Università, meno iscritti e più precari

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I due rapporti sulla condizione dell’Università presentati oggi da Almalaurea e dal CUN (Consiglio universitario nazionale) fotografano una situazione che già da tempo mostrava segni di peggioramento, e che viene confermata dai numeri, non certo confortanti: l’ Università italiana, infatti, sta da una parte registrando un calo delle iscrizioni, dall’ altra è sempre meno determinante al fine di trovare lavoro dopo la laurea. Inoltre, aumenta il lavoro nero, diminuiscono gli stipendi ed è sempre più scarso il cosiddettoascensore sociale”, ovvero la possibilità, per gli appartenenti a fasce sociali meno abbienti, di migliorare la propria posizione.
Secondo i dati, nell’ ultimo anno ci sarebbe stato un calo del 5% di iscritti (-9, 2 % negli ultimi quattro anni), calo che avrebbe riguardato in modo particolare le regioni centro-meridionali, e solo il 62 % degli iscritti avrebbe deciso di proseguire gli studi. Quanto, invece, agli sbocchi sul mercato del lavoro, anche se i laureati hanno comunque un tasso di occupazione superiore di oltre l’ 11 per cento rispetto ai diplomati, vi è comunque un incremento della disoccupazione per i giovani freschi di laurea: fra i laureati triennali, si passa infatti dal 15 al 16 % di disoccupati, mentre un incremento anche maggiore, dal 16 al 18 %, vi è per chi ha conseguito la laurea specialistica “biennale”, e dal 14 al 16, 5 % per chi ha una laurea specialistica “a ciclo unico”.

Napolitano, si al ddl Gelmini ma “vi sono criticità”

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Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha promulgato la legge di riforma dell’ Università già approvata dal Parlamento il 23 dicembre, pur osservando  talune “criticità”. Napolitano ha anche inviato una lettera al presidente del Consiglio dei Ministri con la quale si sollecita a superare con successiva legislazione ministeriale tali “criticità”. Nella lettera, il capo dello Stato spiega di aver firmato la legge “non avendo ravvisato nel testo motivi evidenti per chiedere una nuova deliberazione alle Camere”.

Nella lettera, si spiega inoltre che ” L’ attuazione della legge è del resto demandata ad un elevato numero di provvedimenti, a mezzo di delega legislativa, di regolamenti governativi e di decreti ministeriali”  e che vanno “affrontate talune criticità, riscontrabili in particolare negli articoli 4, 23 e 26.” Per l’ articolo 6, riguardante il titolo di professore aggregato, si auspica che “il governo adempia senza indugio all’ impegno assunto dal ministro Gelmini”, “eventualmente attraverso la soppressione del comma 5 dell’ articolo”. Per quel che riguarda la concessione delle borse di studio, prevista dall’ articolo 4, viene specificato che “appare non pienamente coerente con il criterio del merito nella parte in cui prevede una riserva basata anche sull’ appartenenza territoriale”. L’ art. 23, che disciplina i contratti per attività di insegnamento, è per una parte di “dubbia ragionevolezza”, mentre l’ articolo 26 andrebbe “formulato in termini non equivoci”. Vi è, comunque, l’ auspicio a che, ” sugli sviluppi della complessa fase attuativa del provvedimento, il governo ricerchi un dialogo con tutte le parti interessate”.

Università, ancora proteste e disordini. Alla Camera governo battuto due volte

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Continua la protesta degli studenti e dei ricercatori dell’ università, che, nel giorno della mobilitazione nazionale, chiedono al governo di fermarsi e ritirare il disegno di riforma Gelmini. Cortei e manifestazioni si sono svolte in tutte le principali città italiane, creando anche disagi al traffico e alla mobilità.

A Roma,vi era l’ autorizzazione per un sit-in di un centinaio di studenti  a piazza Montecitorio, ma questi l’ hanno trovata blindata e presidiata dalle forze dell’ ordine. Un corteo di migliaia di studenti è partito da Piazzale Aldo Moro, antistante l’ Università La Sapienza, con numerosi striscioni, recitanti vari slogan.  Un altro corteo ha imboccato via Cavour e alcuni manifestanti hanno imboccato la scalinata del Campidoglio, dove è stato lanciato un fumogeno contro i poliziotti, tra slogan contro il sindaco Alemanno.

Nel primo pomeriggio, la tensione aumenta. quanndo alcuni studenti cercano di ribaltare un blindato della polizia, nei pressi di via del Corso, e questa risponde prima lanciando lacrimogeni, poi con alcune cariche. Ci sarebbe un fermato, e alcuni feriti tra le forze dell’ ordine, che sta facendo allontanare i passanti dalla zona. Alcuni manifestanti avrebbero detto:” E’ come Genova, violeremo la zona rossa”, mentre il corteo ha raggiunto viale del Muro Torto.

Università, protesta e incidenti in tutta Italia. FOTO da Milano, Torino e Firenze

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Continua la protesta degli studenti universitari, in tutta Italia, contro la riforma dell’ Università in discussione alla Camera. Questa mattina davanti a Montecitorio si è svolto un sit-in non autorizzato di liceali e universitari, e le forze dell’ ordine hanno rafforzato il presidio dopo  i disordini di ieri. Il centro storico di Roma è blindato. Alcuni studenti sono anche riusciti ad entrare nel Colosseo, dove hanno poi esposto uno striscione,  con la scritta “nessun taglio, nessun profitto”, e hanno acceso alcuni fumogeni rossi.

Ma il mondo accademico è in subbuglio ovunque: a Firenze, vi sono stati disordini davanti all’ Università dove era in programma una tavola rotonda sull’ immigrazione con il sottosegretario Daniela Santanchè, dopo che alcuni studenti hanno tentato di entrare in un’ aula,  ma sono stati respinti da due cariche della polizia.  Uno studente è stato ferito, ma non sembra grave. A Milano alcuni giovani dei Collettivi studenteschi si sono staccati dal corteo per introdursi nel palazzo dell’ Agenzia delle Entrate, ma dopo una decina di minuti sono stati fatti uscire dalla polizia. Tafferugli e cariche delle forze dell’ ordine anche all’ entrata della metropolitana di Loreto e a viale Abruzzi.

A Pisa alcune decine di ragazzi si sono staccati dal corteo e sono saliti sulla Torre, fotografati dai turisti. A Siena, una quindicina di studenti volevano salire sulla Torre del Mangia, per srotolare uno striscione, ma sono stati bloccati da agenti della Digos. A Torino, i manifestanti, dopo aver presidiato a lungo la Regione Piemonte, hanno bloccato la stazione ferroviaria di Porta Susa.

Università, protesta degli studenti e disordini davanti al Senato – FOTO

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Continua la protesta degli studenti e degli insegnanti contro la riforma dell’ Università: a Roma, alcuni di loro hanno cercato di entrare a Palazzo Madama, sede del Senato, superando le barriere di sicurezza, ma le forze dell’ ordine li hanno respinti, chiudendo il portone. Una persona ha avuto un malore, mentre uno studente è stato fermato;le forze dell’ ordine si sono schierate in tenuta antisommossa, dopo che c’ è stato anche un lancio di uova e fumogeni al grido” Dimissioni.”
Altri studenti diretti verso Montecitorio hanno cercato di forzare un cordone delle forze dell’ ordine ma sono stati respinti con i manganelli, mentre veniva lanciato un petardo. Alcuni manifestanti sarebbero rimasti contusi durante gli scontri.

Davanti a Montecitorio, si è svolto invece un sit-in di protesta contro il ddl Gelmini, con slogan, striscioni, bandiere e palloncini della Flc Cgil. La protesta contro la riforma universitaria in discussione in Parlamento già va avanti da diversi giorni in numerose città d’ Italia, con l’ occupazione di scuole e facoltà, e studenti e ricercatori sui tetti.
” Il ddl Gelmini è una pietra tombale sull’ università italiana che si inserisce in un’ ottica generale di riforma della scuola basata su tagli e privatizzazioni. Noi studenti non possiamo permettere che si giochi sul nostro futuro” hanno dichiarato dalla Rete degli Studenti.

Dignità precaria, la lettera pubblicata da Repubblica

maria stella gelmini

La scuola? E’ vicina, e l’autunno già caldo. Claudia Maga è una docente di Lettere. Ha insegnato alla Scuola media Plana di Voghera (Pv) e alla Scuola media Giulietti di Santa Giuletta (Pv). E Repubblica pubblica la sua lettera.

Eccola.

Siamo liberi, finalmente qualcuno di noi può attingere all’eclatanza: sfilare in mutande, fare etimologicamente la fame, mettersi la catena addosso, bloccarsi come una bicicletta dimenticata davanti al proprio provveditorato. Io per nostalgia professionale mi appello ancora alla parola. E ce sono molte che mi vengono in mente, tipo quelle dei miei studenti: “Ciao! -scusi prof.- Buon giorno!” Così era la confidenza accogliente di uno o più alunni che non vedevano in te, donna sulla trentina, un ostacolo, ma forse, una complice della vita scolastica.

No Vat. No stampa

No vat
Giunta al suo secondo anno, la manifestazione è passata un po’ in sordina. In effetti, non deve essere esattamente facile gestirla dal punto di vista contenutistico, per i media italiani inside.
Sabato a Roma, la seconda edizione della manifestazione No Vat. Un appuntamento autofinanziato e organizzato dal basso, su azione dei movimenti di liberazione di donne, lesbiche, gay e trans. Una sorta di bis del Pride, con le stesse persone e associazioni della manifestazione nazionale dello scorso novembre contro la violenza maschile sulle donne. Solo, questa volta e come lo scorso anno, canalizzata su un target preciso che è il potere della Chiesa nel paese.
Sono inviperiti. Colorati e inviperiti. Provocatori, e in questo segnano la loro autocondanna. Le recenti uscite del Vaticano hanno dato loro materiale a non finire. Perchè la Chiesa sta sferrando un attacco in piena regola. Con tempi e strategie perfettamente scelti e calzanti. Una congiuntura perfetta. Una congiuntura non esattamente spontaneamente prodottasi.

Il Papa: rispettate le opinioni altrui

Papa

L’eco delle vicende de La Sapienza non si spegnerà. Oggi è toccato al Papa parlare. Oggi ha detto la sua, dal suo balcone, di fronte ai suoi. Parole inopinabili, immagine rinvigorita. Situazione creata dalla superficialità di questi tempi.

Una storia tutta sbagliata. Dall’inizio alla fine. Ci fosse stata una puntata della quale non disperarsi. A partire dall’invito del Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Roma La Sapienza. Fatto che, opinione personale, è stato il vero, grande errore della faccenda. Tutto il resto è stato anche peggio, ma è nato da lì e dalla stupidità. Le polemiche sono scoppiate violentemente e prive di ogni controllo. E, dopo aver investito così un’intera settimana di cronache, il culmine, l’epilogo, è arrivato questa mattina a Piazza San Pietro.

200mila persone – queste le stime ufficiali rese note dalla stampa vaticana – hanno assistito al consueto messaggio domenicale del Pontefice. Che ha lanciuato il suo ringraziamento a universitari, professori e quanti sono venuti così numerosi in piazza San Pietro per partecipare alla preghiera dell’Angelus e per esprimermi solidarietà.

Ratzinger, La Sapienza e il discorso mai fatto

Papa

In uno speciale di RepubblicaTV, ieri, Ezio Mauro ha provato a rispondere alla situazione attuale di questa Italia in subbuglio.

Un’idea malata, dice, è quella che ha portato alla situazione attuale. Allo scandalo dell’annnullamento della visita del Papa all’inaugurazione dell’anno accademico presso La Sapienza di Roma. Un’idea che non è neppure così forte. Un’idea che ha portato ad uno scandalo. Perchè tale è ormai l’incidente, a livello diplomatico e di immagine.

Si è più volte ripetuto quanto la miccia sia stata accesa dall’invito del Magnifico Rettore al Papa. Un cambio di tradizione – il Papa avrebbe addirittura dovuto tenere, in una prima ipotesi, addirittura la lectio magistralis, poi correttamente affidata ad un Professore. Una spirale poi di eventi che ha portato a problematiche di immagine, di coscienza, di morale, di intelligenza.

Che cosa ha da fare o da dire il Papa all’università? Sicuramente non deve cercare di imporre ad altri in modo autoritario la fede, che può essere solo donata in libertà. Questo, un passaggio del discorso che Benedetto XVI avrebbe dovuto pronunciare oggi all’università di Roma La Sapienza, e che sono state invece veicolate dal Magnifico Rettore Renato Guarini all’inaugurazione dell’anno accademico.

Il Papa a La Sapienza. Ma la protesta quale gioco aiuta veramente?

Galileo
Lotta all’Inquisizione per il più grande Ateneo d’Europa. Una lotta, molto probabilmente sbagliata. E non per il concetto o per la base laica che potrebbe avere. Ma a partire dal metodo, scelto e portato avanti. Perchè in questi tempi malati, l’indifferenza sarebbe stata l’arma più efficace.
Giovedì prossimo il Papa sarà a Roma, a La Sapienza, per inaugurare il nuovo anno accademico. Ora, l’università l’avrà pure invitato, per logica. Dalla diffusione della notizia della sua presenza, è scattata la rivolta delle menti. 67 docenti e scienziati hanno firmato un documento dove sostanzialmente dicono: no, grazie. Definendo la faccenda un incongruo evento e chiedendo al Rettore di annullarlo. A quel documento si stanno aggiungendo, giorno dopo giorno, molte altre prestigiose firme.
Per tutta risposta, naturalmente, Radio Vaticana, invitata a nozze dalla provocazione, definisce la faccenda come un’iniziativa di tipo censorio. Con pericolosi richiami al passato storico e tradizionale dell’Ateneo. Perchè la prima parola della storia dell’università romana, che i cervelli in rivolta lo vogliano o no, l’ha scritta il Vaticano. Che i cervelli lo realizzino o meno – e non può essere che non lo realizzino – la loro rivolta diventa così un’arma a doppio taglio. La Sapienza è stata fondata da Papa Bonifacio VIII nel 1303. La comunità universitaria attende con interesse l’incontro con Benedetto XVI. Detto per inciso, i professori si sono persino fatti prendere in giro dall’emittente in questione, che ha definito, con tanto di virgolettato, “tollerante” la protesta.