Aldo Moro e Vittorio Zucconi. Storia di un vissuto

Io c’ero, a via Fani. Anni dopo, i brigatisti mi dissero: Noi cercavamo di colpire al cuore lo Stato Italiano, ma scoprimmo… che non ha un cuore

30 anni fa le Brigate Rosse uccidevano Aldo Moro. L’Italia lo ha ricordato ieri. Più o meno.

Oltre 100 faldoni di documenti, corrispondenti a circa 62 mila pagine, della Commissione stragi – filone Moro sono consultabili in Rete grazie al progetto Commissioni d’inchiesta on-line curato dall’Archivio storico di Palazzo Madama.
Cinque volte Presidente del Consiglio dei ministri e presidente del partito della Democrazia Cristiana, Aldo Moro. Non l’avessero ucciso, era in forte odor di Presidenza della Repubblica. Un’altra storia, per l’Italia. Chissà come sarebbe l’Italia.

Peppino Impastato, un eroe moderno

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Trent’anni e un giorno fa, il 9 maggio 1978, veniva ritrovato il cadavere del presidente Moro nella ormai celebre Renault 4 rossa, in via Caetani. Dopo due mesi di “processo del popolo”, l’allora presidente della Democrazia Cristiana veniva condannato a morte dalle Brigate Rosse. Come allora, ancora oggi non sono poche le ombre che avvolgono quel rapimento e la sua uccisione. Le lettere scritte da Moro nel carcere del popolo, le ricerche dei covi brigatisti, prima e dopo il ritrovamento del cadavere, il ruolo dei servizi americani durante la crisi, il silenzio della politica. Sono solo alcuni degli aspetti di una faccenda che è entrata a pieno titolo, e da subito, nell’alveo dei grandi misteri italiani. E sì che ce ne sono parecchi. Ma questa è un’altra storia.
Su molte prime pagine dei giornali del 9 maggio 1978 – ma non tutte – faceva poi capolino la notizia di un altro fatto di cronaca nera. A Cinisi, in provincia di Agrigento, veniva trovato ucciso, dilaniato da una carica di tritolo sui binari della ferrovia, Giuseppe Impastato. Per gli amici Peppino. Esempio insuperato di impegno civile nella lotta alla mafia, Peppino aveva esagerato. E lo misero a tacere. Per chi ha visto il film, I cento passi di Marco Tullio Giordana, il nome e la storia del personaggio non risulteranno nuovi ma c’è qualcosa, della storia di Peppino, che nè il film nè i media che ne hanno nei mesi seguenti cavalcato l’audience, sono riusciti a descrivere efficacemente.
E che forse ci consente di aggiungere un ulteriore tassello nel tentativo di ricostruzione della memoria su come eravamo trent’anni fa. E com’era l’Italia. Il tassello mancante è rappresentato del silenzio, lo stesso che ha soffocato la voglia di verità di due famiglie, quella del presidente Moro e quella di Peppino.

Magdi Cristiano Allam. I commenti

magdi allam
La conversione di Magdi Cristiano Allam continua a far parlare. Certo, non è avvenuta in sordina. E certo, non ha mancato di suscitare tutto quello che poteva. Ieri sera era ospite al Tg5. A dire, in tutta onestà, esattamente le cose che ci si aspettava da lui.

Sono immensamente felice. Mi sento forte della mia scelta e confortato dagli attestati di amicizia dagli italiani. Avevo messo in conto le reazioni di estremisti e terroristi. Ma ritengo che sia giusta, la mia scelta. Ritengo sia un mio diritto scegliere la religione deell’amore. Il Santo Padre ha dato alla Chiesa nel mondo un segnale. Accogliete chi, coscientemente, viene alla religione cristiana

Ecco il perchè del risalto mediatico?

Al Qaeda parlò. Mentre le vittime in Iraq salgono a 4mila soldati USA e quasi un milione di civili iracheni

Al zawahiri
Il risveglio di Al Qaeda continua. Dopo i due messaggi dei giorni scorsi di Osama Bin Laden diffusi da Al Jazeera, arrivano, riprendendone le istanze, le parole di Ayman Al- Zawahiri, numero due di Al Qaeda. Ha inviato un messaggio audio ai seguaci del terrorismo islamico. L’audio dura 4 minuti e 44 secondi, ed è stato messo online su un sito internet già usato in precedenza da Al Qaeda.

Oh musulmani, oggi è il vostro giorno. Colpite gli interessi degli ebrei e degli americani, e di tutti quelli che partecipano all’aggressione contro i musulmani

[Candidati Politiche 2008]: Daniela Santanchè

Quinta puntata alla scoperta dei candidati delle politiche 2008.

Da oggi inizieremo a scoprire tutti quei partiti, e i rispettivi candidati, che difficilmente avranno possibilità di vittoria. Piccoli partiti che lotteranno per sopravvivere.

Scheda numero 5, parliamo di Daniela Santanchè.

[Candidati Politiche 2008]: Pier Ferdinando Casini

Quarto appuntamento per la rubrica che ci accompagna nella nostra scelta per le elezioni politiche di metà aprile. Questa settimana sarà il turno di Pier Ferdinando Casini.

Si ringraziano tutti coloro che hanno partecipato e che parteciperanno con i loro commenti alle schede dei diversi politici. Naturalmente vi invitiamo a continuare così.

Ora spazio all’Unione di Centro di Pier Ferdinando Casini.

Vota libero. Vota Wi-Fi

wifi
E’ tempo di proposte e campagne elettorali. Tempo di programmi, di carta straccia, di carta meno straccia – e lo si crede molto meno a quest’ultima possibilità. Molte proposte, nonchè le candidature di alcuni – salvo poi vaglio del partito per l’ufficializzazione e l’effettivo inserimento in lista – sono arrivate dal basso. Grillo, su tutti, è il fenomeno mediatico dal basso ma manipolato che può essere tenuto a mente come emblema.
Si fa poi un gran parlare, di questi tempi, di tecnologia, broadband e WiMAX, WiFi, insomma, chi più ne ha più ne metta. Foneros all’attacco, quartieri senza fili. Digital Divide da combattere. Sì. Ma.

Popolo spagnolo, D’Alema è con voi

E’balzato all’onore delle cronache l’attentato terroristico che ha sconvolto la Spagna in questi giorni di fine campagna elettorale. Il popolo iberico infatti è pronto per andare a votare e in questo clima di tensione “positiva” l’Eta ha pensato bene di mostrare le unghie.

Non è il primo attentato che l’organizzazione fa e non sarà probabilmente nemmeno l’ultimo, ma il fatto che l’Eta sia voluta intervenire proprio ora, in un momento fondamentale per la Spagna quali sono le elezioni, dimostra la voglia, da parte dell’organizzazione, di indipendenza dallo stato spagnolo.

Nell’attentato terroristico che ha portato alla morte dell’ex esponente socialista Isai’as Carrasco, ci sono molti più significati di quanti in realtà se ne riescano a vedere. Il fatto che i paesi baschi richiedano l’indipendenza dallo stato spagnolo è cosa nota da tempo (ricordiamo che i paesi baschi non sono solo spagnoli, ma sono costituiti da 4 regioni spagnole e 3 francesi) e che i loro modo siano ampiamente opinabili è altra cosa nota. Il fatto però che le forze politiche abbiano reagito in modo opposto alle richieste dell’Eta, forse, era un po inimmaginabile.

Medioriente: Isreale non si fermerà

Oggi, leggendo un po le notizie qua e là sul web prima di iniziare a scrivere il mio post, mi sono reso conto di una cosa; la situazione nella striscia di Gaza non ci fa sentire più come degli uomini. Non so perchè ma la naturalezza con cui mi sono ritrovato a leggere degli ennesimi morti in Israele, 60 di parte palestinese e 2 da parte israeliana, mi ha fatto sentire meno umano. 62 persone, 62 uomini prima di tutto, prima ancora che israeliani e palestinesi. Che lottano per conquistare la terra che, a loro modo di vedere, gli spetta, ma che lottano soprattutto per non perdere la vita e la libertà.

Nella Striscia di Gaza la situazione è attaccata ad un sottile filo. Basta la minima brezza che potrebbe portare all’offensiva israeliana definitiva. Certo, pensare che 60 morti di parte palestinese non siano un offensiva definitiva fa un po rabbrividire, ma è così. La lotta di Israele al terrorismo è iniziata secondo Olmert, primo ministro israeliano:

Israele non ha nessuna intenzione di fermare la guerra al terrore neanche per un secondo. Rivendichiamo il diritto di difendere i nostri concittadini nel sud del Paese.

ETA: Ci mancavano solo loro

Siamo in un periodo veramente pessimo se pensiamo alla quantità di attentati a livello terroristico di cui siamo testimoni, fortunatamente solo attraverso gli occhi dei media non attraverso la realtà che ogni giorno viviamo. Comunque vedere, nei paesi mediorientali, questa situazione che si ripete di giorno in giorno è un fatto particolarmente triste che ci fa riflettere.

Sembra naturale ormai sentire, all’interno di un telegiornale, che 5,8,10 o chissà quante persone sono morte a causa di un kamikaze. Anzi pare quasi anormale vedere un telegiornale e non sentire una notizia del genere. Ormai questa è divenuta la normalità.

Eppure una volta non andava così il mondo. E gli attentati terroristici avvenivano molto più vicino a casa nostra, ma erano circoscritti alla loro nazione. Chi non si ricorda dell’IRA, l’organizzazione che operava nel Regno Unito, e l’ETA, l’organizzazione per la liberazione dei paesi baschi.

Afghanistan: Ritorno al futuro

Sono passati già 7 anni da quel famoso 11 settembre, una giornata in cui tutti i nostri occhi erano incollati allo schermo pronti a carpire qualsiasi minima notizia su uno degli attentati terroristici di più grandi intensità (se non il più grande) che la storia abbia mai visto. Da quella soleggiata, almeno a Milano, giornata di settembre sono successe molte cose.

Innanzitutto la crociata indetta da George Bush contro Osama Bin Laden, lo sceicco del terrore. I leader dei talebani, secondo i servizi segreti americani, era nascosto sui monti dell’Afghanistan. Da quella notizia inizio la guerra che portò alla liberazione dal potere talebano nel paese, stabilendo quindi la democrazia.

Una democrazia che in Afghanistan ha permesso alle donne di circolare liberamente anche senza il burka, ha permesso la riapertura delle sale cinematografiche e riconcesso una minima libertà di stampa che precedentemente erano state sopite.

Bush in Medioriente: Buona la prima!

Finalmente il grande giorno è giunto. La “prima” di Bush in Israele è arrivata ed è andata anche discretamente bene. Certo a suo favore vi sono molti punti, come ad esempio quello di giocare “in casa” (dato che gli USA sono notoriamente filo-israeliani). Ma nonostante questo, dalle sue parole si evince non solo forza, ma anche un grido di speranza per risolvere la situazione arabo-israeliana.

L’arrivo a Tel Aviv, seguito dal festoso saluto del presidente israeliano Shimon Peres, è stato entusiasmante per il presidente a “stelle e strisce” che nel suo discorso ha esordito con concetti decisi e chiari:

Omicidio Bhutto: Scotland Yard sulle tracce dell’assassino

E’passata ormai una settimana dall’omicidio a Benazir Bhutto, avvenuto il 27 dicembre scorso, a Rawalpindi. Molti sono i fatti che si sono susseguiti, sia politici, come la salita a leader del PPP del figlio di Benazir, Bilawal, sia di costume, con lo stesso figlio definito dai media un politico “very cool”.

Ma non è questo che il Pakistan sta cercando di scoprire. E lo si evince dalle parole del presidente del paese, Pervez Musharraf che con un sintetico

Non sono del tutto soddisfatto

Pakistan, lento ritorno alla normalità?

Pervez Musharraf

La situazione sembra più tranquilla, in Pakistan. Dopo l’annuncio della decisione ufficiale e finale di rimandare le elezioni, previste per l’8 gennaio, al 18 febbraio prossimo, la crisi politica sembra lentamente stabilizzarsi. I principali partiti si stanno preparando alla data delle votazioni, e l’opposizione, dopo l’assassinio di Benazir Bhutto e sulla scia della tragedia del 27 dicembre a Rawalpindi, sembra destinata ad ottenere ampi consensi.