La maggioranza si spacca sulla riforma della giustizia

La riforma della Giustizia italiana sta allentando i rapporti tra Alfano e Renzi ma soprattutto sta spaccando la maggioranza e ad un giorno dalla presentazione del testo definitivo al Consiglio dei Ministri, non si sa bene di cosa la riforma farà a meno.

Sulla riforma della Giustizia il primo a tirare il freno è proprio il ministro di via Arenula che ha incontrato i partiti di maggioranza e ha preso atto della differenza di vedute, di approccio tra il PD e il NCD.

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Secondo il ministro Orlando ci sarebbero delle differenze sulle priorità dei due partiti e sugli argomenti da trattare in Cdm, ma di tutto riferirà alla riunione di domani. Intanto Matteo Renzi annuncia su Twitter i suoi buoni propositi sulla riforma della Giustizia.

Il premier, entro 1000 giorni, vuole dimezzare l’arretrato che c’è nella giustizia civile e garantire i processi civili in primo grado in un anno anziché in tre anni come avviene oggi. La sua seconda promessa è quella di dimezzare la chiusura estiva dei tribunali. Mentre oggi la Giustizia si ferma dal primo agosto al 15 settembre, in futuro la pausa estiva sarà soltanto di 20 giorni.

Al di là delle promesse di Renzi i punti su cui ci sarà maggiore battaglia saranno la responsabilità civile, prescrizione e intercettazioni. Sulla responsabilità civile si spera di arrivare domani con un disegno di legge. Sulle intercettazioni bisognerà comunque ascoltare gli operatori dell’informazione prima di intervenire e infine sulla prescrizione dei reati economici e sulle limitazioni all’impugnazione ci sono proposte differenti.

Non c’è chiarezze e non c’è unità d’intenti. A pare l’essere concordi sul fatto che la riforma ci deve essere non si capisce quale Giustizia la maggioranza voglia. Intanto all’opposizione, il Movimento 5 Stelle si è ritirato sull’Aventino dopo tre incontri molto serrati con il Guardasigilli criticando il fatto che il PD abbia consegnato nelle mani di Berlusconi la riforma della Giustizia. L’altra forte opposizione arriva proprio da Forza Italia che definisce la riforma un mix tra l’atteggiamento pilatesco e l’allungamento senza fine dei processi.