Repubblica, la vittima di Mumbai e la barca di Gino Paoli

Ci deve essere qualcosa che mi sfugge. Quello in foto è il trafiletto che, sull’edizione cartacea di Repubblica in edicola oggi, dettaglia la foto del povero Antonio Di Lorenzo, l’italiano rimasto ucciso negli attentati di Mumbai. A Repubblica ritengono tremendamente importante informarci che il nostro connazionale comprò una barca da Gino Paoli. C’è tanto di titoletto riassuntivo per incuriosire chi non avesse nemmeno voglia di leggere tutte e 25 le parole della didascalia: “La Barca di Paoli”.

Una triste pagina di cronaca deve avere il suo siparietto. Questo signor Di Lorenzo, devono aver pensato a Repubblica, è uno sconosciuto un po’ troppo sconosciuto, vediamo di trovare qualcosa che lo colleghi ad una persona nota, dimostriamo ancora una volta che la teoria dei sei gradi di separazione non perde un colpo.

Terrore a Bombay: Un prezzo troppo salato

La dinamica che sta prendendo la politica del terrore mi spaventa sempre di più. In principio gli attacchi erano da vigliacchi, senza far sapere niente si presentavano e sacrificavano la loro vita. Con il tempo il coraggio, o la sfacciataggine, di chi vuole creare terrore è aumentato divenendo un’arma ancora più pericolosa.

Ennesima riprova è ciò che è accaduto alla vecchia Bombay ora Mombay, dove ieri un gruppo di Mujaheddin, e di una piccola organizzazione, ha seminato il panico nel quartiere “occidentale”, dove sono presenti i grandi alberghi di lusso. Obiettivo: sequestrare quanti più ospiti americani e inglesi con uno scopo ovviamente immaginabile.

Il risultato degli attacchi è di 101 morti (tra cui 1 italiano) e 250 feriti. I nuovi numeri del terrore, gli ennesimi, che vanno ad aggiungersi alle centinaia di migliaia che hanno perso la vita a causa di una guerra che non esiste. A causa di quell’incapacità da parte di molti a rispettare anziché sopprimere. Da quell’incapacità nata, come d’improvviso, quell’11 settembre del 2001.

Terrorismo: Eta senza testa


Magari sembra poco, perché comunque anche tirando via il capo di una organizzazione in poco tempo viene sostituito da qualcun altro, ma le operazioni che stanno imbastendo negli ultimi mesi Francia e Spagna sono il miglior biglietto da visita per la lotta al terrorismo.
La cattura nella notte di Mikel Garikoitz Aspiazu, meglio noto come Txeroki, dimostra che combattere il terrorismo, seppur in questo caso nazionale e non internazionale, è una realtà possibile con l’ausilio e il sostegno delle forze comuni di due stati che stanno riscoprendo uno spirito comune.

Sarebbe bene, anche per stati maggiormente titolati di Spagna e Francia, magari provare ad abbassare il capo e complimentarsi con chi, senza troppi fronzoli e senza troppe parole di elogio a se stesso, sta realizzando una campagna anti-terrorismo funzionale, ma ancor di più con ottimi risultati.

Licio Gelli. Dolcetto o scherzetto?

Dolcetto o scherzetto? Si aggiravano temibilissimi, un bimbo con borsa per il bottino, due ragazzine con una più semplice busta e la signora che si occupava della loro missione. Suonavano alle porte, e all’apertura esplodevano nel (tradizionale?)

Dolcetto o scherzetto?

Io, che queste cose non le ho mai viste, ho guardato la Signora e ho chiesto Oddio signò, che si fa in questi casi? E lei: Dia loro una caramella, una caramella… Signora, in una casa di ex studenti fuori sede, ex da tanto, fuori sede ancora, le caramelle nun sono previste… Per fortuna ho trovato dei biscotti.

Dolcetto o scherzetto?

Disse Licio Gelli ai suoi.

Obama vs McCain: Solo Al Qaeda appoggia McCain

Ne avevamo solo qualche giorno fa quando era apparsa sui media statunitensi la notizia che parlava di un appoggio, ovviamente solo a livello di pensiero, di Fidel Castro nei confronti del candidato democratico alle presidenziali americane Barack Obama. Quel giorno mi domandai: “Ma proprio nessuno vuole stare con John McCain?”. Finalmente la mia domanda ha avuto una risposta.

La scia di morte della strada del Terrore

L’avrò ripetuto centinaia di volte, ma ogni volta che mi soffermo a leggere su questo tipo di notizie non riesco a fermare le mani e mi viene spontaneo dire la mia opinione su un argomento che, forse in maniera addirittura eccessiva, ha sconvolto la mia vita pur non vedendomi protagonista, ma che mi ha fatto capire quanto la nostra esistenza sulla Terra stia diventando una roulette russa contro persone senza scrupoli. Questa è la via del terrore e da quell’ 11 settembre 2001 ha iniziato il suo corso per giungere fino ad oggi.

Tra USA e Pakistan scende il silenzio

Per risalire all’inizio della tanto agognata contesa che vede protagonisti gli Stati Uniti d’America guidati da George Bush e il Pakistan, oggi guidato dal generale Kayani, bisogna risalire inesorabilmente ad una data che tutti noi ricordiamo nel cuore, perchè per la prima volta ci ha sconvolto e ci ha impauriti su ciò che potremmo definire “La nuova Guerra Santa”. Quell’ 11 settembre 2001, di cui ricordiamo oggi l’anniversario, ha rivelato scenari che mai ci saremmo aspettati e che, ancora oggi, rimangono aperti seppur solo sussurrati dai media.

L’ombra del terrore sui giochi di Pechino

Manca pochissimo all’apertura ufficiale dei giochi olimpici di Pechino; olimpiadi che vedono la loro importanza sia a livello sportivo, come è giusto che sia con i migliori atleti del mondo in gara, sia a livello politico-diplomatico in quanto la stessa Cina ha voluto fortemente questa manifestazione in casa per poter dimostrare la voglia di “uscire” e di affacciarsi al mondo come potenza non solo economica.

World Press – Rassegna Stampa Internazionale del 17 giugno 2008

Ore 01:12. Il grande giorno è finalmente giunto. Per un paio di ore, come due anni fa, l’Italia intera di destra e sinistra sarà unita in un unico scopo, tifare gli azzurri. Una squadra e uno spirito quello della Nazionale che ci fa riscoprire la bellezza di essere italiani. Tutto questo mentre il nostro premier rincorre, e chissà per quale motivo, i pm di sinistra e mentre le conseguenze dell’incontro Bush – Brown inizio a farsi sentire.

Brown e Bush si cercano sull’Iraq

Sia Washington che Londra hanno cercato di depistare la cosa, asserendo che non esista un accordo predeterminato tra i due paesi su una possibile strategia futura. Il fatto però che questa cosa sia uscita, di per sé, già fa pensare il contrario.

Tutto questo mentre un’affermazione sibillina di George W.Bush fa pensare e riflettere sulle morti sul campo di battaglia. Per molti maggiormente onorevoli di altre, perchè dovuto all’orgoglio nazionale.

La situazione irachena e la giustificazione delle morti amiche si ritrovano in una frase di Bush:

“Provo dolore personale per le vittime in Iraq sia che si tratti di alleati o civili innocenti. Bisogna sottolineare che la popolazione irachena ha sofferto in un contesto più ampio. Le truppe americane non hanno “intenzionalmente ucciso persone innocenti”, ma soprattutto che un gran numero è stato ucciso da Saddam Hussein.”

Secondo voi: E’ possibile giustificare in questo modo una guerra?

Salva-Premier, a volte ritornano. Il Lodo Schifani Redux

Il Quirinale è preoccupato. Il Colle emana e propaga nell’aria di Roma inquietudine. Il Consiglio Superiore della Magistratura, nella persona del suo vicepresidente, Nicola Mancino, pure. Ma si sa, il Csm troppo spesso si è posto nella condizione di essere e poter essere criticato.
Pochi cittadini lo sanno e lo tengono presente nella quotidianità: c’è un processo, il processo Mills, in cui Silvio Berlusconi è imputato di corruzione in atti giudiziari. In cui rischia, si è detto in passato, di essere condannato.
Il futuro: oggi un emendamento al decreto sicurezza, l’unico contenitore disponibile che gli può garantire la rapidità necessaria, per bloccare tutti i processi che

non destino grave allarme sociale

per i reati commessi fino al 2001. Esattamente il lasso di tempo necessario per i fatti del Processo Mills.

L’inchiesta che ha portato al processo Mills, condotta dai pm Fabio De Pasquale e Alfredo Robledo, sostiene che Berlusconi nel 1997 fece inviare 600.000 dollari all’avvocato Mills come ricompensa per non aver rivelato in due processi, in qualità di testimone, le informazioni in suo possesso sulle società estere, che la procura ritiene la «tesoreria occulta» del gruppo

Rassegna Critica – Vengo dopo il Tiggì, da Guantanamo

Mentre Bush era in viaggio per le bellezze del Belpaese, un giochetto non da poco gli è stato giocato in terra patria.
Probabile non se lo aspettasse. Quando il gatto non c’è, i topi ballano? Non esattamente, perchè la notizia arriva dopo, naturalmente, un lungo processo e percorso. Un iter che coinvolge una tra le più ustionanti patate bollenti di Giorgio e dei suoi.
Quanto ne sapete, voi? O meglio: quanto vi hanno detto i Nostri (Studio Aperto, Tg1, Tg2, Tg3, Tg4, Tg5)? La notizia in questione, del 12 giugno, è passata in un unico grande calderone, un codazzo melmatico all’interno della cronaca del viaggio del Presidente degli Stati Uniti in Europa, e soprattutto in Italia. E proprio mentre George cominciava la sua due giorni italica, la Corte Suprema degli Stati Uniti d’America svergognava, costituzionalmente parlando, Guantanamo. Una cosetta così, che è diventata un trafiletto, un sunto di una frase nei nostri telegiornali.

World Press – Rassegna Stampa Internazionale del 13 giugno 2008

Ore 01:28. Il mondo arabo invade l’Europa. Se non fisicamente almeno a parole è sempre l’Islam ad essere l’argomento principale delle conversazioni e delle discussioni che raccolgono l’attenzione in questa giornata. Il vecchio continente teme l’estremo oriente e quella cultura tanto diversa che lo sta invadendo.

42 giorni…per essere colpevoli

Nella giornata di ieri, dopo un’estenuante votazione risolta sul filo di lana, il premier inglese Gordon Brown ha visto accogliere da parte della Camera dei Comuni l’emendamento noto come “42 giorni”.

La “42 giorni” è una legge che regolamenterà il carcere preventivo per le accuse di terrorsimo.

Fino a ieri i poliziotti britannici potevano arrestare dei presunti colpevoli di terrorismo e fermarli in stato di arresto preventivo per 28 giorni, periodo in cui gli stessi agenti avrebbero poi dovuto cercare prove per incarcerarli definitivamente. Da oggi quei giorni passeranno da 28 a 42.

Una legge che però fa storcere il naso alla polizia, prima di tutto perchè peggiorerà le relazioni con la comunità islamica e in secondo luogo perchè si teme che gli inquirenti subiscano pressioni al fine di trovare prove contro i fermati danneggiando la reputazione della polizia

E voi che ne dite: Avreste votato a favore della “42 giorni”?