Patrimonio An: soldi e immobili, valore tra 350 e 500 milioni di euro

Alleanza Nazionale non non esiste più dal marzo 2009, allorchè il partito confluì con Forza Italia nel Popolo della Libertà.
Eppure, il patrimonio di An (sul quale si sono puntati i riflettori in seguito all’inchiesta de Il Giornale, secondo cui in una delle case donate al partito da una nobildonna sia finito quale affittuario il fratello della compagna di Gianfranco Fini, Giancarlo Tulliani) continua a giacere nelle casse delle società “Immobiliare Nuova Mancini srl” e “Italimmobili srl”, le quali daranno il là – di qui a poco – alla Fondazione An.
Sarà uno dei temi scottanti che accompagnerà – fin da ora – al settembre di fuoco per la politica italiana: inevitabile che nel calderone della crisi, della separazione di ex colleghi di partito tra finiani e pidiellini rientri anche la vicenda inerente al patrimonio del partito.
Cominciamo col dire che il totale di cui si parla oscilla – annoverando denaro liquido (70 milioni di euro) e beni immobili (il restante) – tra i 350 e i 500 milioni di euro.

Tralasciando la liquidità, ci si concentra sugli immobili.

Tra le polemiche che stanno infiammando il panorama politico italiano, quella che ha influito affinchè traboccasse il vaso è la querelle scoppiata in merito al patrimonio immobiliare di Alleanza Nazionale, movimento guidato fino a qualche anno fa da Gianfranco Fini, oggi presidente della Camera. Il patrimonio in questione ha un valore stimato in circa 300-400 milioni di euro: si tratta, nello specifico, di 70 appartamenti, sedi delle federazioni.

Tra questi, vi sono anche i locali che ospitano la sede nazionale e il “Il Secolo d’Italia”. L’ultimo lascito a favore del partito, di oltre due miliardi di vecchie lire, è stato quello della contessa Anna Maria Colleoni, discendente dello storico condottiero del Quattrocento, Bartolomeo Colleoni.

Scrive nella relazione di gestione datata 26 febbraio 2009 il senatore Franco Pontone, tesoriere del partito: “Il rendiconto di gestione al 31 dicembre 2008 evidenzia un soddisfacente risultato di avanzo di gestione pari a 10 milioni 335 mila 573 euro e una situazione di liquidità disponibile di 30 milioni 685 mila 260 euro. Risultati che confermano la soliditàdella situazione patrimoniale, economico e finanziaria di An”. Pontone prevede un futuro roseo:La situazione corrente della gestione economico finanziaria è soddisfacente, conseguentemente si può ragionevolmente affermare che non sussistono problemi per affrontare gli impegni futuri”.

Al fine di tutelare i gioielli di famiglia facenti capo all’eredità di Giorgio Almirante, si sta operando per creare una fondazione stile Ds pre Pd. Dice il parlamentare Donato La Morte (oggi con Fini in Futuro e Libertà), memoria storica e amministratore unico di due società, “Immobiliare Nuova Mancini srl” e “Italimmobili srl”, che gestiscono il patrimonio immobiliare di An: “La Fiamma resterà viva, sarà il simbolo della costituente Fondazione Alleanza Nazionale. Come deciso dall’ultimo Congresso nazionale, entro il 2011 dovremo costituire il nuovo organismo, che gestirà il nostro patrimonio storico, culturale e politico. Avremo anche un archivio nazionale che raccoglierà tutto il materiale storico dal 1946, data di nascita del Movimento sociale italiano fino al 2008. Abbiamo dato mandato a degli esperti di elaborare uno statuto per la nascente fondazione, che avrà la sua sede in via della Scrofa”.

A rimpinguare le finanze inoltre, sopraggiungono le “libere contribuzioni” da parte di persone fisiche e giuridiche. Da altroquotidiano: “nel 2008 ammontano a complessivi 398 mila 526 euro. Entro il 31 marzo 2009, come previsto dalla legge 659/81, sono state poi depositate alla presidenza della Camera le dichiarazioni congiunte dei soggetti che hanno devoluto questi contributi. Consultando le carte, sono comparsi i nomi di quattro parlamentari e un ministro (ognuno ha versato una somma superiore a 50mila euro): il titolare del dicastero della Gioventù, Giorgia Meloni (58.320 euro); i deputati Filippo Ascierto (77.280 euro) e Fabio Rampelli (61.280 euro); i senatori Luigi Ramponi (51.720 euro) e Andrea Fluttero (52.840 euro). Il gruppo parlamentare di Montecitorio, invece, come si legge ancora nell’allegato alla relazione di Pontone, ha sborsato circa 97mila euro”.

Altro discorso, invece, va fatto a proposito degli importi dei rimborsi elettorali. Da altroquotidiano: “nella nota integrativa al rendiconto si precisa che questi importi comprendono i soli contributi elettorali di competenza di An, come stabilito da un accordo sottoscritto con Forza Italia il 27 febbraio del 2008, dove la suddivisione dei rimborsi tra i due soci di maggioranza del Pdl, viene fatta secondo una clausola ad hoc del 75-25%“.

A quanto appreso dall’Adnkronos, infatti, si tratta di un patto riservato tra Berlusconi e Fini sancito da documento scritto, non notarile, di sei paginette e formato da 16 articoli, che accompagna l’atto costitutivo del Popolo della Libertà. Un accordo politico, in soldoni, non redatto poi nello statuto, che regola i principali aspetti economici del matrimonio celebrato tra il movimento azzurro e il partito di via della Scrofa. Fu redatto la tarda serata del 27 febbraio di un anno fa nella residenza-ufficio del premier a palazzo Grazioli e porta la firma dei due cofondatori del soggetto unitario del centrodestra.

Sulla base della scrittura privata del 27 febbraio 2008 appositamente redatta, infatti – scrive il senatore Pontone – i contributi complessivamente di riferimento e competenza nominativa del Pdl, relativamente alle elezioni politiche del 2008 sia per la Camera che per il Senato, vengono ripartiti sulla base delle seguenti quote: An 25%; Fi 75%. Ne consegue che i contributi elettorali da riscuotersi tramite Pdl ammontano complessivamente ad euro 41 milioni 303 mila 789”.

La nota ricorda, poi, che il “numero dei dipendenti, tutti impiegati, in forza ad An nel 2008 è di 43 unità”. A quanto ammonta il sacrificio economico per sostenere le campagne elettorali? Andando a ritroso nel 2008 (amministrative Sicilia, Trentino e Sardegna), oltre 700 mila euro di spesa. Prendendo a riferimento quella dello scorso anno (si votò nei due giorni compresi tra il 13 e il 14 aprile), An investì 6 milioni di euro, a cui aggiungere i 2 occorsi per sostenere Gianni Alemanno quale candidato sindaco di Roma, 297mila euro in occasione delle amministrative, 200 mila per le ultime regionali (Friuli, Valle d’Aosta e Sicilia).

Date le premesse, il seguito è tutto da scrivere ma le polemiche roventi di questi giorni, con il conseguente esposto di due esponenti di La destra alla Procura di Roma affinchè si chiarisca il “caso-Montecarlo“, preannunciano l’inferno che si scatenerà da settembre a questa parte. Gli ex An si daranno battaglia, approfittando altresì delle divergenze politiche che vanno a ingigantire e fomentare in maniera ulteriore. A meno che. A meno che un armistizio volto a garantire continuità all’Esecutivo attuale non nasconda sotto al tappeto le vicissitudini in oggetto. E l’appuntamentto non lo si rimandi alla prossima lite.

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