Guantanamo, Governo USA ammette l’utilizzo della tortura

Guantanamo? E’ una una prigione ben gestita, e chiuderla è proprio una cattiva decisione per Barack Obama.
A parlare è il vicepresidente uscente degli Stati Uniti, Dick Cheney, che, con l’ormai uscito di scena George W. Bush, ha sempre negato l’utilizzo di pratiche di tortura a Guantanamo. Per lui il problema è un altro: il carcere è diventato un simbolo per la sinistra in questo Paese e forse per alcuni nostri critici all’estero: hanno fatto una campagna così dura contro Guantanamo che ora non hanno altra scelta che chiuderlo.
Ma… Ooops I did it again.
Abbiamo torturato Qahtani
Ad ammetterlo in un’intervista al Washington Post è Susan Crawford, l’alta funzionaria del Pentagono incaricata di rivedere le pratiche di detenzione di Guantanamo. Qahtani è stato torturato, e su indicazione del ministro della Difesa, Robert Gates.
avevamo tutte le autorizzazioni per farlo: le conseguenze sulla salute del prigioniero sono state pero’ la goccia che ha fatto traboccare i vaso
Già, perchè il detenuto è stato ricoverato due volte, secondo il Washington Post, con sintomi di bradicardia (tachicardia estrema che può portare anche alla morte). E la tortura psicologica? Isolamento prolungato, privazione del sonno, esposizione al freddo, nudità, insulti alla madre e alle sorelle.

Cesare Battisti, il caso: l’Italia allo specchio

Cesare Battisti rifugiato politico in Brasile. Ciò che più fa riflettere è la motivazione data alla decisione. Ma andiamo con ordine.

Ieri notte arriva in Italia la notizia che il Ministro della Giustizia brasiliano, Tarso Genro, ha deciso di non concedere l’estradizione a Cesare Battisti. Il punto è che Battisti è stato condannato in contumaciaergastolo, con sentenze passate in giudicato, per aver commesso quattro omicidi in concorso durante gli anni di piombo. Già latitante in Francia, dove benificiò a lungo insieme ad altri terroristi della dottrina Mitterrand, è diventato uno scrittore di romanzi noir. Quando la Francia decise che l’avrebbe restituito all’Italia, si rese latitante in Brasile, dove venne arrestato nel marzo 2007. E dove ora ha ottenuto lo status di rifugiato politico.

Militante dei Proletari Armati per il Comunismo, è stato condannato all’ergastolo per quattro omicidi: Antonio Santoro (Udine, 6 giugno ’78) – esecutore materiale, Lino Sabbadin (Santa Maria di Sala, 16 febbraio ’79) – copertura armata, Pierluigi Torregiani (Milano, 16 febbraio ’79) – attentato, co-ideatore e co-organizzatore, Andrea Campagna (Milano, 16 aprile ’79), esecutore materiale.

De Andrè, terrorista e poeta

Terrorista e poeta. L’11 gennaio 1999 Fabrizio De Andrè è morto. Sono passati 10 anni.

É in rapporto di amicizia con tale De André Fabrizio, non meglio generalizzato, ligure, universitario a Milano, filo cinese, noto cantautore e contestatore

Si tratta di una relazione inviata il 20 dicembre 1969 alla Direzione generale della PS. Qui l’articolo de L’Espresso.

De André era tanto altro. Oggi, qualcuno scrive che è stato poeta tanto quanto lo è Vasco Rossi. Lascio a voi le dovute riflessioni – io potrei non essere politically correct, e certo non contro Vasco.

Morucci: metti un brigatista in cattedra

Valerio Morucci non andrà alla Sapienza. Il professore e terrorista non salirà in cattedra.
Il rettore dell’Università la Sapienza di Roma Luigi Frati, ha fatto inequivocabilmente sapere il suo no nei giorni scorsi:

Morucci venga a parlare a via Fani

A Libero dice:

non è possibile che un brigatista che ha ucciso vittime innocenti faccia l’educatore ai ragazzi

La faccenda colpisce perché il cerchio, in qualche modo, si chiude. Sentite cosa dice il lettore nell’intervista per il quotidiano di Feltri: per chiarire la sua volontà di invitare nuovamente all’interno dell’Ateneo più grande d’Europa Papa Ratizinger comunica che

Al Pontefice e’ stato inviato un invito formale

Pensare che il 2008 era cominciato così: con il Papa che alla Sapienza non era più venuto.

Francia: La nuova tappa del terrore

Risulta ormai impossibile, all’uomo medio, poter vivere la vita senza pensare, almeno per un istante di essa, al fatto che d’improvviso, come un fulmine a ciel sereno, una catastrofe possa abbattersi sulla propria persona. Mi sono ritrovato a fare questo pensiero in mattinata quando, a causa dei miei impegni universitari, mi sono recato a Milano e ho atteso, per qualche minuto, in stazione il mio convoglio. Alcuni minuti che mi hanno fatto riflettere sulla nuova striscia di terrore che sta invadendo l’Europa.

Mumbai: Sono morti di beneficenza

Le immagini delle fiamme, dei colpi di pistola, di fucile e di mitra sono ormai un ricordo nel passato, almeno a livello cronologico e storico, ma di certo non nella memoria delle persone che inesorabilmente dovranno convivere per sempre con questo atto di terrorismo verificatosi a Mumbai un paio di settimane fa. Avvenimenti che hanno unito Pakistan e India, storicamente rivali, sotto un unico obiettivo: eliminare definitivamente il terrorismo internazionale.

Belgio: Avanti la lotta al Terrore

Terrorismo è la parola che maggiormente aleggia nelle menti di molti ogni mattina quando si svegliano, specie se vivono in una grande città. Oltre quella coltre di pensieri che costituiscono il lavoro di ognuno di noi, ecco che compare uno spirito di paura misto terrore dovuto al fatto che, improvvisamente, la stazione o il palazzo o chissà altro possa esplodere e cambiare, magari definitivamente, la nostra vita.

Sotto questo spirito la lotta anti-terrore che l’intera comunità mondiale ha scatenato dopo l’11 settembre 2001 ha portato a grandi vittorie, ma anche a cocenti sconfitte come, ultima in ordine cronologico, quella accaduta a Mumbai che ha portato a quasi 200 morti. La notizia che va segnalata ieri si può dire un’ennesima vittoria della battaglia, ma non della guerra ovviamente.

14 gli arresti segnalati in Belgio, di cui solo 6 poi confermati e gli altri rilasciati, ma che dimostrano come la lotta possa essere allo stesso tempo necessaria quanto lontana dalla sua risoluzione. Un ennesimo numero che allunga la nostra agonia di terrore che ci accompagnerà giorno dopo giorno.

Mumbai: India, te l’avevo detto

La situazione di crisi “silenziosa” che tra India e Pakistan si era creata nei giorni scorsi a causa dell’attentato terroristico che aveva portato alla morte di ben 188 persone, ha mostrato quanto sia debole il rapporto che lega i due paesi da sempre lontani come posizioni e divenuti, contro-forza, alleati verso un obiettivo comune.

Obiettivo che ha costretto il Pakistan a mostrare a se stesso, all’India, ma soprattutto al mondo intero di non essere responsabile di un fatto catastrofico quanto è stato ciò che fu a Mumbai e che per rispondere a questo ha attivato le proprie truppe alla ricerca di gruppi terroristici sul territorio nazionale.

Missioni che hanno portato alla cattura di una delle menti della strage di Mumbai che ha fatto urlare di gioia il Pakistan verso l’India, dimostrando la sua estraneità ai fatti. Un’estraneità reale, ma che lascia il sottoscritto abbastanza perplesso: se era davvero così semplice che in poco meno di 2 settimane si è arrivati ai leader dell’associazione allora non ci si poteva attivare prima per prevenire morti inutili di innocenti? Evidentemente no!

Brianza: Il terrore a 500 metri da casa

Mi è capitato mille volte di sentire, da telegiornali, dai giornali e dai siti internet di attentati terroristici a questo o a quell’obiettivo. Tutti sempre lontani, non solo ideologicamente, ma anche geograficamente. Così impossibili da realizzare nel nostro paese, quasi un’isola felice nel mondo del terrore.

Eppure ecco improvvisamente svegliarmi da questo sogno. 2 arresti in Italia, 2 terroristi che stavano progettando diversi attacchi: uno di questi ad un supermercato, un bar e una pompa di benzina. Tutto questo a poco più di 500 metri dalla mia abitazione. Abbinare il volto dei due “ipotetici” terroristi e le immagini della vita di sempre portano ad un triste scenario.

Uno scenario che mi ha ricordato le tanti morti di Mumbai, di Nassirya, di Madrid, per non dire quelle dell’ormai noto 11 settembre da cui tutto ha avuto inizio, e a tutte le altre che non ho ricordato qui. Ricordi che si immedesimano nelle parole di mio padre:

“Lì non è che puoi fare molto, se sei dentro…BUM…non ci sei più”

Mumbai: Rice Time

Proseguono i contrasti tra due paesi, India e Pakistan, colpiti e frastornati da un attacco terroristico che li vedono vittime, il primo materiale il secondo inconsapevole, di Al Qaeda. Un destino comune che li sta portando ad alimentare quel sentimento di odio che già navigava nel loro sangue e che l’attentato di Mumbai non ha fatto altro che aumentare.

Nell’assurdità di questa situazione ecco che gli Stati Uniti, che tra l’altro sono alleati di entrambi i paesi, decidono di mettere in campo la loro “Lady di Ferro” per cercare di riavvicinare delle posizioni che forse non aspettavano altro che un pretesto per allontanarsi. L’intervento della Rice dovrebbe fungere da collante tra i due governi.

L’intervento degli USA in una situazione complicata come quella del rapporto India-Pakistan risulterà, per il futuro, assolutamente fondamentale. Probabilmente grazie alla Rice, o meglio al suo potere politico-mediatico, le tensioni tra i due paesi potrebbero tornare ai livelli iniziali. Che non sarà comunque una cosa positiva visto che i due non si amano, ma sicuramente sarebbe un bel passo avanti.

Mumbai: Non ci siamo, cosi non va

Mi verrebbe da dire: Dannato Orgoglio Nazionale! Le speranze di ricongiungimento che il terrorismo sembrava aver creato tra due stati, storicamente, nemici quali India e Pakistan si possono, molto probabilmente, temporaneamente gettare in un cassetto. Purtroppo nella giornata di ieri il governo indiano ha deciso di prendere la “linea dura” contro il governo pakistano e il suo leader.

Una posizione che, vista l’estraneità dei fatti che gli Stati Uniti affermano esista (e se lo dicono loro dei pakistani…), non avrebbe gran senso tenere se non per un solo motivo di orgoglio, un motivo che ti spinge a fare di tutta un’erba un fascio. Un comportamento sbagliato perché colpisce, erroneamente, chi sta cercando di venire incontro alle tue necessità.

Probabile che vi sia stato un intervento filo-governativo pakistano nella strage di Mumbai, ma questo non riporterebbe al governo quanto invece ai servizi segreti pakistani. Sarebbe bene cercare di unire le forze per uno sforzo comune, anziché utilizzarle per urlare più forte la propria estraneità ai fatti che da circa una settimana fanno piangere molte famiglie.

Mumbai: Bisogna punire i colpevoli

L’eco dei rombi delle esplosioni e dei proiettili che rimbalzano dal Taj Hotel di Mumbai sono ormai un ricordo per noi, popolazione abituata a cibarci di media e che, proprio durante i momenti di raccolta famigliare a tavola, vedevamo queste incredibili immagini provenire dall’India.

Scene che subito ci han fatto gridare a Bin Laden, Al Qaeda, 11 settembre, terrorismo e chi più ne ha più ne metta, portandoci ad un aumento di intolleranza verso chi, in casa nostra, magari cerca solamente di trovare una propria pace e una propria vita felice e serena. Proprio da questo presupposto bisogna partire per questa risposta forte che il governo indiano, ma soprattutto il governo pakistano, devono dare.

Non buttiamoci sui governi, non sfruttiamo un evento per scatenare una guerra. Dimostriamo a tutto il mondo che sia indiano e pakistano, che sia ebreo o musulmano, che sia cristiano o buddista, di qualsiasi genere sia che la Terra, il nostro pianeta, è contro il terrore e che farà qualsiasi cosa per abbatterlo. E se sarà necessario abbatterà i muri di intolleranza tra paesi da sempre in guerra, come spero faranno India e Pakistan: rivali da sempre e ora, spero, uniti ad una lotta comune.

Mumbai: Piangere i morti e scoprire la verità

Fa male. Queste sono le uniche parole che, sinceramente, mi viene da dire quando mi ritrovo a guardare gli scenari che le telecamere “live” ci trasmettono dall’India. Un’attentato terroristico che è risultato ancora più crudele di ciò che si prospettava, ma che ancora peggio fa aleggiare su ognuno di noi una falce di morte che potrebbe tagliare l’aria nel momento più tranquillo e più spensierato della nostra annata: una vacanza.

USA: Il Terrore è la causa della crisi

Sono intervenuti centinaia di trader esperti o meno, capaci o meno con un unico obiettivo: determinare definitivamente quale fosse l’elemento che ha scatenato la crisi dei mercati, debellarlo e cercare di ripartire. Nessuno ce la fece allora, costringendo il governo e successivamente i paesi del vecchio continente a vivere una delle crisi economiche più forti mai vissute.

Parlando di questo argomento è intervenuto anche Ayman Al Zawahiri, di cui sinceramente non conoscevo queste doti finanziarie, il quale ha pensato bene di ricordare come la crisi in realtà sia nata a causa dell’attacco americano nei confronti dei musulmani dopo l’11 settembre.

Ma se anche così fosse, caro Al Zawahiri, non credere che ora gli Stati Uniti ti daranno pace. In fondo loro si vendicano di ciò che avete fatto in quell’11 settembre del ormai triste 2001 e per cui, se mai si dovesse trovare un colpevole, il dito indicherebbe ancora voi. Per cui da italiano in crisi mi sento di dirti: Grazie Mille, Al Zawahiri.