Cesare Battisti, il caso: l’Italia allo specchio

Cesare Battisti rifugiato politico in Brasile. Ciò che più fa riflettere è la motivazione data alla decisione. Ma andiamo con ordine.

Ieri notte arriva in Italia la notizia che il Ministro della Giustizia brasiliano, Tarso Genro, ha deciso di non concedere l’estradizione a Cesare Battisti. Il punto è che Battisti è stato condannato in contumaciaergastolo, con sentenze passate in giudicato, per aver commesso quattro omicidi in concorso durante gli anni di piombo. Già latitante in Francia, dove benificiò a lungo insieme ad altri terroristi della dottrina Mitterrand, è diventato uno scrittore di romanzi noir. Quando la Francia decise che l’avrebbe restituito all’Italia, si rese latitante in Brasile, dove venne arrestato nel marzo 2007. E dove ora ha ottenuto lo status di rifugiato politico.

Militante dei Proletari Armati per il Comunismo, è stato condannato all’ergastolo per quattro omicidi: Antonio Santoro (Udine, 6 giugno ’78) – esecutore materiale, Lino Sabbadin (Santa Maria di Sala, 16 febbraio ’79) – copertura armata, Pierluigi Torregiani (Milano, 16 febbraio ’79) – attentato, co-ideatore e co-organizzatore, Andrea Campagna (Milano, 16 aprile ’79), esecutore materiale.

La mancata estradizione è stata giustificata con queste parole dal segretario agli Affari legislativi del Ministero della giustizia brasiliano, Pedro Abromovaj:

E’ tradizione del Brasile considerare di concedere lo status di rifugiato politico ogni volta che riteniamo che esiste un fondato timore di persecuzione politica contro un cittadino e la decisione e’ stata presa sulla base dello statuto dei rifugiati del 1951 e della legge 9.474 del 1997 che prevedono quali ragioni valide per la concessione dell’asilo politico il fondato timore di persecuzione per motivi di razza o di opinione politica

Motivi di opinione politica. E non in Cina, o che so io. In Italia.

Nella nota della Giustizia brasiliana si appella Cesare Battisti come lo scrittore italiano, e si sottolinea che la decisione sarebbe stata presa sulla base dello statuto dei rifugiati del 1951 e della legge 9.474 del 1997. Fondato timore di persecuzione per motivi di razza… o di opinione politica è una frase rivolta proprio al nostro Paese.

E poi. Sono in molti, fuori dall’Italia, a credere che Cesare Battisti non abbia ucciso nessuno, e a dubitare della correttezza dei processi che si sono svolti a suo carico. E l’ex terrorista, sofferente – si dice, di epatite B, dovrà secondo indiscrezioni essere liberato nei prossimi due giorni dal penitenziario federale della Papuda, a Brasilia. Vuole andare a vivere a Rio de Janeiro, e due romanzi polizieschi scritti in carcere sono già pronti per la pubblicazione.

Nella faccenda ci sono due zampini, due protagonisti possibili e probabili. Francesco Cossiga e Carla Bruni. L’improbabile duo si spiega così. Cesare Battisti ha utilizzato, nella ‘memoria’ trasmessa al ministero della Giustizia brasiliano per ricorrere contro la richiesta di estradizione, una letterina del senatore a vita nella quale si spiega che non si tratterebbe di un assassino qualunque, ma di un terrorista che ha commesso dei delitti politici finalizzati a innescare la rivoluzione. Si tratta, secondo il Presidente emerito della Repubblica, non di crimini comuni ma politici, insomma. Valgono meno dopo 30 anni?

In Italia continuiamo a rifiutarci di discutere sulle vere cause del terrorismo per non arrivare a dire che i terroristi erano dei marxisti-leninisti che provenivano dal Pci…

Vabbè, Presidente – gli fa notare il giornalista del “Corriere” che lo intervista, i legali di Battisti hanno utilizzato la lettera per dimostrare che l’ex militante dei Proletari armati per il comunismo è visto dalla giustizia in Italia come un perseguitato politico…

Non ho detto e non dico che Battisti e’ un perseguitato politico ma che i suoi delitti sono politici…

Carla Bruni, da sempre grande statista, è l’altro zampino. La sposa di Sarkozy – che Bonolis tanto vorrebbe a Sanremo (so che non potevate vivere senza questo scoop e questa speranza) – è amicissima di Fred Vargas, la scrittrice parigina sostenitrice di Cesare Battisti e a capo delle azioni di lobby insistente che probabilmente hanno portato al risultato di questi giorni.

Insomma, prima delle vacanze di Natale, Carlà e Sarkozy hanno fatto una capatina da Lula. E, tra una cosa e l’altra, la Bruni ci avrebbe infilato anche il tema Battisti: non lo restituisca all’Italia.

La reazione dei parenti delle vittime non si è fatta attendere.

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