Metalmeccanici, per le trattative, semplicemente, non ci sono spiragli


Altan


Rottura annunciata, attesa, quasi banale. E così è stato. La trattativa odierna, tra Sindacati e industrie, non ha trovato, come prevedibile, alcun punto di accordo.


E dopo la rottura, il Governo si interroga. E’ un bel grattacapo, invero. A placare gli animi si impelaga il Ministro del Lavoro, Cesare Damiano. Provando a riallacciare la trattativa tra imprese metalmeccaniche e sindacati di categoria, cercando di capire come arrivare finalmente – e se, a questo punto – ad un complesso accordo per il rinnovo del contratto nazionale, scaduto da ormai oltre sei mesi.


Al Ministro, infatti, non è rimasta altra scelta: ha convocato le parti per domani mattina. Sottolineando il suo augurio ad una ripresa del negoziato. Damiano si è definito interessato e disponibile all’eventuale istituzione di un un tavolo di contrattazione. Un aut-aut: il Ministro non aveva altra scelta, dopo l’odierna apparentemente insanabile rottura di Cgil, Cisl e Uil con Federmeccanica.

Trattativa finita, su questo testo è impossibile trovare l’accordo. Andiamo al ministero. Ci saranno nuovi scioperi. La posizione dei lavoratori non lascia spazio all’immaginazione. Lo ha detto il segretario della Fiom, Gianni Rinaldini, stasera, intorno alle 19. Nessuno spazio alle trattative. Rottura, muro, immobilità. L’ultima proposta di Federmeccanica era stata chiara: 120 euro al mese in più in busta paga a partire dal 1 gennaio 2008 e fino al 31 dicembre 2009. Due anni completi, come riportato del Presidente, Massimo Calearo. A questo aumento Federmeccanica aveva aggiunto 250 euro una tantum e 230 euro annui come elemento perequativo.


Non solo, ma l’offerta era stata chiaramente definita da Federmeccanica una proposta finale su cui ci sono pochissimi margini di trattativa. Una proposta presentata e discussa durante il pomeriggio anche con i rappresentanti delle aziende, nel corso di un a porte chiuse. E Calearo aveva anche avvisato: se i sindacati diranno no, non escludiamo di ricorrere in estrema ratio ad una nostra elargizione unilaterale. Domani si sarebbe dovuto riunire, sotto l’egida del Presidente di Federmeccanica, il direttivo dell’organizzazione, con il fine di analizzare l’esito dell’accoglimento della proposta da parte dei sindacati. Ma la proposta non è stata accolta affatto.


Fiom e Fim sono stati intransigenti. Il segretario generale della Fiom, Gianni Rinaldini, ha definito la proposta un passo indietro. Non ci siamo, ha spiegato, questa è una proposta totalmente distante da un’ipotesi di accordo. Giorgio Caprioli, segretario della Fim, è stato solo un pizzico più politically correct, definendo la mossa degli industriali un’offerta difficile da accettare e parlando del futuro come di un negoziato che resta in salita.


Per Fiom, Fim e Uilm l’offerta è truccata: sarebbe vecchia. Ha parlato per tutti Rinaldini: Parlano di 120 euro ma l’aumento è spalmato su 30 mesi che rapportato a 24 mesi è pari ai 100 euro inizialmente offerti. E poi è stata presentata come una proposta ultimativa. E se è ultimativa non è accettabile. Le parti sociali non accettano, insomma, la stretta. E ancora: ci sarebbe un arretramento nell’ambito della parificazione operai-impiegati: i nuovi assunti, infatti, non potranno più godere di 5 giorni di ferie dopo i 18 anni ma solo di tre giorni. Una modifica che si ripercuoterà in negativo anche sugli impiegati.


E poi il nodo dell’orario di lavoro. Lo spiega la Cgil: Siamo di fronte al fatto che a fronte di quello che per noi sono solo 100 euro di aumento Federmeccanica chiede due sabati obbligatori in più e l’utilizzo di due permessi annui retribuiti di cui le aziende possono disporre. Ci vuole un limite. Pensare che in una situazione come quella dei meccanici, sotto gli occhi del Paese, a fronte di 100 euro si possa chiedere un’operazione di questa natura… La cosa si commenta da sè.


Oltre a Rifondazione, i metalmeccanici hanno l’apporto e l’appoggio anche del Ministro dell’Interno, Giuliano Amato. Sono solidale con il mondo del lavoro metalmeccanico. Gira, gira, il problema della produttività lo paga sempre Cipputi. Non voglio incoraggiare Cipputi a ignorare il problema della produttività, ma finisce che è lui che paga le infrastrutture che non ci sono, le discariche che mancano, i processi che durano 10 anni. Tutti costi che alla fine gravano sui costi delle imprese che poi dice a Cipputi: pagali tu. E la lotta la disegna Altan.

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