La magistratura, questa sconosciuta


Tribunale


Buoni o cattivi? Mostri o vittime? E’ da Mani Pulite che la magistratura, in Italia, vive oscillando tra accuse e solidarietà da parte della politica. Perchè l’istituzione stessa ha oscillato a sua volta, e continua a farlo.


Di tutta l’erba un fascio? Il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, ha lanciato un duro allarme durante l’apertura dell’anno giudiziario a Napoli. Ci sono toghe sce sbagliano, ammonisce, e che con i loro errori non non possono coinvolgere l’intera magistratura in un’attività che è destabilizzante sul piano generale.


Dopo l’inaugurazione dell’anno giudiziario in Cassazione, tocca ai Distretti periferici. Nelle corti d’appello del Paese, i temi principali trattati per l’occasione sono stati il rapporto tra politica e giustizia, l’emergenza infortuni sul lavoro e l’ormai cronica lentezza dei processi, un problema endemico.

Banalmente quasi, l’attenzione è stata principalmente per la cronaca di questi giorni, che, ancora una volta, ha visto al centro della scena le tensioni tra politici e giudici.


Nicola Mancino è duro con la Procura di Santa Maria Capua Vetere, per i provvedimenti presi nei confronti di Sandra Lonardo Mastella. Per le vicende ben note che, in seguito alle misure e alle indagini sulla moglie dell’ex Ministro di Giustizia, ne hanno portato poi alle dimissioni. Con le conseguenze drammatiche per il Governo che in queste ore vedono la fase delle consultazioni di Napolitano. Il vicepresidente del Csm è molto chiaro: Personalmente ritengo che non ci fossero quelle condizioni che legittimano la custodia cautelare.


Da Torino, Giancarlo Caselli, procuratore, non ha fatto alcuna concessione alla politica. La cattiva politica finge di non sapere che l’indipendenza della magistratura e l’obbligatorietà dell’azione penale servono al consolidamento della democrazia. Parla in generale, lui, ma ogni singolo e particolare riferimento è palpabile, quando afferma di sperare prima o poi nel risveglio della buona politica. Quella che ora spesso rimane afona, non si fa sentire.


Resta scottante il caso De Magistris. Il presidente della Corte di Appello di Potenza, Angelo Raffaele Vaccaro, ha duramente criticato il magistrato che indagò sui colleghi della Basilicata. Accolto da lunghi applausi. A Catanzaro il Procuratore Generale Enzo Iannelli ha spiegato che l’aver tolto l’inchiesta Why not a De Magistris è stata una scelta dettata da ragioni di trasparenza, e non dalla necessità di sbarazzarsi di un pm scomodo. Il pm di Catanzaro Luigi De Magistris è stato, infatti, condannato dal Csm a cambiare funzioni e ufficio giudiziario per le irregolarità commesse nelle inchieste che hanno coinvolto anche Mastella e Prodi.


Non solo politica, comunque, nei guai della magistratura: Nei tribunali non manca l’anima: manca la benzina. Queste, oggi, le parole del Presidente della Corte d’Appello di Milano Giuseppe Grechi. Dati e realtà alla mano.


Le risorse dell’amministrazione della giustizia sono penosamente scarse. A proposito di motori, dieci anni fa gli uffici avevano a disposizione 89 auto; ora sono 33, di cui 19 registrate come auto d’epoca. Se avessimo più mezzi e più uomini potremmo fare meglio. E non solo: richiama l’attenzione sulla terribile emergenza degli infortuni sul lavoro. Il sistema delle norme preventive e protettive e l’apparato sanzionatorio non è ancora adeguato, evidentemente, a tutelare di fatto la vita e l’incolumità dei lavoratori. Problematica che viene analizzata anche a Roma, procuratore reggente della Corte di Appello di Roma, Claudio Fancelli: La procura di Roma segnala una perdurante inadeguatezza del livello di tutela anche perchè si registrano ancora sul territorio circa venti infortuni mortali ogni anno
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E richiama l’attenzione anche sulla condizione incivile e vergognosa della lentezza cronica del sistema giudiziario italiano. Così non si può andare avanti. Si è prossimi ad un punto di non ritorno.


Con una considerazione che, non ci si crederà, faceva al telefono pochi giorni fa il mio amico avvocato rampante e giovane greco di Atene: A Roma sono iscritti all’Ordine tanti avvocati quanti nell’intera Francia. Il numero abnorme può inconsapevolmente determinare il rischio di un incremento delle liti giudiziarie e quindi, stante la carenza di risorse strutturali, un allungamento dei tempi processuali. Troppi. Che ne sarà della sopravvivenza della specie?


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