Pene alternative al carcere, la spiegazione dell’esperto

In Italia esiste la possibilità di scampare il carcere promettendo di mettersi alla prova, lavorando gratis per il bene comune. E i dati sono entusiasmanti perché sembra che chi è affidato alle pene alternative al carcere, invece che alla galera, torna a delinquere più difficilmente. 

Approvato al Senato il Dl diffamazione, ecco cosa cambia

E’ stato approvato nella giornata di ieri il decreto legge sulla diffamazione. Adesso, dal Senato, il testo torna alla Camera per l’approvazione definitiva. Il primo elemento che emerge è che non ci sarà più il carcere per i giornalisti ma l’online avrà norme più stringenti.

La maggioranza si spacca sulla riforma della giustizia

La riforma della Giustizia italiana sta allentando i rapporti tra Alfano e Renzi ma soprattutto sta spaccando la maggioranza e ad un giorno dalla presentazione del testo definitivo al Consiglio dei Ministri, non si sa bene di cosa la riforma farà a meno.

Riforma della giustizia, il 29 agosto il testo da discutere

I punti caldi della riforma della Giustizia italiana sono molti. Si va dalla prescrizione alle intercettazioni affrontando un gran numero di temi sensibili che hanno determinato anche uno scontro politico tra Matteo Renzi e il fronte Alfano-Berlusconi.

Berlusconi minaccia la rivoluzione in caso di arresto

Foto: AP/LaPresse
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Il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi torna a parlare della sua situazione e di quella politica utilizzando toni molto duri.Berlusconi è intervenuto in una trasmissione della radio francese Europe 1 e ha affermato che non è interessato a lasciare l’Italia e che, in caso di arresto, scoppierà una rivoluzione.

Un Berlusconi che, come di consueto, non si arrende e non lascia la battaglia. Queste alcune parole del suo intervento alla radio francese: “Possono controllarmi il telefono, mi hanno tolto il passaporto e possono arrestarmi quando vogliono. Ma non ho paura, se lo fanno ci sarà una rivoluzione in Italia. Sarà difficile che mi mandino in prigione, poiché avrei immediatamente con me la grande maggioranza del paese alle prossime elezioni”.
Berlusconi critica ancora la magistratura che secondo lui ha utilizzato il suo potere per impedirgli di fare politica e si concentra sulle elezioni concentrandosi sulla sua capacità di ottenere voti ed avere quindi l’appoggio di una parte degli italiani. Certo, c’è sempre da dimostrare che sia ancora così, visto che la situazione politica sta cambiando e che lò’ascesa di Renzi sembra convincere molti elettori e non solo quelli della sinistra, ma anche i cosiddetti moderati.
Berlusconi critica poi l’Italia e ha detto che “Non c’è stato un solo colpo di stato ma quattro. Il colpo di stato c’è ogni volta che un paese non può essere governato dagli uomini eletti dal popolo”.
Il tutto si giocherà quindi alle prossime elezioni. In effetti, questo è forse l’ultimo aspetto su cui può puntare Berlusconi. Se ci sarà ancora consenso, questo potrà essere rivendicato, altrimenti la fine sarebbe veramente sancita. Berlusconi ha affermato: “Sono in campagna elettorale, stiamo cercando di convincere quei 24 milioni di italiani che non hanno ancora deciso di votare per la sinistra. Il governo non è più eletto dal popolo, il 24 maggio è il giorno in cui si voterà per l’Europa, chiediamo di avere la possibilità di avere lo stesso giorno elezioni per l’Italia.
Berlusconi ha poi parlato dei suoi  processi e della eventuale revisione degli stessi, dell’amicizia con Putin e della Merkel, che secondo lui fa solo i suoi interessi in una Europa che ha mostrato di non gradire.

I pm: “Berlusconi sapeva delle escort”. Lui: “Sabotatori contro di me”

Il Tribunale del Riesame di Napoli si è pronunciato sulla richiesta di scarcerazione di Giampaolo Tarantini e della moglie Angela Devenuto, richiesta accolta per entrambi, e respinta, invece, per Walter Lavitola, che rimane latitante. Si è invece ribaltata, nella sostanza, la posizione del premier Berlusconi, che da testimone e parte offesa diventa quasi sicuramente indagato per aver indotto l’imprenditore pugliese a dire il falso ai magistrati.
Secondo i giudici, infatti, Berlusconi non sarebbe stato vittima di un ricatto, bensì responsabile del reato previsto dall’art. 377 del codice penale, ovvero l’istigazione a rendere false dichiarazioni all’autorità giudiziaria. Il premier avrebbe cercato di condizionare Tarantini perchè “consapevole” che le ragazze da questi portate nelle sue residenze erano delle escort.
Per i pm napoletani, inoltre, la linea difensiva scelta dal premier degli aiuti ad una famiglia in difficoltà è stata “inevitabilmente smentita non solo da una serie di argomentazioni di ordine logico, ma anche da una pluralità di circostanze di fatto emergenti dagli atti“. Berlusconi avrebbe infatti adoperato “modalità non trasparenti” per le elargizioni a favore di Tarantini e della sua famiglia.
L’imprenditore pugliese sarebbe stato “reticente davanti ai giudici, mentre, in una conversazione telefonica con Patrizia D’Addario, avrebbe espresso stupore “nell’apprendere che la D’Addario non aveva ricevuto alcun compenso in denaro per la prestazione sessuale resa”. In un altro strascio della conversazione con la D’Addario, Tarantini si sarebbe detto sicuro della “piena consapevolezza da parte del premier della natura delle prestazioni che gli venivano offerte“.

I pm di Bari: “Tarantini procurava escort a Berlusconi in cambio di affari”

Il procuratore di Bari Antonio Laudati e i pubblici ministeri Eugenia Pontassiglia e Ciro Angelillis hanno chiuso le indagini sul presunto giro di escort gestito dall’imprenditore Giampaolo Tarantini, che le avrebbe portate per 21 volte, tra settembre 2008 e maggio 2009, nelle residenze del premier Berlusconi. Per l’inchiesta vi sarebbero ben 28 capi di imputazione, tra i quali associazione per delinquere e favoreggiamento della prostituzione, otto imputati, una trentina di ragazze indotte a prostituirsi e addirittura centomila intercettazioni.
Gli otto imputati sarebbero Giampaolo Tarantini, il fratello Claudio, l’avvocato brindisino Salvatore Castellaneta, Pierluigi Faraone, referente delle feste del premier, Sabina Began, detta “l’Ape Regina”, le escort Francesca Lana e Letizia Filippi e Massimiliano Verdoscia, amico e socio di Tarantini. Secondo i giudici, Tarantini forniva le escort al premier nella speranza di ottenere in cambio rapporti di affari con i vertici della Protezione Civile, con Finmeccanica e con altre società.
L’imprenditore, in particolare, si sarebbe occupato di selezionare le ragazze in base a “specifiche caratteristiche fisiche“, scegliendole sopratutto giovani e magre, di dare disposizioni sull’abbigliamento da indossare e sul comportamento da tenere e di pagare le spese di viaggio e soggiorno, “mettendo loro a disposizione il mezzo per raggiungere il luogo dell’incontro“.

I pm a Berlusconi: “Si presenti o accompagnamento coatto”. Interrogato Ghedini

I pm di Napoli hanno dato un ultimatum al premier Berlusconi: si deve presentare nella procura del capoluogo partenopeo, per essere sentito come testimone e parte offesa nell’ambito del caso Tarantini, tra il 15 e il 18 settembre, tra le 8 e le 20. La Procura ha anche chiesto che il premier faccia sapere entro oggi alle 14 quando intende presentarsi, altrimenti potrebbe essere disposto l’accompagnamento coatto, che dovrebbe essere comunque autorizzato dal Parlamento.
La Digos ha notificato in mattinata al presidente del Consiglio, presso la sua villa di Arcore, la citazione a comparire in procura. Berlusconi si trovava a Bruxelles per incontrare il presidente del Consiglio Ue Herman Von Rompuy.
Il procuratore capo di Napoli, Giandomenico Lepore, ha precisato: L’accompagnamento coatto è l’ultima ratio per un teste che non si presenta e nel caso dei deputati ci deve essere l’autorizzazione della Camera di appartenenza. Al momento, per il premier, è un’ipotesi che escludiamo”.
Intanto  i magistrati napoletani Henry John Woodcock, Francesco Curcio e Francesco Piscitelli si sono recati a Roma per interrogare il legale di Berlusconi, Niccolò Ghedini, in quanto persona informata sui fatti nell’ambito dell’indagine per tentata estorsione al premier. L’interrogatorio è avvenuto negli uffici della Direzione Nazionale Antimafia (Dna).
I legali del premier avevano già presentato una memoria difensiva scritta da Berlusconi, ma il procuratore Lepore, intervistato in una trasmissione radiofonica, ha spiegato che questa “non basta ad evitare il faccia a faccia con i magistrati“.

Berlusconi disse a Lavitola: “Non tornare”, è bufera

E’ di nuovo bufera sul presidente del Consiglio Silvio Berlusconi per il caso Lavitola. Stando a quanto riportato dal settimanale l’Espresso, infatti, il 24 agosto il premier avrebbe consigliato al faccendiere, che allora si trovava in Bulgaria, di non rientrare in Italia, visto che già il settimanale Panorama aveva anticipato di un possibile coinvolgimento dell’ex direttore dell‘Avanti nell’inchiesta sui presunti ricatti al premier fatti dall’imprenditore Giampaolo Tarantini e della moglie.
Il faccendiere, quel giorno, avrebbe telefonato preoccupato a Berlusconi, chiedendogli: “Che devo fare? Torno e chiarisco tutto?” Il premier avrebbe risposto: “Resta dove sei“. Lavitola, infatti, si trova ancora all’estero, a Panama, “per lavoro”, spiega, nonostante sia stata emessa nei suoi confronti un’ordinanza di arresto dalla Procura di Napoli, e dopo che si sono già aperte le porte del carcere per Giampaolo Tarantini e per la moglie Angela Devenuto.
Berlusconi avrebbe detto inoltre a Lavitola di “stare tranquillo“, e pensato anche ad una strategia difensiva: gli 850 mila euro versati ai coniugi Tarantini, dei quali 400mila trattenuti da Lavitola, sarebbero stati semplicemente un aiuto per una famiglia “in gravissime difficoltà economiche”.

Appalti del G8, la Camera salva Verdini. Inchiesta P4, si alle intercettazioni per Milanese

 
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Oggi si è votato alla Camera sull’uso delle intercettazioni in due diverse inchieste che coinvolgono, però, in entrambi i casi esponenti del Pdl, ma il voto ha avuto due esiti differenti.
Infatti, per Denis Verdini, coordinatore Pdl coinvolto nell‘inchiesta sugli appalti per il G8 dell’Aquila e per la ricostruzione dopo il terremoto in Abruzzo, l’Aula di Montecitorio ha respinto l’autorizzazione all’uso delle intercettazioni, mentre ha autorizzato l’uso delle intercettazioni e l’apertura delle cassette di sicurezza di Marco Milanese, ex consigliere politico del ministro Tremonti, indagato nell’ambito dell’inchiesta sulla P4. Su Milanese pende anche una richiesta d’arresto che i deputati esamineranno il 19 settembre.
A favore di Verdini, e contro l’uso delle intercettazioni che lo riguarderebbero, ha votato l’intero Pdl, i responsabili ed anche la Lega, che si è quindi espressa diversamente rispetto al voto su Papa (per il quale aveva votato a favore dell’arresto). Anche sei deputati radicali eletti nel Pd si sono schierato con la maggioranza nel voto sul coordinatore Pdl.
Diversamente, a difesa di Milanese si sono espressi soltanto una trentina di deputati del Pdl e dei Responsabili.
Poco prima del voto, entrambi i deputati si sono rivolti ai loro colleghi della Camera: “Sono due anni che sono massacrato, che vengo travolto da questo tritacarne mediatico e giudiziario da cui voglio uscire velocemente” ha affermato Denis Verdini, chiedendo inoltre che il Parlamento faccia una legge sulle intercettazioni.

Nitto Palma è il nuovo Guardasigilli. La Bernini nominata alle politiche comunitarie

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Il presidente del Consiglio Silvio Berlusc0ni è salito al Quirinale per proporre la nomina di Francesco Nitto Palma a nuovo ministro della Giustizia, dopo le dimissioni di Angelino Alfano, neosegretario del Pdl.
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, dopo un breve colloquio con il premier, ha firmato quindi la nomina di Nitto Palma a nuovo Guardasigilli, e anche quella di Anna Maria Bernini a ministro delle Politiche Comunitarie, che succede quindi ad Andrea Ronchi.

Compiuto quest’altro rimpasto di governo, il premier Berlusconi vorrebbe ora concentrarsi sulle riforme, come avrebbe spiegato in un incontro a pranzo con i governatori del Pdl, mentre il neosegretario del Pdl Alfano si potrà dedicare interamente al rinnovamento del partito.
La maggioranza si congratula con il neo-Guardasigilli, ritenendolo la personalità di alto profilo chiesta da Napolitano, mentre dall’opposizione le reazioni sono state meno entusiastiche. Il responsabile giustizia del Pd Andrea Orlando, pur congratulandosi anch’egli con Nitto Palma, auspica comunque che il ministro cambi linea, specialmente riguardo alla legge sulprocesso lungo“, in discussione al Senato.
Pessimista, in proposito, il capogruppo Idv alla Camera Massimo Donadi, per il quale “Con lui o con Alfano non cambia nulla a via Arenula“.

Penati si dimette da tutte le cariche ma dice: “Sono innocente”

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Filippo Penati si è dimesso dalla carica di vicepresidente del consiglio regionale della Lombardia e da tutte le cariche all’interno del Partito Democratico, nel quale era membro della Direzione Regionale, della Direzione Nazionale e dell’Assemblea Nazionale. Già presidente della Provincia di Milano, Penati è indagato per corruzione, concussione e finanziamento illecito ai partiti in merito ai progetti urbanistici sull’area ex-Falck di Sesto S. Giovanni.
Le dimissioni dall’incarico nel Consiglio regionale lombardo sono state formalizzate con una lettera indirizzata al presidente del Consiglio Regionale, Davide Boni, nella quale ha spiegato così la sua decisione: 

“Visto il clamore e l’eccezionale esposizione mediatica, penso siano imprevedibili tempi brevi per l chiarificazione dell’ìntera vicenda e pertango ritengo opportuno garantire la piena funzionalità dell’Ufficio di Presidenza da cui mi sono autosospeso immediatamente dopo aver ricevuto l’avviso di garanzia, rassegnando quindi le mie dimissioni dall’Ufficio di Presidenza”.

Napolitano: “basta attacchi alla magistratura”. E sul nuovo Guardasigilli: “Non sono pronti”

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Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, intervenendo oggi alla tradizionale cerimonia di consegna del “Ventaglio” da parte dell’Associazione stampa parlamentare, è ritornato sul discorso pronunciato ieri in occasione dell’incontro con i giovani magistrati, per respingere le interpretazioni di quanti hanno visto in tale discorso una volontà di ridimensionamento dell’importanza della magistratura. Napolitano ha infatti 0ggi ribadito che i magistrati devono sì essere “inappuntabili”, ma proprio per vanificare “attacchi inammissibili” ed evitare “un fuorviante conflitto” con la politica. Ha affermato in particolare il Capo dello Stato:

Ho parlato proprio ieri della funzione di fondamentale interesse nazionale di cui è portatrice la magistratura con l’obbligo di intervenire di fronte ad ogni singolo, concreto caso in cui si manifestino sindromi di violenza, forme vecchie e nuove di corruzione, abusi di potere e attività truffaldine, che oggi dominano la vita quotidiana. Come si possa cogliere in un discorso che partiva da quella affermazione il rischio di veder posti sullo stesso piano chi commette i reati e chi li combatte, lascio a  voi giudicarlo.

Napolitano ha espresso comunque soddisfazione per gli apprezzamenti al suo discorso venuti da numerosi esponenti della magistratura, come dal presidente dell’Anm Luca Palamara.

Napolitano: “Basta scontri magistratura-politica”

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Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha incontrato oggi al Quirinale i nuovi magistrati in tirocinio, e richiamato quindi i giudici ad “evitare il protagonismo“, poichè, ha affermato, “vanno evitate condotte che creino indebita confusione di ruoli e fomentino l’ormai intollerabile, sterile scontro fra politica e magistratura”.
Il capo dello Stato ha inoltre esortato ad utilizzare le intercettazioni “solo se assolutamente indispensabili“, richiamando i magistrati a fare, ha detto,

un uso sapiente ed equilibrato dei mezzi investigativi,bilanciando le esigenze del provvedimento con la piena tutela dei diritti costituzionalmente garantiti”.

Per Napolitano, la magistratura è in un momento di “offuscamento” della sua immagine, da qui il richiamo ai giovani tirocinanti affinchè svolgano “una seria riflessione critica“, per evitare, ha aggiunto, “fuorvianti esposizioni mediatiche” e non cedere ad atteggiamenti protagonistici e personalistici.
Il capo dello Stato, quindi, riconoscendo le strozzature e inadeguatezze del sistema giustizia, ha esortato ad affrontarle, e ha anche formulato alcune proposte in tal senso, pur affermando: “Non spetta al Capo dello Stato suggerire o valutare disegni di riforma della giustizia, che sono prerogativa del Parlamento“. Si deve comunque mirare, ha poi aggiunto, ad “un recupero di funzionalità, e insieme di razionale e limpido profilo, del sistema giudiziario”.