Bocchino: “Fini, UdC, Api e Pd al Governo”. Cicchitto: “Che film è?”

Ormai il sito di Generazione Italia è diventato un quotidiano di partito: la voce di Futuro e Libertà passa attraverso il portale di chiara area finiana che si trasforma in cassa di rinonanza nel quale parli a suocera perchè nuora intenda. Nello specifico, è Italo Bocchino, capogruppo parlamentare di Fli, a replicare nuovamente a Silvio Berlusconi e alla crisi in auge al Governo. Per uno dei finiani più convinti, oramai il Premier ha poca scelta: l’unico modo per continuare a governare è quello di optare per un esecutivo composto da larghe intese partitiche. Provocazione, ennesimo botta e risposta, folgorazione?

L’unica strada che ha (Berlusconi, ndr) è appellarsi al Parlamento come gli ha consigliato Casini per varare un nuovo governo con un profilo alto e riformatore e una maggioranza più ampia, costruendo una nuova coalizione che comprenda i partiti di Fini, Casini e Rutelli e i moderati del Pd ormai delusi“.

Non si spaventa, Bocchino, neppure di fronte alla eventualità di elezioni anticipate: Futuro e Libertà, quindi, pare non avere alcuna voglia di tirarsi indietro rispetto al braccio di ferro tentato dal Popolo delle Libertà. Ancora Bocchino: “Le uniche due certezze sarebbero il travaso di voti dal Pdl alla Lega e una maggioranza al Senato diversa da quella della Camera. In uno scenario del genere, Bossi avrebbe gioco facile a chiedere un passo indietro al Cavaliere, che verrebbe pensionato da quello che ritiene l’alleato più fedele, aprendo così la strada a un  governo Tremonti. A questo punto, le truppe di Futuro e libertà diventano paradossalmente lo scudo del Cavaliere rispetto alla trappola, ma il presidente del Consiglio deve decidere che atteggiamento avere verso Fini e i finiani“.

Fabrizio Cicchitto, a nome del PdL, non fa tardare le prime impressioni rispetto alle parole di Bocchino e lo fa senza lasciare nulla al caso. Lapidario ed eloquente: “Più che una seria ipotesi politica sembra un film. Qua non è in ballo né la monarchia aziendale né la democrazia repubblicana ma il mantenimento del patto fatto con gli elettori che nel 2008 votarono una precisa maggioranza della quale facevano parte anche i finiani di oggi. Questa ipotesi di una sorta di auto-ribaltone e di composizione e scomposizione di tutti gli schieramenti francamente sembra più un film che una seria ipotesi politica“.

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