Roma per Sakineh: VIDEO – GALLERY

La conta spiccia dice che a Roma, davanti all’ambasciata iraniana – erano più di un centinaio i presenti per protestare nei confronti della sanzione capitale con cui lo Stato ha di fatto accorciato l’esistenza di Sakineh Mohammadi Shtiani, 43 anni, colpevole di adulterio. La realtà è che, idealmente, attraverso le forme che a ciascuno competono e gli strumenti a disposizione, nella Capitale ci stavamo tutti.

Di fianco a esponenti privi di bandiere ma presenti in nome dei diritti universali dell’uomo si sono registrate le presenze politiche trasversali di Verdi, Pd, Sinistra e libertà, il Presidente della comunità ebraica romana (Riccardo Pacifici), Giovani Socialisti, Italia dei Valori, Prc/Federazione della sinistra, Sottosegretari (nello specifico, quello all’Attuazione del programma di governo, Daniela Santanché: “E’ un impegno bipartisan. L’Iran è un regime che non mette in campo i diritti umani, quindi è doveroso impegnarsi tutti insieme“), rappresentanti dell’opposizione iraniana e della Resistenza dei Mujaheddin del popolo.

Tra le frasi incise su carta per esternare l’obiettivo e palesare l’intento, ne spiccano un paio: “Ecco la democrazia in Iran: pietre, prigioni, censura“, “Salviamo Sakineh, fermiamo le pietre“. L’esecuzione della donna dovrebbe avvenire attraverso lapidazione: motivo per il quale dirimpetto all’edificio che accoglie l’Ambasciata è stato collocato un pupazzo raffigurante una donna interrata a cui hanno fatto da cornice pietre dipinte di rosso e mescolate a pallottole di carta.

Marea nera: Louisiana, esplode piattaforma. Torna l’incubo Bp, la Guardia Costiera tranquillizza

La paura di poter rivivere nell’incubo della DeepWater Horizon (falla tappata lo scorso 4 agosto)è arrivata in un istante: il tempo che si diffondesse la notizia che lungo Vermilion Bay, in Louisiana, è esplosa un’altra piattaforma petrolifera. Stessa area – il Golfo del Messico – ma, in realtà, esito differente: a tranquillizzare opinione pubblica, società civile e Istituzioni ci pensa la Guardia Costiera che afferma: “Le fiamme sono spente e non ci sono perdite di petrolio“.

Ancora fresche le parole di commemorazione del Presidente Barack Obama in richiamo all’uragano Katrina che si abbattè nello Stato un lustro fa, 80 miglia a sud di Vermilion Bay, ore 9 americane, piattaforma Vermilion Oil 380, il dejavù: dopo il botto, ci si attende la conta dei morti, invece si attestano solo feriti (tredici, nulla a che vedere con gli undici morti di quasi cinque mesi fa) che gli elicotteri hanno tratto in salvo dopo la caduta in acqua. Un solo ricovero, stando alle fonti ufficiose non smentite ma neppure confermate, presso il Terrebonne General Medical Center di Houma.

Processo breve: Napolitano, Berlusconi, De Magistris

Nessuna trattativa: il Quirinale assicura che – in merito alle discussioni sul processo breve Giorgio Napolitano non presterà il fianco ad alcuna mediazione nè tantomeno interverrà per appianare le divergenze tra partiti.

Utilizza l’ironia, il Presidente della Repubblica, ma al contempo lancia l’allarme reale: la priorità del Paese è un’altra. “E’ venuto il momento che l’Italia si dia una seria politica industriale nel quadro europeo, secondo le grandi coordinate dell’integrazione europea. Ne abbiamo bisogno per l’occupazione e per i giovani, motivo principale di preoccupazione. Processo breve? Ricordate la legge sulle intercettazioni? C’è qualcuno che ha informazioni in merito?“.

Tra i cinque punti sanciti dal Popolo della Libertà al fine trovare un accordo squisitamente politico con i finiani di Futuro e Libertà, quello inerente al processo breve rischia di far saltare il banco, visto che tra gli uni (PdL) e gli altri (Fli) la distanza pare allo stato attuale ancora immensa. E se per Gianfranco Fini basta una frase a mettere in guardia gli ex alleati (“No a leggi che tutelano i politici e danneggiano i cittadini”), pare altrettanto ovvio che – così come è stato partorito al Senato – il decreto del cosiddetto “processo breve” non incontra il consensio dei finiani. Allineati, in questo, con il pensiero del Capo dello Stato.

Sette anni di guerra negli scatti del New York Times

Sette anni di guerra raccontati dagli scatti del New York Times. The end of the combat mission in Iraq will be a precarious new chapter in the Iraqi-American post-invasion relationship, spiega il quotidiano. Foto che parlano di distruzione, morti, soldati, di una guerra di cui Obama ha annunciato la chiusura, diventando il secondo presidente americano ad annunciare la fine della guerra in Iraqn dopo George W. Bush il 1 maggio 2003.

Qui il link.

Avetrana (Ta): dov’è finita Sarah Scazzi?

Dodici minuti. Alle 14.30 del 26 agosto scorso, Sarah Scazzi, la quindicenne di Avetrana (Ta) scomparsa nel nulla da sei giorni, fa uno squillo dal suo cellulare alla cugina, per segnalarle di essere appena arrivata a casa: poi, si sarebbero dovute incontrare per dirigersi al mare. Un tranquillo pomeriggio di fine estate. Ma alle 14.42 il cellulare di Sarah è spento: all’appuntamento con la cugina non arriverà mai. E dell’adolescente di Avetrana si perdono le tracce. Di prassi, dopo lo scadere delle 48 ore, iniziano le ricerche da parte delle forze dell’ordine: oramai sembra essere del tutto sfumata l’ipotesi dell’allontanamento volontario e quella più attendibile è che la ragazza possa essere stata vittima di un sequestro.

IPOTESI RAPIMENTO – Probabilmente o costretta a salire con la forza a bordo di un’auto, o invitata da qualcuno che conosceva, la sua ultima “traccia” è – come detto – legata al telefonino, che risulta spento 12 minuti dopo essere uscita dalla sua abitazione. Da giorni investigatori, volontari e amici stanno cercando Sarah dappertutto, setacciando il territorio intorno ad Avetrana anche con le unità cinofile, esplorando casolari abbandonati, vecchie cave di tufo e canali. Da ieri però, le ricerche sono state estese anche a ridosso delle province di Brindisi e Lecce, confinanti con il territorio di Avetrana. I familiari di Sarah, che hanno sin da subito escluso l’ipotesi di una fuga amorosa, sono sempre più convinti che sia stata rapita. Intanto, nella giornata di ieri sono stati sentiti dagli inquirenti gli amici della ragazza, un gruppo di giovani da cui lei, più piccola anche di 10 anni, era considerata la “mascotte”.

Generazione Italia osa: “Berlusconi? Comunista!”

Generazione Italia – dice di sè: aggregatore intergenerazionale rivolto a tutti coloro che hanno voglia di impegnarsi per l’Italia – è di chiaro riferimento finiano: annoverato tra gli organi di informazione vicini a Gianfranco Fini e ai deputati di Futuro e Libertà (componenti del Comitato Nazionale), propone oggi la clamorosa notizia che pare confermare la netta incompatibilità tra Fli e il Popolo delle Libertà. In barba a ogni tentativo di mediazione, accordo, armistizio, il sito mostra in prima pagina una notizia che – semmai avesse alcun effetto – sembra messa lì proprio per rimarcare quanto sia lontana la possibilità che si possa recuperare fiducia reciproca tra due anime – a questo punto – distinte.

Gli squadristi della libertà sono pronti a organizzarsi per contestare Fini a Mirabello“: mica roba da niente. Con tanto di sviluppo della tesi: “Se mai servisse una conferma della deriva sinistrorsa/comunistoide del Pdl ecco a voi l’ennesima conferma. Stamane riceviamo una telefonata: un nostro amico napoletano ci informa che è stato contattato da un consigliere provinciale del Pdl che gli ha fatto una richiesta particolare: ‘Stiamo organizzando con la Brambilla una contestazione a Fini quando parlerà a Mirabello. Riesci a riempirmi un pullman? E’ tutto a spese del partito’. Gli daranno anche il panino, in puro stile Cgil. E magari anche un libretto rosso con tutte le istruzioni per contestare il nemico del popolo“.

Obama agli Usa: “Iraq, war is over” VIDEO. Ma in Afghanistan è terrore

La guerra è finita: le truppe americane lasciano l’Iraq e il Presidente a stelle e strisce, Barack Obama, annuncia alla Nazione di aver mantenuto la promessa. La guerra è finita: non una coda ad libitum di qualche canzone (da John Lennon ai Baustelle, scorrono generazioni di artisti che hanno musicato una frase di tale contenuto) ma il proclama dell’uomo della speranza nel momento in cui le case degli americani hanno ospitato l’intervento di Obama dallo Studio Ovale della Casa Bianca.

L’incipit: “L’Operazione Iraqi Freedom è chiusa. Da questo momento sono gli iracheni ad avere la responsabilità della sicurezza del loro paese. Questo fu il mio impegno da candidato. Dissi che avrei ritirato tutte le truppe da combattimento e l’ho fatto. Quasi centomila dei nostri soldati hanno lasciato l’Iraq“. Senza dimenticare le vittime di sette anni di conflitto inaugurato dall’amministrazione George Bush jr.: i morti statunitensi sono 4.427, tra feriti e mutilati restano coinvolti altri 34.000 soldati.

Non usa toni autocelebrativi nè evidenzia tutta la voglia di pace che aveva mostrato nel corso della campagna elettorale: un Obama pacato e serio, nessun trionfalismo ma la constatazione oggettiva dei dati di fatto: “Non si celebrano vittorie. Gli Stati Uniti hanno pagato, in vite umane e in risorse economiche, un prezzo altissimo per mettere il futuro dell’Iraq nelle mani del suo popolo, dare un nuovo inizio a questa culla della civiltà umana. Dopo un capitolo eccezionale nella storia, abbiamo assolto la nostra responsabilità, adesso è tempo di voltare pagina“.

Telebavaglio: Perina VS Agende rosse

Ed ecco qui oggi la nuova puntata, la seconda, di Telebavaglio, su ilfattoquotidiano.it e su Current Tv, canale 130 di Sky. Conducono Carlo Tecce e Silvia Truzzi. Flavia Perina, direttore del Secolo d’Italia e deputata finiana, e Martina Di Gianfelice, ventenne, del movimento delle Agende rosse. Che chiede: Fini già nel 1993, quando erano in corso le inchieste su Dell’Utri e Publitalia diceva che non c’era un complotto politico della magistratura come invece già si diceva allora. Perché poi è entrato nella stessa maggioranza politica con quelle persone lì? Con Dell’Utri e Berlusconi?. La Perina risponde: Abbiamo provato a contagiare positivamente il Pdl trasformandolo in un centrodestra europeo sui temi della legalità e dell’integrazione. Purtroppo abbiamo scoperto che all’interno del partito c’è una propensione a criminalizzare le opinioni.
Buona visione

Italia, parto cesareo: percentuale più alta di tutta Europa

La lettura delle statistiche riportate da più di un quotidiano in edicola stamane consentono di dire che, senza dubbio, sull’ecccessivo ricorso al parto cesareo nella penisola (la media di più di uno ogni tre gravidanze, il 38%) va individuato anche un fattore – importante, presente – legato al retaggio culturale e alle tradizioni.

E’ anche così che assume fisionomie visibili la forbice che divide la realtà del settentrione (dove la percentuale di cesarei maggiore si registra in Liguria con il 35.7% mentre la minore si attesta in Friuli Venezia Giulia dove ogni 100 parti sono 23.9 i cesarei) da quella centro meridionale (si sfora il 60% in Campania, attorno al 53% in Sicilia). Non solo l’aspetto culturale, certo: contribuiscono in maniera significativa anche la struttura e l’organizzazione ospedaliera nonchè il livello di preparazione dei medici e la paura degli stessi di incappare in eventuali cause civili.

E’ quanto emerge dall’incrocio tra i pareri rilasciati da professionisti (tra tutti, Giorgio Vittori, presidente della Sigo, società italiana di ginecologia e ostetricia) e i dati messi a disposizione dal Ministero della Salute a cui spetta il compito – arduo, complesso – di adeguare i parametri italiani a quelli richiesti dalla Oms (i cesarei non devono superare il 15% del totale).

ParoLario: Dell’Utri abbandona Como al grido di “Mafioso” – VIDEO

Marcello Dell’Utri non ha neppure avuto il tempo di introdurre l’intervento: insulti, grida, spintoni, protesta veemente e crescente. Ingredienti che hanno fatto di Como – nello specifico, era piazza cavour – un piccolo covo dal quale il senatore PdL è stato costretto a fuggire.

Era tifo organizzato, sembravano ultrà da stadio: ho presentato i diari altre volte e non mi è mai successo che mi impedissero di parlare quelli che si riempiono la bocca della parola libertà“: queste le parole di Dell’Utri qualche ora dopo. Non gli hanno risparmiato nulla: “Vergogna”, “Mafioso”, “Devi andare in carcere”, “Fuori la mafia dallo Stato”, “Altro che in galera, devi essere appeso per i piedi”.

Si deve essere pentito di aver accettato l’invito degli organizzatori della rassegna “ParoLario“, a cui era evidentemente parso uno spunto interessante quello di riprendere il contenuto de diari di Mussolini (di cui Dell’Utri sarebbe in possesso) per presentarlo alla platea prima della loro pubblicazione (casa editrice Bompiani).

Livia Turco (Pd): “Berlusconi è cattolico quando gli conviene”

La visita del Colonnello Gheddafi a Roma ha sparigliato i piani della maggioranza di Governo, chiamata a una tregua nel nome della continuità dell’Esecutivo: Silvio Berlusconi ha dovuto spendersi in prima persona per ribadire il feeling tra il leader libico e l’Italia mentre Gheddafi pare avercela messa tutta per suscitare le ire di più di un soggetto, Istuituzionale e non.

Le lezioni di Corano, la spettacolarizzazione (eccessiva?) della sua presenza nella Capitale, la sfilata di centinaia di giovani donne in tacchi alti e gonnella: polemiche trasversali – i finiani, le opposizioni, la Chiesa cattolica, i media – che Livia Turco, esponente del Partito democratico, ha provato a riassumere in una intervista rilasciata a Il Fatto Quotidiano.

Bersani – D’Alema: “Riforma elettorale e voto”

Il Partito Democratico torna a farsi sentire: si riapre dopo le ferie (l’ex segretario Ds le ha passate sulla barca) e Massimo D’Alema si unisce al coro di Pier Luigi Bersani. Per entrambi, personaggi di spicco dell’opposizione, portavoce di una linea che appare sempre più congiunta e parallela, l’obiettivo è quello di arrivare al voto (anticipato, lo pensano tutti e due) dopo aver modificato la legge elettorale.

Utilizzano – sia Bersani che D’Alema – lo stesso organo di stampa per esprimere un parere completo rispetto allo scenario più verosimile: La Repubblica (chat on line per Bersani, intervista a Massimo Giannini sul quotidiano per D’Alema). Settembre regalerà più di un colpo di scena (PdL e Fli, intanto, sembrano ancora i ferri corti rispetto al da farsi circa il processo breve) ma i vertici del Pd sembrano pronti ad affrontare ogni eventualità (sulla falsarga delle parole pronunciate da Rosy Bindi qualche giorno fa: “Non ci spaventa il voto, neppure se fosse con questo sistema elettorale”).

Roma, Gheddafi-show: per Farefuturo sembra Disneyland

Ennesimo spettacolo ad hoc intorno alla figura del leader libico, Muhammar Gheddafi. Roma presta il fianco; mai stata inospitale, la Capitale. Solo che, stavolta, i giudizi rispetto agli avvenimenti che si susseguono cominciano a essere agli antipodi. Tra chi apprezza e chi disprezza, chi avvalla e chi scuote il capo. Altra pattuglia di giovincelle (non le 500 di ieri ma buone due centinaia) all’Accademia libica per creare la giusta cornice in occasione dell’ennesimo intervento del Colonnello con tanto di – seconda volta in due giorni – lezione di Corano.

Elogio dell’Islam tra sorrisi ammiccanti e gonne (più o meno lunghe). A seguire, due visite ufficiali: alle 17 Gheddafi e Silvio Berlusconi visiteranno una mostra fotografica all’Accademia libica mentre in serata verrà celebrato a dovere l’anniversario del Trattato di amicizia: previsti uno spettacolo equestre (con 30 cavalli berberi) e il Carosello dei Carabinieri alla caserma Salvo D’Acquisto; infine, il Premier offrirà al leader libico e agli altri 800 invitati una cena a interrompere il digiuno voluto dal Ramadan.

Messina, Fazio si scusa: “A nome dei medici e della Sanità”

Quanto accaduto a Messina rientra nella casistica della malasanità fino a un certo punto: la lite tra due professionisti (in questo caso, medici) è all’ordine del giorno, non vi sono carenze strutturali da rimarcare ma in questa circostanza si è sfiorata la tragedia. Non più banale incomprensione ma indecenza che non deve capitare.

Laura Salpietro, 30 anni, ha partorito al Policlinico di Messina durante una violenta lite fra medici: i due avrebbero sovuto portare a compimento il parto ma hanno cominciato ad azzuffarsi nel reparto di Ostetricia del Policlinico. Il ritardo ha messo in pericolo la vita della donna e del nascituro: i minuti di stand by hanno costretto i sanitari ad asportare l’utero alla trentenne, bimbo in arresto cardiaco per due volte (ancora vivo ma in condizioni critiche).