Il Papa a La Sapienza. Ma la protesta quale gioco aiuta veramente?


Galileo


Lotta all’Inquisizione per il più grande Ateneo d’Europa. Una lotta, molto probabilmente sbagliata. E non per il concetto o per la base laica che potrebbe avere. Ma a partire dal metodo, scelto e portato avanti. Perchè in questi tempi malati, l’indifferenza sarebbe stata l’arma più efficace.


Giovedì prossimo il Papa sarà a Roma, a La Sapienza, per inaugurare il nuovo anno accademico. Ora, l’università l’avrà pure invitato, per logica. Dalla diffusione della notizia della sua presenza, è scattata la rivolta delle menti. 67 docenti e scienziati hanno firmato un documento dove sostanzialmente dicono: no, grazie. Definendo la faccenda un incongruo evento e chiedendo al Rettore di annullarlo. A quel documento si stanno aggiungendo, giorno dopo giorno, molte altre prestigiose firme.


Per tutta risposta, naturalmente, Radio Vaticana, invitata a nozze dalla provocazione, definisce la faccenda come un’iniziativa di tipo censorio. Con pericolosi richiami al passato storico e tradizionale dell’Ateneo. Perchè la prima parola della storia dell’università romana, che i cervelli in rivolta lo vogliano o no, l’ha scritta il Vaticano. Che i cervelli lo realizzino o meno – e non può essere che non lo realizzino – la loro rivolta diventa così un’arma a doppio taglio. La Sapienza è stata fondata da Papa Bonifacio VIII nel 1303. La comunità universitaria attende con interesse l’incontro con Benedetto XVI. Detto per inciso, i professori si sono persino fatti prendere in giro dall’emittente in questione, che ha definito, con tanto di virgolettato, “tollerante” la protesta.

Quindi, 705 anni fa il Papa ha fondato l’Ateneo. E 705 anni fa non poteva farlo che il Papato. Sentire ora quel richiamo, chiaramente, per difesa, strumentalizzato, alle origini, mette in serio pericolo il carattere laico dell’istituzione contesa. Di per sè, le origini sono quelle, sono intoccabili, e La Sapienza mai le ha annegate. Quando 5 anni fa si è celebrato il settecentenario del più grande Ateneo d’Europa, si è celebrata anche quella nascita. Il pericolo sta ora nella strumentalizzazione della stessa, che, lo si ripete, Radio Vaticano in qualche modo è stata invitata a fare, con comunicazione su piatto d’argento e fiori e ufficialità.


In vista della visita, fioriscono ora proteste e sit-in pianificati. Con moto, come è naturale che sia, diviso. Studenti divisi, professori che non sanno che pesci pigliare. Benedetto XVI è il terzo Papa in visita all’Ateneo: i suoi predecessori sono stati Paolo VI, nel 1964, e Giovanni Paolo II, nel 1991. Ma il 1964 era un’altra epoca, e Giovanni Paolo II, a prescindere dalla fede e dall’accordo, siamo tutti riusciti ad amarlo, o comunque a non odiarlo. Ratzinger aveva fama di reazionario, una fama che sta tutt’altro che scemando. Perchè non è solo fama. La protesta è comprensibile, ma la protesta non serve alla causa.


Previsti cortei, campagne di comunicazione e, perchè no, gesti eclatanti. Ma se i collettivi dell’ultrasinistra e le liste vicine al Pd (che pure, non si sa come, si dissociano da una protesta strumentale) spareranno a volume proibitivo musica dance e house, o manifesteranno in altro modo, Ratzinger e il suo oscurantismo potrebbero facilmente passare alla beffa e accennare un passo di danza.


La difesa di Ratzinger, dal canto suo, ha il merito di conservare più coerenza: i giovani universitari cattolici si stanno preparando all’avvenimento con una veglia di preghiera. Circondati da innumerevoli striscioni e manifesti anti-papa. Il sapere non ha bisogno né di padri, né di preti, si legge di fronte alle aule di Fisica. La scienza è laica, ricorda Geologia. Su tutte: fra Giordano è bruciato, Galileo ha abiurato, noi resisteremo contro il papato.


Il Rettore, Renato Guarini, tenta di smorzare i toni – e non ci riesce. Il Papa sarà accolto come messaggero di pace.La cerimonia di inaugurazione quest’anno è dedicata all’impegno contro la pena di morte. Benedetto XVI ha scelto di offrire in questa occasione una propria riflessione alla comunità universitaria, ma l’inaugurazione dell’anno accademico e la visita di Papa Ratzinger resteranno due momenti separati. Si dà la zappa sui piedi, Guarini, con un colpo anche assai ben assestato. Il Papa non può parlare di pena di morte in Italia. Non può, su territorio italiano, correlarla all’aborto e dare direttive ai politici nostrani. O meglio, in teoria non potrebbe. In pratica non fa altro. Ma qui lo farà – e forse solo per una questione diplomatica non lo farà poalesemente – in un territorio culla di sapere. E di sapere laico.


Il manifesto NO, grazie, Ratzinger, vede tra i suoi firmatari, 67, tutti i più noti fisici dell’ateneo. E’ sconcertante l’invito rivolto al Papa. Nel ’90, ancora cardinale, Joseph Ratzinger disse che il processo della Chiesa contro Galileo fu ragionevole e giusto. Quelle parole ci offendono e ci umiliano. Ecco. già così la prospettiva della problematica sembra più attinente al reale. Ma è chiaro che, nonostante la tensione e le tanto critiche (o forse proprio grazie a tutta questa mobilitazione), la cerimonia resta confermata. Prima una lectio magistralistenuta da Mario Caravale, docente di storia del diritto, che parlerà della pena di morte. Poi seguiranno il Ministro dell’Università, Fabio Mussi e il sindaco di Roma Walter Veltroni. Infine l’intervento del Papa, seguito da una visita alla cappella interna all’ateneo.


La parte peggiore e più bassa di tutta la questione, quella che conferma chiaramente che l’indifferenza sarebbe stata l’arma vincente, è l’arena politica e il dibattito sull’avvenimento. All’italiana, naturale. Isabella Bertolini, vicepresidente dei deputati di Fi : La crociata laicista è un’offesa alla libertà di espressione. Maria Pisa Garavaglia, vicesindaco di Roma: La richiesta di revocare l’invito al Papa è paradossale. Maurizio Gasparri di An ci va giù diretto e pesante – e a sua volta paradossale: I 67 professori andrebbero denunciati. Infine Peppino Caldarola, deputato del Pd La minaccia contro il Papa è un evento drammatico, culturalmente e civilmente.


Dalla parte dei professori: Piergiorgio Odifreddi, matematico e saggista: Sono più che d’accordo con l’appello degli scienziati al rettore. La Chiesa ha tutto il diritto di prendere posizione, ma l’invito del Papa all’università, addirittura all’inaugurazione dell’anno accademico, è una provocazione. Ma anche Emma Bonino: Nessuno vuole imbavagliare il Papa o togliergli la parola. L’unico che ha la parola, mattina e sera, è appunto il Papa, con i suoi seguaci, e la morale cattolica. Il problema è che così, a malincuore, vi siete imbavagliati con le vostre mani.

12 commenti su “Il Papa a La Sapienza. Ma la protesta quale gioco aiuta veramente?”

  1. E’ vergognoso che quando il Papa parla di diritti del lavoratore o contro la pena di morte viene osannato quando incece usa lo “strumento scienza ” viene imbavagliato. Due pesi e due misure!!!!!!!

  2. mi dispiace e mi vergogno di essere Italiano!!!! il paese degli bestemiatori!! degli ignoranti e dei falsi cristiani!!! a non tutti e per questo che resti qui per far qualcosa per quelli che si volgiono redimere… !!! Viva ITALIA il paese bellissimo da da ricuperare e da liberare dagli ignoranti che si vogliono chiamare gli scenziati!!! Vergognati la sapeinza.!!!

  3. Quanti cartelli sprecati da quei bravi studenti visceralmente anticlericali.

    Sono concorde con Casini: se questi sono gli insegnanti dei nostri figlio siamo fritti.
    Ho sempre pensato che l’università e la scuola fossero la culla del ragionamento e dell’apertura mentale.
    Non credo che il Papa avrebbe potuto offendere o corrompere qualcuno con i suoi discorsi.
    Parimenti da censurare ci sarebbe tanta, tanta altra gente che distribuisce in tv e non solo insulti e idiozie senza fine.

  4. Nessun male poteva fare la presenza del Papa, e male ne farà l’assenza. Ma non perchè è il Papa. Non perchè l’Italia spreca parole anticlericali. Se l’Italia fosse stata non anticlericale, ma laica veramente – unico valore da perseguire, e che il Vaticano riesce a evitare che si raggiunga, perchè l’Italia e gli italiani lo vogliono e glielo permettono – tutto questo non sarebbe successo. Sarebbe stata la parola di un capo di stato straniero, e spirituale, in terra straniera – la nostra, non una continuazione della sua – democraticamente e civilmente criticabile vis-à-vis. Così, abbiamo fatto semplicemente un casino. E la benedizione al tanto funzionale gioco della vittima.

  5. Veramente agli “organizzatori” di tanto fracasso manca il senso della realtà. E di più c’è che hanno sopresso anche la voce della coscienza . Troppi spinelli, troppe canne rovinano irreparabilmente il cervello. Poveri giovani, non ostaggi del Papa ma di una visione miope e riduttiva della vita , priva di contenuto. Che tristezza questi giovani condannati alla mediocrità.

  6. caro Aldo… come sei illuso – scusa tanto…
    NON è stato lo stato italiano a fermare il Papa ma la stupidità e la idiozia dei cervelli spapolati da troppo spinelli e dalle idee che il terrorista Che’ Guewara è un idolo… Lo stato qui non centra… ma per niente… non è presente in tanti altri settori figuriamoci nella scenza… poveri illusi giovani guidati da stupiti comunisti residui di quel 68… che ha rivinato il BEL PAESE… Viva Italia libera fantastica e soprattutto Cristiana ! Amen

  7. a. Quella gente non sa chi sia Che Guevara. Al massimo un volto sulla maglietta o sulla bandiera di turno. E mi spiace, ma neppure tu mi sa che lo sai. b. dai alla protesta anche tu troppo spessore di posizioni intellettuali. Qui siamo al bianco e nero, bello e brutto. c. Non è l’Italia a essere o meno cristiana. E’ la singola persona.

  8. Beh io personalmente credo che più che bloccare la Chiesa sarebbe bene lasciare libera parola a chiunque. Che poi le posizioni possano essere opinabili il discorso è differente. Se per caso Bertinotti volesse andare a parlare dinanzi al DUOMO di Milano e i CL glielo impedissero di che cosa parleremmo ora?

    LIBERA PAROLA IN LIBERO STATO. Di chiunque la parola sia

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