Albania: l’opposizione “chiama” l’Italia e la Ue

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L’Albania chiama l’Italia e la Ue. Anzi è il leader dell’opposizione socialista, Edi Rama, che stamane ha lanciato un appello al nostro paese e all’Europa: “L’Italia e l’Ue non devono accettare in Albania una realtà inaccettabile per il mondo democratico e condannare la violenza di Stato che uccide gente innocente”.

Interrogato dai giornalisti italiani Rama ha aggiunto: “L’Europa non può accettare che in Albania possano accadere cose che non accetterebbe mai nei suoi Paesi, in base a principi e valori non negoziabili: che la gente muoia perché protesta o che l’opposizione venga definita ‘bastarda’ dal governo”.

FOTO: Guerriglia a Tirana, tre morti per l’ assalto al palazzo del Governo

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Guerriglia urbana oggi nella capitale albanese, Tirana, dove i manifestanti hanno assaltato il palazzo del Governo,  e gli agenti hanno risposto caricando con idranti e lacrimogeni. Stando a diverse testimonianze, ci sarebbero stati degli spari negli scontri, e ci sarebbero tre morti tra i manifestanti, oltre a una ventina di feriti fra i civili e 17 fra i poliziotti. La manifestazione era stata indetta dall’ opposizione socialista per chiedere le dimissioni del premier Berisha e nuove elezioni.
Il leader socialista e sindaco di Tirana, Edi Rama, aveva espresso il “rifiuto di ogni forma di violenza“, spiegando:  “il nostro obiettivo non è prendere il potere con la forza e senza elezioni”, ma è stato ripreso mentre osservava immobile gli scontri, e pure la presenza di armi fra i militanti dell’ opposizione fa supporre che ci si aspettasse lo scontro con le forze dell’ ordine.

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Durante gli scontri, la folla ha superato il cordone di agenti attorno al palazzo del governo, e i manifestanti, oltrepassata la cancellata, sono confluiti nel giardino del palazzo, incendiando diversi alberi, mentre la polizia cercava di blindare l’ edificio per difendere il premier e gli altri componenti del governo, usando gas lacrimogeni e cannoni ad acqua per fermare l’ avanzata dei rivoltosi. In serata, comunque, la polizia avrebbe ripreso il controllo della piazza di fronte alla sede governativa, e non vi sarebbero più persone che manifestano.

Italia-Serbia: arrestato l’incappucciato (capo ultrà della Stella Rossa) – FOTO e VIDEO

Ultranazionalisti con il mito della grande Serbia, politicamente di destra, omofobi. Si azzarda che molti tra essi siano figli o nipoti di serbi che parteciparono alla guerra dei Balcani, vivono con nostalgia con il ricordo dei tempi di Milosevic, Mladic e Karadzic: tra gli adesivi ritrovati a Marassi il giorno dpo, molti riportavano le scritte ‘Il nuovo ordine Mondiale’, e ‘Karadzic-Mladic nuovi eroi’.

E’ l’identikit di parte dei tifosi serbi che ieri sera hanno tenuto sotto scacco Genova e la zona che circonda lo stadio Marassi riuscendo nell’impresa poche altre volte portata a buon fine di far sospendere una partita internazionale. Tra le immagini che si stanno susseguendo dalla serata appena trascorsa, scorrono a fiume quelle che riprendono l’incappucciato, l’uomo nero, la bestia col passamontagna.

Dopo aver agito indisturbato per due ore a cavalcioni della vetrata che fa da divisorio tra il primo anello e il campo da gioco (ho provato a contare quante volte ha fatto il gesto delle tre dita e quante quello del medio: una caterva, si pareggiano quasi) e aver trascinato un centinaio di persone a recitare la parte dei teppisti, l’individuo è riuscito a uscire dall’impianto e si è andato a nascondere nel vano motore di uno dei pullman che avrebbe dovuto riportare a casa i tifosi.

Lo hanno catturato nella notte: si chiama Ivan Bogdanov, le forze dell’ordine lo hanno identificato facilmente grazie alla mole e ai tatuaggi ben visibili sulle braccia. 29 anni, conosciuto come “Coi”, sarebbe uno dei capi storici della tifoseria serba, leader indiscusso dell’Ultra Boys della Stella Rossa Belgrado. Ha una fedina penale compromessa: quattro denunce penali per risse, lesioni personali, aggressione a pubblico ufficiale, produzione e possesso di sostanze stupefacenti.

Lettera al Premier, da parte delle belle ragazze albanesi

Berlusconi

Elvira Dones è una scrittrice e una giornalista albanese. Classe 1960, ha visto la luce in quel di Durazzo. Laurea in Lettere albanesi e inglesi a Tirana. E una migrante, come tanti: ha lasciato l’Albania e dal 1988 al 2004 ha vissuto e lavorato in Svizzera. Ora si trova negli Usa. E oggi scrive una lettera aperta al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, via Repubblica, in merito alle affermazioni del premier durante il suo incontro con Sali Berisha.

Ecco il testo della missiva, dopo il salto in versione integrale. Sta già facendo il giro della Rete, indignare ancora di più alcuni, bypassare altri.

Legge 189 del 30 luglio 2002, ovvero la Bossi-Fini

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L’economia globalizzata e l’apertura delle frontiere europee hanno suggerito in questi anni a molti stati un cambiamento rispetto alla tradizionale prospettiva sul fenomeno dell’immigrazione. In Italia, dopo decenni di sbarchi di immigrati principalmente africani, calamitati sulle coste meridionali italiane dalla centralità nel bacino del Mediterraneo, negli ultimi anni il nostro paese ha conosciuto una nuova forma di immigrazione, quella di origine europea e cinese. Ma se di quella cinese, a dire il vero, non sembra importare a nessuno, i nodi vengono al pettine quando si tratta di analizzare i flussi dall’est, come nel caso della Romania ed Albania.
L’ingresso nell’Europa che conta della Romania poi ha fatto letteralmente andare in tilt il sistema. Lo stravolgimento della stratificazione sociale che sta colpendo l’Europa occidentale ha reso maggiormente appetibile la nostra, come altre nazioni, per quelle popolazioni economicamente arretrate e quindi maggiormente disposte a sacrificarsi in mestieri sempre meno svolti dai nostri connazionali. Come dire, se da una parte c’è un’offerta di immigrazione, dall’altra c’è di sicuro anche una domanda.
In questo contesto caratterizzato da questi elementi geografici e “sociali”, è necessario dunque disporre di una normativa in grado di definire con chiarezza quali debbano essere i criteri per regolare tali flussi migratori, senza per questo creare quel clima di contrasto sociale e di intolleranza, spesso camuffamento della xenofobia. In Italia con la cosiddetta Bossi-Fini – dal nome di primi firmatari della legge – del 2002 si è inteso dare un giro di vite nella disciplina, definendola in modo a molti apparso come più restrittivo rispetto alla Turco-Napolitano, del 1998, che l’aveva preceduta.
Ma in cosa consiste la Bossi-Fini?

Kosovo, independence day

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E’ giunta l’ora. Un’ora difficile. Un’ora che avrà delle conseguenze, e che potrebbe essere l’inizio di qualcosa.
La procedura per la dichiarazione d’indipendenza unilaterale del Kosovo dalla Serbia è cominciata. Seduta straordinaria del Parlamento prevista tra pochissimo, per le 15, e convocata dal dal primo ministro Hashim Thaci.
Una decisione difficile e significativa, quella della maggioranza kosovaro-albanese. Un cambiamento cruciale, sostenuto, sul piano internazionale, dagli Stati Uniti e, con cautela, dall’Unione Europea. E contemporaneamente osteggiata da Belgrado. E da Mosca.

Torna a casa, George

La “vacanza” è definitivamente terminata. Se tale la possiamo definire. George W.Bush dopo aver fatto visita al presidente egiziano Hosni Mubarak in quel di Sharm El Sheikh è pronto a rientrare a Washington a pensare ai problemi di casa propria piuttosto che delle “beghe” mediorientali.

Un viaggio positivo, quello del presidente USA, che è riuscito nello scopo di lasciare il segno con il proprio messaggio. Tante le personalità incontrate come tante sono state le “figuracce” della strana coppia Bush – Rice, che potrebbero benissimo fare concorrenza alla più nota coppia di “Casa Vianello”.

L’importanza a livello diplomatico di un viaggio del genere è importantissima. Considerando gli effetti positivi questo viaggio porterà al paese e a chi, in prima fila, ne ha messo la faccia. E con un po di invidia ripenso all’Italia.