Obama annuncia il ritiro di 33mila soldati dall’Afghanistan

Foto: Ap/LaPresse

Circa 33mila soldati entro la prossima estate 2012, lasceranno l’Afghanistan per tornare in America, è l’annuncio che ha dato ieri il presidente degli stati uniti Barack Obama, in diretta televisiva alla nazione. “Il ritiro inizierà a luglio e riguarderà 10mila militare entro l’anno”, ha precisato il presidente Obama dalla casa bianca. Obama ha preferito un ritiro più rapido, rispetto quanto suggerito dal Pentagono che voleva un ritiro più soft visti gli ultimi riscontri di Al Qaeda.

L’annuncio del ritiro arriva dopo 2 anni dalla decisione di mandare in Afghanistan altro 30mila soldati, decisione presa da Obama nel dicembre del 2009, l’annuncio è stato dato in diretta televisiva alle ore 20:00 locali, le 2:00 qui in Italia. “Mentre continuiamo a rafforzare il governo afghano e le forze di sicurezza, l’America prenderà parte ad iniziative di riconciliazione del popolo afghano, compresi i talebani”, ha spiegato Obama.

Chiusura Guantanamo: la rinuncia di Obama

Foto: AP/LaPresse

Chiusura Guantanamo Obama. La chiusura del carcere Usa a Cuba era stato uno dei punti forti della campagna elettorale del 2008 dell’attuale presidente degli Stati Uniti. Nell’ordine esecutivo diffuso ieri, Barack Obama ha confermato sue le intenzioni ma ha sottolineato che al momento non esistono le condizioni per trasferire i detenuti nel territorio americano.

Risultato? Guantanamo non chiude e i processi militari contro i detenuti riprenderanno a breve.

La decisione comunicata dalla Casa Bianca era già nell’aria e non ha fatto altro che confermare le indiscrezioni degli ultimi mesi e il cambio di rotta del presidente statunitense sull’argomento.

Obama, un anno in foto – Gallery

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Ecco una gallery con le foto del fotografo ufficiale della Casa Bianca, Pete Souza, per un anno di Barack Obama. Foto molto intense, messe a disposizione degli occhi del mondo attraverso il famoso sito di Flickr, già ampiamente utilizzato da Obama nel corso della sua campagna elettorale e durante questo primo anno di presidenza degli Stati Uniti d’America.

Dopo il salto una selezione. Buona visione.

Yemen, possibile rappresaglia Usa per lo sventato attentato di Detroit

yemen rappresaglia usa

Prossima destinazione: Yemen.

Lo Yemen, architettonicamente, è il paese più bello del mondo. Sana’a, la capitale, è una Venezia selvaggia sulla polvere senza S.Marco e senza la Giudecca, una città-forma, la cui bellezza non risiede nei deperibili monumenti, ma nell’incompatibile disegno… è uno dei miei sogni

Secondo la Cnn,  l’intelligence americana e le forze speciali, con l’ausilio delle forze yemenite, sarebbero impegnate nella ricerca degli obiettivi, in modo da portare a temine un’azione di rappresaglia contro chi ha organizzato l’attentato fallito di Detroit. Specificano altresì che gli sforzi sono tutti tesi nel tentativo di colpire esclusivamente obiettivi correlati al nigeriano, Umar Faruk Abdulmutallab. In Yemen, infatti, avrebbe acquisito le informazioni necessarie e l’esplosivo per tentare l’attentato sul volo Delta Airlines il giorno di Natale, sventato grazie ai passeggeri.

Foto|Wikipedia

Condannato il giornalista che tirò le scarpe su Bush

Ve lo ricordate? Era diventato famoso in tutto il mondo. E’ lui l’uomo che, il 14 dicembre scorso, ha lanciato le sue scarpe contro l’allora (già ex) presidente degli Stati Uniti, George W. Bush. Muntazar al-Zaidi, giornalista iracheno, dopo quell’azione eclatante nel corso dell’ultima conferenza stampa di Bush in Iraq come inquilino della Casa Bianca.

Per quel gesto, il giornalista rischiava fino a 15 anni. Lui si è sempre dichiarato innocente. Ora è stato condannato a tre anni di carcere. Dhiaa al-Saadi, uno degli avvocati che difende Muntazar, fa sapere: Questa sentenza non è in armonia con la legge, faremo ricorso.

Aborto, Obama “rompe” con Bush

Aborto: tema scottante. Barack Obama è cauto, ma l’aborto è uno dei cavalli di battaglia del Partito democratico, e il nbeo-presidente non può tirarsi indietro. Oggi, infatti, è l’anniversario della sentenza della Corte suprema Roe vs Wade che, ormai 36 anni fa, legalizzò l’interruzione della gravidanza.

Cosa farà Obama? Barack abolirà il Mexico City Policy Act: si tratta della norma che vieta di finanziare le Organizzazioni non governative impegnate nella pianificazione personale, che prevedano l’aborto tra le misure per il controllo delle nascite. Una norma dal destino altalenante: varata da Ronald Reagan negli anni Ottanta, abolita da Bill Clinton il 22 gennaio del 1993, nuovamente introdotta da George W. Bush il 22 gennaio di otto anni dopo. Obama la abolirà ancora una volta.Nonostante i tentativi di convincimento da parte degli attivisti e, naturalmente, della Conferenza episcopale americana, che gli ha inviato, proprio ieri, una lettera in cui ricorda che il Mexico City Policy act è

uno dei nodi attraverso i quali si qualificheranno i rapporti fra l’amministrazione e le confessioni cristiane del Paese

“Minaccia” che, però, risulterà inutile.

Obama Presidente. Obama Day

[Photo| Flickr] Obama Day. Finalmente ci siamo. Il grande giorno è arrivato: oggi il 44esimo presidente degli Stati Uniti, il primo afroamericano, si insedia alla Casa Bianca.

Due milioni di persone seguiranno l’evento – almeno – la cui security sarà composta da 20 mila uomini. Chi ha letto il discorso di Obama dice che protagonista sarà la cultura della responsabilità. Ieri Obama ha reso omaggio a Martin Luther King, nel giorno in cui l’America celebra il profeta dei diritti civili.

Obama e il volontariato. Il neopresidente ha chiesto agli americani di onorare la sua memoria con il volontariato. E ci ha messo la faccia: si è recato, infatti, all’ospedale dell’esercito americano di Walter Reed, per incontrare i soldati feriti e le loro famiglie. Non pago, è passato alla Sasha Bruce House, un centro di accoglienza per i giovani senza tetto, dove ha aiutato altri volontari a dipingere un muro.

Infine, una chicca attendendo le 12 ora locale di oggi – le 18 in Italia.

2008, un anno in Politica Live – Secondo tempo

2008, anno bisestile. Parte seconda. La prima ci aveva lasciato con Barack Obama sfidante, per i Democrats, nella corsa alla Casa Bianca. Luglio è un mese intenso: il primo luglio la Francia assume la presidenza di turno dell’Unione europea, e il giorno dopo, dopo più di 6 anni di prigionia, viene liberata la giornalista e politica francocolombiana Ingrid Betancourt, dal 2002 in Colombia prigioniera della FARC.

Obama? Non deluderà l’America



[Foto | Flickr]


Non deluderà l’America. Possiamo aggiungerci anche il Mondo? (Vorremmo).


Ne parla, il Presidente eletto, in una lunga intervista a un mese dal suo insediamento alla Casa Bianca che Repubblica pubblica oggi.


Ho deciso che il 2009 sarà l’anno del cambiamento. In positivo, spero. E nel piccolo, e nel grande. Una sensazione che spero tanto si riveli corretta, e non perché abbia velleità da sensitiva. Anzi.


Una frase mi ha colpita.

Con l’Islam serve un gesto di riconciliazione, ma con i terroristi saremo inflessibili


Con l’Islam serve un gesto di riconciliazione. Con l’Islam, e non solo. Riconciliazione potrebbe essere la parola chiave, in un mondo completamente impazzito. Chissà, forse sono solo sdolcinati pensieri pre-natalizi (aborro!!!)…


Obama’s Team: Il problema delle statue di marmo

Giunge lento ed inesorabile il giorno in cui, storia vorrà, che Barack Obama entri ufficialmente all’interno della Casa Bianca rendendolo il proprio insediamento. La sua città, Chicago, sta letteralmente modificando le proprie abitudini per far fronte alle esigenze del neo-presidente, mentre nel frattempo gli uomini di Obama stanno costruendo la struttura organizzativa che dovrà condurre il paese al traguardo dei 4 anni. Magari 8.

Dalla White House alla Black House

Alcuni quotidiani nazionali americani, quel ormai noto 5 novembre, titolarono in onore della vittoria del candidato democratico che la White House, la casa Bianca, sarebbe divenuta la Black House, la casa Nera, quasi a voler dimostrare ancora di più come anche il simbolo americano per eccellenza era pronto a cambiare.

Ieri c’è stata la prima “tinteggiatura” con il benvenuto da parte del former-president al neo-eletto Obama che però entrerà ufficialmente in carica solo da gennaio. Un incontro che, ai miei occhi, fa molto alla “diavolo e acqua santa”. Rivedendoli camminare e salutare insieme tra i vialetti dell’edificio più famoso di Pennsylvania Avenue mi veniva quasi da sorridere.

Un’ilarità non dovuta tanto al fatto della vittoria di Obama, quanto invece alle dichiarazioni della campagna elettorale in cui Barack, più di una volta, additava George W. Bush come il motivo della crisi a stelle e strisce. E credo che, al termine dell’incontro, un po’di orgoglio nel sangue di Obama ci sia stato al termine dell’incontro svoltosi ieri, quando probabilmente avrà pensato: “George, liberami l’immobile per l’anno prossimo, grazie”.

Presidenziali USA 2008. Obama sogna, McCain spera

Eccoci qui. Un anno e mezzo di curiosità. E stanotte, finalmente, sapremo. Stanotte, finalmente, gli americani sceglieranno, e gli occhi del mondo potranno anche guardare altrove.
Obama sogna, dagli ultimi polls ai primi risultati. McCain spera e non può fare a meno di farlo.

Palin, ovvero: lo spettacolo della politica

La politica americana ha l’esigenza intrinseca ed estrinseca di mettere in piazza tutto quello che ha. Dalla prima all’ultima parola, dal più piccolo al più grande particolare. Con Sarah Palin, però, non si tratta di particolari.
La politica italiana si nasconde. Il fulcro della stessa non è e non sarà mai noto ai più. Quella americana si celebra sul palcoscenico dell’opinione pubblica – presunta tale. Non è detto, e anzi è certo, che anche in questo caso il reale non sia noto ai più.
Tra due mesi a quest’ora, il mondo tutto si sarà tolto una delle più grandi curiosità dei nostri tempi: chi sarà il successore di George W. Bush? Chi sarà alla testa del mondo? Chi, tra McCain e Obama, arriverà alla Casa Bianca? Dovesse essere Obama, verrà completamente risucchiato dal sistema, diventando anch’egli, classicamente, un Presidente degli USA, con tutto ciò che ne discende? Vedere l’investitura di Sarah Palin – annuncio, dibattito (per usare un sunto eufemistico) correlato e Convention – mi ha fatto riflettere.