Cina, undici anni a Liu Xiaobo

LIU Xiaobo

Era chiaro che sarebbe andata così. Liu Xiaobo è stato condannato a 11 anni di reclusione. La ragione: incitamento alla sovversione. Il dissidente cinese è veramente tale: “incitava alla sovversione” già durante la protesta di piazza Tiananmen del 1989. Qui la sua storia. La storia di un uomo coraggioso.

Sotto accusa articoli pubblicati dai siti web stranieri e la Carta 08, che vede in Liu uno dei primi firmatari. Si tratta di un documento che critica apertamente  il Partito comunista cinese. Una carta che chiede piuttosto che finalmente si instaurino istituzioni democratiche anche in Cina.

Mentre Berlusconi resta, tranquilli. Comunque vada

Berlusconi

Storie diverse, e che non hanno nulla a che vedere, ma la battuta, nel titolo, viene spontanea.

Ho ancora fiducia nell’esistenza di magistrati seri che pronunciano sentenze serie, basate sui fatti. Se ci fosse una condanna in processi come questi, saremmo di fronte a un tale sovvertimento della verità che a maggior ragione sentirei il dovere di resistere al mio posto per difendere la democrazia e lo stato di diritto

Quindi, comunque vada, il premier Silvio Berlusconi resta: l’ipotesi dimissioni non viene considerata. Neppure se lo dovessero condannare in uno dei processi in corso a suo carico.

Viene una considerazione anche troppo ingenua: le istituzioni possono sbagliare, i magistrati possono sbagliare, ma in caso di errore è previsto non tenere conto della pronuncia e delle sue implicazioni politiche e morali?

Ai posteri l’ardua sentenza. O ai contemporanei nei commenti.

Mills condannato per corruzione. E il corruttore?

David Mills, l’avvocato inglese accusato di corruzione, è stato condannato a quattro anni e sei mesi. “Mills fu corrotto dalla Fininvest”, in sintesi. Ma leggiamo la sentenza pronunciata da Nicoletta Gandus.

In nome del popolo italiano, il tribunale, letti gli articoli 533, 535 del Codice di procedura penale, dichiara Mills Mc Kenzie Donald David colpevole del reato ascrittogli e lo condanna alla pena di anni quattro e mesi sei di reclusione, nonché al pagamento delle spese processuali.
Visto l’articolo 29 del codice penale, dichiara Mills Mc Kenzie Donald David interdetto dai pubblici uffici per la durata di cinque anni.
Visti gli articoli 538 e seguenti del codice di procedura penale, condanna Mills Mc Kenzie Donald David al risarcimento del danno in favore della parte civile costituita, danno che liquida in complessivi euro 250 mila, e alla rifusione alla stessa delle spese di costituzione dell’assistenza, che liquida in complessivi euro 25 mila.
Dispone la trasmissione degli atti alla Procura della Repubblica in sede, per quanto di eventuale competenza, in particolare in ordine alla deposizione resa da Benjamin Marrache. Motivazione entro 90 giorni.

Va bene, ma… chi è il corruttore? Per i giudici della decima sezione del Tribunale di Milano, l’avvocato avrebbe preso dei soldi (corruzione da seicentomila euro) per dichiarare il falso in occasione di due processi: alla Guardia di Finanza e All Iberian. In entrambi, era coinvolto Silvio Berlusconi. Nel mentre, il lodo Alfano.

Cesare Battisti, il caso: l’Italia allo specchio

Cesare Battisti rifugiato politico in Brasile. Ciò che più fa riflettere è la motivazione data alla decisione. Ma andiamo con ordine.

Ieri notte arriva in Italia la notizia che il Ministro della Giustizia brasiliano, Tarso Genro, ha deciso di non concedere l’estradizione a Cesare Battisti. Il punto è che Battisti è stato condannato in contumaciaergastolo, con sentenze passate in giudicato, per aver commesso quattro omicidi in concorso durante gli anni di piombo. Già latitante in Francia, dove benificiò a lungo insieme ad altri terroristi della dottrina Mitterrand, è diventato uno scrittore di romanzi noir. Quando la Francia decise che l’avrebbe restituito all’Italia, si rese latitante in Brasile, dove venne arrestato nel marzo 2007. E dove ora ha ottenuto lo status di rifugiato politico.

Militante dei Proletari Armati per il Comunismo, è stato condannato all’ergastolo per quattro omicidi: Antonio Santoro (Udine, 6 giugno ’78) – esecutore materiale, Lino Sabbadin (Santa Maria di Sala, 16 febbraio ’79) – copertura armata, Pierluigi Torregiani (Milano, 16 febbraio ’79) – attentato, co-ideatore e co-organizzatore, Andrea Campagna (Milano, 16 aprile ’79), esecutore materiale.

Il Giornale: “C’è un giudice anche a Roma. Travaglio diffama di proposito”

Il presunto collega Marco Travaglio diffama sapendo di diffamare, versione giornalistica del mentire sapendo di mentire. Comincia così l’articolo di oggi de Il Giornale – cui Marco Travaglio proprio non va giù. Si tratta, spiega il giornalista Filippo Facci, il passaggio cruciale del provvedimento con cui il giudice del Tribunale di Roma Roberta Di Gioia, il 15 ottobre scorso, ha motivato la condanna di Travaglio a 8 mesi di reclusione e 100 euro di multa per diffamazione ai danni di Cesare Previti.

Il Giornale ricostruisce i fatti, e conclude:

L’incredibile è che un giudice, per una volta, l’abbia messo nero su bianco

Attendiamo con ansia la risposta – se ci sarà – di Marco Travaglio. .

Stampa clandestina

La notizia è di pochi giorni fa, ma naturalmente il mainstreaming l’ha ignorata.
Una condanna per “stampa clandestina” ha colpito un sito fatto alla luce del sole.

Un paradosso che nasce dall’incontro di una regola fascista con le nuove tecnologie del terzo millennio

scrive la Redazione di Voci Libere.

Carlo Ruta è un clandestino. Il suo sito, antimafia, sia detto, www.accadeinsicilia.net è stato condannato dal tribunale di Modica per non aver registrato le sue pagine web come testata giornalistica. Stampa clandestina, insomma.

Lavorare con lentezza, ovvero otto anni per scrivere una sentenza

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Non c’è fretta.
In imbarazzante sintonia con la motivazione stessa che lo aveva portato a pronunciarsi sull’operato dell’allora giudice di Gela, Edy Pinatto, il Consiglio Superiore delle Magistratura ha optato per la linea attendista. I fatti.
La sezione disciplinare del CSM ha bocciato la richiesta di un provvedimento nei confronti del giudice Pinatto, reo di avere consentito – con i ritardi nella redazione delle motivazioni della sentenza di condanna a carico degli imputati – la scarcerazione di alcuni esponenti del clan Madonia, tornati qualche settimana fa a passeggiare liberamente per le strade di Gela.

5 anni a Cuffaro. Esclusa l’aggravante mafia

Mafia
Grida di vittoria, sospiri di sollievo. Il presidente della Regione Siciliana, Salvatore Cuffaro, è stato condannato a 5 anni nel processo per le ‘talpe’ alla Direzione distrettuale antimafia di Palermo. Ed è contento. Baci, abbracci, sorrisi. E soprattutto la decisione di restare al suo posto. Questo Paese continua ad essere così bizzarro.
La terza sezione penale del Tribunale, presieduta da Vittorio Alcamo, … condanna Cuffaro Salvatore alla pena di anni 5 di reclusione. Visti gli articoli 28, 29, 31 e 32 del Codice Penale dichiara Aiello Michele, Riolo Giorgio e Cuffaro Salvatore interdetti in perpetuo dai pubblici uffici e in stato di interdizione legale durante l’espiazione della pena. Quello che però fa tanto gioire il suddetto Cuffaro è l’esclusione, da parte del Tribunale, dell’aggravante di aver favorito la mafia. Cuffaro, come scritto, è stato interdetto dai pubblici uffici.
Uno dei capi d’accusa imputati a Salvatore Cuffaro, dunque, al processo per le ‘talpe’ alla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, era: favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra e rivelazione di segreto. I Pubblici Ministeri avevano chiesto per lui un periodo di reclusione di 8 anni.