Processo Breve, oggi il voto finale

Foto: AP/LAPresse

Giornata decisiva quella che si apre oggi alla camera sul processo breve. La proposta di legge che ormai sta girando per gli uffici della Camera da diversi giorni, oggi arriva alla fine, infatti, tutti i deputati dovranno votare la propria decisione in merito a quella che la sinistra definisce come una legge “ad personam” e che invece il ministro Alfano, difende a spada tratta.

Questa sera, intorno alle 20, la camera si riunirà per votare questa legge, e dall’opposizione già si paventa la possibilità di non partecipare alle votazione, lasciando cadere, quindi, tutta la responsabilità sul governo in carica. Durante la giornata di ieri, come di consueto ormai, è stato forte lo scontro tra il governo e i vari capi gruppi dei partiti dell’opposizione.

Bersani, d’Alema, Franceschi e Fioroni hanno preso la parola per leggere uno degli articoli della costituzione a testa, mentre il leader dell’IDV, Antonio Di Pietro, ha elencato una lista infinita dei processi che potrebbero avvalersi di questa nuova legge e quindi non arrivare mai ad una sentenza.

Fecondazione assistita, Fini e la costituzionalità

La legge 40 del 2004 fu varata in Italia con circa vent’anni di ritardo rispetto ad altri paesi. Una legge chge regola la fecondazione assistita e che è stata recentemente dichiarata, in alcuni suoi passaggi, incostituzionale.Sul banco degli imputati, all’interno del testo normativo, soprattutto un articolo. I giudici della Consulta hanno infatti dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 14, comma 2.

Il comma 2 dell’art. 14 della 40/2004 dice:

2. Le tecniche di produzione degli embrioni, tenuto conto dell’evoluzione tecnico-scientifica e di quanto previsto dall’articolo 7, comma 3, non devono creare un numero di embrioni superiore a quello strettamente necessario ad un unico e contemporaneo impianto, comunque non superiore a tre

A violare la Costituzione, per i Giudici della Suprema Corte, è la previsione che vi sia un solo e contemporaneo impianto, comunque non superiore a tre di embrioni.

Testamento biologico? Ma de che

Testamento biologico, non s’ha da fare. Alla fine, il risultato è stato quello perfetto, l’unico possibile nel giardino del Papa. E’ brutale? E’ vero. Perché a me sembra, in onesta onestà, una colossale presa in giro. ancora scontro in aula.

E’ passato oggi, infatti, un emendamento che rende sostanzialmente la dichiarazione anticipata, la volontà del paziente, più o meno inutile. La Dichiarazione anticipata di trattamento, l’ormai celeberrima Dat, non sarà vincolante. Se volete usiamo degli eufemismi. Se non volete, diciamo che il testamento biologico è stato affossato.

Quindi, perdonate, che la si farà a fare?

Europa 7, Report non dimentica

Storia della televisione italiana. Era il 2005 quando la TV di stato svedese divulgò questo (invero simpatico) spot che sottolinea la professionalità e l’imparzialità dell’emittente grazie a Silvio Berlusconi come testimonial di eccezione – non voluto, certo. Le note di mandolino di O sole Mio completano la già efficace opera. Ricordo che inserii con gusto il video nella presentazione della mia tesi sulla libertà di stampa, che parlava – tra l’altro – del ranking invidiabile del nostro paese in quegli anni in classifiche internazionali come quelle redatte da Freedom House e RSF.

Storia della televisione italiana. Era il 1999. Il dibattito durava da ben 15 anni (ma si sa, l’italiano è pigro) e aveva visto nascere non una, ma due leggi di regolamentazione delle frequenze televisive. Si giunge ad una svolta (teorica): una gara per le concessioni. Report, stasera, ci ricorda che non vinsero, in quel caso, solo i soliti noti – emittenti nazionali già operanti. Con loro, la sconosciuta e coraggiosa rete locale, Europa7.

Testamento biologico, lettera aperta a Franceschini

Su MicroMega Umberto Veronesi, Stefano Rodotà, Paolo Flores e Andrea Camilleri, hanno scritto una lettera aperta al nuovo segretario del PD contro Franceschini, in merito al testamento biologico.

La proposta del Pd sulla legge “fine-vita” non sono una mediazione, ma una resa. Questo il fulcro della lettera. Una denuncia nei confronti di un disegno di legge la cui storia rimarrà negli annali della Repubblica Italiana per la gestione… come definirla… assurda forse? Commentate pure. Si deve crescere, e da qualche parte si deve andare. Dato che si tratta delle nostre esistenze.

Laicità significa che nessuna convinzione religiosa o morale viene imposta per legge da un gruppo di persone, per quanto ampio, alla totalità dei cittadini.

Internet all’italiana, ovvero: come sopravvivere a D’Alia, Cassinelli e Levi

Ci hanno già provato tre volte a mettere il bavaglio alla Rete in Italia. In un anno, ben tre volte! La cosa mi preoccupa. Prima Riccardo Levi (Pd), poi Roberto Cassinelli (Pdl), infine Gianpiero D’Alia (Udc). Enzo Di Frenna, giornalista.

Lettera aperta a Gianpiero D’Aulia. Una lettera che deve essere arrivata non poche volte nella casella di posta elettronica del senato dell’Egregio senatore D’Alia. Scrive Enzo Di Frenna sul suo blog:

Oggi vengo a conoscenza della sua esistenza perchè ha proposto un emendamento, già approvato in Senato, ad un disegno di legge del ministro Brunetta che permette al ministro degli Interni, Roberto Maroni, di oscurare Internet in Italia: blog, You Tube e Facebook. Lei propone in sostanza l’introduzione “dell’articolo 50 bis al pacchetto sicurezza” per costringere i provider a oscurare i siti che commettono istigazione a delinquere o apologia di reato. E leggo anche che, secondo lei, vanno oscurati i blog che contengano commenti riconducibili a tale reato

Affermazioni forti, che rientrano nel dibattito sulla regolamentazione della Rete in Italia. L’appoccio non va giù ai più. D’Alia è un avvocato, un cassazionista. Del problemuccio scrive anche Anna Masera su La Stampa, riportanddo la posizione dell’ex magistrato Antonio Di Pietro, che allerta dal suo blog (Internet in Italia: come Cina e Birmania” di Antonio Di Pietro | 13 Febbraio 2009) gli italici web surfers dall’emendamento D’Alia, appunto, nel pacchetto sicurezza (disegno di legge 733).

Maroni vuole querelare Famiglia Cristiana

L’Italia si è incamminata verso il baratro delle leggi razziali… No, non è Di Pietro in una delle sue nuove missive o in un altro “accorato” appello a Giorgio Napolitano. No. E’ Famiglia Cristiana a scriverlo – e a richiamarne il senso con la vignetta che troverete in home page oggi.Per questo, il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, ha querelato il settimanale.

L’Italia sta precipitando verso le leggi razziali. Adesso il ministro Maroni denunci anche me

Fa eco oggi – sfidando apertamente – il segretario del Pd, Walter Veltroni. Famiglia Cristiana, nei giorni scorsi, ha pubblicato un articolo in cui si criticano le nuove norme sulla sicurezza che riguardano gli immigrati. Non è al prima volta che il Ministro entra nel mirino del giornale, che aveva definito un’indecente proposta prendere le impronte digitali ai bambini rom.

I medici dovranno denunciare i clandestini

Siamo medici, non spie. Così hanno risposto. Eppure la legge è legge, e questa legge sarà. I medici potranno denunciare gli immigrati clandestini (in cui dovessero incapare nell’esercizio della loro nobile professione) all’autorità giudiziarie. Se ieri la maggioranza di governo è stata sconfitta per ben tre volte su centri di accoglòienza e ricongiungimenti famigliari, oggi la musica è diversa.

Gli ultimi articoli del disegno di legge per la sicurezza sono stati votati rapidamente oggi. E l’emendamento per medici e clandestini è passato con una ventina di voti di scarto. Cosa accadrà ora?

Intercettazioni: Di Pietro e Napolitano, la storia infinita

Antonio Di Pietro chiama nuovamente in causa Giorgio Napolitano. Da lui vorrebbe altro, rispetto a quello che fa, firma, dice. Nuovo appello per il capo dello Stato, dunque, da parte del leader dell’Italia dei Valori. Perché a breve, sul tavolo del Presidente della Repubblica, arriverà una nuova legge assai contestata e sulla quale le polemiche non finiranno. Si tratta della legge sulle intercettazioni.

Antonio Di Pietro rialza il tiro, dunque. A pochi giorni di distanza da quanto accaduto a Piazza Farnese. L’ex magistrato è tutto tranne che pentito in merito alla vicenda. Per quelle dichiarazioni, Di Pietro è stato iscritto nel registro degli indagati.

Barack Obama. Il discorso del Presidente

[Photo| Flickr] Ecco il testo integrale del discorso di insediamento di Obama, Washington, 20 gennaio 2009. Votatelo a piè di pagina (è lunghetto, sì!)

Concittadini. Sono qui oggi, umile davanti al compito che ci aspetta, grato per la fiducia che mi avete dato, consapevole dei sacrifici dei nostri padri. Ringrazio il presidente Bush per i servizi resi alla nazione, come pure per la generosità e la collaborazione dimostrate durante questa transizione.

Quarantaquattro americani hanno sinora prestato il giuramento presidenziale. Sono state parole pronunciate sull’onda crescente della prosperità e nelle acque tranquille della pace. Eppure, di tanto in tanto, il giuramento è stato pronunciato tra l’addensarsi delle nubi e l’infuriare della tempesta. In quei momenti, l’America ha proseguito il suo cammino non solo grazie all’abilità e alla visione di coloro che occupano i più alti incarichi, ma anche perché noi, il popolo, siamo rimasti fedeli agli ideali dei nostri padri, nel rispetto della nostra costituzione.

Il Giornale: “C’è un giudice anche a Roma. Travaglio diffama di proposito”

Il presunto collega Marco Travaglio diffama sapendo di diffamare, versione giornalistica del mentire sapendo di mentire. Comincia così l’articolo di oggi de Il Giornale – cui Marco Travaglio proprio non va giù. Si tratta, spiega il giornalista Filippo Facci, il passaggio cruciale del provvedimento con cui il giudice del Tribunale di Roma Roberta Di Gioia, il 15 ottobre scorso, ha motivato la condanna di Travaglio a 8 mesi di reclusione e 100 euro di multa per diffamazione ai danni di Cesare Previti.

Il Giornale ricostruisce i fatti, e conclude:

L’incredibile è che un giudice, per una volta, l’abbia messo nero su bianco

Attendiamo con ansia la risposta – se ci sarà – di Marco Travaglio. .

Scalera e la proposta anti-wrestling

Chi mi conosce bene sa come, il wrestling, sia una delle mie più grandi passioni. Non mi perdo una puntata di questo o quel programma in tv che riguardi questo spettacolo (è un entertainment infatti non lotta vera) per poter svagarmi anche solo un paio d’ore come molte massaie fanno davanti alla loro soap preferita.

In un periodo di crisi come quello attuale, dove forse sarebbe bene andare a guardare a molti altri problemi che il paese soffre, ecco che tra le proposte di legge comparse il 5 novembre 2008, appare una proposta anti-wrestling lanciata dal deputato PDL Giuseppe Scalera. Il crociato anti-wrestling, non è nuovo a questo tipo di manovre visto che già quando faceva parte dell’Ulivo decise di promuovere una legge in tal senso.

L’assurdità sta nel fatto che la proposta di legge riporta diversi errori dovuti al fatto che la proposta è la stessa già fatta nel 2006, quando lo stesso era nelle file prodiane, con riferimenti temporali errati e vaghi (come ad esempio il dato auditel di 1 milione e mezzo di bambini ad assistere ai programmi, quando oggi il wrestling in Italia viene visto da molte meno persone. Si badi persone non bambini).

Rassegna Critica – Vengo dopo il Tiggì. Il Caimano

Ogni volta che Berlusconi ha conquistato Palazzo Chigi ha provato a forzare l’assetto costituzionale e per prima cosa ha attaccato con violenza la magistratura. Lo ha fatto nel 1994 con il decreto Biondi, primo atto di governo; nel 2001, quando i decreti d’urgenza sulla giustizia furono presentati prima ancora di ricevere la fiducia; e oggi. Con una escalation di violenza nei toni e, ancor di più, nei contenuti dei provvedimenti

Vediamo cosa succede telegiornalisticamente oggi. Con un occhio particolare. La lente si chiama: Berlusconi+calcio.