Sarah Palin, la carta vincente dei repubblicani

Il congresso di Denver, quello di fronte democratico per chi non ne avesse ancora sentito parlare, si è chiuso con tante certezze per il suo leader Barack Obama e con un clima di unione e di voglia di mostrare il proprio potenziale che mai, in questi mesi, si era visto nell’anima del partito e che molti, durante le primarie, avevano messo in dubbio a causa della lotta troppo equilibrata tra i candidati. Cosi da Denver si passa a Dayton con la carta vincente che John McCain ha deciso di schierare per battere i democratici.


La sconfitta di Hillary è stata bruciante. Forse ancora di più dentro di lei alimentata anche dalla consapevolezza di essere divenuta “una delle tante” che voterà Obama piuttosto che la candidata che tutti i democratici desiderano votare. Ma non solo. Tutto il suo ideale del candidato donna, del girl-power nella potenza mondiale più forte sono svaniti in fumo. E questo, malgrado tutto, Hillary lo sa, ma ingoia il boccone amaro senza tante storie.

Anche quella vecchia volpe di McCain, 72enne repubblicano, lo sapeva e per distruggere quella fiducia che i democratici si erano creata in questi giorni a Denver è bastato veramente poco, è bastato un semplice colpo a sorpresa. Cosi la ferita che durante le primarie sanguinava sul corpo democratico e poi rimarginata con le cure di tutto il partito, si riapre per sanguinare copiosamente.

Una donna. Non Hillary ovviamente, ma la semi-sconosciuta Sarah Palin governatrice dell’Alaska, 44enne, pronta a portare quel girl-power che Hillary tanto sognava e che poi, miseramente, ha dovuto abbandonare. Ora quel sogno può ritornare realtà anche grazie alla donna di Anchorage.

La mossa è atta a togliere l’equilibrio, instabile, creato dai democratici invitando l’elettorato femminile, ma ancor meglio l’elettorato di Hillary, a votare verso i repubblicani. Quei 18 milioni di elettorato che Hillary ha convinto, oggi sono i grandi indecisi e ago della bilancia di una presidenziale che, volente o nolente, verrà ricordata forse per la sua platelità che per l’effettiva importanza dei contenuti.

5 commenti su “Sarah Palin, la carta vincente dei repubblicani”

  1. E’ Sarah Palin, candidata alla vice presidente degli Stati Uniti, che ha tutto ma proprio tutto per essere, se mai lo sarà, la donna dell’Apocalisse. Il massimo dell’esperienza politica è stata fare il sindaco di un paese grande come Filottrano, 9.000 abitanti.

    La donna che viene dal freddo, governa l’Alaska, nata per essere adorata dalla destra fondamentalista protestante, paladina della pena di morte, del possesso di armi, dell’antiabortismo militante e del “destino manifesto” degli Stati Uniti popolo eletto da dio a dominare il mondo.

    Domani Palin potrebbe essere il presidente degli Stati Uniti d’America, come Theodore Roosevelt, Harry Truman, Lyndon Johnson e Gerald Ford, tutti presidenti che nel XX secolo sono diventati tali senza essere eletti ma per morte o impedimento del titolare. Non è un’ipotesi remota visto che John McCain è un gioviale vecchietto di 72 anni (è nato un mese esatto prima di Silvio Berlusconi) dalla salute non eccellente. L’abbiamo sfangata con Dan Quayle, l’impresentabile che fu vicepresidente di George Bush padre, ma non sempre può andar bene.

    La scelta è di un cinisco stratosferico e ammiccherebbe (ma non è troppo semplicista?) alle donne che sognavano Hillary Clinton presidente ma tant’è: immagine spendibile in tivù per le casalinghe disperate e destra dura e pura, dio, patria e soprattutto famiglia (tradizionale, manco a dirlo). Se mai dovesse diventare presidente, oggi o anche tra quattro o otto anni, una così sarebbe il comandante in capo e avrebbe nelle sue mani i codici nucleari. Pregate per la salute di John McCain.

  2. @Mattia: L’inesperienza della Palin è sicuramente una spada di Damocle che pende sulla sua testa. Di contro però non è possibile condannare una persona ancora prima che il processo abbia avuto inizio. Il potere alle donne è sicuramente una fase fondamentale dell’evoluzione politica e come tale penso che i repubblicani abbiano giocato la carta giusta per poter battere i democratici. Il futuro ovviamente si vedrà. D’altronde se in Alaska ha l’80% dei consensi un motivo ci dovrà essere pure.

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