Arcore, Berlusconi – Bossi a Napolitano: “Fini non sia più Presidente della Camera”

E’ il primo passo verso le elezioni: a novembre (difficile) o a marzo, quando il bell’assist garantito dalle amministrative consentirebbe di prendere due piccioni con una fava. Il vertice di Arcore tra Silvio Berlusconi e Umberto Bossi si è concluso con una linea strategica che – pur avendo le urne quale momento decisivo – passa attraverso l’estremo tentativo al fine di scongiurare la tornata elettorale.

Nel corso dell’incontro tenutosi ad Arcore, le dichiarazioni dell’on. Gianfranco Fini sono state unanimemente giudicate inaccettabili. Le sue parole sono la chiara dimostrazione che svolge un ruolo di parte ostile alle forze di maggioranza e al governo, del tutto incompatibile con il ruolo super partes di presidente della Camera“: il da farsi è sancito. Richiesta di incontro con Giorgio Napolitano per chiedere che si interfacci con la terza carica istituzionale e lo convinca a lasciare la Presidenza della Camera: “Il presidente Berlusconi e il ministro Bossi nei prossimi giorni chiederanno di incontrare il presidente della Repubblica per rappresentargli la grave situazione che pone seri problemi al regolare funzionamento delle istituzioni“.

Lega Nord, Bossi – Maroni a Berlusconi: “Voto subito”

Non solo i colonnelli dell’allora An: non è piaciuto neppure a Umberto Bossi l’intervento di Gianfranco Fini, anzi: la Lega Nord non l’ha digerito affatto e – nelle parole: tra le righe, in maniera diretta – pronunciate dal Presidente della Camera a Mirabello hanno ritrovato un attacco diretto nei confronti del Carroccio.

Tanto basta per surriscaldare gli animi e infiammare il popolo leghista, a partire dai vertici dello stesso. Il Senatur e Roberto Maroni hanno parlato a nome del partito e, in attesa dell’incontro che in serata vedrà Silvio Berlusconi faccia a faccia con il leader della Lega per studiare il da farsi, hanno preso posizione rispetto alle accuse trasversali dell’ex An.

Ad aprire le danze della dialettica ci pensa il Ministro dell’Interno: “Si vada al voto anche domani, non c’è alternativa. Mi pare evidente che sia rinata Alleanza Nazionale, un partito che assicura gli interessi del sud più che quelli della Padania che per Fini non esiste ma per noi esiste eccome“.

L’autoribaltone dei finiani: governo con i centristi

Quella di oggi di Italo Bocchino è una provocazione che potrebbe essere paradossalmente geniale. “Non consegneremo il Paese all’asse Bossi-Tremonti”, scrive su Generazione Italia il capogruppo Fli. Da quel momento, il susseguirsi di agenzie, di reazioni, di commenti, di no, niet, sì, forse è a dir poco martellante. Nuovo governo con i centristi. Nl Pdl i più svegli lo chiamano l’autoribaltone. La politica è in una crisi endemica e irreversibile, e anche le exit strategy stanno prendendo corpo in modi assolutamente inediti e, forse, impensabili.

Bocchino non è uno sprovveduto. Non un suicida politico: al momento, almeno, sembra averlo dimostrato. E certamente l’intervento su Generazione Italia difficilmente può rappresentare un’iniziativa personale. Certo, lui poi in giornata chiarisce, aggiusta il tiro, specifica. Ma la sostanza è quella. E soprattutto sortisce un effetto difficilmente non previsto: quello di una guerra già in corso ma oggi acuita. Tra l’Udc e la Lega di Umberto Bossi.

Tutto Bossi: tra elezioni comunali e nazionali

Umberto Bossi sembra svolgere uno dei lavori più belli del mondo: fa l’oracolo. Ormai lo si vede sempre meno nei salotti che contano (in delegazione, per la Lega Nord, ci vanno Roberto Calderoli e l’omonimo Maroni) mentre non perde un appuntamento che sia uno per stare intorno e in mezzo alla base. Padrone di casa di molte feste estive di partito, il Senatur sembra – tra i politici italiani – quello con le idee più chiare (e non sarebbe la prima volta): parla poco ma lo fa in maniera talmente lineare e chiara che non comprenderlo è impossibile.

Tiene banco la diatriba tra PdL e Fli, tra Berlusconi e Fini, tra berlusconiani e finiani e Bossi non fa che ripetere da settimane le stesse parole: “Ipotizzo un eventuale ritorno alle urne per le elezioni entro la fine di novembre, primi di dicembre“. Da Calalzo di Cadore, il Senatur ha ripreso la volontà di ricorrere presto al voto e mettere il popolo nelle condizioni di scegliersi un eventuale Governo senza che venga utilizzato un esecutivo tecnico: “Col presidente vediamo se una soluzione si trova. Prima si fa… Così non è possibile andare avanti. Ormai la macchina sta correndo verso le elezioni. Per fermarla? Occorrerebbe qualche gesto importante: per esempio, le dimissioni di Fini sarebbero un gesto fondamentale“.

PdL, Cicchitto e Gasparri a Napolitano: “Governi tecnici sono manovre di Palazzo”. Ma Bossi frena

Apparentemente, è polemica da “voto non voto”. In realtà, la querelle che si sta creando attorno a Giorgio Napolitano pare un atto di forza: i capigruppo PdL a Camera e Senato – Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri – hanno replicato in maniera congiunta alle parole del Presidente della  Repubblica, il cui intento mitigatore rispetto all’acredine del conflitto è giustificato anche dalla ferma convinzione che sia dannoso tornare al voto.

La schiera dei pro non si è fatta attendere – i primi a sottoscrivere le parole del Colle sono l’UdC per bocca del Presidente Rocco Buttiglione (“è grave che si continui a parlare di una Costituzione che non esiste, e  su questa base si cerchi di forzare la mano al Capo dello Stato“) e i giornali cattolici, da L’Avvenire a Famiglia Cristiana – ma quella dei contro pare agguerrita e determinata a lasciare intendere che, qualora cadesse Silvio Berlusconi, la via da percorrere ha una sola direzione: elezioni anticipate. Gasparri e Cicchitto replicano:

Bossi vuole le elezioni: “Senza Fini, la gente non ha fiducia”. Assunta Almirante incorona La Russa

La Lega Nord diventa spettatore interessato rispetto alla partita che si sta giocando tra i banchi della maggioranza di Governo: Umberto Bossi e le camicie verdi, pur conservando un “rispettoso” distacco nei confronti delle vicissitudini griffate Popolo della Libertà, non possono fare a meno di alzare la voce per evitare di cadere vittima indiretta delle querelles ormai quotidiane tra esponenti berlusconiani e finiani.

Il Senatur non ci sta più e, avvallato dai sondaggi che continuano ad attribuire alla Lega Nord una crescita costante in termini di consensi, prende la parola per invocare le elezioni anticipate. Inutile sperare di concludere la legislatura in queste condizioni: il rischio sarebbe quello dell’immobilismo governativo e “il popolo del nord questo non lo vuole”. Perentorio, Bossi, nello schierarsi ufficialmente contro Gianfranco Fini che è oramai un ex alleato di cui liberarsi il più in fretta possibile.

In barba ai tentativi di mediazione di alcuni, il leader leghista preferisce semmai seguire il ragionamento di coloro che sollecitano la maggioranza a riaffidare la parola agli elettori:Bersani e Fini non vogliono il voto perchè sanno di non avere i voti: in Italia solo in due li hanno, Berlusconi e io. Che non siamo uguali: il sottoscritto è un segretario cattivo e uno come Fini l’avrebbe sbattuto fuori dal partito già da tempo, da quando – durante l’asseblea nazionale del PdL – andò sotto il palco da cui parlava Berlusconi: con il dito alzato verso Silvio, era da sbattere fuori in quel momento. Io avrei fatto così, ma Silvio è più buono di me, è una persona per bene“.

Web giornale politicalive: 5 agosto 2010


SOMMARIO:

1. Italia, maggioranza: Bossi vuole le elezioni, il PdL avverte: “Fedeltà o si vota”;
2. Fini – Tulliani e la casa di Montecarlo: Procura di Roma apre fascicolo mentre Casini difende il Presidente della Camera
3. Italia, opposizione: divergenze IdV-Pd in materia di alleanze;
4. Dipartimento di Stato Usa: “L’Iran finanzia il terrorismo”
5. Giorgio Napolitano: “Confronto in Parlamento sul ddl università: si ascoltino gli Atenei”
6. Evasione fiscale: -9% sul 2009, ma l’evasore più ricco è italiano
7. Michela Brambilla, Ministro del Turismo, irrita Siena: “Qualche Palio danneggia l’immagine dell’Italia”. Poi la rettifica;
8. Nicolas Sarkozy: scenata a Carla Bruni sul set di Woody Allen

PER APPROFONDIRE

Camorra, Vittorio Pirozzi arrestato a Bruxelles: tra i 100 latitanti più pericolosi
Russia, allarme incendi – paura nucleare: 50 morti e 200 mila ettari in fumo. “E’ volontà divina”
Mentana: “La7, Tg libero e completo: si guardi al post berlusconismo”

WEB GIORNALE DI POLITICALIVE. Flash news dei principali avvenimenti di politica e cronaca del 5 agosto 2010.

MINACCE E TENSIONI: strascichi del giorno dopo tra le file della maggioranza di Governo. Il voto contrario alla mozione di sfiducia nei confronti di Gaicomo Caliendo non è bastato: evidente una divergenza politica (ma a questo punto anche personale) tra PdL/Lega Nord e Futuro e Libertà. Le dichiarazioni odierne dei referenti. Umberto Bossi (Lega): “E’ molto difficile andare avanti così, con il Governo in bilico a ogni votazione: se si vota noi e il Pdl insieme spazziamo via tutti. Se sta con noi, Berlusconi vince”. Fabio Granata (FLi): “A settembre ne vedremo delle belle”. Angelino Alfano, Ministro della Giustizia, ritorna sui concetti di legalità e giustizia alla base dei quali è sorta la spaccatura: “Legalità non vuol dire che un atto del pm coincide con la verità, e garantismo non significa impunità. E’ questo l’aspetto costituzionale voluto dai padri fondatori nel 1948 e che noi abbiamo voluto difendere. Su questo principio di legalità accettiamo la sfida di chiunque”. Intanto, i vertici PdL (oltre a Silvio Berlusconi: Ignazio La Russa, Denis Verdini, Sandro Bondi, Maurizio Gasparri, Fabrizio Cicchitto, Angelino Alfano, Giulio Tremonti, Altero Matteoli e i due sottosegretari alla presidenza del Consiglio Gianni Letta e Paolo Bonaiuti) si riuniscono a Palazzo Chigi: la linea è di proseguire nella realizzazione del programma fino a che il patto con gli elettori riuscirà a garantire coesione. A quel punto, “chi venisse meno se ne assumerebbe la responsabilità”. Bonaiuti rimarca: “Nel momento in cui è avvenuto il distacco da parte di una componente della maggioranza, il premier ha avvertito tutti, ‘state pronti’ per possibili elezioni”.

L’ENIGMA DI MONTECARLO: tutto è partito dalla denuncia de Il Giornale, che accusa Gianfranco Fini (che ne era il segretario) di aver venduto un appartamento di Montecarlo lasciato in donazione all’allora Alleanza Nazionale, a una società off shore. In quella casa, attualmente risiede il fratello della compagna del Presidente della Camera, Giancarlo Tulliani. L’episodio non è mai stato chiarito in maniera inequivocabile ma in data odierna la Procura di Roma ha aperto un fascicolo per fare luce su quanto accaduto: atto dovuto in seguito all’esposto presentato da due esponenti (il consigliere regionale del Lazio Roberto Buonasorte e il consigliere comunale di Monterotondo, Marco Di Andrea) di La Destra, il gruppo che fa capo a Francesco Storace che lamentano il fatto che la proprietà dell’appartamento sia da intendersi in capo ad An e che occorre spiegare gli avvenimenti per filo e per segno. Di contro, Fini ribadisce con un comunicato che “ben vengano le indagini sul patrimonio An, anche se la denuncia proviene da avversari politici. Il presidente  (Fini stesso, ndr) non è titolare dell’appartamento, e non sono a lui riconducibili le società che hanno acquistato l’immobile; del pari, è falsa la notizia relativa alla cifra versata quale corrispettivo. Sarà l’autorità giudiziaria ad acclarare la totale infondatezza di quanto divulgato e ad accertare la condotta diffamatoria”. Stando alla versione di Elisabetta Tulliani, sarebbe stata una vincita milionaria al Superenalotto a consentire (a lei e alla famiglia, ndr) di acquistare alcune proprietà immobili: versione che Luciano Gaucci (oggi a Santo Domingo, all’epoca dei fatti fidanzato con la Tulliani, ndr) conferma a Panorama: “La schedina l’ho compilata e l’ho giocata io, ho vinto 2 miliardi e 400 milioni di lire e siccome sono generoso ed ero perso d’amore le ho regalato la metà”. Intanto, a dar man forte al Presidente della Camera giungono le parole di Pier Ferdinando Casini: “Non mi piace lo squadrismo intimidatorio nei confronti del Presidente della Camera. Se uno è un delinquente, lo è sempre. Una persona non è delinquente se fa una scelta oppure santa se ne fa un’altra”. Della vicenda si occuperà il procuratore aggiunto Pier Filippo Lariani.

DI PIETRO – BERSANI: lo scenario delle elezioni anticipate è un disegno che nel centro-sinistra si prende in massima considerazione ma comincia a delinearsi, anche lì, una differenza sostanziale tra quel che vorrebbe l’Italia dei Valori e il percorso che alletta il Partito Democratico. Antonio Di Pietro sembra avere le idee chiarissime: “Fase di transizione? Berlusconi non la permetterà: vorrebbe dire rivedere la legge elettorale e le regole sul conflitto di interesse. Tra poco il Pd dovrà fare le sue scelte: di qua c’è lo schieramento della legalità (si riferisce a IdV, ndr), di là la palude della Balena bianca (il “di là” sottintende il probabile schieramento che accorperebbe Futuro e Libertà di Gianfranco Fini, l’UdC di Pier Ferdinando Casini e l’Alleanza per l’Italia di Francesco Rutelli, ndr)”. Silenzio in casa democratica dove si continua a riflettere con la massima prudenza.

Sfiducia Caliendo: mozione respinta con 299 voti contrari

La mozione di sfiducia nei confronti di Giacomo Caliendo viene respinta con 299 voti contrari.
Alfano:
“P3 figlia di Pm e sinistra”. Di Pietro: “Fatto politico”. FL e UdC si astengono. Franceschini: “Berlusconi è solo”. Cicchitto: “Non diamo la testa di Caliendo”. Rissa PdL-finiani. Coro da stadio: “Silvio, Silvio”.

IL RESOCONTO DELLA GIORNATA
La conferenza dei capigruppo a Montecitorio ha optato per discutere mercoledì 4 agosto, con inizio alle 17, la mozione di sfiducia a Giacomo Caliendo, sottosegretario alla Giustizia coinvolto nell’inchiesta della cosidetta P3, avanzata da Pd e Italia dei Valori. Il voto è previsto per le 17, Caliendo non dovrebbe avere alcun problema a passare incolume la prova del Parlamento perchè, seppure con una maggioranza non assoluta, la mozione stessa sarà respinta. A votare contro, la maggioranza parlamentare e i membri di Governo del neonato gruppo Futuro e Libertà mentre i deputati dello stesso schieramento si asterrano come pure l’Udc e L’Api. Il voto a favore dei firmatari non sarà sufficiente a sfiduciare il sottosegretario a cui Silvio Berlusconi ha già rinnovato la propria fiducia: “Resta dove sei“.
LA MOZIONE. Presentata lo scorso 14 luglio dal Partito Democratico e dall’Italia dei Valori in merito all’inchiesta sulla “lobby” P3 dalle cui intercettazioni al vaglio della magistratura è emerso in più di una circostanza il coinvolgimento di Giacomo Caliendo, indagato per associazione segreta.
[…]
Ore 11.45. Rese note le parole pronunciate nella serata di ieri da Silvio Berlusconi nel corso di una cena con le deputate del Pdl: “L’astenensione è una scelta senza senso, un grave errore politico. O si vota la sfiducia a Caliendo e non si capisce il motivo, oppure se si sostiene il governo si vota la fiducia e basta. Il governo non cadrà: non si cade su una questione che non riguarda il programma. E’ sul piano di governo che ci sarà un confronto aperto“.
[…]
Riusciamo ad anticipare il più probabile scenario cui si assisterà alla Camera dei Deputati in occasione del voto. Stando ai numeri e alle dichiarazioni delle ore precedenti, questo è quanto dovrebbe accadere.

FAVOREVOLI ALLA SFIDUCIA A CALIENDO
Partito Democratico (firmatario della mozione di sfiducia)
Voti 206

Italia dei Valori (firmatario della mozione di sfiducia)
Voti 24

Altri
Voti 5

Totale voti favorevoli 235

CONTRARI ALLA SFIDUCIA A CALIENDO
Popolo delle Libertà (partito di cui fa parte Giacomo Caliendo, sottosegretario alla Giustizia)
Voti 237

Lega Nord
Voti 59

Altri
Voti 10

Totale voti contrari 306

VERSO L’ASTENSIONE

Futuro e Libertà
Voti 33

Udc
Voti 39

Alleanza per l’Italia
Voti 8

Movimento per l’Autonomia
voti 5

Liberal Democratici
Voti 4

Totale voti di astensione 89

Maggioranza assoluta alla Camera
(ovvero il 50%+1): voti 316
Quorum necessario tenendo conto degli astenuti: voti 271

Politicalive.com SEGUE L’EVENTO IN DIRETTA WEB:

Cala il consenso degli italiani per il Pdl

berlusconiGli italiani perdono fiducia in Silvio Berlusconi. Secondo le ultime stime effettuate dall’Ipr Marketing, infatti, in questo mese i consensi per il premier sono scesi del 3% rispetto ad aprile. A essere in difficoltà, però, è l’intero centrodestra. Il Pdl si è fatto raggiungere nell’indice di gradimento dall’Italia dei Valori (38%), segnando un nuovo record negativo.

Anche la Lega Nord uscita in pompa magna dalle ultime elezioni Regionali perde punti, attestandosi sul 32%. Il partito di Bossi aveva mostrato ben altri risultati ad aprile, in cui aveva guadagnato 3 punti rispetto alla rivelazione di marzo.

Bossi: “Il federalismo fa guadagnare soldi allo Stato”

Umberto BossiIl federalismo fa guadagnare soldi allo Stato non li fa spendere. Ora vedo che la sinistra vuole allungare un pò i tempi ma con Tremonti è tutto a posto”.

L’ha dichiarato Umberto Bossi, leader della Lega Nord, al termine del Consiglio dei ministri in risposta ai cronisti che gli chiedono se ci siano problemi sulla coperture finanziaria del federalismo fiscale.

Bossi: “Ci prenderemo le più grosse banche del nord”

Umberto BossiÈ chiaro che le banche più grosse del nord avranno uomini nostri a ogni livello. La gente ci dice prendetevi le banche e noi lo faremo”. Non usa mezzi termini il leader della Lega Nord, Umberto Bossi, parlando con i cronisti alla Camera.

Alla domanda dei giornalisti che a Montecitorio l’hanno interpellato sulla possibilità che un leghista possa arrivare a palazzo Chigi nel 2013, Bossi ha così risposto: “Tutto è possibile. Vedremo. Abbiamo già dimostrato che tutto è possibile”, ma in ogni caso “la Lega ha già tante poltrone e non ce ne interessa una in più”.

Candidati alle regionali: Roberto Cota – Gallery

roberto cota 9

Roberto Cota: da bravo leghista, ha sempre la cravatta o il fazzoletto verde. E’ Roberto Cota l’uomo che sfida Mercedes Bresso nella corsa per la Regione Piemonte. Simpatico questo post su di lui. Cota è un avvocato penalista e giornalista pubblicista. Attualmente è capogruppo alla Camera per la Lega Nord.

Da sempre nel Carroccio, è pro-Tav (“La Tav in Piemonte è necessaria, perché se il Piemonte non si collega con la Lombardia e con la Francia è fuori. Dai tempi di Cavour il problema del Piemonte è questo, e la geopolitica non cambia mai”, direbbe Umberto Bossi), e la partita per la Regione con la Bresso sembra ancora aperta.

Mafia, Bossi: “Legge sui pentiti va rivista”

 Umberto BossiIl ministro delle Riforme, Umberto Bossi, è dell’idea che la legge sui pentiti vada modificata. Il leader della Lega, a margine di una visita al presepe di Palazzo Marino a Milano, ha detto “per me si” a chi gli domandava se la legge debba essere rivista. “Berlusconi non penso vada in giro a mettere bombe – ha continuato Bossi – diciamo che la mafia si è un po’ arrabbiata perché noi abbiamo fatto leggi pesantissime contro la mafia e quindi si è mossa e si sta muovendo”. Il ministro della Difesa Ignazio La Russa, riguardo il Ddl del processo breve ha dichiarato che: “nessun provvedimento è mai stato approvato così come era partito: per forza ci saranno modifiche soprattutto sulle questioni di dubbia costituzionalità”.

Caso Tremonti: aperto

tremonti-viceministro dimissioni

Scoppia il caso Tremonti. Lo scenario è: o viceministro o crisi. Questo quanto affermano alcuni analisti. Umberto Bossi rilancia la candidatura del ministro dell’Economia alla del Consiglio. E oggi Silvio Berlusconi ha riunito ad Arcore i vertici del Pdl.

Che ne sarà? Gli equilibri di Governo appaiono non del tutto stabili. Tensioni, rimpalli, ipotesi di “scambi” politici. Il punto è uno, al momento: Giulio Tremonti e il suo ruolo. Il ministro è appoggiato dalla Lega. E la sua impostazione di governo, ad oggi, è stata e intende essere ancora quella del rigore economico.

Rigore che “cozza” un tantino con alcuni annunci del premier, come quello sul taglio dell’Irap. E che non piace ad altri ministri.