Fini: “Sulla giustizia rischio crisi”. Berlusconi: “Con certi pm lodo indispensabile”

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E’ botta  e risposta a distanza tra il presidente della Camera, Gianfranco Fini, e il premier Silvio Berlusconi sul tema della giustizia. Ieri infatti Fini, parlando dell’ argomento in un’ intervista  all” emittente televisiva Antenna Tre Nord-Est, ha dichiarato:”Mi auguro che sul tema giustizia non ci siano questioni insormontabili e che non ne scaturisca una crisi di governo, ma su alcune questioni che la riguardano, questa possibilità c’ è.”

Il presidente della Camera ha inoltre paventato il rischio di una riforma della giustizia punitiva verso la magistratura e lesiva della sua indipendenza:”La magistratura non deve essere sottoposta, uso questa espressione-ha dichiarato-ad altri poteri e quindi nemmeno a quello esecutivo.Questo è un rischio concreto.Mi auguro che non si concretizzi.” Quanto al lodo Alfano, Fini ribadisce di non aver cambiato opinione in merito, anche sulla contrarietà alla reiterabilità.

Proprio sulla questione della reiterabilità del lodo, si era espresso ieri lo stesso Guardasigilli, affermando:”non mi pare una questione su cui vive o muore questo disegno di legge”. Alfano oggi ha invece parlato proprio della riforma della giustizia, garantendo che non vi sono intenti punitivi nei confronti dei magistrati:” Il governo non intende sottomettere il pm all’ esecutivo, ma “non consentiremo  che il pm sottometta il cittadino”.

Discorso Berlusconi 29-09-2010: le reazioni della politica

Silvio Berlusconi ha parlato: in Parlamento gli è occorsa poco meno di un’ora per rendere pubblico il pensero della maggioranza di Governo rispetto alla situazione di crisi che ha portato il Premier a chiedere la fiducia dell’emiciclo. Parole misurate e propositive, nessun tono acerrimo nè sfida a muso duro nei confronti degli avversari.

Tutt’altro: aperture e citazioni (riprese, tra le altre, le parole di Walter Veltroni, allora segretario Pd, che richiamava alla memoria Piero Calamandrei) hanno condito le frasi del fondatore del Popolo delle Libertà anche se una evidenza su tutte pare importante.

Di fatto Berlusconi, pur aprendo al confronto con i finiani di Futuro e Libertà, non ha – per dirla alla Ignazio La Russa – “esteso alcun riconoscimento nè concessione verso il gruppo che si rifa a Gianfranco Fini“. In tal senso, il Presidente della Camera (che non può certo essere soddisfatto delle parole udite) ha ammesso (al termine di un conciliabolo con i “suoi”) che l’intervento di Berlusconi – per quanto non apprezzato – non lascia scelta: Futuro e Libertà garantirà la fiducia alla maggioranza.

Il pensiero del Fli lo si individua anche attraverso le dichiarazioni – che hanno fatto seguito all’intervento del Premier – di Fabio Granata:Non abbiamo bisogno di riconoscimenti. Noi ci siamo, esistiamo già. Siamo un gruppo parlamentare e presto saremo anche una forza politica“.

Caso Montecarlo, i finiani su Lavitola: “Il falso documento è opera sua”


La casa di Montecarlo, nella quale Gian Carlo Tulliani vive in affitto, sarebbe in realtà di proprietà del cognato di Gianfranco Fini. E’ quanto trapela dai documenti pubblicati da due giornali di Santo Domingo – e ripresi da Il Giornale e da Libero – secondo cui, dietro le due società off shore, ci sarebbe il fratello della consorte del Presidente della Camera.

Lo stesso documento sarebbe stato redatto dal ministero preposto dello Stato di Santa Lucia: Fini si è affrettato a smentire la versione dei fatti, i finiani hanno parlato di azione di killeraggio da parte dei servizi segreti italiani, manovrati a suon di milioni dall’Esecutivo nazionale.

Scalpore, clamore, confusione ai massimi storici: ci si capisce poco ma, tra accuse e smentite, è stato individuato colui che sarebbe responsabile del “falso”: risponde, stando a repubblica.it e alla tesi sostenuta dai referenti di Futuro e Libertà, al nome di Valter Lavitola, direttore dell’Avanti e parlamentare PdL.

Italo Bocchino (Fli): “Lavitola sarebbe uno degli uomini che ha lavorato a questa patacca per consegnarla al premier. E’ stato con Berlusconi nel recente viaggio in Centro e Sud America. Il dossier è stato prodotto ad arte da un persona molto vicina a Berlusconi“.

Berlusconi: “Compravendita degli onoervoli? Macchè, tutti eletti con noi”

Mentre Fabrizio Cicchitto, capogruppo PdL alla Camera dei Deputati ufficializza l’ultimatum ai finiani fuoriusciti dal gruppo parlamentare e finiti in Futuro e libertà (delle due l’una, il senso delle parole di Cicchitto: o vi riaccasate nel Pdl in un unico gruppo parlamentare o la scissione sfoci in una nuova forza partitica), l’ala del centro destra che risponde in prima persona a Gianfranco Fini replica in maniera piccata e non lascia adito a dubbi.

Carmelo Briguglio:L’osservazione di Cicchitto è acutissima: dopo l’intervento di Fini a Mirabello non ci sono ambiguità. La strada? E’ la seconda che ha detto“. Italo Bocchino:E’ lo stesso Cicchitto a porre la questione in termmini ultimativi: o rientrate o formate un nuovo partito. Non ci lascia scelta. Ma Cicchitto dimentica che esiste un editto che dichiara Fini incompatibile con il Pdl: in base a questo editto siamo tutti incompatibili e le conseguenze verranno tratte a tempo debito“.

Arcore, Berlusconi – Bossi a Napolitano: “Fini non sia più Presidente della Camera”

E’ il primo passo verso le elezioni: a novembre (difficile) o a marzo, quando il bell’assist garantito dalle amministrative consentirebbe di prendere due piccioni con una fava. Il vertice di Arcore tra Silvio Berlusconi e Umberto Bossi si è concluso con una linea strategica che – pur avendo le urne quale momento decisivo – passa attraverso l’estremo tentativo al fine di scongiurare la tornata elettorale.

Nel corso dell’incontro tenutosi ad Arcore, le dichiarazioni dell’on. Gianfranco Fini sono state unanimemente giudicate inaccettabili. Le sue parole sono la chiara dimostrazione che svolge un ruolo di parte ostile alle forze di maggioranza e al governo, del tutto incompatibile con il ruolo super partes di presidente della Camera“: il da farsi è sancito. Richiesta di incontro con Giorgio Napolitano per chiedere che si interfacci con la terza carica istituzionale e lo convinca a lasciare la Presidenza della Camera: “Il presidente Berlusconi e il ministro Bossi nei prossimi giorni chiederanno di incontrare il presidente della Repubblica per rappresentargli la grave situazione che pone seri problemi al regolare funzionamento delle istituzioni“.

Mirabello, Fini: “Il PdL non c’è più. Berlusconi come il peggior stalinista: fedeli a elettori, ripartire da etica e onestà”

LE DICHIARAZIONI
Roberto Maroni, Ministro dell’Interno: “Governo, oggi si decide”
Angelino Alfano, Ministro della Giustizia: “Processo breve sottratto dai punti programmatici”
Italo Bocchino, portavoce Futuro e Libertà: “Qui invocano un nuovo partito”. “Fini inaggirabile”. “E’ il popolo di un leader, Fini”
Gianfranco Fini (a pranzo con i deputati Fli): “Siate granitici e utilizzate una lingua sola”. “Rispetteremo il patto con gli elettori”
Carmelo Briguglio (Fli): “Nuovo partito quando lo dirà Fini”
Francesco Storace, La Destra: “Montecarlo, Fini chiarisca”

LE PREMESSE
Alle 18 di domenica 5 settembre Gianfranco Fini prende la parola da Mirabello (Fe) nel corso della Festa del Tricolore. L’attesa per le parole del leader di Futuro e Libertà (gruppo parlamentare creato dai dissidenti del PdL) cresce con il passare dei minuti anche perchè – da ciò che dirà il Presidente della Camera – sarà poi possibile ricomporre i tasselli e capire. In primo luogo, se l’Esecutivo attuale ha margini per proseguire il lavoro iniziato lo scorso aprile 2008.

Delle divergenze tra Fini e Silvio Berlusconi (ma anche tra i finiani e i berlusconiani) si è detto abbondantemente: un rapporto che si è incrinato con il passare dei mesi e che ha avuto l’apice negativo nella decisione assunta dall’Ufficio di presidenza del Popolo delle Libertà lo scorso 29 luglio, quando Italo Bocchino, Fabio Granata e Carmelo Briguglio vennero deferiti al collegio dei probiviri e le posizioni di Gianfranco Fini dichiarate di fatto incompatibili con i principi ispiratori del Pdl.

Nella conferenza stampa del giorno dopo, Fini sfidò a muso duro gli artefici di quella decisione sostenendo: “In 2 ore sono stato espulso dal partito che ho contribuito a fondare…Nessuno mi ha permesso di difendermi“. Sono succeduti giorni di scontri e polemiche vissute in primo luogo sulle pagine dei giornali, dove non è mancato il tentativo di screditare la terza carica istituzionale attraverso una campagna mediatica volta a colpirne l’inataccabilità morale ed etica (vedi caso Tulliani-Montecarlo) e nei quali le parti hanno delineato in maniera sempre più evidente le proprie differenze.

Però: nè il PdL nè Fli hanno intenzione di rompere l’allenaza sottoscritta in sede elettorale senza motivo concreto, comprensibile e spendibile (tradotto: senza che sia l’altra delle due parti a causarne oggettivamente la rottura). Si sta discutendo da tempo sulla opportunità di consentire al Governo di completare il mandato attraverso la sottoscrizione di punti programmatici (cinque) da condividere: riforma tributaria e federalismo fiscale, sicurezza, immigrazione, rilancio del Sud e giustizia.

A tenere distanti le parti, il tentativo del PdL di inserire nel novero delle cose da fare anche la cosiddetta legge sul “processo breve”: i finiani non l’avrebbero avvallata, pareva motivo di rottura annunciata e invece. Solito colpo a effetto di Berlusconi a scombussolare i piani: a poco più di 24 ore dall’intervento di Fini, il Premier cancella dall’elenco proprio il processo breve. Non rientrerà nei punti di programma: “Adesso la rottura sarà solo colpa sua: questa Fini non se l’aspettava proprio eh?“, avrebbe confidato Berlusconi ai più fidati. Non c’è che attendere, a questo punto, la replica di Fini.

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Pd, Rosy Bindi: “Alleanza elettorale con Futuro e Libertà”. Bocchino frena

Pier Luigi Bersani ha annunciato l’intenzione di riprendere (e attribuirgli obiettivi e linee programmatiche rinnovate) l’esperienza dell’Ulivo, Rosy Bindi mostra di gradire la linea del segretario auspicando una coesione talmente ampia da prevedere anche una convergenza con Gianfranco Fini.

Il Partito Democratico, attraverso le parole del Presidente, apre a Futuro e Libertà senza neppure attendere (o forse anche per questo) le parole che il  Presidente della Camera pronuncerà domenica 5 settembre a Mirabello (in occasione dell’incontro dei gruppi di Fli).

Potrebbe essere l’occasione della rottura definitiva tra il Popolo della Libertà e i finiani: l’ex Ministro della Sanità coglie la palla al balzo e dichiara a Telelombardia: “Se Berlusconi e la Lega dovessero portare il Paese alle terze elezioni in sei anni, allora noi proporremo a Fli un’alleanza per la democrazia. Noi staremo con tutti coloro che sono disponibili a salvare questa Costituzione. Non penso ad ammucchiate: se Berlusconi cerca la prova di forza con il voto anticipato e se ci sarà un attacco alla Costituzione, noi chiederemo a tutti di difendere la Costituzione e la democrazia“.

Roma, Gheddafi-show: per Farefuturo sembra Disneyland

Ennesimo spettacolo ad hoc intorno alla figura del leader libico, Muhammar Gheddafi. Roma presta il fianco; mai stata inospitale, la Capitale. Solo che, stavolta, i giudizi rispetto agli avvenimenti che si susseguono cominciano a essere agli antipodi. Tra chi apprezza e chi disprezza, chi avvalla e chi scuote il capo. Altra pattuglia di giovincelle (non le 500 di ieri ma buone due centinaia) all’Accademia libica per creare la giusta cornice in occasione dell’ennesimo intervento del Colonnello con tanto di – seconda volta in due giorni – lezione di Corano.

Elogio dell’Islam tra sorrisi ammiccanti e gonne (più o meno lunghe). A seguire, due visite ufficiali: alle 17 Gheddafi e Silvio Berlusconi visiteranno una mostra fotografica all’Accademia libica mentre in serata verrà celebrato a dovere l’anniversario del Trattato di amicizia: previsti uno spettacolo equestre (con 30 cavalli berberi) e il Carosello dei Carabinieri alla caserma Salvo D’Acquisto; infine, il Premier offrirà al leader libico e agli altri 800 invitati una cena a interrompere il digiuno voluto dal Ramadan.

Alfano – Anm, scontro sul processo breve. Bocchino richiama le perplessità di Napolitano

Angelino Alfano, l’attuale titolare della Giustizia, nuovamente al centro delle scene politiche. Oggetto delle polemiche che si sono scatenate ttorno alle parole del Ministro, nuovamente il processo breve che rifà la sua comparsa – veemente, prepotente – sulle scene dell’emiciclo parlamentare alla fine di agosto. Dura e aspra la polemica scoppiata tra Alfanop e l’Associazione Nazionale Magistrati con un botta e risposta che preannuncia la difficile situazione cui si assisterà da settembre in poi, quando la politica riaccenderà i motori.

Partire dalla replica del Ministro, che aveva precedentemente riaperto alla necessità di introdurre il processo breve attraverso una intervista rilasciata a Il Corriere della Sera, per poi riprendere le parole del presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Luca Palamara. Il ministro: “Evidentemente all’Anm stanno bene le lungaggini della giustizia italiana e vogliono che nulla cambi. Evidentemente all’Anm sta bene l’infinita durata dei processi italiani. Evidentemente l’Anm sa dire solo ‘no’ e non formula proposte in grado di fare uscire la giustizia dallo stato di paralisi. La criminalità noi l’abbiamo combattuta e la combattiamo con le nostre leggi e nelle sedi di trincea; e per coprire i vuoti di organico, proprio nelle sedi di trincea, abbiamo approvato all’unanimità, in Parlamento, due decreti, mentre la Anm difendeva evidentemente i privilegi corporativi della casta“.

PdL, Futuro e Libertà, Pd: da Cicchitto a Bersani passando per Bocchino. Altre frecciate

Denis Verdini, Fabrizio Cicchitto, Ignazio La Russa, Italo Bocchino, Pier Luigi Bersani. Da cornice: pagine di giornali, località vacanziere (ultimi giorni di ferie prima della ripresa dei lavori parlamentari), meeting di Rimini organizzato da Comunione e Liberazione. Tema dibattuto da ciascuno, la tenuta del Governo con tesi che non si somigliano affatto. A scatenare per l’ennesima volta in pochi giorni il segretario del Pd, in visita a sorpresa presso il convegno Ciellino, è il solito botta e risposta tra quelli che da un po’ di tempo vengono appellati “berlusconiani” e “finiani”.

Esponenti del Popolo delle Libertà e del gruppo Futuro e Libertà: si è detto di una convergenza scontata sui cinque punti utili a tenere in piedi il Governo e rispettare il programma con gli elettori ma sono ancora di oggi polemiche e strascichi tra gli ex alleati. Parte Fabrizio Cicchitto che, dopo l’annunciata convocazione dei finiani a rapporto dai coordinatori PdL per valutare l’opportunità e la compatibilità con gli incarichi ricoperti nel partito, aveva ribadito: “Nella storia politica del Paese non è mai esistito un partito con due gruppi parlamentari. Se si vuole che, in attesa di un chiarimento globale, venga per tutta una fase in un certo senso sospeso lo statuto, la risposta non può non essere affidata alla politica. Di qui al mese di settembre i finiani ci devono dire se sui 5 punti proposti da Berlusconi, fra i quali c’è anche la riforma della giustizia, c’è il loro impegno positivo ai vari livelli politico-parlamentari su cui si svolgerà il confronto, oppure se essi si attesteranno su formule negative o ambigue volte rispettivamente alla caduta o al logoramento del governo Berlusconi“.

Bocchino: “Fini, UdC, Api e Pd al Governo”. Cicchitto: “Che film è?”

Ormai il sito di Generazione Italia è diventato un quotidiano di partito: la voce di Futuro e Libertà passa attraverso il portale di chiara area finiana che si trasforma in cassa di rinonanza nel quale parli a suocera perchè nuora intenda. Nello specifico, è Italo Bocchino, capogruppo parlamentare di Fli, a replicare nuovamente a Silvio Berlusconi e alla crisi in auge al Governo. Per uno dei finiani più convinti, oramai il Premier ha poca scelta: l’unico modo per continuare a governare è quello di optare per un esecutivo composto da larghe intese partitiche. Provocazione, ennesimo botta e risposta, folgorazione?

L’unica strada che ha (Berlusconi, ndr) è appellarsi al Parlamento come gli ha consigliato Casini per varare un nuovo governo con un profilo alto e riformatore e una maggioranza più ampia, costruendo una nuova coalizione che comprenda i partiti di Fini, Casini e Rutelli e i moderati del Pd ormai delusi“.

L’autoribaltone dei finiani: governo con i centristi

Quella di oggi di Italo Bocchino è una provocazione che potrebbe essere paradossalmente geniale. “Non consegneremo il Paese all’asse Bossi-Tremonti”, scrive su Generazione Italia il capogruppo Fli. Da quel momento, il susseguirsi di agenzie, di reazioni, di commenti, di no, niet, sì, forse è a dir poco martellante. Nuovo governo con i centristi. Nl Pdl i più svegli lo chiamano l’autoribaltone. La politica è in una crisi endemica e irreversibile, e anche le exit strategy stanno prendendo corpo in modi assolutamente inediti e, forse, impensabili.

Bocchino non è uno sprovveduto. Non un suicida politico: al momento, almeno, sembra averlo dimostrato. E certamente l’intervento su Generazione Italia difficilmente può rappresentare un’iniziativa personale. Certo, lui poi in giornata chiarisce, aggiusta il tiro, specifica. Ma la sostanza è quella. E soprattutto sortisce un effetto difficilmente non previsto: quello di una guerra già in corso ma oggi acuita. Tra l’Udc e la Lega di Umberto Bossi.

Futuro e Libertà al PdL: “La vittoria di Fini”

Al termine del vertice tra i principali referenti del Popolo della Libertà, a cantare vittoria è stato il gruppo parlamentare Futuro e Libertà. I deputati vicini al Presidente della Camera, Gianfranco Fini, hanno infatti dichiarato che dietro il documento programmatico emesso dal PdL al fine di individuare una convergenza politica che allontani una spaccatura e le conseguenti elezioni anticipate, c’è in realtà una lineare presa d’atto delle istanze espresse in più di una circostanza dai finiani.

Come dire: Silvio Berlusconi chiede a Fini quel che la terza carica istituzionale ha sempre preteso, il rispetto del programma elettorale. Anche se, in verità, qualcosa di più rispetto a quanto indicato in quello, c’è. A evidenziare la situazione simil paradossale ci pensano i tre referenti più intransigenti di Fli.

Berlusconi: “Convincere i finiani moderati”. Futuro e Libertà: “Fedeli al programma elettorale”

Liquidare Gianfranco Fini (rimasto a colloquio per una ventina di minuti con Gianni Letta dopo l’ultimo omaggio a Francesco Cossiga presso la camera ardente: nessuno dei due si sarebbe esposto in maniera eccessiva nell’ipotizzare gli scenari del prossimo futuro) e i suoi sostenitori più partigiani, rompere in due (quattro, otto) il fronte dei fuoriusciti dal Popolo delle Libertà e indebolire in maniera sostanziale il nuovo gruppo parlamentare di Futuro e Libertà: il diktat di Silvio Berlusconi è perentorio, l’identikit degli indesiderati è lineare (Italo Bocchino, Fabio Granata, Luca Barbareschi e Carmelo Briguglio su tutti), l’intento di snervare i finiani pare un lavoro meticoloso e certosino.

Da portare avanti minuto dopo minuto, ora dopo ora, giorno dopo giorno. Dal Presidente del Consiglio parte la strategia della “goccia che scava la pietra”: “Convincetene uno a testa di quelli moderati affinchè torni nel PdL“, avrebbe detto il Premier ai dirigenti del partito in vista della riunione di venerdì. L’articolazione del Berlusconi pensiero tende a indebolire – numericamente e sotto il profilo della compattezza – il gruppo di Fli che, nonostante si sia mostrato fedele e vicino al Presidente della Camera – politicamente e personalmente – avrebbe, a detta del fondatore del PdL, un compito ancor più importante: “La lealtà dimostrata nei confronti di Fini è comprensibile. Ma coerenza vuole che dimostrino la stessa fedeltà a chi li ha votati e che continuino a sostenere lealmente l’esecutivo in carica“.