Mayday, mayday. Giustizia: Mastella, indagato, (non) si dimette. E sua moglie è ai domiciliari


Naufragio


L’Italia, che bel Paese. Ha ancora paura dell’Inquisizione – ed è ancora in assoluta balia del potere spirituale – e da oggi ha anche un Ministro della Giustizia con la consorte agli arresti domiciliari.


La moglie di Clemente Mastella, Sandra Lonardo, è stata arrestata per tentata concussione. Mi dimetto, getto la spugna: Mastella è visibilmente provato. Attacca il giudice che ha predisposto l’arresto, definendo la donna un ostaggio.


Queste le parole utilizzate nel discorso alla Camera. E’ la prima volta, confesso, che in vita mia ho paura.


Prodi, però. non ci sta: ha respinto le dimissioni. Il Parlamento – spiega il ministro dei Rapporti con il Parlamento gli ha chiesto di restare, spero che questo convinca il ministro.

Gli hanno chiesto di restare. Ma quali sono, ora, gli scenari possibili? Ringrazio il presidente Prodi per avermi confermato la fiducia, ma adesso è più importante che stia accanto a mia moglie. Ogni decisione verrà dopo: questo il commento di Mastella.


La cronaca della giornata è indicativa, e apre a interrogativi inquietanti. Clemente Mastella si è presentato alla Camera alle 10,45. Lo aspettava, in teoria, il tradizionale discorso sullo stato della Giustizia. Coincidenza aberrante e surreale. Il programma, naturalmente, ha subito, per esprimerla con un eufemismo, uno scossone. Avrei fatto un discorso diverso, avrei parlato di riforma della giustizia… notizie annunciate dalla stampa, e perfino da un editoriale. Un discorso certamente diverso da quello che avrei fatto. Vi parlo con il dolore nel cuore di chi sa e di chi è stato colpito negli affetti più profondi.


Basandosi sulla logica dei fatti, Marco Travaglio scrive a Beppe Grillo, si chiede: Nessuno, tranne Alfredo Mantovano di An, s’è domandato come facesse il ministro della Giustizia a sapere che sua moglie sarebbe stata arrestata e a presentarsi a metà mattina alla Camera con un bel discorso scritto, con tanto di citazioni di Fedro: insomma, com’è che gli arresti vengono annunciati ore prima di essere eseguiti? E perché gli arrestandi non sono stati prelevati all’alba, per evitare il rischio che qualcuno si desse alla fuga? Anche stavolta, la fuga di notizie è servita agli indagati, non ai magistrati. E, naturalmente, al cosiddetto ministro.


Il Nostro, il Guardasigilli, nel suo discorso alla Camera è decisamente commosso. Il bello è che la Camera stessa è commossa con lui. Applausi a scroscio e standing ovation di spessore soprattutto nel momento in cui Mastella, Ministro della Giustizia, paladino della legge, attacca, con stile che rimanda a memorie non lontane, la magistratura. Frange estremiste, sostiene. E’ desolato: le mie illusioni oggi sono frantumate di fronte a un muro di brutalità. Ho sperato che la frattura tra magistratura e politica potesse essere ricomposta, ma devo prendere atto che nonostante abbia lavorato giorno e notte per essere un interlocutore affidabile sono stato percepito da frange estremiste come un avversario da contrastare, se non un nemico da abbattere.


Clemente Mastella, l’incompreso. Ho avuto l’illusione che tutto ciò che ho fatto in questi mesi potesse essere la prova della mia onestà intellettuale e dell’assenza di secondi fini. Ammesso che sia così, ammesso, che c’entra? Spiega: non è servita a nulla la mia buona fede e neppure il mio impegno. Si sta attuando un tiro al bersaglio nei miei confronti, quasi una caccia all’uomo, una autentica persecuzione. Caccia alle streghe. Inquisizione. In fondo, tutto si conserva e si trasforma.


Tutta la mia famiglia è stata intercettata, tutto il mio partito è stato seguito dalla procura di Potenza, un tiro al bersaglio, mia moglie è in ostaggio. Mayday, mayday, we’re sinking. Mi dimetto sapendo che un’ingiustizia enorme è la fonte inquinata di un provvedimento perseguito con ostinazione da un procuratore che l’ordinamento giudiziario manda a casa per limiti di mandato e di questo mi addebita la colpa. Colpa che invece non ravvisa nell’esercizio domestico delle sue funzioni per altre vicende che lambiscono suoi stretti parenti e delle quali è bene che il Csm e altri si occupino. Scusi, Ministro. Ma la Giustizia non era lei a impersonificarla, rappresentarla, perseguirla e, giacchè, tutelarla?


L’arringa dell’offeso Ministro, ex per pochi minuti ma ancora, fino a prova contraria, attualmente ministro, ha naturalmente ottenuto immediata replica dal procuratore capo di Santa Maria Capua Vetere, Mariano Maffei. Conferenza stampa. Annuncio. Azioni legali contro il ministro della Giustizia, colpevole, a suo dire, di calunnie ed offese alla mia reputazione. Con una chicca: ha definito disgustosa la polemica del leader dell’Udeur nei suoi confronti.


Mastella ha attaccato le l’ordine giudiziario, allargando il discorso anche al campo politico e riaprendo la questione delle intercettazioni ma anche della giustizia tutta. Della sua presunta manipolazione. A volte estrapolate ad arte assai spesso divulgate senza alcun riguardo per la riservatezza dei cittadini.


Condivisibile o meno, Travaglio, ospitato sul blog di Grillo, fa riflettere. Al momento nessuno sa nulla delle accuse che vengono mosse a lei e agli altri 29 arrestati. Ma l’intero Parlamento – con l’eccezione, mi pare, di Di Pietro e dei Comunisti Italiani – s’è stretto intorno al suo uomo più rappresentativo, tributandogli applausi scroscianti e standing ovation mentre insultava i giudici con parole eversive, che sarebbero parse eccessive anche a Craxi, ma non a Berlusconi: insomma la casta (sempre più simile a una cosca) ha già deciso che le accuse – che nessuno conosce – sono infondate e gli arrestati sono tutti innocenti. A prescindere. Un golpetto bianco, anzi nero, nerissimo, in diretta tv.


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