Berlusconi apre a Fli: bluff o conciliazione?

Silvio Berlusconi che tenta la via del dialogo nei confronti dei fuoriusciti del Popolo delle Libertà è una novità vera. Il Premier che si mostra addirittura conciliante rispetto alla frangia di Futuro e Libertà rischia di esere un passaggio politico interessante, ermetico, da intuirci tutto “ora o mai più”. Il bluff è nell’aria ma al contempo la mano è tesa, nel tentativo di stringere idealmente – ma neppure troppo – quella di Gianfranco Fini.

Una nota diramata in serata con cui il Presidente del Consiglio mostra l’ennesimo volto che non ti aspetti (specie dopo la dichiarazione di Umberto Bossi che punta deciso verso le elezioni): “Al di là del frastuono delle irresponsabili e a volte farneticanti parole pronunciate da taluni contro il governo e contro la propria stessa maggioranza, se vi sarà lo spirito costruttivo contenuto nelle dichiarazioni di alcuni senatori del centrodestra (deputati Fli, ndr), che accolgo con grande soddisfazione e disponibilità, sarà certamente possibile ritrovare quell’unità che, ove mancasse, non potrebbe che portare a scelte dolorose e definitive“.

Parla da paciere, il Premier, e intuirne lo scopo è in realtà più difficile di quanto sembri: semplice voglia di dialogo? Estremo tentativo di ricompattare tutto, lasciare ogni divergenza alle spalle, tirare un telo e non buttargli più un occhio? Potrebbe esssere. Ma l’altra versione – che rimanda al tentativo di spaccare in due, e indebolire, i deputati di Futuro e Libertà che hanno mostrato una differenza di vedute rispetto al comportamento da tenere con l’attuale maggioranza; che riporta al tatticismo fondamentale secondo cui PdL sarebbe in attesa che la spaccatura venga ufficializzata dagli avversari, se ne assumano la responsabilità – sembra altrettanto verosimile.

Web giornale politicalive: 9 agosto 2010

SOMMARIO:
1. Berlusconi ai militanti: “Tocca a voi”; Bocchino: “Basta illazioni su Fini;
2. Caritas: “Sbarchi di clandestini in aumento dopo intesa Governo-Gheddafi”
3. Russia: gli incendi viaggiano al ritmo di 700 morti al giorno
4. Mafia: proiettile al figlio di Ciancimino. “Vado via”
5. Finanza: estate all’insegna della “caccia allo scontrino”
6. Ricovero Francesco Cossiga: condizioni in peggioramento
7. No global in azione a Pordenone: Zaia appoggia i manifestanti, Galan li accusa
8. Novara, tenta violenza sessuale su sordomuta: arrestato tunisino

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Cuba, Fidel Castro in Parlamento: “Obama, dì no alla guerra nucleare”
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WEB GIORNALE DI POLITICALIVE. Flash news dei principali avvenimenti di politica e cronaca del 9 agosto 2010.

BERLUSCONI – FINIANI: Silvio Berlusconi è determinato a coinvolgere i militanti del PdL in quella che definisce la mobilitazione più grande mai portata avanti al fine di esplicare i risultati dell’attuale Governo. Il Premier sembra si prepari a elezioni imminenti e lo fa con uno spiegamento di forze imponente: “La mobilitazione permanente è necessaria per contrastare i disfattismi e i personalismi di chi antepone i propri particolari interessi al bene di tutti, al bene del Paese. Gli iscritti devono essere il megafono dell’azione di governo sul territorio: in ogni piazza degli 8100 comuni italiani vi siano banchetti per spiegare quanto il governo è riuscito  a realizzare in due anni di appassionato lavoro”. Con una lettera ai Club della libertà, Berlusconi stimola ciascuno a fare ancora di più: “Una grande opera di diffusione attraverso una capillare rete di militanti basata sulla suddivisione delle 60 mila sezioni elettorali. Sarà il più grande porta a porta mai realizzato in Italia, ed è per questo che chiedo il contributo di tutti coloro che credono negli ideali di libertà”. Nel frattempo, i deputati che hanno aderito a Futuro e Libertà hanno deciso di fare quadrato intorno a Guianfranco Fini rispetto alla campagna mediatica di accuse che sta interessando il Presidente della Camera rispetto alla vicenda della casa di Montecarlo. Lo dichiara Italo Bocchino, presidente dei deputati di FLi: “La campagna contro il presidente della Camera è un fatto senza precedenti e gravissimo dal punto di vista politico e istituzionale. E’ come se ‘Il Secolo’ facesso il coupon: ‘Berlusconi dimettiti per il processo Mills’. Siamo di fronte a una campagna inaccettabile e vergognosa e ancor più grave perché rientra in un contesto di bastonatura mediatica in cui si utilizzano uno e più strumenti di proprietà del presidente del Consiglio. Se Berlusconi ha ancora un pizzico di rispetto per la democrazia e le istituzioni smentisca immediatamente il portavoce del suo partito, Daniele Capezzone, e stoppi la campagna vergognosa de ‘Il Giornale'”.

SBARCHI IMMIGRATI: prende parola la Caritas, tema scottante quale è quello degli sbarchi di immigrati clandestini. Stando alle parole di Oliviero Forti, responsabile nazionale Caritas “C’è un flusso costante e una pressione migratoria che rimane sostanzialmente immutata se non aumentata. La Libia, in base agli accordi presi col governo italiano, è chiamata ad assolvere il ruolo di sentinella dell’Europa. Ci si chiede fino a quando questo potrà accadere. Perché sappiamo tutti che la Libia ha un ritorno economico rispetto al ruolo che ricopre. Nel momento in cui non si riesce più a sostenere questa dinamica assistiamo alla ripresa degli sbarchi, non nella stessa quantità del passato ma comunque un numero di sbarchi che sommati fanno centinaia di persone. Ci chiediamo allora come possano avvenire questi sbarchi  se teoricamente è in vigore un pattugliamento così serrato come è stato annunciato e che in alcuni casi sembra non funzionare. Come dimostrano gli arrivi di questa notte a Linosa. Nonostante il pacchetto sicurezza e gli accordi con la Libia, l’Italia  ha visto aumentare il numero di cittadini irregolari. Lo scenario quindi non è così tranquillizzante”. Ultimo caso relativo alla notte di ieri, quando a Linosa sono approdati 40 immigrati.

RUSSIA, FUOCO E FIAMME: 200 mila ettari. A tanto ammonta l’estensione della superficie del territorio russo in balia delle fiamme che l’avvolge da ormai cinque giorni. Il mix tra caldo, smog ed incendi sta mettendo in ginocchio l’intera nazione con temperature mai viste prima d’ora (37,1 gradi sabato scorso a San Pietroburgo, dopo i 38,2 di Mosca il 29 luglio). Va da se che sono aumentati anche i decessi (+50% nella capitale rispetto allo stesso mese dell’anno scorso) e i trasferimenti negli obitori. Il problema più grosso però sembra essere quello dello spegnimento delle fiamme nelle zone vicine alle centrali nucleari disseminate nel paese. Il fuoco potrebbe infatti innescare forze distruttive inimmaginabili qualora dovesse venire a contatto con i prodotti di combustione o fusione. Non si prevedono comunque grossi miglioramenti nel breve periodo. Dovrebbe esserci un abbassamento delle temperature tra il 13 ed il 14 Agosto ma questo non allontanerà del tutto il pericolo visto che la soluzione del problema appare possibile solo a partire dal 20 Agosto. Fino ad allora, stato di calamità nelle zone più colpite e vigili del fuoco ed altri operatori di soccorso in servizio 24 ore su 24. La mortalità media (350 vittime al giorno) è quasi raddoppiata: 700 decessi quotidiani.

Elezioni: Berlusconi (PdL) e Fini (Fli), ultimo treno (il voto alletta ma fa paura a entrambi)

Silvio Berlusconi vuole andare al voto: senza indugi, nessun tentennamento. I motivi che il Presidente del Consiglio mette sul tavolo dei referenti del Popolo della Libertà sono almeno tre, ciascuno dei quali da non trascurare:

1. “In questo momento non abbiamo avversari”;

2. “Gli altri, gli avversari non potranno mai coalizzarsi tutti contro di me, da Fini a Vendola”;

3. “Non possiamo stare a contrattare con i finiani su ogni legge”.

Non c’è solo tatticismo, dietro la volontà del leader PdL, ma pare anche lineare il fatto che la nuova prospettiva (fuori i finiani dal partito) consenta di prendere in considerazione uno scenario ovvio: dovesse rivincere le elezioni, il centro destra ne uscirebbe non solo rafforzato ma addirittura invincibile. Perchè tutti – uno per uno – remerebbero nella stessa direzione: quella indicata da Berlusconi.

Ancora: a dare man forte alla determinazione del Premier, i dati diffusi dal fresco sondaggio di Euromedia, realizzato dopo la fuoriuscita dei finiani: i numeri parlano di un Pdl in crescita di due punti percentuali, Futuro e Libertà oscilla in una forbice che va dal 2-3 per cento (in caso di schieramento senza alleanze) all’8-10 in coalizione con l’Udc. Intanto, l’ultimo vertice di Palazzo Grazioli prima delle ferie (non particolarmente lunghe, quest’anno) si è consumato alla presenza dei massimi esponenti di partito cui si sono aggregati i Ministri Giulio Tremonti, Franco Frattini, Altero Matteoli e Angelino Alfano. Oltre a una disamina della situazione è emersa tutta la convinzione di Berlusconi – manifestata, condivisa – di optare per il voto subito: le date attorno alle quali si è ragionato sono nella peggiore delle ipotesi il 27 marzo del 2011 (non a caso, nello stesso giorno del 1994, Berlusconi vinse le prime elezioni a cui partecipò) e nella migliore, a metà novembre. Nell’ultimo caso, il tentativo sarebbe quello di dare la parola ai cittadini prima del 14 dicembre, quando la Consulta dovrebbe bocciare lo scudo del legittimo impedimento.

Il quartier generale del PdL sa bene cosa fare: comizi, reclutamento, divulgazione delle attività di Governo, comitati elettorali, promotori delle Libertà e una macchina da far ripartire in fretta con il lavoro certosino ma efficace di Denis Verdini, Michela Brambilla, Giorgia Meloni e Beatrice Lorenzin. Dovrà essere un martellamento: di numeri, di fatti, di opere, di azioni portate a termine. Rendere l’attività di Governo un libro che sia il più aperto possibile, magari con qualche affondo a temi di cui altri (Futuro e Libertà) si sono autoproclamati paladini: anche per questo, in occasione del discorso di Ferragosto (quest’anno a Palermo e non a Roma) Berlusconi parlerà per lo più dei successi del governo nella lotta alla mafia e si avvarrà del contributo del ministro degli Interni, Roberto Maroni, e del Guardasigilli Alfano.

Tre motivi per andare a votare, sosteneva Berlusconi: esistono però anche incognite di similare importanza che spingono parte del PdL a fare passi piccoli e ragionati a lungo:

Finiani e Udc: astensione su Caliendo

La mozione di sfiducia sottoscritta dal Pd e da Italia dei Valori nei confronti di Giacomo Caliendo, sottosegretario alla Giustizia coinvolto nell’inchiesta della cosidetta P3, ha sollecitato il primo incontro politico tra Futuro e Libertà (i 33 deputati fuoriusciti dal PdL e vicini a Gianfranco Fini) e l’Udc di Pier Ferdinando Casini. La riunione si è svolta alla Camera (ore 13) e ha visto la partecipazione dei parlamentari del Movimento per l’Autonomia e dell’Alleanza per l’Italia (il neonato gruppo di Francesco Rutelli): è stato nella circostanza deciso di portare avanti un percorso congiunto che si manifesta – per ora – con il voto di ASTENSIONE nei confronti della mozione all’ordine del giorno (si vota mercoledì 4 agosto).

Ufficio di Presidenza PdL: finiani fuori dal partito. Fini: conferenza stampa domani alle 15

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Rottura, come previsto. LUfficio di presidenza del PdL ha ufficializzato le divergenze irricucibili tra l’area finiana e la maggioranza del partito optando per la linea intransigente. Italo Bocchino, Fabio Granata e Carmelo Briguglio deferiti al collegio dei probiviri; le posizioni di Gianfranco Fini incompatibili con i principi ispiratori del Pdl. Viene meno “anche la fiducia del Pdl nei confronti del ruolo di garanzia di Presidente della Camera indicato dalla maggioranza che ha vinto le elezioni”.

Stavolta neppure lo spot vivente di quanto possa fare magie il cerone ha potuto nascondere tanto facilmente i segni fisici di una due giorni che rischia di lasciare il segno. Nel Governo, in Parlamento, in Italia. Silvio Berlusconi, nell’attimo in cui si affida alla stampa per leggere i passaggi significativi del documento approvato (33 sì e 3 no) dall’Ufficio di Presidenza PdL ha le occhiaie. Sembrano valigie. Non ha perso lo smalto, la fermezza, sempre lucido. Sta per rendere nota una frattura importante. La più importante degli ultimi lustri politici: per rievocare qualcosa di simile, occorre tornare ai tempi della spaccatura tra Fausto Bertinotti e Romano Prodi o a quella più recente tra lo stesso Prodi e Clemente Mastella. Ma pure trovando qualche analogia, i due casi sono ancora estremamente differenti dallo scenario odierno. Perchè in questo caso si tratta di spaccatura all’interno dello stesso partito, addirittura di rottura tra due dei cofondatori del Popolo delle Libertà, figlio concepito dal concupimento di Forza Italia e Alleanza Nazionale. Gianfranco Fini, a conti fatti, è fuori dal PdL: dopo mesi di liti interne, scontri fratricida, anomale dissonanze. Fin qui, nulla che meravigli: anche perchè il Presidente della Camera, nel vuoto politico che sta a sinistra, ha avuto anche il gusto di essere issato – da militanti e simpatizzanti dei partiti dell’opposizione – quale vera alternativa al Presidente del Consiglio. Una convivenza – quella di Fini e Berlusconi – che si è fatta difficile per poi diventare insostenibile. Le differenze sempre più marcate, poi inconciliabili. Resta il PdL, spariscono i dissidenti: che sono, stando al documento approvato dall’Ufficio di Presidenza, i tre esponenti più vicini (politicamente ma non solo) alla terza carica Istituzionale del Paese. Nome e cognome: Italo Bocchino, Fabio Granata e Carmelo Briguglio. Attacco frontale a Fini nelle parole a caldo di Berlusconi, a vertice appena concluso. “Si è manifestato il dissenso dell’Onorevole Gianfranco Fini e di esponenti che fanno riferimento a lui. Mi sono sempre attenuto al silenzio, da un anno a questa parte. Ma ora è il tempo della responsabilità nei confronti di una crisi che va chiarita. Oggi facciamo chiarezza. L’anomalia del Presidente della Camera che fa opposizione permanente non è più tollerabile. Non sono più disposto ad accettare forma di dissenso nel partito che si manifesta in una vera opposizione. Un partito nel partito. Nessun timore rispetto alla tenuta dell’Esecutivo e, in ogni caso, la chiarezza andava fatta comunque“. Fini annuncia una conferenza stampa per domani mattina ma fa già sapere che “in merito alla Presidenza della Camera, non decide Berlusconi“. Intanto, 34 deputati sono pronti a lasciare il Pdl e seguire l’ex leader An in un nuovo gruppo parlamentare.

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Popolo delle Libertà, l’elenco dei “quasi” espulsi dal partito è di quattro nomi: Gianfranco Fini, Italo Bocchino, Carmelo Briguglio e Fabio Granata. Ovvero, i tre al seguito del Presidente della Camera, coloro che maggiormente si sono esposti a telecamere e prese di posizioni politiche spesso in netta opposizione alla linea individuata dalla maggioranza del PdL. Attorno al poker di politici ruota il documento che l’Ufficio di presidenza del partito discuterà intorno alle 19.

(LEGGI QUI IL DETTAGLIO DELLE ULTIME ORE)

Passaggio politico cruciale non solo perchè si verrebbe a creare una conseguenziale spaccatura interna al PdL con inevitabile costituzione di un nuovo gruppo parlamentare ma pure per il fatto che andrebbero poi valutate – dati alla mano – almeno due questioni. La prima, evidente: la tenuta del Governo, chiamato a verificare la propria forza. La seconda, neppure troppo marginale: capire che succederà con la figura della terza carica Istituzionale del Paese e se Fini saprà tenersi aggrappato alla poltrona che ricopre attualmente.

Il secondo successivo all’eventuale cacciata dei quattro dal partito spalancherebbe i portoni alla deposizione della richiesta di un gruppo politico autonomo alla Camera dei Deputati. Ma chi sta con Gianfranco Fini? Quanti sono i finiani?

Per Silvio Berlusconi solo una manciata di deputati – dieci, ha detto il Premier – mentre le indiscrezioni di stampa parlano di almeno 20 parlamentari che avrebbero già sottoscritto la propria adesione al nuovo gruppo e di altri undici pronti a farlo. La forbice oscilla tra i 20 e i 31 deputati: nell’ultimo caso, potrebbero decidere le sorti del Governo.
GIA’ CON FINI. Fedeli all’ex leader di An, lo seguirebbero da subito dopo aver sottoscritto il contro documento predisposto dall’area finiana:

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Se la notte è stata lunga – lunghissima – le ore che restano da qui alle 19, quando l’ufficio di presidenza del Popolo delle Libertà discuterà un documento di censura nei confronti di Gianfranco Fini e dei finiani Italo Bocchino, Carmelo Briguglio e Fabio Granata, rischiano di durare un’eternità. Nel corso della quale vi saranno – eccome – ulteriori tentativi di mediazione, conciliaboli volti a evitare la rottura, azioni di riavvicinamento cui il partito è abituato da qualche mese. In più di uno proverà laddove, nella serata che ha preceduto, non sono riusciti Gianni Letta (che ha incontrato il Presidente della Camera per capire se fosse possibile mettere ogni diatriba sotto il tappeto) e Fedele Confalonieri (al telefono con Silvio Berlusconi ha tentato di distoglierlo dalla resa dei conti). Ma stavolta, pare che qualunque tentativo di riconciliazione sia impresa ardua, improbabile, impossibile.

E non tanto per la determinazione di Fini, che pure ha lanciato un accorato (tattica? depistaggio?) appello al Premier affinchè si dimentichi il passato più rancoroso e si tenga fede al patto sottoscritto con gli elettori (“resettiamo tutto senza risentimenti”, dichiarava Fini a Il Foglio) quanto piuttosto per la ferma volontà di Silvio Berlusconi che, a questo punto, sembra non avere più alcun tentennamento. Stanco dei diktat e dei giochi politici di quello, il Presidente del Consiglio ha deciso di portare avanti la linea dura. La stessa che porterebbe direttamente all’espulsione di Fini e dei suoi tre fidi seguaci.

IL POMERIGGIO, LA SERA, LA NOTTE. Ricostruire quanto accaduto nelle scorse ore significa riprendere alcuni dei passaggi cruciali che hanno segnato il mercoledì appena messo in archivio. C’è stata la conferenza stampa di Denis Verdini, coordinatore PdL, ad allontanare ogni suo coinvolgimento nella P3 e sono arrivate in tempo reale le dichiarazioni di Italo Bocchino che ne chiedeva (una volta di più) le dimissioni dall’incarico ricoperto con replica dello stesso Verdini (“Da Bocchino non prendo lezioni“). Se il vaso lo immaginavamo pieno di crepe, da un momento all’altro ha cominciato a rompersi in cocci.

Parla Denis Verdini, PdL alla resa dei conti

La versione di Denis Verdini in merito al coinvolgimento del coordinatore PdL nell’associazione appellata P3 è affidata a una conferenza stampa nel corso della quale l’ex Presidente del Credito Cooperativo toscano ne ha avute per tutti. Fini, Caldoro, Dell’Utri, Bocchino, eolico, Mancino, Cappellacci, Carboni: una sfilza di nomi che Verdini non ha trascurato di nominare per esporre la propria versione dei fatti. E’ come se si scrivesse un capitolo in più alla triste vicenda dell’intreccio tra politica e corruzione, tutt’ora al vaglio della Magistratura e pare una pagina importante del percorso intrapreso dal Governo attuale.

Se non altro, perchè anche nel corso dell’incontro tra Verdini e i giornalisti, sono emerse differenze incolmabili tra due correnti che nel PdL- quella dei finiani e il resto del partito – sono sempre più distinte, separate, lontane. Non a caso, quando il coordinatore PdL non aveva ancora concluso il suo intervento, l’Ansa s’era già messa a diffondere il commento di Italo Bocchino – finiano doc – con tanto di richiesta “più che mai, più di prima” di dimissioni inoltrata allo stesso Verdini. A cui è toccato di replicare seduta stante. Le frasi salienti pronunciate dal politico-banchiere:

P3.Tutto questo parte da un pranzo a casa mia, riportato da alcune intercettazioni, nel corso del quale si è parlato della candidatura del giudice Miller. Non conoscevo il giudice Martino, il giudice Lombardi e il giudice Miller. La selezione delle candidature è il mio lavoro. Nessuno mi cita mai dopo quel pranzo, per questo mi sembra strano essere ricondotto alla ormai famosa P3. Non ho mai saputo nè fatto parte di associazioni segrete. Non ne conosco nè finalità nè attività“.

DIMISSIONI.Non capisco perché dovrei dimettermi. Ho sempre fatto bene il mio lavoro. Non vedo perché dovrei dimettermi per una cosa di cui non so nulla“.

Save private Bocchino

Alessandra Mussolini, nella puntata del Fatto del Giorno di oggi, il 23 Aprile 2010, dice: “Bocchino con quel cognome…. Con quel cognome…. dovrebbe essere più prudente”. Ma ha anche detto, nei giorni scorsi: L’unico uccello a cui sparerei è quello di Bocchino.

Quello che è accaduto ieri è noto. Continuerà a rimbalzare in Rete per molto tempo. Nel frattempo, secondo quanto sostiene Il Fatto Quotidiano oggi in edicola, la rottura potrebbe cominciare a concretizzarsi a partire dal gruppo del Pdl alla Camera. Qui, il “soldato” Italo Bocchino è vicepresidente del gruppo, sarebbe in corso una raccolta firme per la sua cacciata. Bocchino è reo, nelle parole di ieri di Silvio Berlusconi, di “avere esposto il partito al pubblico ludibrio”. Si riferisce, a livello macroscopico, a questo. Salvate, dunque, il soldato Bocchino? Grazie a Francesco per il titolo.

Lite Pdl in tv. Fini chiama Lupi

Per chi si fosse perso la puntata de L’ultima parola – il programma di Paragone che con la lite furiosa in diretta tv ha portato a casa un bel “botto” in termini di notorietà – la vicenda scatenante è nel video di YouTube postato. Una “furiosa”, “rumorosa”, esplicita lite in diretta televisiva tra il vice-presidente della Camera, Maurizio Lupi, forzista, e Italo Bocchino e Adolfo Urso, finiani. Qui un resoconto. Oggi Gianfranco Fini ha contattato Maurizio Lupi per capire cosa fosse successo. Un gesto che, ad alcuni, è parso un dietro-front rispetto alle tensioni dei giorni scorsi e alla spaccatura nel Pdl, con scenari di ammutinamento reiterati e più o meno vicini di Fini e dei finiani. Feltri non aveva esitato a definire l’atteggiamento del presidente della Camera “il ruggito del coniglio”.

Giornale versus finiani: Bocchino tra gay e leghisti

Giornale

Meglio gay che leghisti, titolava oggi il Giornale. Il “sasso” lanciato nel mare della politica italiana di questi tempi grigi è un’intervista rilasciata da Italo Bocchino ospite del talk show KlausCondicio condotto da Klaus Davi.

Meglio un premier gay, se eletto dal popolo, ma non un premier della Lega.

Come ho più volte detto, il premier non può rappresentare solo un’area del paese. Un premier leghista è improbabile per una ragione di ‘limite territoriale’ che la Lega ha: non può governare un intero paese chi ne rappresenta solo una parte

E voi cosa ne pensate?

La circolare di Bocchino e Cicchitto: tutti presenti, ci si raccomanda, per votare il legittimo impedimento

pdl legittimo impedimento

La notizia – e la circolare di cui sopra – sono riportate oggi sul blog San Precario. Si tratterebbe, si legge, di una circolare (certo “forte e chiara”) fatta recapitare ieri a tutti i deputati del Popolo della Libertà. Redatta su carta intestata della Camera dei Deputati, firmata dal Vice Presidente Vicario Onorevole Italo Bocchino e dal presidente Fabrizio Cicchitto. Vi si legge un invito, del seguente tenore:

Caro Collega,

da martedì prossimo 2 febbraio a partire dalle ore 10 voteremo le legge sul legittimo impedimento. Non serve ricordarti l’importanza che questo appuntamento ha per il Pdl, il Presidente Silvio Berlusconi e il Governo, e ti preghiamo pertanto di garantire la presenza per tutta la prossima settimana senza eccezione alcuna.

Cordialmente.

Foto|SanPrecario

Annozero, profumo di mafia

annozero

Stasera, giovedì 5 novembre, ad Annozero una puntata che parla di mafia. Il Ministero dell’Interno chiede che sia sciolto un consiglio comunale per infiltrazioni mafiose. Ma poi rinuncia ad andare avanti perchè il consiglio comunale si dimette. Intanto vengono arrestati un assessore, il capo e il vicecapo della polizia municipale e alcuni dirigenti comunali per associazione mafiosa, mentre alcuni consiglieri sono indagati.

Tutto questo avviene a Fondi, in provincia di Latina, dove i carabinieri stanno indagando sulla presenza del clan camorrista dei casalesi. I possibili legami tra malaffare e politica sono al centro di Profumo di mafia. L’inchiesta di Stefano Bianchi e Giulia Bosetti racconterà la storia del consiglio comunale di Fondi, mentre in studio discuteranno di questione morale e politica, di legalità e gestione della cosa pubblica tra gli altri l’esponente del Pdl Italo Bocchino, l’eurodeputato dell’Italia dei Valori Luigi De Magistris.

Buona visione.

Annozero, “farabutti” in onda

Travaglio sì, Travaglio no. Annozero sì, tra polemiche durate giorni, settimane, anni. Dopo giorni di polemiche, Annozero torna in tv su Rai 2. “Comunque la pensiate siamo qui”, esordisce Michele Santoro. “E tranquilli perché con noi c’è, senza contratto ma c’è, anche Marco Travaglio e le cose si sistemeranno”.

Santoro naturalmente ha da dire:

I numeri non sono tutto, non abbiamo un imperatore, abbiamo un presidente del consiglio eletto democraticamente,abbiamo diritto ad ascoltare il nostro cuore e la nostra coscienza

Cita anche un’omelia del cardinal Bagnasco e fa vedere il Presidente del consiglio Silvio Berlusconi a Porta a Porta mentre attacca alcuni programmi Rai.