La lista di Visco. Ovvero: Welcome to Liechtenstein


Principato


Ha una lunga lista, e la tiene sotto chiave. Una successione ignota di nomi, incubo e realtà di molti. Tra questi, un nutrito gruppo di pubbliche personalità che corrispondono alla categoria di politici. Ci consola, ammesso che lo faccia, sapere che in Europa non siamo gli unici?


Gli evasori non esistono solo in Italia. Ve ne è, certo in assai più discreta presenza, anche in quel mondo lontano che è la civilissima e progredita Svezia. L’affaire Liechtenstein ha già investito la Germania e ha toccato e lambito altri Paesi europei. Naturale che, nella faccenda, l’Italia sia in prima fila.


Il Vice Ministro dell’Economia e le Finanze, Vincenzo Visco, ha fatto sapere che ci sono – naturalmente – degli italiani tenuti sotto controllo per i loro conti nel paradiso fiscale in questione. Italiani che sarebbero un numero considerevole: un centinaio e più di nominativi. Il bello, il gustoso, è che nella famosa lista, tra questi nomi ci sono personaggi illustri e persone comuni. Politici e semplici mortali.

Qui ormai si è scatenato il terrore….

L’hanno, naturalmente, già soprannominata Fiscopoli. Terrore che non stupisce. In tempi di par condicio, di campagna elettorale, di pessime elezioni anticipate, di caos calmo e meno calmo, Fiscopoli non ci voleva. Vincenzo Visco tiene sotto chiave i 150 nomi eccellenti con patrimoni occultati nelle banche del Principato e, insomma, vede il da farsi.


Aggiungendoci un pizzico di campagna elettorale a sua volta.

Questa vicenda è la conferma che noi, in questi due anni di governo, abbiamo cominciato a fare la cosa giusta. La lotta all’evasione ha dato e sta dando i suoi frutti. Ora la novità clamorosa è che si sta muovendo l’Europa. L’inchiesta avviata dalla Germania segna una svolta politico-culturale: un Paese serio queste battaglie le fa, con tutto il peso del suo sistema politico e del suo apparato istituzionale. Anche noi avevamo cominciato. Ma ora, se con le elezioni cambia il quadro politico, che fine farà questo nostro impegno per la legalità fiscale?

Bella domanda. Seguirà l’Italia il buon esempio della Germania, che ha sbagliato e sembra strano ed ecco che mette su un’inchiesta al merito con i controfiocchi? L’Amministrazione finanziaria custodisce la lista dei 150 nei suoi computer, in attesa di decrittarla.


C’è un precedente illustre, risalente al 1977. Si chiamava lista dei 500: esportarono 37 milioni di dollari all’estero. Michele Sindona presentò lista e conto ai potenti di turno della Prima Repubblica, un bel ricattino di stile, e pensare che i nomi, poi, non furono resi pubblici.


Anche questa volta, naturalmente, i sospetti serpeggiano, qui c’è il rischio che tutto venga strumentalizzato. Visco è trincerato, non si muove, il telefono squilla in continuazione, i giornalisti non si arrendono, è tutti, da ogni appartenenza politica, si fanno sentire per capire.

In quella lista ci sono politici?


Il terrore corre sul filo. E sulla carta. Visco è cauto, la bomba farebbe evidentemente una strage.

Io mi sto muovendo con la massima correttezza istituzionale. La lista che abbiamo ricevuto dalle autorità tedesche va esaminata con attenzione, da parte dei nostri uffici e da parte della magistratura. Stiamo verificando se questi contribuenti hanno dichiarato i loro conti a Vaduz, e in questo caso non c’è nulla da addebitargli, oppure se non li hanno dichiarati, e in questo caso scatta invece l’ipotesi di reato e l’accertamento fiscale automatico. Stiamo incrociando i dati su queste posizioni estere con le dichiarazioni fiscali effettuate in Italia. Insomma, stiamo facendo tutte le verifiche necessarie su questi elenchi, che oltre tutto potrebbero essere anche parziali e incompleti. Finito questo lavoro, manderemo i fascicoli sugli eventuali illeciti alle procure, e a quel punto i nomi saranno di pubblico dominio

Fuori i nomi, cadano le teste, si grida. Rocco Buttiglione ha già fatto sapere che ha un conto regolarmente aperto in Liechtenstein, poco più di 4 mila euro, sul quale sono transitati i suoi modesti compensi da docente in una prestigiosa università del Principato. Caccia alle streghe, insomma. Che in tempi di campagna elettorale è ancora più gustosa.

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