Obama, Cuba e il governo ombra

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Obama chiama, Cuba risponde. Ma la risposta alle dichiarazioni del quasi primo candidato democratico afroamericano alla Casa Bianca non è del comandante en jefe Raul Castro. Ma della sua ombra. Ancora una volta torna a parlare Fidel, con nuove “Riflessioni del compagno Fidel”. All’apparenza un prezioso apporto di esperienza alla dialettica Cuba-Usa, in realtà un monito al prossimo inquilino della Casa Bianca. Un avviso ai naviganti, diciamo così, per informarli che Cuba non ha abiurato, Cuba non è in vendita.
Pochi giorni fa, il 23 maggio, Barack Obama faceva visita alla comunità cubana di Miami e si pronunciava sui futuri rapporti con i cosiddetti nemici. L’argomento era saltato fuori solo tre giorni prima, quando a far visita a Miami era stato il senatore John McCain, candidato repubblicano per il dopo Bush. Parlando a una folla di cubani-americani, in occasione del Cuban Independence Day, McCain ha ribadito accuse che ha lanciato negli ultimi giorni piu’ volte contro Obama e che la scorsa settimana sono state amplificate anche dal presidente George W.Bush in un discorso in Israele. Il senatore Obama si sarebbe mostrato troppo tenero nelle dichiarazioni fatte in questi mesi su Cuba in particolare.

Cuba, è tutto intorno a te

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Continua la politica di “distensione” di Raul Castro, erede designato ed oggi comandante in jefe di Cuba. Al posto di Fidel. Non deve essere una posizione comoda. I giornali di mezzo mondo ciclostilano in queste settimane il termine “transizione”, mostrando un vero e proprio accanimento terapeutico nei confronti della questione.
Riassunto delle puntate precedenti: il 18 febbraio 2008 Fidel Castro, lidèr maximo della rivoluzione cubana e capo del partito unico per 49 anni, annuncia, a pochi giorni dalla probabile ennesima rielezione, l’inappellabile decisione di lasciare. Dopo 49 anni. Nel bene o nel male, un record di longevità.
Al suo posto, il fratello Raul – anche lui artefice della rivoluzione del 49 e non proprio un giovanotto – che non sembra però volere seguire esattamente la linea di Fidel.

Dio è morto. Marx pure. E Fidel… al momento manda i suoi saluti

Fidel Che
Se si prova ad andare sul sito del quotidiano Granma, la rete oggi impazzisce un po’. Fenomeno poeticamente noto come impallamento. República de Cuba. La Habana Año 12 Nro. 3045. Martes 19 de Febrero de 2008. Actualizado: 8:30 a.m. @ 605 “Año 50 de la Revolución”. Il sito è poco agibile. Chissà quanti click avrà totalizzato. Noto ora che anche, ad esempio, RaiNews24 linka al sito. Da tutto i, mondo, in tutto il mondo, staranno leggendo. O provando ad effettuare l’accesso.
E’ già storia, anche se pubblicato appena questa mattina. La lettera con cui Fidel Castro rinuncia alla presidenza di Cuba chiude un’era. Dopo 49 anni al potere, Fidel Castro annuncia sull’edizione online del quotidiano Granma, ufficialmente e senza smentita che, insomma, rinuncia alla carica di presidente. Potere che Fidel non esercitava, causa malattia, da ormai 19 mesi. Sulla malattia, il più stretto segreto di Stato.

Comunico ai miei compatrioti, che in questi giorni mi hanno fatto un grande onore eleggendomi a membro del Parlamento, che io non aspirerò né accetterò – ripeto – non aspirerò né accetterò la carica di presidente del Consiglio di Stato e di comandante in capo

Ed ecco che, ufficialmente, si apre la transizione.