Dio è morto. Marx pure. E Fidel… al momento manda i suoi saluti


Fidel Che


Se si prova ad andare sul sito del quotidiano Granma, la rete oggi impazzisce un po’. Fenomeno poeticamente noto come impallamento. República de Cuba. La Habana Año 12 Nro. 3045. Martes 19 de Febrero de 2008. Actualizado: 8:30 a.m. @ 605 “Año 50 de la Revolución”. Il sito è poco agibile. Chissà quanti click avrà totalizzato. Noto ora che anche, ad esempio, RaiNews24 linka al sito. Da tutto i, mondo, in tutto il mondo, staranno leggendo. O provando ad effettuare l’accesso.


E’ già storia, anche se pubblicato appena questa mattina. La lettera con cui Fidel Castro rinuncia alla presidenza di Cuba chiude un’era. Dopo 49 anni al potere, Fidel Castro annuncia sull’edizione online del quotidiano Granma, ufficialmente e senza smentita che, insomma, rinuncia alla carica di presidente. Potere che Fidel non esercitava, causa malattia, da ormai 19 mesi. Sulla malattia, il più stretto segreto di Stato.


Comunico ai miei compatrioti, che in questi giorni mi hanno fatto un grande onore eleggendomi a membro del Parlamento, che io non aspirerò né accetterò – ripeto – non aspirerò né accetterò la carica di presidente del Consiglio di Stato e di comandante in capo


Ed ecco che, ufficialmente, si apre la transizione.

Il futuro è Raul, il fratello che dall’inizio della malattia esercita. Eppure ha già76 anni. Le poltrone del potere, fino ad oggi accumulate nella persona del lìder maximo, e cioè Stato, governo, partito comunista, Forze armate potrebbero essere redistribuite, in direzione di una gestione più collegiale. Che si è già intravista in questi mesi.


Ma soprattutto, l’isolamento. La sfida è analoga a quella che visse, e perse, Gorbaciov a suo tempo. Conservare il regime a prescindere dal suo fondatore. Raul e i generali hanno già promesso, e le loro promesse parlavano di riforme. Ora non sarà più possibiole tergiversare. Preservare lo status quo, e contemporaneamente convincere la popolazione cubana che non solo ci sarà sopravvivenza, ma persino sviluppo.


I media statunitensi hanno battuto, questa mattina, la notizia in maniera fulminea, parlando della fine di un dittatore. Castro è storia. Simbolo della lotta comunista. E di un popolo, comunque.

La Storia mi assolverà

Così si era difeso nel 1953, il lìder laureato in legge che stava per essere mandato in esilio ma stava anche per incontrare Ernesto Guevara. Ne hanno già scritto il necrologio. Ma cosa accadrà ora al divieto di uscire ed entrare sull’isola, alla questione dei diritti umani, a quella della dissidenza e dii un pensiero differente, alla proibizione di usare gli alberghi e le spiagge destinati solo ai turisti? Cosa accadrà a Cuba?


L’embargo statunitense, per alcuni versi, ha sempre, almeno naturalmente in superficie, rafforzato lo stato dell’ideologia. Negli Usa ci sono alcuni milioni di esuli cubani. Cosa farà il nuovo Presidente degli Stati Uniti? Molto cambierà, a seconda di chi siederà su quella poltrona. Forse Obama potrebbe costituire la svolta. Ma c’è un piccolo, affatto indifferente particolare: gli Stati Uniti stanno attraversando un momento di profonda crisi, soprattutto economica. Mai dire recessione, ma insomma. E il prossimo Presidente dovrà farci i conti: il che rende più lontano un possibile cambio di strategia rispetto al tradizionale imperialismo. La lettera di Castro, comunque, specifica:

Questo non è un addio

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