Minacce a Berlusconi, Bossi e Fini in una lettera al Riformista

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Roma, 17 ott. (Apcom)Una lettera con minacce ‘indirette’ di morte al premier Berlusconi, al presidente della Camera Gianfranco Fini e al leader della Lega Umberto Bossi è stata recapitata questa mattina per posta alla redazione del quotidiano Il Riformista. Lo conferma il direttore del giornale, Antonio Polito, spiegando che si tratta di un comunicato firmato con la stella a 5 punte e con la sigla ‘Brigate rivoluzionarie per il comunismo combattente’: nella lettera si chiedevano le dimissioni di Berlusconi, Fini e Bossi entro la mezzanotte di oggi, in particolare si spingeva il premier a consegnarsi alla giustizia comune altrimenti la sentenza della giustizia comunista sarebbe stata “inevitabile”. La missiva è stata consegnata alla Digos ed è stato avvertito anche il prefetto della capitale.

L’ultimatum è scaduto. Il Tg3 la passa come sesta notizia nell’edizione delle 14.20 di oggi. Forse siamo assuefatti anche a questo, e forse in molti se lo aspeettavano. Salvo vedere in questo gesto un “tocco di colore”. Rimane lo stupore su un Paese, l’Italia, che è accartocciata su se stessa da quando si abbia memoria.

Lodo Alfano, conto alla rovescia

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Lodo Alfano forse. E’ il tormentone di questi giorni.

Qui trovate la composizione attuale della Corte Costituzionale: i 15 giudici che decideranno. Nessuno li invidia: verranno criticati in ogni caso. Assicurano, però – ed è quello per cui sono lì – che la decisione sarà puramente “tecnica” – è il compito della Corte Costituzionale – e giammai politica. Nel mentre Umberto Bossi grida al popolo.

Quel grido: “Ritirateli”

kabul funerale romaUn grido. La messa. E un grido.

Ritirateli, quanti morti ci devono essere ancora?

Silenzio, frasi rituali, scambiatevi un segno di pace. E un grido dalla folla, mentre le supreme cariche dello Stato, in lacrime più o  meno sincere, come Santa Messa vuole, il segno di pace se lo scambiavano. Un grido. Pace, pace, pace. Chi ha seguito la diretta tv, da qualunque punto di accesso, ha sentito quell’uomo ripetere: pace subito.

Afghanistan, 6 parà morti

attacco italiani afghanistanDa Spinoza.it su Twitter:

La Russa: “L’obiettivo della missione non cambia”. È sempre quello di tornare a casa vivi. [lorberto]

Insomma. Attentato kamikaze nella capitale dell’Afghanistan, Kabul, contro due blindati del contingente italiano. Le vittime (italiane) sono sei, tutti parà della Folgore, tra i 26 a i 37 anni. Ci sono anche quattro militari italiani feriti, insieme a 60 civili afgani e 15 morti. Le salme non arriveranno in Italia prima di sabato.

E via alla politica. Napolitano: “Dolore e riconoscenza ai nostri militari”. Berlusconi: “Cordoglio e solidarietà, sono caduti per la libertà”. La Russa in Senato: “Infami e vigliacchi, non ci fermeranno”. Karzai: “Grati agli italiani, non dimenticheremo mai”. Bossi: “A Natale tutti a casa”. Salvo poi sentire le smentite del resto della maggioranza. Che suonano più o meno come un “non si è spiegato bene”. La solita confusione all’italiana, insomma. Interessante la ric0struzione e l’analisi di Lucio Caracciolo, direttore di Limes.

A sei anni da Nassiriya (12 novembre 2003), una nuova tragedia. E voi cosa ne pensate? Le truppe italiane in Afghanistan dovebbero rientrare? La missione di pace è veramente tale, o siamo in guerra?

Renzo Bossi, dalla maturità all’Inghilterra

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C’è la storia di Renzo Bossi. Una storia che ha già scatenato tutta la Rete. La storia dell’incarico da 12mila euro al mese, della carica ad hoc nell’osservatorio dell’expò di Milano… Il contrasto con quanto sempre dichiarato dalla Lega si sa, è sempre stata contraria all’odioso nepotismo di “Roma Ladrona”, al clientelismo, ai collegamenti con i pur veri e drammatici usi criminali di un Sud fermo e prigioniero di se stesso.

Mando Renzo a studiare in Inghilterra, dice il papà Umberto Bossi. Perché qui Renzo è al centro della polemica e di “malignità”. E’ che non ha proprio un cv “inopinabile…”: bocciato tre volte all’esame di stato (l’ha passato, ora, sì), team manager della Nazionale Padana, inventore e promotore di “Rimbalza il clandestino” – per cui è stato anche denunciato dall’Arci – e infine la storia dell’incarico all’Expoj da 12mila euro.

Rimbalza il clandestino, denunciati Renzo Bossi e la Lega

rimbalza il clandestinoEra un’applicazione di Facebook, ma ora, al link segnalato, compare la scritta di errore

L’applicazione Rimbalza il clandestino! non è al momento disponibile a causa di un problema con il programmatore esterno. Stiamo investigando nella situazione e ci scusiamo per l’inconvenienza

Mentre loro “investigano” su un’applicazione che non va più nel “magico mondo” di Facebook, è ancora possibile invece visitare il gruppo: Facciamo chiudere il gioco leghista “Rimbalza il clandestino”. Gruppo che non aveva preso bene il giochino con cui alcuni si dilettavano.

Dopo il “salto, la descrizione del gruppo.

Afghanistan, che fare?

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Umberto Bossi: “Io risporterei a casa tutti. La missione costa molto”.

Roberto Calderoli: “Polemiche strumentali. Sull’Afghanistan la stragrande maggioranza degli italiani la pensa come Umberto Bossi. Prima o poi il mondo occidentale dovrà fare autocritica perché la democrazia non si esporta e non si impone”.

Dario Franceschini, segretario del Pd: “Non è il momento di far rientrare i ragazzi italiani dall’Afghanistan: è il momento di completare quel lavoro”.

“La missione in Afghanistan è irrinunciabile”, ha ribadito il ministro della Difesa, Ignazio La Russa.

E voi, che ne pensate?

Salvini in Europa con la maglia del Napoli

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Matteo Salvini. Sì, proprio il nostro nuovo eurodeputato. Il neoparlamentare europeo della Lega Nord, non pago di quanto fatto (a Pontida), che farà per il debutto a Strasburgo? Lo spiega a Marte Sport Live, trasmissione in onda su Radio Marte, emittente campana.

Dispiace che Bossi non abbia censurato il mio coro? Umberto, dopo i suoi gravi problemi di salute fu accolto al San Paolo di Napoli con uno striscione con su scritto “Bossi crepa”. In ogni caso, chiedo scusa in ginocchio ai napoletani e a tutti quelli che si sono sentiti offesi da quel video; sono pronto ad indossare la maglia del Napoli all’Europarlamento

Aggiunge anche:

Anzi, se questo servisse a far tranquillizzare qualcuno, la maglia del Napoli la indosserò stanotte. E indosserò anche la sciarpa e il cappellino azzurro intonando le note di “Oh mia bella Madunina”

Già. Più che tranquillo, qualcuno potrebbe sentirsi preso per i fondelli. Ma probabilmente è un’impressione di ingiustificata malizia.

Europee 2009, il tonfo della sinistra e il trionfo di Lega e Idv

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La sinistra tonfa. Un tonfo chiassoso, in tutta Europa. In Italia, il Pdl è deluso – non lo ammetterà, ma pesa quel 35% a fronte della prospettiva del 40. Il Pd è inesistente. E la sinistra radicale non raggiunge il quorum. Alle 14 comincia lo spoglio delle amministrative. Il leader del Pd, Dario Francescini, è in procinto di tenere una conferenza stampa sui risultati (sconfortanti per alcune parti) di questa tornata elettorale. Tutt’altro che sconfortati sono i partiti vincitori: la Lega e l’Italia dei Valori.

La Lega Nord supera il 10%, ma non riesce a coronare il sorpasso sul Pdl il Veneto. Il partito di Di Pietro, invece, raddoppia.

Tassa una tantum ai ricchi. Bossi come Little John

Qui Franceschini è Robin Hood, e Umberto Bossi mi interpreta Little John. Dario Franceschini sembra un uomo in cerca di identità. Per sè e per il Partito Democratico. (Negli ambienti parlamentari circola la barzelletta, battuta, o realtà estrema: Gianranco Fini sarebbe un ottimo segretario, in fondo. Per il Pd, naturalmente).

La sinistra e la sua identità sociale, per andare a rinverdire ormai congelate passioni e bollori di vecchi elettori smarriti e fuggiti a gambe levate. Ed ecco allora l’uomo alla ricerca di sè proporre prima di tutto il sussidio ai disoccupati. Non pago della bocciatura del suddetto, Franceschini-Robin ci riprova.

Ecco la rivoluzionaria proposta: un contributo straordinario per l’anno in corso – sapete com’è, sono tempi di crisi e qualcuno si dovrà pur sacrificare – di due punti Irpef. Da chiedere a chi? Robin Hood dice: ai redditi superiori ai 120.000 euro. Che non vedono l’ora, possiamo scommetterci.

Cugini d’Italia (di terzo grado)


“Michele Novaro incontra Mameli e insieme scrivono un pezzo tutt’ora in voga…”
Sfiorivano le viole, Rino Gaetano, 1976.


ROMA – 20 luglio 2008“Abrogare l’orrendo Inno di Mameli”: la proposta – dopo le polemiche di oggi seguite al gestaccio di Umberto Bossi – arriva dall’europarlamentare leghista Mario Borghezio. “E’ più che comprensibile – osserva Borghezio – il senso di fastidio che Bossi, come ogni buon patriota padano, prova legittimamente nell’ascoltare le note sgradevoli dell’Inno di Mameli. Musicalmente orrendo, lugubre e irrispettoso nel testo che ci vorrebbe spronare ad essere ancor oggi ‘schiavi di Roma’, cioè esattamente il contrario di quello che desideriamo. Sarebbe piuttosto ora, quindi, di provvedere ad abrogare questo vecchio inno in cui non si riconosce né il Nord né il Sud, che ha subìto, come e più di noi, i guasti del centralismo romano”.


Insomma a proposito di repertorio da svecchiare mi pare che anche dalle loro parti hanno un bel da fare. Immancabili, oltre al consueto celodurismo – palesato stavolta a gesti da un Bossi-Spartaco, libero dalle catene di Roma ladrona (?) – varie contumelie sui terùn, minacciosi contaminatori della nobile razza padana, che s’infiltrano subdolamente nel tessuto sociale sotto forma di educatori, maestri e professori. Che infamoni, ma come si permettono? E in nome di cosa? Ci vogliono forse colonizzare? Da qui i 300.000 fucili pronti a sparare. Tutto chiaro adesso?


Scherzi a parte, forse occorre precisare in merito all’affermazione di Bossi sulla presunta occupazione da parte degli insegnanti meridionali nell’istruzione del nord Italia. Basta leggere alcuni dati – un pò meglio dei comizi – delle graduatorie degli insegnanti precari: al nord ce ne sono 40.000 che diventano 70.000 con i 30.000 che arrivano dal sud dove, di contro, ne abbiamo in lista d’attesa 160.000. Nel senso, quattro volte tanto di persone che per concorso e a completamento di un percorso professionale sono abilitati e pronti all’insegnamento. E quelli che emigrano, quei trentamila di cui sopra, spesso fanno le supplenze che i 40.000 dell’inizio del giro forse neanche riuscirebbero a coprire.


E ora, musica maestro!

Fratelli d’Italia,
l’Italia s’è desta,
dell’elmo di Scipio
s’è cinta la testa.
Dov’è la Vittoria?
Le porga la chioma,
che schiava di Roma
Iddio la creò.
Stringiamoci a coorte,
siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte,
l’Italia chiamò.
Stringiamoci a coorte,
siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte,
l’Italia chiamò, sì!

Noi fummo da secoli
calpesti, derisi,
perché non siam popoli,
perché siam divisi.
Raccolgaci un’unica
bandiera, una speme:
di fonderci insieme
già l’ora suonò.
Stringiamoci a coorte,
siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte,
l’Italia chiamò, sì!

Uniamoci, uniamoci,
l’unione e l’amore
rivelano ai popoli
le vie del Signore.
Giuriamo far libero
il suolo natio:
uniti, per Dio,
chi vincer ci può?
Stringiamoci a coorte,
siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte,
l’Italia chiamò, sì!

Dall’Alpe a Sicilia,
Dovunque è Legnano;
Ogn’uom di Ferruccio
Ha il core e la mano;
I bimbi d’Italia
Si chiaman Balilla;
Il suon d’ogni squilla
I Vespri suonò.
Stringiamoci a coorte,
siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte,
l’Italia chiamò, sì!

Son giunchi che piegano
Le spade vendute;
Già l’Aquila d’Austria
Le penne ha perdute.
Il sangue d’Italia
E il sangue Polacco
Bevé col Cosacco,
Ma il cor le bruciò.
Stringiamoci a coorte,
siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte,
l’Italia chiamò, sì!

Appresa la notizia dell’incidente occorso al leader della Lega durante l’esecuzione dell’Inno, il PD ha fatto sapere che a queste condizioni il dialogo non può continuare. Il PDL ha ribadito che se ne infischia. Avanti un altro.

Benvenuti in Boliviania

In Italia ne discutono praticamente tutti, tra federalismo fiscale, federalismo politico, indipendenza delle regioni e argomentazioni varie che tanto stanno a cuore a Umberto Bossi e a tutto il suo partito. Eppure non solo lui la pensa così al mondo.

Sembrerà strano dirlo ma in un paese a SUD rispetto all’equatore sembra che alcuni grandi proprietari terrieri, probabilmente ispirati dall’Umberto nazionale, abbiano deciso di guidare il loro partito “indipendente”.

Per la cronaca stiamo parlando della Bolivia, un paese che si trova in Sudamerica. Un paese dove la povertà (di molti) e la ricchezza (di pochi) convivono. Un paese dove molte associazioni volontarie italiane, tra cui una con sede nella mia città, Seregno, operano al fine di rendere maggiormente vivibile la vita di tutti i giorni delle persone meno abbienti.

Squadra di governo

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Benedetta squadra di Governo. Ce la facciamo sì, ce la facciamo no? Mentre si celebra la sagra del ballottaggio – per votare ci vuole (anzi, ce vole, come dicono al Ruggito del Coniglio su Radio 2) coraggio – la squadra di governo prende forma, ma non solo. Prende direzione, dopo averne percorse svariate.
Umberto Bossi aveva minacciato: votare

uno di sinistra per il presidente della Camera o del Senato

massima minaccia se Berlusconi avesse, insomma,

tirato un brutto scherzo

alla Lega e a quanto il Senatur ha deciso che alla Lega spetti.

Ieri c’è stato il seguente, affannato, rapido incontro: Silvio Berlusconi, Aldo Brancher e Valentino Valentini contro Umberto Bossi, Roberto Maroni, Roberto Calderoli e Roberto Cota. L’incontro è avvenuto non a Palazzo Grazioli – di questi tempi assai più importante di Palazzo Chigi, che impallidisce al confronto – BENSI’ a via Bellerio, headquarter della Lega.

Gianni Alemanno, una sicurezza

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ANSA – Roma, 20 nov 1981 – Arrestato segretario Fronte della gioventù – Sergio Mariani, 28 anni, segretario del Fronte della Gioventù’ di via Sommacampagna, e’ stato arrestato dai carabinieri per aver aggredito, con una pesante spranga di ferro, uno studente universitario di 23 anni, Dario D’ Andrea. Insieme con lui e’ stato arrestato Giovanni Alemanno, di 23 anni, nato a Bari e residente a Gallipoli, per aver partecipato all’ aggressione. Lo studente e’ stato accompagnato al policlinico dove e’ stato giudicato guaribile in dieci giorni. gli aggressori, un gruppo di cinque sei giovani, hanno affrontato Dario d’ Andrea, ieri alle 19.30 davanti al bar ‘ “la gazzella” nel rione Castro Pretorio dove, in quel momento, si trovavano tre carabinieri. forse preoccupati dalla presenza dei carabinieri i giovani, rinunciando al pestaggio, hanno lanciato da lontano, contro il D’ Andrea, la spranga di ferro e sono fuggiti. mentre un carabiniere ha soccorso il ferito, che era stato raggiunto alla testa, gli altri due hanno inseguito i fuggiaschi e sono riusciti a prendere Mariani e Alemanno. Nel rapporto che i carabinieri hanno trasmesso alla magistratura si afferma che, per le modalità’ dell‘aggressione e soprattutto per le dimensioni della spranga di ferro, il colpo poteva essere mortale: il magistrato potrebbe quindi decidere di incriminare entrambi per il reato di tentativo di omicidio. Dario d’ Andrea ha detto ai carabinieri di non conoscere i suoi aggressori e di non aver mai militato in una organizzazione politica.