Palermo ricorda Paolo Borsellino a 18 anni dall’attentato di via D’Amelio

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Una tre giorni di commemorazioni, a Palermo, per conservare eterno il ricordo di Paolo Borsellino. Più di un evento per custodire gli ideali propri del magistrato. E’ da un po’ che Palermo – una bella fetta di palermitani – ha deciso di non voltare la testa, non affossarla sotto la sabbia, non avere paura. L’ennesimo passaggio della voglia di non piegarsi alla malavita lo mettono a compimento le Istituzioni, i privati cittadini. Sabato 18 luglio, domenica 19 luglio, lunedì 20 luglio. Nel 1992, sarebbero stati “vigilia di morte”, poi “morte”, poi ancora “dolore”. Nel 2010 si possono indicare come giorni da bollino rosso (per il caldo record) e quali finestre attraverso le quali custodire indelebile l’esempio di Paolo Emanuele Borsellino (Palermo, 19 gennaio 1940; Palermo, 19 luglio 1992). Evento inaugurale del “week end lungo” commemorativo rappresentato dal momento in cui, nell’Aula Magna del palazzo di giustizia di Palermo, ci si è alzati in piedi. Tutti. Con in mano l’agenda rossa. E’ stato il modo in cui la sezione distrettuale dell’Associazione nazionale magistrati ha dato il là alle cerimonie dopo che nella mattina esponenti e simpatizzanti del comitato “Scorta civica” aveva organizzato un presidio in piazza Vittorio Emanuele Orlando, davanti al palazzo di giustizia, esponendo come simbolo proprio l’agenda rossa.


AGENDA ROSSA. Tenere tra le dita un’agenda rossa. Basta anche un gesto simile, per richiamare alla mente Borsellino: rossa, infatti, era l’agenda del magistrato. La stessa che, dopo la strage di via D’Amelio, venne fatta sparire e nessuno (eccezion fatta per. Per. Già, per chi?) ne seppe mai nulla. Era anche lì, tra quelle pagine, che Borsellino, Procuratore della Repubblica di Marsala, annotava dati di indagini ed elementi significativi rispetto alle inchieste.
VIA D’AMELIO. Il 19 luglio di diciotto anni fa morivano a Palermo Paolo Borsellino e cinque uomini della scorta. Attentato in via d’Amelio, sotto casa della madre del magistrato: era pomeriggio, quel giorno del 1992, e l’esplosione di una Fiat 126 imbottita con 100 chili di tritolo seguì di due mesi il dramma precedente. Quello di Capaci: Giovanni Falcone, giudice antimafia, fu fatto esplodere (con moglie e scorta) sul tratto autostradale (A29) che rasenta il paese, a pochi chilometri dall’ingresso nel capoluogo siciliano. Pomeriggio di sole, come nella migliore tradizione dei metà luglio. Il boato fu assordante: appena dopo l’arrivo di Borsellino con la scorta. Mentre il magistrato si aspprestava a far visita alla madre. In un festivo. Perchè anche il 19 luglio del 1992, come domani, cadde di domenica. Spenti per sempre: Paolo Borsellino e cinque sesti della scorta. Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Ore 16.58. Costruire è un casino. Ci metti una vita e una vita – spesso – non basta. Distruggere è un attimo. Il tempo – certe volte – di azionare un detonatore. E sentire il botto.
SABATO 18, DOMENICA 19 E LUNEDI’ 20. Il week end commemorativo prosegue nella serata di sabato presso la facoltà di Giurisprudenza dell’università di Palermo dove, alle 20.30, si terrà il convegno promosso dall’associazione “Antimafiaduemila” dal titolo “Sistemi criminali. Quanto sono deviati gli apparati dello Stato?“. Tra i relatori, Salvatore Borsellino, fratello del magistrato; il procuratore aggiunto Antonio Ingroia; il procuratore generale di Caltanissetta, Roberto Scarpinato; il pm Antonino Di Matteo. Domenica mattina, con partenza in via D’Amelio, è prevista la marcia delle “agende rosse”, alle 20 si continua con un incontro presso l’ex cinema Edison. Lunedì è la volta di due cortei attraverso le vie di Palermo: il primo partirà alle 18 e unirà via D’Amelio e l’albero Falcone, il secondo muoverà alle 20 da piazza Vittorio Veneto per arrivare in via D’Amelio intorno alle 23 per quella che sarà una vera e propria fiaccolata silenziosa.

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