Cuba, Fidel Castro in Parlamento: “Obama, dì no alla guerra nucleare”

Il ritorno in Parlamento di Fidel Castro è coinciso con un discorso di soli 16 minuti: un’inezia, per una Cuba abituata ad ascoltare gli interventi fiume (oltre le cinque ore di prassi) del Lider Maximo. Solito abbigliamento tinto di verde militare, barba bianca e volto visibilmente tirato, Castro si è avvalso dell’assistenza di alcuni aiutanti e si è presentato ai 610 deputati in compagnia del fratello Raul (a cui, dal 2006, Fidel ha trasmesso ciascuno degli incarici Istituzionali meno quello di segretario del Partito comunista: dallo stesso anno, Fidel non teneva un discorso in Parlamento).

Nello specifico, L’Avana è stato proscenio richiesto dallo stesso Fidel per discutere straordinariamente dell’eventualità di una guerra nucleare a seguito delle divergenze tra America del Nord, Iran e Corea del Nord. Dopo il boato di acclamazione al grido di “Viva Fidel“, il Lider ha preso la parola e immediatamente avvallato l’ipotesi che il conflitto medio orientale possa stimolare l’amministrazione americana a provocare un conflitto di entità e distruzione inimmaginabile.

Il nucleare è una minaccia ma, in tal senso, la figura di Barack Obama una sicurezza su cui investire perchè, rispeto ai predecessori, l’attuale Presidente Usa non annovera, tra i vizi, il cinismo:

Obama non è un cinico. Non è un Nixon. Nixon era un cinico, tra i presidenti americani molti lo sono stati, altri sono stati semplicemente ignoranti. Reagan, ad esempio, era un totale ignorante. Ma negli Usa ci sono stati presidenti come Carter che era una persona decente e come Roosevelt che non avrebbe lanciato le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki. Ci sarà un momento in cui solo un uomo dovrà assumersi le responsabilità di quella decisione: il Presidente dell’America che, con gli impegni che ha, non si è forse reso conto di questo“.

Prima della prosecuzione del dibattito, ennesima ovazione a salutare la chiosa di Fidel che, in ogni caso, non ha fatto alcun accenno alle questioni di politica interna: l’84enne Fidel veglia e osserva l’operato del fratello con più di un mal di pancia nei confronti della sua politica di distensione nei confronti di Usa, Europa, Chiesa. Dopo mesi di silenzio, tuttavia, più di un analista ritiene che la sua riapparizione abbia quale obiettivo il fatto di porre un freno ai disgeli di Raul.

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