Sentenza Mediaset in Cassazione il 30 luglio

cassazioneL’udienza per la decisione della Cassazione sul processo Mediaset è stata fissata per il prossimo 30 luglio. Una data che il Pdl contesta, definendola troppo ravvicinata rispetto alla sentenza d’Appello, e che sembra aver colto impreparati tutti i principali protagonisti di questa vicenda: il rischio è, a questo punto, che la stessa data possa rappresentare il capolinea del governo Letta.

Cos’è il caso Mills?

Foto La Presse

Cos’è il caso Mills? In che maniera è coinvolto Silvio Berlusconi? Sono solo due delle possibili domande sulla vicenda che coinvolge il premier e l’avvocato inglese. Andiamo con ordine.

Siamo nel 1999 e David Mills è un consulente per la finanza estera inglese della Fininvest, una holding finanziaria fondata dal 1978 da Silvio Berlusconi. Il rapporto di collaborazione con la società del presidente del Consiglio diventa un caso giudiziario quando lo stesso Mills scrive una lettera al suo commercialista, Bob Drennan, dicendo che Berlusconi aveva versato 600.000 dollari in nero sul suo conto in Svizzera tramite Carlo Bernasconi. Versamento che sarebbe stato effettuato per ripagarlo della sua “aggiustata” testimonianza resa al tribunale di Milano nell’ambito del processo per corruzione alla Guardia di Finanza e nel processo dei fondi neri di All Iberian per salvare, cita testualmente Mills al suo commercialista, “Mr. B”, dove B. sta per Berlusconi: “Ho tenuto fuori Mr B. da un mare di guai“.

Cassazione: Dire sporco negro è reato

Foto: Ap/LaPresse

La Cassazione ha deciso che dire “sporco negro” costituisce reato e l’autore dell’offesa dovrà essere giudicato dal Tribunale. La vicenda risale a tre anni fa quando un cittadino italiano di 35 anni apostrofò un senegalese con “sporco negro, tornatene al tuo paese” e finì nelle stanze del Giudice di Pace, che condannò il nostro connazionale per ingiuria.

Gli avvocati del ragazzo africano; Lorenzo Amore, Anna Orecchioni e Giacinto Canzona, però, si rivolsero alla Cassazione che ha definito l’affermazione del trentacinquenne “espressione idonea a coinvolgere un giudizio di disvalore sulla razza della persona offesa”, configurando l’aggravante, per cui è prevista la competenza per materia del Tribunale e non del Giudice di Pace.

Annozero e Mister B.

annozero

Mister B. ad Annozero. O meglio: “dedicato a Mister B.” – e leggi, naturalmente, Silvio Berlusconi. Nella puntata di Annozero di oggi, giovedì 3 dicembre 2009, il programma di Michele Santoro si dedica alle sentenze di primo e secondo grado che hanno condannato l’avvocato David Mills a 4 anni e mezzo per corruzione.

In attesa della Cassazione su Mills, Annozero analizza l’eventualità di quello che chiama “fumus persecutionis” nei confronti del premier. Un complotto. La posizione del Cavaliere, stralciata per effetto del lodo Alfano, ora si riapre, dopo che il lodo in questione è stato dichiarato incostituzionale. Gli ospiti di questa puntata di Annozero sono: l’onorevole del PdL Niccolò Ghedini, legale di Berlusconi, i giornalisti Maurizio Belpietro, direttore di Libero, e Peter Gomez de Il Fatto Quotidiano, l’imprenditore franco-tunisino Tarak Ben Ammar e Umberto Ambrosoli, terzo figlio di Giorgio, l’avvocato liquidatore della Banca Privata italiana, ucciso a Milano – nella notte fra l’11 e il 12 luglio 1979 – da un sicario ingaggiato dal banchiere siciliano Michele Sindona.

Giustizia, Italia peggio di Angola e Gabon

Giustizia, maglia nera per l’Italia. Peggio di Angola e Gabon. Che il Bel Paese non se la sia cavata mai bene con le classifiche internazionali, è cosa risaputa – prendete quelle sulla libertà di stampa di organizzazioni come RSF o Freedom House. E siccome le piccole democrazie, a volte, regrediscono, ecco che, per l’Italia oggi lo si può scrivere nero su bianco anche in tema di Giustizia. Secondo la Banca Mondiale – nell’ultimo rapporto Doing business (principalmente finanziario, con consigli su dove conviene investire) – l’Italia, in base al parametro del sistema giudiziario civile, è centocinquantaseiesima (su 181 paesi).

A dare eco alla notizia in Italia è il primo presidente della Cassazione, Vincenzo Carbone. Lo riporta senza mezzi termini nella relazione con la quale ha inaugurato l’anno giudiziario presso la Suprema Corte. Che ha redarguito i suoi in merito alle manie mediatiche da evitare, perché i processi mediatici fanno solo male alla giustizia. Ha da dire anche sulle intercettazioni telefoniche: troppo reiterate nel tempo.

Dovrebbero essere vietate le proroghe se nel periodo inizialmente stabilito non si sono raggiunti risultati apprezzabili, tranne casi eccezionali, rigorosamente motivati

Intanto, siamo 156esimi.

Grillo, i referendum non s’hanno da fà



Gasparri gongola.


Dice che se è vero che Grillo non ha raggiunto le firme per il Referendum, trova la faccenda davvero comica. Però la notizia, al momento, è questa: Firme insufficienti: la Cassazione boccia tre referendum di Beppe Grillo.


Le firme raccolte durante i Vaffa-Day non sarebbero sufficienti. Staremo a vedere: l’udienza è fissata per il prossimo 25 novembre. Funziona così: i promotori del referendum potranno utilizzare, in quella sede, il diritto di replica.


Berlusconi, ovvero: quando l’impunità non basta

Si può fare di più, si può dare di più. Ovvero: mica finisce qui. Cambiamo la Costituzione? Introduciamo impunità? Modifichiamo le leggi? Legiferiamo ad hoc? Certo, ma sono solo briciole. Silvio Berlusconi non si ferma.

Cosa ti manca, cosa non hai…

Ma se afferri un’idea, che ti apre una via…

Lo stuolo – temibilissimo stuolo – di avvocati costituenti la difesa del Primo Ministro italiano, al secolo Silvio Berlusconi, ha preparato una nuova mossa. Preparata e messa in atto. Ha, infatti, presentato un ricorso in Cassazione. Il ricorso si oppone al provvedimento col quale i giudici della quinta corte d’Appello di Milano hanno respinto la ricusazione nei confronti del giudice Nicoletta Gandus il 17 luglio scorso. La Nicoletta, infatti – lo si ricorda – è colei che deve giudicare il premier e l’avvocato inglese David Mills per corruzione in atti giudiziari.

Eluana, questione di politica

Da quel giorno, Eluana non esiste più, come persona

Eluana. Un nome, una ragazza, una persona che, in qualche modo, non c’è più.

Vittima sacrificale del Giuramento di Ippocrate, poi dell’ordinamento giuridico. Da 16 anni è in stato vegetativo permanente. E la Corte di Appello aveva dato l’ok per l’interruzione dell’alimentazione e dell’idratazione forzata.
Ma. Ma da quel momento, e come troppo spesso accade soprattutto in Italia, Eluana, il suo corpo privo d’anima, è diventato un caso politico.

8 anni per scrivere le motivazioni di una sentenza. Troppo lento

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Ansa – Roma 16 giugno 2008 – Non può più fare il magistrato Edi Pinatto, il giudice che ha impiegato otto anni per scrivere le motivazioni della sentenza con la quale il tribunale di Gela aveva condannato sette componenti del clan Madonia a complessivi 90 anni di carcere, così determinando la loro scarcerazione. La sezione disciplinare del Csm con un provvedimento che ha pochi precedenti lo ha rimosso dall’ordine giudiziario. La decisione è stata presa dopo un’ora di camera di consiglio. La sezione disciplinare ha così accolto la richiesta del rappresentante dell’accusa Eduardo Scardaccione. La sentenza non è immediatamente operativa: ora dovrà essere depositata entro 30 giorni e ci saranno altri 90 giorni di tempo per impugnarla davanti alle sezioni unite civili della Cassazione.
Se la Cassazione dovesse dare ragione al Csm dunque, al giudice Pinatto non resterà che appendere la toga al chiodo.
Eppure solo due mesi fa un’altra notizia aveva rinfocolato la polemica sulla magistratura ed in particolare sulle scelte conservative dell’organo disciplinare delle toghe.

Giorgio Almirante e la toponomastica revisionista

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Pochi giorni fa il calendario registrava l’ennesimo anniversario triste della pur breve storia repubblicana del nostro paese. Ventisei anni e qualche giorno fa la strage di Peteano (nella foto il luogo dell’attentato).
Il 31 maggio 1972 qualcuno chiama il 112 di Gradisca d’ Isonzo (Gorizia): “C’è una 500 abbandonata con due fori di pallottole in località Peteano”. E’ una trappola. Una pattuglia esce a controllare quella macchina. Uno dei militari apre il cofano e scoppia una bomba. Muoiono tre carabinieri, altri due restano gravemente feriti. La voce al telefono è di Carlo Cicuttini. Cittadino spagnolo, Cicuttini si rifugia a Madrid fino all’aprile del 1998, quando la procura di Venezia gli tende un tranello facendogli offrire un lavoro a Tolosa, in Francia. Lui si presenta e finisce in manette, 26 anni dopo Peteano.
Diversa la sorte dell’altro colpevole della strage, Vincenzo Vinciguerra, reo confesso dopo essere stato incastrato dalle rivelazioni di un altro terrorista nero, Giovanni Ventura. Erano gli anni della strategia della tensione, e parecchie sono ancora oggi le zone grigie in cui è possibile, spesso verosimile, a volte certo, ipotizzare una sordida contiguità tra i servizi e le organizzazioni terroristiche dell’epoca. Il fantasma del colpo di stato ha lambito il nostro paese in più di un’occasione in quegli anni. Gli anni di piombo.
E cercando ulteriori informazioni in giro per il web mi sono imbattuto in alcuni approfondimenti sulla strage, diciamo così, a mio avviso emblematici del meccanismo di distorsione delle notizie attualmente adottato dal mainstream.

Franzoni opera

A rischio di sembrare insensibile. Quello che volete. A rischio di sembrare cinica e giustizialista, e di scontrarsi soprattutto con la nutrita schiera di Franzoni fans. Ma veramente, quanto accaduto, nuovamente, in questi giorni, mi perplime.
Dunque, lo Stato Italiano, nel suo più alto organo, la Cassazione, ha confermato la sentenza di colpevolezza per la Franzoni. 16 anni la sua pena. Il delitto è stato commesso nel 2002. La Franzoni entra in carcere dopo 6 anni.
La prima notte nel carcere Dozza di Bologna, Anna Maria Franzoni l’ha trascorsa tranquilla, guardata a vista da due agenti della Polizia penitenziaria nel timore che potesse compiere un gesto incolsulto. Erano quasi le tre quando ha varcato il portone del carcere accompagnata dai carabinieri. La lunga attesa era finita qualche ora prima nella casa di un’amica sull’appennino bolognese, a Ripoli Santa Cristina. In mattinata una breve passeggiata nel cortile della struttura, qualche parola scambiata con l’agente donna che l’accompagnava. Poi, l’incontro con lo psicologo.

La magistratura, questa sconosciuta

Tribunale
Buoni o cattivi? Mostri o vittime? E’ da Mani Pulite che la magistratura, in Italia, vive oscillando tra accuse e solidarietà da parte della politica. Perchè l’istituzione stessa ha oscillato a sua volta, e continua a farlo.
Di tutta l’erba un fascio? Il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, ha lanciato un duro allarme durante l’apertura dell’anno giudiziario a Napoli. Ci sono toghe sce sbagliano, ammonisce, e che con i loro errori non non possono coinvolgere l’intera magistratura in un’attività che è destabilizzante sul piano generale.
Dopo l’inaugurazione dell’anno giudiziario in Cassazione, tocca ai Distretti periferici. Nelle corti d’appello del Paese, i temi principali trattati per l’occasione sono stati il rapporto tra politica e giustizia, l’emergenza infortuni sul lavoro e l’ormai cronica lentezza dei processi, un problema endemico.