Primarie Pd: Vendola e Chiamparino, sfida a Bersani con l’incognita D’Alema

C’è aria di elezioni anticipate, i pronostici più rosei parlano di possibile accordo tra PdL e Fli su un accordo programmatico composto da quattro punti cruciali (giustizia, Federalismo, Mezzogiorno e fisco) ma tra i banchi dell’opposizione in pochi credono a una intesa. Motivo per il quale ci si inizia a preparare in vista dell’ennesimo ritorno alle urne.

Il Partito democratico, nonostante il clima balneare da “chiuso per ferie” pare un laboratorio in cui ci si organizza per fare gli straordinari. Sembra l’occasione più ghiotta – anche in virtù della fuoriuscita dei finiani – per tornare a investire su una vittoria elettorale.

Che, a quanto pare, passerà attraverso un ritorno alle primarie al fine di individuare un candidato premier. Di fianco alla figura di Pier Luigi Bersani, attuale segretario del Pd, iniziano a comparire alternative vogliose di porsi alla guida di una eventuale coalizione.

Crac finanziari: Finmek, Giacomelli e i fallimenti di serie B

A chi credeva che con il fallimento di Parmalat e del sistema argentino fossero finiti i guai economici in calce ai piccoli risparmiatori. Due nomi pescati a mano aperta:

Finmek. Giacomelli.

Anche in questo caso, la prevenzione è la migliore delle cure. Anche se, quando si tratta di soldi, l’argomento diventa un vero e proprio campo minato. I grandi crac finanziari dell’ultimo decennio sono stati aiutati e corroborati dall’inesperienza italiana in fatto di conoscenza sul settore degli investimenti.

E così bancari, brokers, impiegati più o meno incentivati dalle case madri sono diventati (anche se a volte loro malgrado) aguzzini di persone che tutto avrebbero voluto, fuorché essere depredati dei loro risparmi. Sono i consumatori finali, quindi, l’anello debole della catena: proprio coloro che avevano affidato, nel senso più ampio del termine, il proprio futuro nelle mani di moderni Giano bifronte che ne hanno fatto sparire i soldi molto meglio dei più grandi manipolatori. Prestigiatori.

Di contro, esistono anche quelli che per rimanere al verde non hanno avuto bisogno di entrare nei default argentini o nel crollo della Parmalat. L’inchiesta apparsa sul quotidiano La Repubblica apre infatti uno scenario molto più ampio.

Quello dei cosiddetti “fallimenti di serie B”, effettuati in scenari minori da aziende più piccole, e per questo ancora più nocivi perché vi è presente il forte rischio che dei soldi investiti non rientri in tasca nemmeno un centesimo.

Web giornale politicalive: 6 agosto 2010

SOMMARIO:
1. Gianturco (NA): deraglia treno, un morto e decine di feriti. “Il macchinista era al cellulare”;
2. Milano: romeno uccide a pugni una passante dopo essere stato lasciato dalla fidanzata;
3. Aeroporto Siena: Giuseppe Mussari, Presidente MpS, indagato per concorso morale per falso e turbativa d’asta;
4. Corte dei Conti: il debito dei Comuni supera i 62 miliardi di euro;
5. Taranto: Asl pagava medici per 4 mila pazienti defunti;
6. Hiroshima: Giappone e Usa ricordano la bomba atomica
7. Matrimoni gay: Italia e Grecia, unici “no” in tutta Europa;
8. Dell’Utri: “Anche l’ultimo diario di Mussolini è mio”

PER APPROFONDIRE
Elezioni: Berlusconi (PdL) e Fini (Fli), ultimo treno (il voto alletta ma fa paura a entrambi)
Bersani – Finocchiaro (Pd), Alfano – Pisanu (PdL): punti di vista
Patrimonio An: soldi e immobili, valore tra 350 e 500 milioni di euro

WEB GIORNALE DI POLITICALIVE. Flash news dei principali avvenimenti di politica e cronaca del 6 agosto 2010.

CIRCUMVESUVIANA KILLER: un morto e decine di feriti. E’ il bilancio del deragliamento ferroviario avvenuto in mattinata a Gianturco, periferia di Napoli, causato dall’eccessiva velocità con cui è stata affrontata una curva. Tratta percorsa quotidianamente dalle centinaia di persone che si recano nel capoluogo campano: poteva essere una strage. Giuseppe Marotta, 71 anni, non è sopravvissuto all’amputazione delle gambe; di 58 il novero parziale dei feriti (due dei quali in condizioni gravi). Ancora presto per definire con certezza i motivi che stanno alla base del fuori binario anche se prende corpo l’ipotesi – avvallata da qualche testimonianza – che il macchinista fosse al cellulare. Di oltre 20 chilometri il superamento del limite di velocità, l’episodio è avvenuto poco dopo le 11 e un’illesa ha dichiarato: “Il treno è andato dritto, fuori dai binari. Io lo prendo spesso, in quel punto la velocità si avverte ma non so dire che cosa è successo. La prima carrozza era completamente distrutta, la seconda le è finita sopra, ponendosi quasi in verticale. Una scena terribile, scappavamo tutti mentre c’era i feriti e sague dappertutto. Io sono stata miracolata”. Non mancano le polemiche circa la mancata tempestività dei soccorsi: “Sentito Il boato – raccontano due operai – abbiamo immediatamente telefonato, sia con i cellulari che con il telefono dell’azienda a polizia, vigili del fuoco e 118. Ci hanno chiesto informazioni dettagliate, le ambulanze sono arrivate dopo circa 20 minuti dopo il deragliamento”.

MILANO NERA: erano le otto di mattina quando, all’altezza del civico 66 di viale Abruzzi, Oleg Fedchenko, ucraino di 25 anni, comincia a massacrare di botte la prima donna passatagli di fianco. La malcapitata, deceduta dopo essere stata trasportata al Fatebenefratelli già in arresto cardiaco, era una filippina 41enne, Emilu A. Ex muratore, appassionato di boxe, buttafuori, mani fratturate: non serve altro dettaglio per lasciare intuire la forza e la brutalità con cui l’uomo si è avventato sulla donna. L’ucraino è stato immobilizzato, portato al reparto di psichiatria dell’ospedale Niguarda e poi condotto in carcere a San Vittore. A cercare di ricostruire l’avvenimento è stata la stessa madre dell’uomo che aveva chiamato i carabinieri non appena accortasi di cosa stesse facendo suo figlio: “E’ stato lasciato dalla sua ragazza e sono due giorni che è senza controllo. Adesso è uscito di casa e ho paura che voglia uccidere qualcuno”. La testimonianza di un custode, testimone oculare: “Prima l’ha tirata per la borsa, poi l’ha spinta contro il muro e l’ha picchiata con calci e pugni. Lei stava camminando sul marciapiede verso piazzale Loreto quando ha incrociato il ragazzo  che arrivava in senso opposto. All’inizio sembrava che lui volesse scipparla, poi l’ha spinta contro il muro e ha iniziato a picchiarla, lei non reagiva. Io ho iniziato a urlare, ma nessuno si fermava”.

SIENA, AEROPORTO: con l’accusa di concorso morale relativamente ai reati di falso e turbativa d’asta, Giuseppe Mussari, presidente della Monte dei Paschi di Siena e di Abi, è indagato dalla Procura della città toscana in merito all’inchiesta privatizzazione dell’aeroporto di Ampugnano (Sovicille, Si). A rendere noto il procedimento, è lo stesso Mussari che dichiara: “Ho ricevuto un avviso di garanzia con cui vengo informato di essere sottoposto a indagini per concorso morale in ordine ai reati di falso e turbativa d’asta, relativamente alla procedura di privatizzazione dell’aeroporto di Siena. Mi ritengo assolutamente estraneo alle ipotesi di reato ipotizzate dalla procura di Siena ed esprimo la mia più ferma fiducia nei confronti della magistratura senese”. Oltre al vertice di MpS, la Procura ha iscritto nel registro degli indagati altre 16 persone e aperto una indagine sull’iter di privatizzazione con cui il fondo Galaxy ((di proprietà delle Casse depositi e prestiti italiana, francese e tedesca; le azioni sono state immediatamente poste sotto sequestro) è entrato in società. A ritroso, accadde che l’areoporto rese pubblico un bando per l’individuazione di un partner che investisse nello sviluppo aeroportuale e Galaxy stilò un piano con investimento immediato di 50 milioni di euro. L’ipotesi della Procura è che il fondo abbia goduto di privilegi al momento dell’ufficializzazione del partner.

Patrimonio An: soldi e immobili, valore tra 350 e 500 milioni di euro

Alleanza Nazionale non non esiste più dal marzo 2009, allorchè il partito confluì con Forza Italia nel Popolo della Libertà.
Eppure, il patrimonio di An (sul quale si sono puntati i riflettori in seguito all’inchiesta de Il Giornale, secondo cui in una delle case donate al partito da una nobildonna sia finito quale affittuario il fratello della compagna di Gianfranco Fini, Giancarlo Tulliani) continua a giacere nelle casse delle società “Immobiliare Nuova Mancini srl” e “Italimmobili srl”, le quali daranno il là – di qui a poco – alla Fondazione An.
Sarà uno dei temi scottanti che accompagnerà – fin da ora – al settembre di fuoco per la politica italiana: inevitabile che nel calderone della crisi, della separazione di ex colleghi di partito tra finiani e pidiellini rientri anche la vicenda inerente al patrimonio del partito.
Cominciamo col dire che il totale di cui si parla oscilla – annoverando denaro liquido (70 milioni di euro) e beni immobili (il restante) – tra i 350 e i 500 milioni di euro.

Tralasciando la liquidità, ci si concentra sugli immobili.

Tra le polemiche che stanno infiammando il panorama politico italiano, quella che ha influito affinchè traboccasse il vaso è la querelle scoppiata in merito al patrimonio immobiliare di Alleanza Nazionale, movimento guidato fino a qualche anno fa da Gianfranco Fini, oggi presidente della Camera. Il patrimonio in questione ha un valore stimato in circa 300-400 milioni di euro: si tratta, nello specifico, di 70 appartamenti, sedi delle federazioni.

Tra questi, vi sono anche i locali che ospitano la sede nazionale e il “Il Secolo d’Italia”. L’ultimo lascito a favore del partito, di oltre due miliardi di vecchie lire, è stato quello della contessa Anna Maria Colleoni, discendente dello storico condottiero del Quattrocento, Bartolomeo Colleoni.

Scrive nella relazione di gestione datata 26 febbraio 2009 il senatore Franco Pontone, tesoriere del partito: “Il rendiconto di gestione al 31 dicembre 2008 evidenzia un soddisfacente risultato di avanzo di gestione pari a 10 milioni 335 mila 573 euro e una situazione di liquidità disponibile di 30 milioni 685 mila 260 euro. Risultati che confermano la soliditàdella situazione patrimoniale, economico e finanziaria di An”. Pontone prevede un futuro roseo:La situazione corrente della gestione economico finanziaria è soddisfacente, conseguentemente si può ragionevolmente affermare che non sussistono problemi per affrontare gli impegni futuri”.

Bersani – Finocchiaro (Pd), Alfano – Pisanu (PdL): punti di vista

Bersani (Pd): “Di Pietro, Casini e Rutelli non pongano veti”
Alfano (PdL): “L’opposizione ha paura di andare a votare”
Finocchiaro (Pd): “Pronti alle elezioni per definizione”
Pisanu (PdL): “Contrario alle urne, mi opporrò”

Pier Luigi Bersani e Anna Finocchiaro parlano a nome del Partito Democratico, Giuseppe Pisanu e Angelino Alfano propongono il punto di vista del Popolo delle Libertà.

Come leggere le difficoltà del Governo? Quali prospettive possibili e quali auspicabili? Intervengono oggi – con interviste concesse a mezzi di informazione differenti – quattro personaggi politici di evidente spessore e autorevolezza tanto per i colleghi di partito quanto per gli avversari.

Il poker di politici, oltre a essere figure di primo piano dei rispettivi schieramenti, gode infatti di rispetto politico trasversale: motivo ulteriore per attribuire alle parole pronunciate un peso ancor più marcato. Difficile intuire che succederà se non provando a leggere tra le righe. A conti fatti – vedremo – il più attratto dalla prospettiva delle “elezioni subito” pare essere il Ministro della Giustizia, Alfano. Assai più cauti il segretario del Pd, Bersani (che tuttavia, si dice non intimorito dalla prospettiva del voto), e il Presidente della Commissione Antimafia, Pisanu (il quale auspica una riconciliazione con l’area finiana). La Finocchiaro? Per il Presidente dei senatori Pd, occorre modificare la legge elettorale ma – in caso di elezioni – il suo partito sarebbe pronto.

A stralci, i passaggi significativi delle dichiarazioni dei quattro politici.

Parole dure nei confronti di Silvio Berlusconi arrivano da BERSANI, intervistato da La Repubblica: “Dobbiamo liberarci di Berlusconi. Per questo mi rivolgo a tutti. Se la posta in gioco è la stessa democrazia, ognuno si assuma le proprie responsabilità. Accorciamo le distanze tra i partiti che vogliono archiviare questa stagione ed evitiamo veti reciproci“. Non si fa attendere la pronta replica del Ministro della Giustizia, ALFANO: “Bersani propone un governo guidato da chi ha perso le elezioni contro chi ha vinto le elezioni e usa un linguaggio di una violenza inaccettabile che è contro le opposizioni di tutte le democrazie occidentali“. Intanto la FINOCCHIARO, attraverso le pagine de L’Unità, sottolinea: “Si chiude più rapidamente del previsto una fase della vita politica segnata da un attacco senza precedenti alle forme del vivere democratico. Illegalità, furberie, pratiche illecite come sistema: immondizia da spazzare. Non abbiamo paura del voto: c’è un segretario eletto da poco con milioni di voti, migliaia di quadri e amministratori, un popolo pronto a mobilitarsi“. Voce fuori dal coro – almeno stando alle dichiarazioni ufficiali – quella di PISANU che si dissocia dal pensiero dominante nel PdL per affermare a La Repubblica: “La maggioranza non si è dissolta. Semmai si è articolata diversamente. Fini non ha mai messo in discussione nè la leadership di Berlusconi nè la fiducia al suo governo. Se il premier insistesse per le elezioni anticipate, allora, mi opporrei“.

Elezioni: Berlusconi (PdL) e Fini (Fli), ultimo treno (il voto alletta ma fa paura a entrambi)

Silvio Berlusconi vuole andare al voto: senza indugi, nessun tentennamento. I motivi che il Presidente del Consiglio mette sul tavolo dei referenti del Popolo della Libertà sono almeno tre, ciascuno dei quali da non trascurare:

1. “In questo momento non abbiamo avversari”;

2. “Gli altri, gli avversari non potranno mai coalizzarsi tutti contro di me, da Fini a Vendola”;

3. “Non possiamo stare a contrattare con i finiani su ogni legge”.

Non c’è solo tatticismo, dietro la volontà del leader PdL, ma pare anche lineare il fatto che la nuova prospettiva (fuori i finiani dal partito) consenta di prendere in considerazione uno scenario ovvio: dovesse rivincere le elezioni, il centro destra ne uscirebbe non solo rafforzato ma addirittura invincibile. Perchè tutti – uno per uno – remerebbero nella stessa direzione: quella indicata da Berlusconi.

Ancora: a dare man forte alla determinazione del Premier, i dati diffusi dal fresco sondaggio di Euromedia, realizzato dopo la fuoriuscita dei finiani: i numeri parlano di un Pdl in crescita di due punti percentuali, Futuro e Libertà oscilla in una forbice che va dal 2-3 per cento (in caso di schieramento senza alleanze) all’8-10 in coalizione con l’Udc. Intanto, l’ultimo vertice di Palazzo Grazioli prima delle ferie (non particolarmente lunghe, quest’anno) si è consumato alla presenza dei massimi esponenti di partito cui si sono aggregati i Ministri Giulio Tremonti, Franco Frattini, Altero Matteoli e Angelino Alfano. Oltre a una disamina della situazione è emersa tutta la convinzione di Berlusconi – manifestata, condivisa – di optare per il voto subito: le date attorno alle quali si è ragionato sono nella peggiore delle ipotesi il 27 marzo del 2011 (non a caso, nello stesso giorno del 1994, Berlusconi vinse le prime elezioni a cui partecipò) e nella migliore, a metà novembre. Nell’ultimo caso, il tentativo sarebbe quello di dare la parola ai cittadini prima del 14 dicembre, quando la Consulta dovrebbe bocciare lo scudo del legittimo impedimento.

Il quartier generale del PdL sa bene cosa fare: comizi, reclutamento, divulgazione delle attività di Governo, comitati elettorali, promotori delle Libertà e una macchina da far ripartire in fretta con il lavoro certosino ma efficace di Denis Verdini, Michela Brambilla, Giorgia Meloni e Beatrice Lorenzin. Dovrà essere un martellamento: di numeri, di fatti, di opere, di azioni portate a termine. Rendere l’attività di Governo un libro che sia il più aperto possibile, magari con qualche affondo a temi di cui altri (Futuro e Libertà) si sono autoproclamati paladini: anche per questo, in occasione del discorso di Ferragosto (quest’anno a Palermo e non a Roma) Berlusconi parlerà per lo più dei successi del governo nella lotta alla mafia e si avvarrà del contributo del ministro degli Interni, Roberto Maroni, e del Guardasigilli Alfano.

Tre motivi per andare a votare, sosteneva Berlusconi: esistono però anche incognite di similare importanza che spingono parte del PdL a fare passi piccoli e ragionati a lungo:

Web giornale politicalive: 5 agosto 2010


SOMMARIO:

1. Italia, maggioranza: Bossi vuole le elezioni, il PdL avverte: “Fedeltà o si vota”;
2. Fini – Tulliani e la casa di Montecarlo: Procura di Roma apre fascicolo mentre Casini difende il Presidente della Camera
3. Italia, opposizione: divergenze IdV-Pd in materia di alleanze;
4. Dipartimento di Stato Usa: “L’Iran finanzia il terrorismo”
5. Giorgio Napolitano: “Confronto in Parlamento sul ddl università: si ascoltino gli Atenei”
6. Evasione fiscale: -9% sul 2009, ma l’evasore più ricco è italiano
7. Michela Brambilla, Ministro del Turismo, irrita Siena: “Qualche Palio danneggia l’immagine dell’Italia”. Poi la rettifica;
8. Nicolas Sarkozy: scenata a Carla Bruni sul set di Woody Allen

PER APPROFONDIRE

Camorra, Vittorio Pirozzi arrestato a Bruxelles: tra i 100 latitanti più pericolosi
Russia, allarme incendi – paura nucleare: 50 morti e 200 mila ettari in fumo. “E’ volontà divina”
Mentana: “La7, Tg libero e completo: si guardi al post berlusconismo”

WEB GIORNALE DI POLITICALIVE. Flash news dei principali avvenimenti di politica e cronaca del 5 agosto 2010.

MINACCE E TENSIONI: strascichi del giorno dopo tra le file della maggioranza di Governo. Il voto contrario alla mozione di sfiducia nei confronti di Gaicomo Caliendo non è bastato: evidente una divergenza politica (ma a questo punto anche personale) tra PdL/Lega Nord e Futuro e Libertà. Le dichiarazioni odierne dei referenti. Umberto Bossi (Lega): “E’ molto difficile andare avanti così, con il Governo in bilico a ogni votazione: se si vota noi e il Pdl insieme spazziamo via tutti. Se sta con noi, Berlusconi vince”. Fabio Granata (FLi): “A settembre ne vedremo delle belle”. Angelino Alfano, Ministro della Giustizia, ritorna sui concetti di legalità e giustizia alla base dei quali è sorta la spaccatura: “Legalità non vuol dire che un atto del pm coincide con la verità, e garantismo non significa impunità. E’ questo l’aspetto costituzionale voluto dai padri fondatori nel 1948 e che noi abbiamo voluto difendere. Su questo principio di legalità accettiamo la sfida di chiunque”. Intanto, i vertici PdL (oltre a Silvio Berlusconi: Ignazio La Russa, Denis Verdini, Sandro Bondi, Maurizio Gasparri, Fabrizio Cicchitto, Angelino Alfano, Giulio Tremonti, Altero Matteoli e i due sottosegretari alla presidenza del Consiglio Gianni Letta e Paolo Bonaiuti) si riuniscono a Palazzo Chigi: la linea è di proseguire nella realizzazione del programma fino a che il patto con gli elettori riuscirà a garantire coesione. A quel punto, “chi venisse meno se ne assumerebbe la responsabilità”. Bonaiuti rimarca: “Nel momento in cui è avvenuto il distacco da parte di una componente della maggioranza, il premier ha avvertito tutti, ‘state pronti’ per possibili elezioni”.

L’ENIGMA DI MONTECARLO: tutto è partito dalla denuncia de Il Giornale, che accusa Gianfranco Fini (che ne era il segretario) di aver venduto un appartamento di Montecarlo lasciato in donazione all’allora Alleanza Nazionale, a una società off shore. In quella casa, attualmente risiede il fratello della compagna del Presidente della Camera, Giancarlo Tulliani. L’episodio non è mai stato chiarito in maniera inequivocabile ma in data odierna la Procura di Roma ha aperto un fascicolo per fare luce su quanto accaduto: atto dovuto in seguito all’esposto presentato da due esponenti (il consigliere regionale del Lazio Roberto Buonasorte e il consigliere comunale di Monterotondo, Marco Di Andrea) di La Destra, il gruppo che fa capo a Francesco Storace che lamentano il fatto che la proprietà dell’appartamento sia da intendersi in capo ad An e che occorre spiegare gli avvenimenti per filo e per segno. Di contro, Fini ribadisce con un comunicato che “ben vengano le indagini sul patrimonio An, anche se la denuncia proviene da avversari politici. Il presidente  (Fini stesso, ndr) non è titolare dell’appartamento, e non sono a lui riconducibili le società che hanno acquistato l’immobile; del pari, è falsa la notizia relativa alla cifra versata quale corrispettivo. Sarà l’autorità giudiziaria ad acclarare la totale infondatezza di quanto divulgato e ad accertare la condotta diffamatoria”. Stando alla versione di Elisabetta Tulliani, sarebbe stata una vincita milionaria al Superenalotto a consentire (a lei e alla famiglia, ndr) di acquistare alcune proprietà immobili: versione che Luciano Gaucci (oggi a Santo Domingo, all’epoca dei fatti fidanzato con la Tulliani, ndr) conferma a Panorama: “La schedina l’ho compilata e l’ho giocata io, ho vinto 2 miliardi e 400 milioni di lire e siccome sono generoso ed ero perso d’amore le ho regalato la metà”. Intanto, a dar man forte al Presidente della Camera giungono le parole di Pier Ferdinando Casini: “Non mi piace lo squadrismo intimidatorio nei confronti del Presidente della Camera. Se uno è un delinquente, lo è sempre. Una persona non è delinquente se fa una scelta oppure santa se ne fa un’altra”. Della vicenda si occuperà il procuratore aggiunto Pier Filippo Lariani.

DI PIETRO – BERSANI: lo scenario delle elezioni anticipate è un disegno che nel centro-sinistra si prende in massima considerazione ma comincia a delinearsi, anche lì, una differenza sostanziale tra quel che vorrebbe l’Italia dei Valori e il percorso che alletta il Partito Democratico. Antonio Di Pietro sembra avere le idee chiarissime: “Fase di transizione? Berlusconi non la permetterà: vorrebbe dire rivedere la legge elettorale e le regole sul conflitto di interesse. Tra poco il Pd dovrà fare le sue scelte: di qua c’è lo schieramento della legalità (si riferisce a IdV, ndr), di là la palude della Balena bianca (il “di là” sottintende il probabile schieramento che accorperebbe Futuro e Libertà di Gianfranco Fini, l’UdC di Pier Ferdinando Casini e l’Alleanza per l’Italia di Francesco Rutelli, ndr)”. Silenzio in casa democratica dove si continua a riflettere con la massima prudenza.

Camorra, Vittorio Pirozzi arrestato a Bruxelles: tra i 100 latitanti più pericolosi

Arrestato a Bruxelles il camorrista Vittorio Pirozzi, tra i 100 latitanti più pericolosi. L’elogio e il ringraziamento del Ministro della Giustizia, Angelino Alfano dichiara: “Nuovo successo dello Stato nella lotta alla criminalità organizzata”. Camorra, mafia, ‘ndrangheta: chi sono i ricercati.

Badalamenti Vito, nato a Cinisi il 29/04/2007: è ricercato dal 1995, per associazione di tipo mafioso e altro.

Condello Domenico, nato a Archi (RC) il 4/11/1956: è ricercato dal 1993, per omicidio, associazione di tipo mafioso, traffico di sostanze stupefacenti, rapina, armi e altro; deve espiare la pena dell’ ergastolo; il 20/02/1993 sono state diramate le ricerche in campo internazionale, per arresto ai fini estradizionali.

Matrone Francesco, nato a Scafati (SA) il 15/07/1947: è ricercato dal 2007 per omicidio e altro.

Non tre nomi a caso, nonostante la comunanza possibile con tanti altri che potrebbero dover subire, per pura coincidenza, l’onta di portarne identico nome e cognome. Non tre nomi a caso: bensì tre esponenti della malavita organizzata che hanno in comune la condizione di latitanza e che differiscono per l’oragnizzazione di riferimento. Sono nella lista dei 30 ricercato più pericolosi: il Badalamenti al soldo di Cosa Nostra; il Condello arruolato nella ‘Ndrangheta; il Matrone esponente della Camorra.
Nel novero dei superlatitanti, ne va oggi depennato un altro.

Dopo il disegno di legge con piano straordinario di contrasto alle mafie e la delega al Governo in materia di normativa antimafia approvato al Senato lo scorso 3 agosto, l’Italia porta a casa un nuovo successo nell’ambito della lotta alla criminalità organizzata: nella serata di ieri infatti, in pieno centro storico a Bruxelles (passeggiava per le strade del Belgio) gli agenti della Sezione catturandi della Questura di Napoli e dell’Interpol, hanno arrestato il latitante Vittorio Pirozzi, di 58 anni, trafficante internazionale di droga, inserito nell’elenco del ministero dell’Interno tra i 100 ricercati italiani più pericolosi. Deve scontare una pena definitiva di 15 anni di carcere.

Mentana: “La7, Tg libero e completo: si guardi al post berlusconismo”

Enrico Mentana, direttore del Tg di La7 dallo scorso 2 luglio, torna a parlare di informazione (e della sua mancanza) in un contesto nel quale l’Italia vive una situazione politica quantomeno delicata e nella quale anche il fruscio di un capello potrebbe far saltare gli equilibri da un momento all’altro. La tenuta del Governo in occasione della mozione di sfiducia presentata da Pd e IdV nei confronti di Giacomo Caliendo (respinta con 299 voti contrari: sono bastati ma sono ben lontani dalla maggioranza assoluta di 316 per vivere con tranquillità nella Camera) è in realtà la dimostrazione evidente di un equilibrio precario che andrebbe raccontato passo dopo passo:

Non è importante ridare spazio o meno ai talk show, semmai individuare una maniera adatta per informare il cittadino sulla politica. Mi capita sempre più spesso di incontrare persone che aborrano la presenza di Bruno Vespa quando c’è e poi – quelle stesse persone – fanno parte del novero di chi aborra il fatto che non ci sia. Qualcosa non torna. Qual è il senso di interrompere i dibattiti da giugno a settembre?“.

Ed è la prima osservazione che il meneghino, ex direttore del Tg5, palesa sulle pagine de Il Fatto quotidiano con la garanzia che i numeri che contano (quelli dell’auditel) sono tutti dalla sua (l’edizione del telegiornale delle ore venti di La7 è riuscita nell’impresa di superare il 5% di share rosicchiando spettatori tanto a RaiUno quanto a Canale5):

Non mi permetterei di offendere, ma dicono che i due principali Tg tendano a sfumare le notizie più importanti: allora, se di contro possono optare per una alternativa che sappia essere esaustiva perchè libera e completa, il gioco è fatto“.

Storie di numeri che l’ideatore ed ex conduttore di Matrix conosce bene (è stato dipendente Rai dal 1980 al 1991, il passaggio a Mediaset l’anno dopo):

Russia, allarme incendi – paura nucleare: 50 morti e 200 mila ettari in fumo. “E’ volontà divina”

Brucia la Russia e, concettualmente, è un’immagine cui non si è abituati. Perchè l’ondata di calore mai vista che sta interessando lo Stato orientale è per l’appunto un’anomalia per una Nazione per nulla avvezza a fare i conti con gli incendi. Eppure: gli almeno 50 morti e i 200 mila ettari andati in fumo (limitandoci a dati che sono ufficiali ma che potrebbero essere parziali) consentono di prendere visione di una fotografia drammatica che interessa la Russia e in maniera non più superficiale anche l’Ucraina (dove, in 24 ore, le ultime, sono stati domati 425 incendi). Altri numeri a rendere l’entità del momento: già utilizzati 16.000 uomini del ministero delle Emergenze e 8.000 dell’esercito oltre all’intero corpo dei vigili del fuoco.

Dichiarato lo stato di emergenza che ha costretto il Presidente Dmitry Medvedev a un rientro anticipato dalle ferie per gestire un imprevisto che rischia di mietere assai più danni di quelli per ora registrati: il motivo è semplice e rimanda al fitto numero di centrali nucleari che insistono su territorio russo, specie nella sua parte europea che – a conti fatti – è anche quella su cui si constano i maggiori danni.

Web giornale politicalive: 4 agosto 2010

SOMMARIO:
1. Il Governo approva il decreto attuativo dell’autonomia impositiva dei Comuni;
2. Roma 2009, abusi edilizi: 33 citati a giudizio
3. Hamadan: fallito attentato contro il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad. O no?;
4. Libano, il Governo ammette che gli scontri di ieri non sono stati causati da Israele: “Non ha sconfinato”;
5. Italia, consumi elettrici: crescita boom (luglio, +5.4% rispetto al 2009)
6. Unicredit come Fiat: migliaia di posti di lavoro da tagliare (4.700)
7. Buenos Aires: muore Giovanni Ventura (11 anni di galera per la strage di Piazza Fontana, poi assolto)
8. Il il Gup di Palermo, Daniela Troja: “Il pentito Spatuzza è attendibile”
9. Roma, bando internazionale per rifare il look al Colosseo: servono 25 milioni

PER APPROFONDIRE:
Sfiducia Caliendo: mozione respinta con 299 voti contrari
Bp: “Static Kill” tappa il Macondo 106 giorni dopo l’esplosione della Deepwater Horizon
Emergency torna a Lashkar-Gah: riapre il centro chirurgico afghano

WEB GIORNALE DI POLITICALIVE. Flash news dei principali avvenimenti di politica e cronaca del 4 agosto 2010.

FISCALITA’ COMUNALE: via libera dal Consiglio dei ministri al decreto attuativo del federalismo fiscale con il quale si provvede a disciplinare l’autonomia impositiva dei Comuni. Previsti una cedolare secca sugli affitti e la tassa unica per i comuni. Roberto Calderoli, ministro per la Semplificazione normativa: “La cedolare secca sugli affitti è al 20% (nella prima bozza si era parlato del 25%), riguarda gli affitti normali, non quelli agevolati ed entrerà in vigore dal primo gennaio 2011”. Dice la normativa: “Dal prossimo anno il canone di locazione relativo ai contratti aventi ad oggetto immobili ad uso abitativo e le relative pertinenze locate congiuntamente all’abitazione può essere assoggettato, in base alla decisione del locatore, a un’imposta, operata nella forma della cedolare secca, sostitutiva dell’imposta sul reddito delle persone fisiche e delle relative addizionali, nonché dell’imposta di registro e dell’imposta di bollo sul contratto di locazione. Sul canone di locazione annuo stabilito dalle parti la cedolare secca si applica in ragione di un’aliquota del 20 per cento”. Misure pesanti contro gli evasori e i truffatori.

ROMA 2009: l’accusa, inoltrata dalla Procura di Roma, è di abusivismo edilizio. Sotto processo sono finite 33 persone (ivi compresi l’ex presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici Angelo Balducci; Claudio Rinaldi, ex commissario straordinario per l’organizzazione della manifestazione; l’imprenditore Giovanni Malagò per il circolo Aquaniene, che è stato ancora una volta sequestrato) per aver commesso il presunto reato in occasione della realizzazione dei circoli sportivi sorti per l’evento dei Mondiali di nuoto (Roma 2009); una decina (tra circoli e impianti sportivi) il numero delle strutture messe sotto sequestro.
I Pm Sergio Colaiocco e Delia Cardia hanno trasmesso – come richiesto – gli atti alla procura regionale della corte dei conti; già decisa la data della prima udienza che è stata fissata per il 5 aprile 2011.

ATTENTATO AHMADINEJAD: non si può parlare di attenato sventato, semmai di tentativo fallito. Il presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, è uscito illeso in seguito all’esplosione di una bomba nei pressi di Hamadan (350 chilometri a ovest di Teheran): il protagonista (poi arrestato e interrogato) era nei pressi dell’auto che trasportava il Presidente e avrebbe lanciato a mano una granata che è esplosa a circa 100 metri dalla vettura. Nessuna vittima, solo qualche ferito. Qualche minuto dopo, Ahmadinejad era regolarmente nello stadio cittadino per tenere il discorso
trasmesso in diretta dalla tv di Stato: nella circostanza, nessun accenno all’episodio. La polizia locale, intanto, fa sapere che l’attentatore “ha lanciato una potente bomba carta, di quelle che si usano durante i festeggiamenti ufficiali ma il suo gesto non è legato a un tentativo di attentato contro la vita del presidente”. Anche la presidenza iraniana ha smentito la notizia dell’attentato.

LIBANO-ISRAELE: ci eravamo lasciati con una interpretazione strabica, figlia di versioni tra loro contrastanti, e oggi si è fatta chiarezza. Gli scontri di ieri tra milizie libanesi e israeliane presso ad Adaisse (Libano meridionale monitorato da oltre 10 mila Caschi Blu Onu) che hanno causato la morte di cinque persone (tra civili e soldati) non sono frutto dell’invasione degli israeliani. A dichiararlo, il ministro dell’informazione Tareq Mitri, il quale ha confermato che Israele era impegnata a sradicare un albero “situato a sud della Linea blu (quindi in territorio israeliano, ndr). Nessuna violazione, in alcuni tratti le parti non concordano sul tracciato della Linea Blu e ogni volta che succede qualcosa o che una delle due parti vuole operare a ridosso della linea è richiesto l’intervento dell’Unifil”. Come non fosse stato detto nulla, tuttavia, sono poi giunte le parole di un portavoce del Governo: “Quel che è successo ieri è stata una provocazione israeliana perché quando i soldati israeliani hanno iniziato a lavorare oltre il reticolato, i nostri militari hanno subito chiesto all’Unifil di rimandare l’operazione. L’Unifil a quel punto si è rivolta agli israeliani chiedendo di interrompere l’azione ma loro hanno proseguito, scatenando la reazione dei nostri soldati”. Evidente il tentativo del ministro della difesa iIsraeliano, Ehud Barak, di stemperare la tensione: “Spero che non ci sia un’escalation, che avremo un’estate calma e che le cose tornino normali: è stata una provocazione molto grave e abbiamo reagito in modo misurato, equo e immediato. Occorre agire in questo modo per evitare che un incidente locale degeneri in una vera crisi”.

Sfiducia Caliendo: mozione respinta con 299 voti contrari

La mozione di sfiducia nei confronti di Giacomo Caliendo viene respinta con 299 voti contrari.
Alfano:
“P3 figlia di Pm e sinistra”. Di Pietro: “Fatto politico”. FL e UdC si astengono. Franceschini: “Berlusconi è solo”. Cicchitto: “Non diamo la testa di Caliendo”. Rissa PdL-finiani. Coro da stadio: “Silvio, Silvio”.

IL RESOCONTO DELLA GIORNATA
La conferenza dei capigruppo a Montecitorio ha optato per discutere mercoledì 4 agosto, con inizio alle 17, la mozione di sfiducia a Giacomo Caliendo, sottosegretario alla Giustizia coinvolto nell’inchiesta della cosidetta P3, avanzata da Pd e Italia dei Valori. Il voto è previsto per le 17, Caliendo non dovrebbe avere alcun problema a passare incolume la prova del Parlamento perchè, seppure con una maggioranza non assoluta, la mozione stessa sarà respinta. A votare contro, la maggioranza parlamentare e i membri di Governo del neonato gruppo Futuro e Libertà mentre i deputati dello stesso schieramento si asterrano come pure l’Udc e L’Api. Il voto a favore dei firmatari non sarà sufficiente a sfiduciare il sottosegretario a cui Silvio Berlusconi ha già rinnovato la propria fiducia: “Resta dove sei“.
LA MOZIONE. Presentata lo scorso 14 luglio dal Partito Democratico e dall’Italia dei Valori in merito all’inchiesta sulla “lobby” P3 dalle cui intercettazioni al vaglio della magistratura è emerso in più di una circostanza il coinvolgimento di Giacomo Caliendo, indagato per associazione segreta.
[…]
Ore 11.45. Rese note le parole pronunciate nella serata di ieri da Silvio Berlusconi nel corso di una cena con le deputate del Pdl: “L’astenensione è una scelta senza senso, un grave errore politico. O si vota la sfiducia a Caliendo e non si capisce il motivo, oppure se si sostiene il governo si vota la fiducia e basta. Il governo non cadrà: non si cade su una questione che non riguarda il programma. E’ sul piano di governo che ci sarà un confronto aperto“.
[…]
Riusciamo ad anticipare il più probabile scenario cui si assisterà alla Camera dei Deputati in occasione del voto. Stando ai numeri e alle dichiarazioni delle ore precedenti, questo è quanto dovrebbe accadere.

FAVOREVOLI ALLA SFIDUCIA A CALIENDO
Partito Democratico (firmatario della mozione di sfiducia)
Voti 206

Italia dei Valori (firmatario della mozione di sfiducia)
Voti 24

Altri
Voti 5

Totale voti favorevoli 235

CONTRARI ALLA SFIDUCIA A CALIENDO
Popolo delle Libertà (partito di cui fa parte Giacomo Caliendo, sottosegretario alla Giustizia)
Voti 237

Lega Nord
Voti 59

Altri
Voti 10

Totale voti contrari 306

VERSO L’ASTENSIONE

Futuro e Libertà
Voti 33

Udc
Voti 39

Alleanza per l’Italia
Voti 8

Movimento per l’Autonomia
voti 5

Liberal Democratici
Voti 4

Totale voti di astensione 89

Maggioranza assoluta alla Camera
(ovvero il 50%+1): voti 316
Quorum necessario tenendo conto degli astenuti: voti 271

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Emergency torna a Lashkar-Gah: riapre il centro chirurgico afghano

Gli avvenimenti dello scorso 10 aprile sono ancora attuali: l’ospedale (centro chirurgico) afghano di Emergency a Lashkar-gah venne chiuso perchè al suo interno furono ritrovate armi. Non solo: tre volontari italiani che lavoravano nella struttura (Matteo Dell’Aira, Marco Garatti e Matteo Pagani Guazzugli Bonaiuti) erano stati fermati con l’accusa di tramare con i talebani. A conti fatti, una trappola ordita contro l’organizzazione di Gino Strada che, dopo l’intervento delle Istituzioni nazionali ed europee nonchè dell’Onu, esce linda e pulita da ogni accusa. Si arriva al 29 luglio: il centro riapre e la comunicazione arriva dai vertici di Emergency tramite missiva.

Cari amici,
siamo molto felici di annunciarvi che giovedì 29 luglio abbiamo riaperto il Centro chirurgico di Lashkar-Gah.
Un giornalista ci ha chiesto “Perché?“. Ma la risposta la sapete già: perché è il nostro lavoro, perché quell’ospedale serve, perché è l’unica struttura gratuita nella regione, perché quell’area è teatro di una guerra sempre più violenta, perché i 70 letti delle corsie – da quando è stato aperto e fino al giorno della sua forzata chiusura il 10 aprile scorso – sono sempre stati pieni. Perché la popolazione ne ha bisogno: e noi non abbiamo bisogno di altri perché.
Ancora grazie per il vostro sostegno.
A presto,
Cecilia Strada
Presidente di Emergency

Bp: “Static Kill” tappa il Macondo 106 giorni dopo l’esplosione della Deepwater Horizon

Stavolta, dopo oltre tre mesi di vani tentativi, la British Petroleum sembra essere riuscita a chiudere il pozzo sottomarino Macondo (1500 metri di profondità): dopo 106 giorni di prove disperate, sperimentazioni, alta ingegneria, i tecnici della Bp hanno raggiunto l’obiettivo con l’operazione cosiddetta “Static Kill” che è durata anche meno rispetto alle previsioni (si parlava di 60 ore di lavoro ininterrotto, a conti fatti ne sono state risparmiate – di quelle – un bel po’).

Nello specifico, è stato iniettato in profondità un miscuglio di cemento e fango capace di spingere il petrolio nel bacino sottostante, un deposito 4mila metri sotto la superficie marina. A questo punto, la marea nera (i cui danni restano ovviamente macroscopici) pare arginata e dovrebbero proseguire le operazioni di monitoraggio.

A renderlo noto, referenti della stessa Bp: “Il pozzo viene sorvegliato, secondo la procedura, per assicurare che la pressione resti stabile; in base ai risultati di questo controllo si capirà se saranno necessarie nuove iniezioni di fango o meno“.