Primarie USA: Nel nome del padre (di Bush)

Il bello delle primarie americane, o meglio statunitensi, è che sostanzialmente quando non ci sono voti in prossimità, ma si sta solo cercando di preparare la prossima votazione e quindi la campagna elettorale abbinata alla stessa, si vedono i volti più noti e maggiormente disparati andare ad appoggiare questa o quella fazione.

Supponiamo, ad esempio, che Robert De Niro domani si svegli e decida improvvisamente di pronunciare al pubblico la propria posizione politica e di affermare che cosa si prepara a votare sia alle primarie sia alle successive elezioni. Tutti i fan di “Rob” a quel punto saranno come stregati dalla sua posizione politica e inizieranno a pensare che forse De Niro non ha tutti i torti a votare l’una o l’altra fazione.

E’questo il bello della presidenziale “Made in USA”. Che la gente, la popolazione ci tiene. Vuole votare e per farlo è disposta a mettere il proprio faccione in primo piano. Ma con simpatia. Con la voglia di mostrare a tutti che si vota una determinata fazione o persona perchè lo si crede veramente, non perchè lo si è costretti a fare o perchè è così da una vita. E vi assicuro che in Italia, almeno ai miei occhi, ogni giorno che passa è sempre più così.

Oggi è stato il giorno di Bush ad esempio. Ma non George Bush jr, attuale presidente a stelle e strisce e pronto a preparare le valigie per il suo futuro lontano dalla White House, quanto invece George Bush sr, ex presidente e attualmente in pensione (se mai un personaggio di tal carisma e importanza si può pensare appollaiato sulla sdraio del giardino di casa).

Fatto sta che, quasi come se fosse uno sgarbo familiare, Bush sr decide di appoggiare apertamente John McCain, attuale prima scelta repubblicana e principale favorito alla corsa alla White House per la parte repubblicana. Ma perchè l’appoggio di Bush sr è da vedersi in maniera così negativa? In fondo non è anche lui un repubblicano come McCain?

In effetti sì. Il problema è a monte. La campagna elettorale di McCain, infatti, nonostante le sue posizioni repubblicane si è basata per la maggior parte, sulle polemiche all’attuale amministrazione Bush che ha visto scendere i consensi fino al 30% attuale (che come si può ben capire difficilmente permetterebbe ai repubblicani di governare). In questo modo, con una campagna elettorale di critica si è riusciti a conquistare i voti non solo degli indipendenti, ma anche alcuni della fazione democratica del paese.

Il faccione di Bush, serve a recuperare quanto più possibile di quel 30%, per evitare che se ne vada completamente dai democratici. Ripudiare il figlio, per recuperare il padre. Un Bush sr che già mi immagino col suo faccione inconfondibile ai convegni repubblicani, con McCain che, guardando gli organizzatori sussurra timidamente: “Non possiamo magari farlo un po’ più piccolo?”. Davvero un perseguitato.

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