consegnate e pronte a fare da ferma porta nelle case dei vincitori. Ma non è di un vincitore degli Oscar che mi trovo, mio malgrado, a parlare quanto invece di uno dei candidati. Il film in questione è addirittura una pellicola di animazione, ma che nonostante il suo genere, ha fatto parlare molto anche nel mondo occidentale per la sua visione del mondo islamico; la pellicola in questione è Persepolis.

Persepolis, film di produzione franco-americana (ma con regista iraniana), narra la storia di Marjane, una bambina di 8 anni, che vive la propria esistenza a Teheran. Il periodo storico che vive Marjane è uno dei più tormentati. Ci troviamo infatti in quel periodo di trepidazione dovuto alla Rivoluzione in Iran che porterà alla caduta dello Scià e l’instaurazione dei “pasdaran” con il controllo di comportamenti e costumi. Costretta a causa della guerra che vive il suo paese a fuggire a Vienna, Marjane vive la sua seconda rivoluzione, questa volta intima, con i suoi amori adolescenziali, ma allo stesso tempo vive la solitudine e l’esilio dal suo paese natio.

La regista, Marjane Satrapi, è una illustratrice e fumettista iraniana che ha passato la sua infanzia a Teheran, come la protagonista del film, che vuole essere appunto lei (da qui il nome Marjane). Il film è stato elogiato dalle critiche di tutto il mondo, perchè in grado di dare una visione molto realistica di un preciso periodo storico.