Caso Ciancimino, indagherà il Csm

Foto: Ap/LaPresse

Sarà adesso un’indagine del Consiglio superiore della Magistratura, assieme al Procuratore Generale della Cassazione, ad occuparsi della vicenda di Massimo Ciancimino, il figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo, Vito Ciancimino, le cui rivelazioni sui rapporti fra la mafia e la politica avevano citato in causa diversi esponenti politici di spicco, attuali e del passato. Ciancimino, già condannato per riciclaggio, era stato fermato una settimana fa, a Parma, con l’accusa di calunnia aggravata, su disposizione del procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia e dei sostituiti Nino Di Matteo e Paolo Guido. Egli, stando a quanto ricostruito dalla polizia scientifica, avrebbe falsificato un documento, poi consegnato ai magistrati, in cui si menzionava l’ex capo della polizia Gianni De Gennaro.
La decisione del Csm giunge dopo il vertice tenutosi per smorzare le polemiche tra i pm titolari dei vari filoni di inchiesta in cui è coinvolto Ciancimino. Il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso ha spiegato che ” non ci sono motivi per sollevare contrasto di competenza tra la procura di Caltanissetta e quella di Palermo”, precisando inoltre che ” i prossimi atti che riguardano le indagini su Ciancimino verranno compiuti congiuntamente da Caltanissetta e Palermo”.

Il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia ha commentato affermando: “Non siamo turbati, ma tranquilli”, e aggiungendo che “peraltro anche quei momenti di divergenze di vedute con la Procura di Caltanissetta sono stati superati”. Inoltre, ha precisato che “Le dichiarazioni di Ciancimino, laddove sono riscontrate, rimangono valide”.
L’arresto di Massimo Ciancimino della scorsa settimana aveva spinto esponenti della maggioranza e giornalisti facenti riferimento al centrodestra, ad attaccare non solo il figlio dell’ex sindaco di Palermo, ma anche lo stesso procuratore Ingroia, che nelle sue inchieste si era occupato anche dei rapporti fra la mafia e la politica. Giuliano Ferrara, in particolare, nella sua trasmissione “Qui Radio Londra”, aveva definito Ciancimino “calunniatore professionale in mano a un circuito mediatico giudiziario”, mentre di Ingroia aveva detto: “Si è servito delle sue accuse mai davvero controllate”. Ferrara stesso aveva richiesto l’intervento del Csm.
Le indagini, quindi, tornerebbero ora alle procure di rispettiva competenza, salvo che il CSM non decida diversamente: la procura di Caltanissetta continuerà a indagare sulle stragi di Capaci e via D’Amelio e su un capitolo della calunnia attribuita a Ciancimino. Palermo proseguirà l’inchiesta sulla “trattativa” Stato-mafia e le altre accuse a Ciancimino, mentre la procura di Firenze continuerà l’indagine sulle stragi del 1993.

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