PdL, Cicchitto e Gasparri a Napolitano: “Governi tecnici sono manovre di Palazzo”. Ma Bossi frena

Apparentemente, è polemica da “voto non voto”. In realtà, la querelle che si sta creando attorno a Giorgio Napolitano pare un atto di forza: i capigruppo PdL a Camera e Senato – Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri – hanno replicato in maniera congiunta alle parole del Presidente della  Repubblica, il cui intento mitigatore rispetto all’acredine del conflitto è giustificato anche dalla ferma convinzione che sia dannoso tornare al voto.

La schiera dei pro non si è fatta attendere – i primi a sottoscrivere le parole del Colle sono l’UdC per bocca del Presidente Rocco Buttiglione (“è grave che si continui a parlare di una Costituzione che non esiste, e  su questa base si cerchi di forzare la mano al Capo dello Stato“) e i giornali cattolici, da L’Avvenire a Famiglia Cristiana – ma quella dei contro pare agguerrita e determinata a lasciare intendere che, qualora cadesse Silvio Berlusconi, la via da percorrere ha una sola direzione: elezioni anticipate. Gasparri e Cicchitto replicano:

Nessuno sta forzando e nemmeno pensa di forzare la mano ma è indubbio che nel nostro sistema bipolare i cittadini trovino sulla scheda anche il nome del premier. Ipotizzare governi tecnici o di transizione senza consenso elettorale sarebbe vista come una manovra di palazzo lontana dal mandato del popolo. Deve esserci da parte di tutti un tentativo positivo di riprendere con incisività l’azione di governo, ma qualora non vi fossero i numeri per consentire alla maggioranza di procedere sui 4 o 5 punti, allora la soluzione dovrà essere quella di ricorrere alle urne“.

A dare man forte alla ferrea volontà del Popolo delle Libertà, anche Vittorio Feltri, direttore de Il Giornale, che sottolinea: “Con quale coraggio si potrebbe mandare all’opposizione chi ha vinto le elezioni e affidare l’esecutivo a chi le ha perse?  Un’operazione del genere, architettata appigliandosi alle regole del sistema parlamentare, sarebbe forse formalmente corretta, ma nella sostanza rappresenterebbe uno sfregio alla sovranità popolare“.

Tra i meno convinti del braccio di ferro con Napolitano, arriva a sorpresa il nome di Umberto Bossi: il Senatur della Lega Nord, infatti, teme un irrigidimento del clima politico e tenta di mettere un freno: “Il Presidente della Repubblica sta bene dove sta, dobbiamo pensare a portare a termine le riforme“.

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