Lotta sui tagli al bilancio: Obama spera nel compromesso

La lotta sui tagli al bilancio sta inasprendo i rapporti fra repubblicani e democratici negli Stati Uniti. Sabato scorso, nell’corso dell’abituale messaggio settimanale al paese, il presidente Barack Obama ha parlato, fra l’altro, della situazione sulla legge del bilancio federale, che in questi giorni dell’agenda del Congresso Usa.

I repubblicani alla Camera hanno proposto un taglio di 60 miliardi di dollari; proposta che non è piaciuta ai democratici, secondo cui la riduzione dovrebbe essere inferiore: 6 miliardi di dollari. Una forbice cospicua che divide repubblicani e democratici, secondo i quali il taglio proposto dai rivali causerebbe danni incalcolabili all’economia a stelle e strisce.

Usa al voto: la Camera ai Repubblicani; Obama mantiene il Senato – FOTO

Foto: AP/LaPresse

Si conclude sostanzialmente con un pareggio la lunga giornata delle elezioni di medio termine negli Stati Uniti, con i Repubblicani che riconquistano la maggioranza alla Camera mentre il partito di Obama, contrariamente alle aspettative,  riesce comunque a tenere il Senato. E’ proprio al Senato che si è giocata buona parte della partita, visto che era questo lo scoglio principale per le riforme di Obama, come quella della sanità.

La sconfitta dei democratici, pur non essendo così netta, è comunque un segnale d’ allarme per il presidente, se si tiene conto che, dai primi sondaggi, sono proprio le categorie che gli avevano consegnato la vittoria due anni fa a voltargli le spalle ora: le donne, la classe media, i bianchi, gli anziani e gli indipendenti.

Obama ha parlato alla nazione oggi all’ una di Washington, le 18 in Italia, assumendosi la responsabilità della sconfitta e richiamando tutti alla necessità di collaborare insieme per far fronte alle varie sfide, in particolare quella economica, vista l’ importanza che la crisi economica ha avuto in queste elezioni. Già ieri dopo la mezzanotte aveva chiamato l’ attuale speaker democratica della  Camera, Nancy Pelosi, e Joen Benther, il repubblicano che andrà a sostituirla, augurandosi di “lavorare con lui e i repubblicani per trovare un campo d’ azione comune”.

Aborto, Obama “rompe” con Bush

Aborto: tema scottante. Barack Obama è cauto, ma l’aborto è uno dei cavalli di battaglia del Partito democratico, e il nbeo-presidente non può tirarsi indietro. Oggi, infatti, è l’anniversario della sentenza della Corte suprema Roe vs Wade che, ormai 36 anni fa, legalizzò l’interruzione della gravidanza.

Cosa farà Obama? Barack abolirà il Mexico City Policy Act: si tratta della norma che vieta di finanziare le Organizzazioni non governative impegnate nella pianificazione personale, che prevedano l’aborto tra le misure per il controllo delle nascite. Una norma dal destino altalenante: varata da Ronald Reagan negli anni Ottanta, abolita da Bill Clinton il 22 gennaio del 1993, nuovamente introdotta da George W. Bush il 22 gennaio di otto anni dopo. Obama la abolirà ancora una volta.Nonostante i tentativi di convincimento da parte degli attivisti e, naturalmente, della Conferenza episcopale americana, che gli ha inviato, proprio ieri, una lettera in cui ricorda che il Mexico City Policy act è

uno dei nodi attraverso i quali si qualificheranno i rapporti fra l’amministrazione e le confessioni cristiane del Paese

“Minaccia” che, però, risulterà inutile.

Presidenziali USA: Onore agli sconfitti

Obama! Obama! Obama! Tutti al mondo urlano e cantano la sua vittoria. Come è giusto che sia. Eppure quella democrazia che ha vinto negli USA con il candidato democratico, ha vinto, in misura ancora maggiore, nelle parole di John McCain, grande sconfitto di questa presidenziale “one way”, ovvero a senso unico.

Nel suo discorso di sconfitta tanti mea culpa e un gesto di grande signorilità: i complimenti ad Obama e il tentativo di spiegare al suo elettorato, quei repubblicani “incazzati”, che Barack sarà anche il loro presidente per i prossimi 4 anni. Il momento difficile lo impone d’altronde.

Ma se invece che una mossa da gentiluomo quella di McCain fosse solo una grande mossa mediatica? I repubblicani si sapeva che sarebbero usciti sconfitti a causa di George W. Bush jr. e necessitavano di riconquistare il proprio elettorato. Che il messaggio sia voluto passare così?

Presidenziali USA: 77 a 34 per Obama

Alle 2.10 della notte o del mattino che dir si voglia il risultato rispetta tutte le aspettative di voto che si prevedevano prima dell’inizio dello spoglio: Obama ha conquistato tutto ciò che ci si aspettava e lo stesso si può dire per McCain, anche se per quest’ultimo purtroppo la notizia è molto più pesante di quello che potrebbe sembrare.

Fondamentale per il candidato repubblicano, per continuare a sperare nelle ore a seguire, era la conquista di due stati chiave della costa est: Florida e Pennsylvania. Attualmente la situazione per McCain è tragica con i maggiori network che danno già a Obama la Pennsylvania, storicamente repubblicana.

Inoltre dopo lo scrutinio del 24% dei voti per Obama in Florida si prospetta un vantaggio di 54-46 che unito alla conquista della Pennsylvania potrebbe significare il passo decisivo per la vittoria finale e quindi per la presidenza degli Stati Uniti d’America.

Presidenziali USA: Florida e North Carolina verso Obama

Il dato ancora non è certo, ma al momento attuale con questo 8 a 3 per McCain, sembrerebbe che in Florida e in North Carolina, due delle terre contese dai due candidati e che potrebbero dare il distacco decisivo a McCain, il vantaggio dovrebbe andare ad Obama il che significherebbe una sola cosa: Partita Chiusa.

Per McCain infatti perdere uno degli stati contesi sarebbe una delle sconfitte più pesanti nelle piccole partite da giocare su ogni stato visto che gli electoral vote persi in quei due stati il leader repubblicano dovrebbe andare a recuperarli in altri stati già democratici. Una situazione decisamente complicata che potrebbe decretare la sconfitta repubblicana prima ancora di iniziare.

Se per ora con questo 8 a 3 per McCain si può ancora sorridere, potrebbe essere solo questione di poche decine di minuti per divenire subito più serio. Tutto questo mentre il South Carolina sembra andrà nelle mani dei repubblicani portando il vantaggio ad un 16 a 3. Un vantaggio che potrebbe essere inutile per John McCain.

Presidenziali USA: Kentucky-Vermont 8 a 3 McCain

Buon inizio di presidenziali per John McCain che è davanti in Kentucky, ma dietro in Vermont risultando in vantaggio in questo modo di 8 a 3 in questa corsa presidenziale. In compenso discordanti sono i dati che giungono da Indiana e Virginia, probabilmente gli stati più importanti per questo inizio: un loro passaggio a Obama sarebbe decisivo per la vittoria democratica.

In Indiana la situazione è in continuo aggiornamento e dopo un iniziale vantaggio del leader repubblicano ora il coloured candidate a essere davanti, con un 50-49, un distacco molto esiguo, ma che potrebbe essere già decisivo per la vittoria di Obama. In Virginia, stato repubblicano, McCain è avanti 55-44.

Vi ricordo che per McCain è necessario vincere in tutti gli stati in cui era in vantaggio, riuscire a strappare tutti gli stati contesi e inoltre deve riuscire a strappare anche uno stato al suo rivale, ovvero nel quale Obama era già favorito. Vedremo con il passare dei minuti come cambierà la situazione, ma per ora rimaniamo 8 a 3 per i repubblicani.

Presidenziali USA: Le prime percentuali ufficiali

Prime percentuali ufficiali per questo Election Day con il 2% delle urne svuotate e conteggiate in Indiana, uno degli stati chiave, e l’1% in Kentucky. I risultati per ora vedono ampiamente in vantaggio McCain in Kentucky con un 69% a discapito del 30% del suo rivale.

Invece la situazione in Indiana, uno di quegli stati che è conteso ovvero che potrebbe essere decisivo nella vittoria di uno o dell’altro candidato, è molto più equilibrata. Al momento attuale siamo al 51-48% per Obama con circa 60.000 voti conteggiati.

Alla situazione attuale il Kentucky porterebbe 8 voti elettorali a John McCain, mentre l’Indiana darebbe a Obama 11 voti elettorali, ancora più importanti se considerati come un’ulteriore vantaggio rispetto a quello già previsto dal coloured candidate. Naturalmente tra 10 minuti si chiuderanno ufficialmente i primi stati e con loro arriveranno i primi dati ufficiali a riguardo con le prime idee certe su queste presidenziali USA 2008.

Presidenziali USA 2008. Obama sogna, McCain spera

Eccoci qui. Un anno e mezzo di curiosità. E stanotte, finalmente, sapremo. Stanotte, finalmente, gli americani sceglieranno, e gli occhi del mondo potranno anche guardare altrove.
Obama sogna, dagli ultimi polls ai primi risultati. McCain spera e non può fare a meno di farlo.

Obama vs McCain: Solo Al Qaeda appoggia McCain

Ne avevamo solo qualche giorno fa quando era apparsa sui media statunitensi la notizia che parlava di un appoggio, ovviamente solo a livello di pensiero, di Fidel Castro nei confronti del candidato democratico alle presidenziali americane Barack Obama. Quel giorno mi domandai: “Ma proprio nessuno vuole stare con John McCain?”. Finalmente la mia domanda ha avuto una risposta.

Obama vs.McCain: Anche Castro scende in campo

La corsa presidenziale negli Stati Uniti vede l’ennesimo sondaggio dare favori e vittoria ad Obama, questa volta con un risultato intorno al 6%, confermando il candidato di colore come il molto probabile presidente degli United States. Nel frattempo trapelano da Cuba delle dichiarazioni di Castro, che lo vogliono sostenitore di Obama e rivelandosi così per Barack un’arma assolutamente a doppio taglio.

Obama si conferma nel Poll’s Time

Aprite le bottiglie e tirate fuori le torte, perché è tempo per i democratici di tutti gli Stati Uniti d’America di festeggiare. Era da più di 10 anni ormai che i Dems non riuscivano a vedere dei risultati cosi favorevoli a poche settimane dall’effettiva elezione del nuovo presidente degli USA e nonostante il periodo non sia dei più floridi, la speranza di un futuro migliore si alimenta nel volto e nelle parole di Barack Obama.

Inizia ufficialmente la volata Obama-McCain

Con il discorso tenuto nella giornata di ieri da John McCain, si può dire definitivamente chiusa la stagione delle promesse e delle parole, mentre si può dare ufficialmente inizio alla vera e propria volata verso la poltrona di presidente degli Stati Uniti d’America, la poltrona più importante del mondo.

Sarah Palin, la carta vincente dei repubblicani

Il congresso di Denver, quello di fronte democratico per chi non ne avesse ancora sentito parlare, si è chiuso con tante certezze per il suo leader Barack Obama e con un clima di unione e di voglia di mostrare il proprio potenziale che mai, in questi mesi, si era visto nell’anima del partito e che molti, durante le primarie, avevano messo in dubbio a causa della lotta troppo equilibrata tra i candidati. Cosi da Denver si passa a Dayton con la carta vincente che John McCain ha deciso di schierare per battere i democratici.