Kosovo, independence day


kosovo


E’ giunta l’ora. Un’ora difficile. Un’ora che avrà delle conseguenze, e che potrebbe essere l’inizio di qualcosa.


La procedura per la dichiarazione d’indipendenza unilaterale del Kosovo dalla Serbia è cominciata. Seduta straordinaria del Parlamento prevista tra pochissimo, per le 15, e convocata dal dal primo ministro Hashim Thaci.


Una decisione difficile e significativa, quella della maggioranza kosovaro-albanese. Un cambiamento cruciale, sostenuto, sul piano internazionale, dagli Stati Uniti e, con cautela, dall’Unione Europea. E contemporaneamente osteggiata da Belgrado. E da Mosca.

Thaci ha già fatto sapere la sua, ha parlato con i giornalisti, ha ribadito. Il parlamento voterà la dichiarazione di indipendenza e l’approvazione dei simboli del nuovo stato. May the force be with you: La volontà del popolo kosovaro sarà compiuta. Sono giorni che sui quotidiani, le agenzie, dappertutto, è possibile osservare le testimonianze di quello che è un festeggiamento incessante, e che va avanti ormai da giorni. Foto, splendide foto, di Pristina, di tutte le aree abitate in prevalenza da albanesi, di gente per strada, di bandiere. Albanese e statunitense. Da sole, o nello stesso fotogramma. Si festeggia da giorni.


Secondo la tv kosovara, dall’Albania dovrebbero arrivare 5.000 persone: stamane i primi pullman. Cuori, scritte in stile font Coca-cola, graffiti: dappertutto, striscioni e scritti patriottici, messaggi d’auguri, messaggi ad un comportamento moderato, tutte Pro-Kosovo. Non manca, più rara, la bandiera dell’Ue o di qualche altro paese occidentale.


Un’indipendenza per la quale gli Usa hanno confermato il loro pieno sì. Dalla Tanzania, George W. Bush non ha mancato oggi di sottolineare che gli Stati Uniti hanno fermamente sostenuto il piano Ahtisaari (il mediatore dell’Onu il cui piano raccomanda una indipendenza sotto supervisione internazionale). Anche quella della Russia è una supervisione internazionale. Uno sguardo vicino e affatto benevolo rispetto agli avvenimenti in corso.


Sul Kosovo la nostra posizione è che il suo status deve essere risolto in modo da garantire stabilità ai Balcani, ha ripetuto Bush.


Stabilità? La domanda, a questo punto, è cosa farà la Serbia. Quali e di che natura saranno le sue ritorsioni. Perchè ritorsioni saranno, e nei confronti di tutti coloro che hanno sostenuto questa indipendenza difficile. Italia compresa, che insieme agli altri paesi ha deciso l’invio di una missione in Kosovo per collaborare con le autorità di Pristina nei primi giorni di transizione. Momenti delicatissimi.


Perchè Belgrado, va ricordato, vive una scissione istituzionale: da un lato il governo, e il suo premier filo-europeista Vojislav Kostunica. Propenderebbe per azioni limitate. Dall’altro, il parlamento, controllato da una maggioranza di radicali e nazionalisti. Maggioranza che romperebbe, a questo punto, qualsiasi rapporto diplomatico.


Lascia un commento