World Press – Rassegna Stampa Internazionale del 12 giugno 2008

Ore 01:34. Sicurezza. E rispetto. Sembrano questi gli unici desideri dei cittadini di tutto il mondo, quindi europei ed extraeuropei, o almeno questo è quanto traspare dalle prime pagine dei giornali della nostra rassegna che, come ogni notte (per voi giorno, fortunati voi) mi appresto ad illustrarvi.

Rassegna Critica – Vengo dopo il Tiggì (ma prima di Bush)

Arriva Giorgio Passeggiatore Bush, quindi. Ma come sta vivendo l’Italia l’ultimo viaggio da Presidente e da uomo più potente del mondo (per quanto, attualmente, probabilmente anche il più impopolare) di George W. Bush?
I Tg nazionali sono pro o contro il suddetto? Posto che non dovrebbero essere nè l’uno nè l’altro. Posto che dovrebbero riportare i fatti e non altro, e aiutare l’utente, anzi, il telespettatore, che rispetto all’utente web è per alcuni versi meno smaliziato, a comprendere le storie.
Cominciamo con l’odierna edizione del Tg1. Ecco i titoli.

Bush sta arrivando



Salve, Mr. President! Addio, Mr. President. Roma, per 48 ore sarà, eufemisticamente, blindata. Con tanto di ceecchini sui tetti. Arriva Mr. President. Il dispiegamento di forze – è la sua ultima visita in Europa da uomo più potente, e più impopolare, del mondo?


Migliaia di uomini delle forze dell’ordine mobilitate: 10 mila tra poliziotti, carabinieri e agenti dell’antiterrorismo. La Capitale? Interdetta per intere zone. ”Coni d’ombra” per i telefonini. Ma la cosa più divertente è il dispiegamento persino dell’AMA, azienda netturbina e non solo di Roma, in prima linea e pronta a cancellare tutto quello che di anti-Bush comparirà – è già succeesso – sui muri comunicativi dell’Urbe.


Limitare le intercettazioni telefoniche. Cui prodest?

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Ieri mattina uscendo di casa la mia attenzione, benchè ancora intorpidita dal sonno, è stata rapita da un particolare inedito per l’androne dello stabile in cui vivo attualmente. Sotto le cassette della posta, una pila di quotidiani caldi di stampa. Una cinquantina di copie del quotidiano nazionale Il Tempo giacevano lì per i condomini. Duecento metri risparmiati, passo più passo meno, per sapere cosa succede intorno a noi. Il fascino della copia cortesia – leggasi omaggio – fa il resto e se qualcuno tra i miei condomini ha avuto la tentazione di prendere quella copia e poco tempo per informarsi, beh il gioco è fatto.
Il gioco di cui parlo si chiama disinformazione. Il quotidiano romano in questione – liberissimo di dire ciò che vuole naturalmente – titola come raffigurato dall’immagine qui sopra. Vogliono continuare a spiarci. La comunicazione politica, si sa, ha le sue regole ma su questioni tanto delicate occorrerebbe a mio avviso maggiore cautela. Ma soprattutto sarebbe necessaria più chiarezza. La polemica forse è strumentale – come alcuni esponenti della stessa maggioranza hanno lasciato intendere sostenendo che la decisione in materia verrà presa dal parlamento – ma dà la possibilità di porsi alcune domande.
Negli ultimi due anni numerose sono state le pubblicazioni che i giornali hanno messo a disposizione dei lettori, delle intercettazioni telefoniche che avevano per protagonisti personaggi del mondo della televisione, della finanza, della politica. La non rilevanza penale fu la clava per demolire – politicamente parlando – la pubblicazione delle intercettazioni sui giornali per questioni di privacy. Era l’epoca del Prodi II, ed in piena bufera Why not pensammo di avere toccato il fondo. Ci sbagliavamo.

Rassegna Critica – Vengo dopo il Tiggì. Ilaria Alpi

Ilaria Alpi. Riaperta l’inchiesta. Sono passati SOLO 14 anni.
20 MARZO 1994 – A Mogadiscio, un commando somalo uccide Ilaria Alpi, inviata del Tg3 Rai, e l’operatore Miran Hrovatin, in Somalia per seguire la guerra tra fazioni che stava insanguinando il Paese africano e le operazioni militari lanciate dagli Usa con il nome di “Restor Hope”, con l’appoggio di numerose nazioni alleate, compresa l’Italia, per porre fine alla guerra interna e ristabilire un minimo di legalità nel disastroso scenario somalo. Qui, tutta la cronologia della vicenda sull’Osservatorio sull’informazione – Ilaria Alpi. Il 7 giugno, ore 21 Palazzo del Turismo di Riccione, c’è stata la premiazione dei vincitori della XIV edizione del Premio Giornalistico Televisivo Ilaria Alpi.

Intercettazioni? No, grazie

Questo a esemplificativa presenza. Era in quel di Santa Margherita Ligure che tornò in auge quella parola. Davanti alla platea di imprenditori, davanti al proprio pubblico naturale? Ecco il punto, annunciato da tempo, esplicitato oggi: il divieto di ordinare ed eseguire intercettazioni, anche nell’ambito di indagini giudiziarie.
Ah, no. Poi Silvio Berlusconi ha la bontà d’animo di specificare che verranno escluse dal provvedimento solo le inchieste che riguardano la criminalità organizzata, la mafia, la camorra e il terrorismo. C’è un libro, ora anche un film, che probabilmente dal tanto parlare che se ne è fatto dalla nascita ad oggi, passando – verrebbe, forse, da chiedersi: purtroppo? – anche per Cannes, che su quelle intercettazioni (quelle ESCLUSE dal provvedimento) si basa: è Gomorra. Che cita e richiama a ritmo di musica le intercettazioni della Direzione Distrettuale Antimafia. Temo per loro, libro, film e autore, il boomerang della popolarità e del circuito. Ma quella è un’altra storia. QUESTA storia, quella di oggi, parla di intercettazioni. E intercettazioni NON siano.

World Press – Rassegna Stampa Internazionale del 06 giugno 2008

Ore 02:02. Sono i più disparati gli argomenti che capeggiano le prime pagine delle maggiori testate giornalistiche internazionali. Si passa dal problema sicurezza, che non esiste solo nella realtà italiana, a quello più generale della clandestinità che colpisce quasi tutti i paesi europei. I giornali internazionali seguono quindi con meno interesse le vicende legate alle primarie USA (la decisione di Hillary dovrebbe verificarsi sabato e non oggi come anticipato nell’edizione di ieri) e il malfunzionamento della centrale di Krsko (rivelatasi solo una bomba mediatica).

Mahmoud il solitario

E’bastato un quarto d’ora al presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad per attirare a se le polemiche di questo vertice FAO. Le sue parole, taglienti come lame, hanno colpito tutti gli argomenti scottanti nella realtà iraniana.

Israele, Stati Uniti e naturalmente crisi alimentare sono stati gli argomenti sostenuti dal presidente, senza mezzi termini e sempre spavaldo, sicuro, forte e stoico. Anche quando più che un discorso sembra trattarsi di minacce.

Un quarto d’ora che gli ha permesso di conquistare zero, e ripeto zero, applausi e solo una veloce stretta di mano, obbligata, dal direttore generale della FAO, Jacques Diouf.

Ma d’altronde che reazione si poteva aspettare chi afferma che Israele ha i giorni contati? Forse dovrebbe ritenersi fortunato di non essersi beccato nessun fischio; anche se fuori circa 350 manifestanti ebrei avrebbero voluto incontrarlo. Per applaudirlo?

Conferenza Bilderberg, il governo ombra mondiale

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Definizione da Wikipedia: Il Gruppo Bilderberg (o conferenza Bilderberg) è una conferenza internazionale annuale, non ufficiale, ad invito di circa 130 esponenti, spesso con ruoli di rilievo nel mondo economico, finanziario o politico. Dato che le discussioni durante questa conferenza non sono mai registrate o riportate all’esterno, questi incontri sono sia oggetto di forte critica sia la fonte di molte teorie del complotto. L’obiettivo iniziale del gruppo sarebbe stato, nel contesto della guerra fredda, di rafforzare la cooperazione tra gli Stati Uniti ed i loro partner Europei. Inoltre, a causa del carattere molto riservato delle conferenze, il gruppo è stato a lungo considerato, da alcuni, una società segreta. Gli rimproverano possibilità di decisioni antidemocratiche che potrebbero essere prese da un gruppo così potente, in particolare, dalla caduta dell’Impero Sovietico, l’orchestrazione della mondializzazione economica. Un gruppo di pressione, una lobby. Anzi una superlobby.
Bilderberg ha successivamente costituito un altro gruppo, La Commissione Trilaterale, con lo specifico compito di dialogare con le potenze asiatiche emergenti. Negli anni 70 la Commissione comprendeva oltre a Stati Uniti ed Europa anche il Giappone; è di poche settimane fa la notizia dell’ingresso nella Trilaterale di Cina e India. Un organo privato di governo mondiale insomma.

Amnesty International: l’Italia s’è desta. Razzista

Già non era dignitoso essere su basse performance nelle classifiche delle principali organizzazioni internazionali in difesa della libertà di espressione e stampa. Ora sbuca fuori anche il razzismo.
Paolo Pobbiati, Presidente Amnesty International:

Ogni anno facciamo questo rapporto. Il 2008 è anno particolare: cade il 60esimo anniversario della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino. L’idea, allora, era quella di buttarsi alle spalle tutta una seria di orrori. In 60 anni sono stati fatti dei progressi: per noi, altamente insufficienti. Chiamiamo in causa soprattutto i Governi, la Comunità internazionale, gli Stati. I paesi più potenti a livello internazionale. Fanno scuola. Stati Uniti, Unione Europea, Cina, Russa. Stati Uniti: Guantanamo, la tortura che loro non chiamano tortura, le deportazioni. C’è un’erosione del sistema dei diritti umani. La tortura: gli Stati Uniti la definiscono in maniera diversa. E questo abbassa gli standard in tutto il mondo.

Un corposo capitolo del suddetto rapporto Amnesty, il rapporto annuale sui Diritti umani, parla… dell’Italia.

28 maggio 1974, la strage di piazza della Loggia

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Il problema dei tempi lunghi della giustizia italiana è un argomento delicato che merita un attento approfondimento, sulla scorta di dati, cifre e opinioni degli esperti del settore ma esistono certamente alcuni casi al limite dell’inverosimile, che si trascinano da decenni alla disperata ricerca di una sentenza che non arriva mai e che spesso risultano quantomeno oscuri.
Dopo i primi anni di tritacarne mediatico questi avvenimenti vedono esaurire rapidamente il crisma del fatto di cronaca e, per via delle zone d’ombra sopra citate, assurgono a ruolo di misteri d’Italia. Ventiquattro anni fa, oggi, la strage di piazza delle Loggia. Una bomba nascosta in un cestino porta rifiuti fu fatta esplodere mentre era in corso una manifestazione contro il terrorismo indetta dai sindacati e dal Comitato antifascista.
Novanta persone restano ferite a causa dell’esplosione. Giulietta Banzi Bazoli, Clementina Calzari Trebeschi, Livia Bottardi Milani, Euplo Natali, Luigi Pinto, Bartolomeo Talenti, Alberto Trebeschi e Vittorio Zambarda non ce la fanno e perdono la vita investiti dalla deflagrazione della bomba. E’ dunque di otto vittime il bilancio al termine della giornata organizzata in città per manifestare in modo pacifico e unitario contro il terrorismo.
Erano gli anni della strategia della tensione e la matrice politica di estrema destra appare tuttora impressa a fuoco su quel 28 maggio 1974. I responsabili dell’eccidio di piazza della Loggia non sono stati ad oggi identificati. E dire che di processi ce ne sono stati già ben due.

Il ponte sullo stretto di Messina

Viva il futurismo. Era il tempo delle Elezioni 2008, e la noia e la barba ci colsero.
Il Ponte sullo Stretto. Report non dimentica, e nei giorni scorsi, nella rubrica Com’è andata a finire?, è ritornato su una faccenda già affrontata nel 2002.

Si fa e si disfa dal 1971

L’aggiornamento dellee cronache è il seguente: la prima pietra a metà del 2010, con l’obiettivo ambizioso di inaugurare il ponte sullo Stretto di Messina a inizio 2016. Perchè il Berlusconi IV vuole mantenere la promessa fatta in campagna elettorale. Per un progetto da 6 miliardi di euro.

Briciole all’italiana, come al solito.

Europei e Olimpiadi: I nuovi obiettivi di Al Qaeda

Un titolo, quello di questo articolo, che abbinato ad un qualsiasi paese risulterebbe il suo rilancio, la sua voglia di mostrarsi al mondo per gli sforzi sportivi che lo hanno tenuto impegnato negli anni necessari alla preparazione dei due eventi.

Invece abbinato ad Al Qaeda significa solo paura, terrore, violenza. Termini che al fianco dei due eventi sportivi dell’anno, che si contraddistinguono tra l’altro per il fatto che riescono ad unire con il loro messaggio sportivo molti paese altrimenti “nemici”, stanno costringendo i paesi organizzatori a incrementare le proprie difese.

Perchè se da un lato Svizzera, Austria (organizzatori dell’Europeo) e la Cina (organizzatrice delle già tanto agoniate olimpiadi) riceveranno i benefici tipici di questi eventi di caratura mondiale, dall’altro la minaccia terroristica li tiene coi nervi tesi ogni giorno.

“Spingendo la notte più in là” per non dimenticare Calabresi

Calabresi. Un cognome importante, pesante, che si porta sulle proprie spalle una storia, una lotta, un significato di ribellione a tutto ciò che è terrorismo. A tutto ciò che è violenza ingiustificata.

E andato infatti in scena, alla Fiera del Libro di Torino, il nuovo libro di Mario Calabresi dal titolo “Spingendo la notte più in là”. L’opera di Calabresi è un documento autobiografico che riprende la sua vita e non solo, come anche indica il sottotitolo “Storia della mia famiglia e di altre vittime del terrorismo”

Il terrorismo di cui parla Calabresi non è quello che oggi vediamo di carattere religioso che, fortunatamente, ci riguarda solo di striscio, che è “lontano” da noi, seppur ci ha colpito nei tragici eventi in Medio Oriente, tra cui il più noto è l’indimenticabile Nassyria. Il terrorismo di cui parla l’autore è quello politico, è quello degli opposti estremi, che negli anni 70-80 hanno dilaniato il nostro paese.