Bossi vuole le elezioni: “Senza Fini, la gente non ha fiducia”. Assunta Almirante incorona La Russa

La Lega Nord diventa spettatore interessato rispetto alla partita che si sta giocando tra i banchi della maggioranza di Governo: Umberto Bossi e le camicie verdi, pur conservando un “rispettoso” distacco nei confronti delle vicissitudini griffate Popolo della Libertà, non possono fare a meno di alzare la voce per evitare di cadere vittima indiretta delle querelles ormai quotidiane tra esponenti berlusconiani e finiani.

Il Senatur non ci sta più e, avvallato dai sondaggi che continuano ad attribuire alla Lega Nord una crescita costante in termini di consensi, prende la parola per invocare le elezioni anticipate. Inutile sperare di concludere la legislatura in queste condizioni: il rischio sarebbe quello dell’immobilismo governativo e “il popolo del nord questo non lo vuole”. Perentorio, Bossi, nello schierarsi ufficialmente contro Gianfranco Fini che è oramai un ex alleato di cui liberarsi il più in fretta possibile.

In barba ai tentativi di mediazione di alcuni, il leader leghista preferisce semmai seguire il ragionamento di coloro che sollecitano la maggioranza a riaffidare la parola agli elettori:Bersani e Fini non vogliono il voto perchè sanno di non avere i voti: in Italia solo in due li hanno, Berlusconi e io. Che non siamo uguali: il sottoscritto è un segretario cattivo e uno come Fini l’avrebbe sbattuto fuori dal partito già da tempo, da quando – durante l’asseblea nazionale del PdL – andò sotto il palco da cui parlava Berlusconi: con il dito alzato verso Silvio, era da sbattere fuori in quel momento. Io avrei fatto così, ma Silvio è più buono di me, è una persona per bene“.

Web giornale politicalive: 9 agosto 2010

SOMMARIO:
1. Berlusconi ai militanti: “Tocca a voi”; Bocchino: “Basta illazioni su Fini;
2. Caritas: “Sbarchi di clandestini in aumento dopo intesa Governo-Gheddafi”
3. Russia: gli incendi viaggiano al ritmo di 700 morti al giorno
4. Mafia: proiettile al figlio di Ciancimino. “Vado via”
5. Finanza: estate all’insegna della “caccia allo scontrino”
6. Ricovero Francesco Cossiga: condizioni in peggioramento
7. No global in azione a Pordenone: Zaia appoggia i manifestanti, Galan li accusa
8. Novara, tenta violenza sessuale su sordomuta: arrestato tunisino

PER APPROFONDIRE:
Violenza sessuale: i numeri degli stupri in Italia
Cuba, Fidel Castro in Parlamento: “Obama, dì no alla guerra nucleare”
Fini – Tulliani: “Adesso mi dici cosa hai combinato”. Retroscena e prossime mosse

WEB GIORNALE DI POLITICALIVE. Flash news dei principali avvenimenti di politica e cronaca del 9 agosto 2010.

BERLUSCONI – FINIANI: Silvio Berlusconi è determinato a coinvolgere i militanti del PdL in quella che definisce la mobilitazione più grande mai portata avanti al fine di esplicare i risultati dell’attuale Governo. Il Premier sembra si prepari a elezioni imminenti e lo fa con uno spiegamento di forze imponente: “La mobilitazione permanente è necessaria per contrastare i disfattismi e i personalismi di chi antepone i propri particolari interessi al bene di tutti, al bene del Paese. Gli iscritti devono essere il megafono dell’azione di governo sul territorio: in ogni piazza degli 8100 comuni italiani vi siano banchetti per spiegare quanto il governo è riuscito  a realizzare in due anni di appassionato lavoro”. Con una lettera ai Club della libertà, Berlusconi stimola ciascuno a fare ancora di più: “Una grande opera di diffusione attraverso una capillare rete di militanti basata sulla suddivisione delle 60 mila sezioni elettorali. Sarà il più grande porta a porta mai realizzato in Italia, ed è per questo che chiedo il contributo di tutti coloro che credono negli ideali di libertà”. Nel frattempo, i deputati che hanno aderito a Futuro e Libertà hanno deciso di fare quadrato intorno a Guianfranco Fini rispetto alla campagna mediatica di accuse che sta interessando il Presidente della Camera rispetto alla vicenda della casa di Montecarlo. Lo dichiara Italo Bocchino, presidente dei deputati di FLi: “La campagna contro il presidente della Camera è un fatto senza precedenti e gravissimo dal punto di vista politico e istituzionale. E’ come se ‘Il Secolo’ facesso il coupon: ‘Berlusconi dimettiti per il processo Mills’. Siamo di fronte a una campagna inaccettabile e vergognosa e ancor più grave perché rientra in un contesto di bastonatura mediatica in cui si utilizzano uno e più strumenti di proprietà del presidente del Consiglio. Se Berlusconi ha ancora un pizzico di rispetto per la democrazia e le istituzioni smentisca immediatamente il portavoce del suo partito, Daniele Capezzone, e stoppi la campagna vergognosa de ‘Il Giornale'”.

SBARCHI IMMIGRATI: prende parola la Caritas, tema scottante quale è quello degli sbarchi di immigrati clandestini. Stando alle parole di Oliviero Forti, responsabile nazionale Caritas “C’è un flusso costante e una pressione migratoria che rimane sostanzialmente immutata se non aumentata. La Libia, in base agli accordi presi col governo italiano, è chiamata ad assolvere il ruolo di sentinella dell’Europa. Ci si chiede fino a quando questo potrà accadere. Perché sappiamo tutti che la Libia ha un ritorno economico rispetto al ruolo che ricopre. Nel momento in cui non si riesce più a sostenere questa dinamica assistiamo alla ripresa degli sbarchi, non nella stessa quantità del passato ma comunque un numero di sbarchi che sommati fanno centinaia di persone. Ci chiediamo allora come possano avvenire questi sbarchi  se teoricamente è in vigore un pattugliamento così serrato come è stato annunciato e che in alcuni casi sembra non funzionare. Come dimostrano gli arrivi di questa notte a Linosa. Nonostante il pacchetto sicurezza e gli accordi con la Libia, l’Italia  ha visto aumentare il numero di cittadini irregolari. Lo scenario quindi non è così tranquillizzante”. Ultimo caso relativo alla notte di ieri, quando a Linosa sono approdati 40 immigrati.

RUSSIA, FUOCO E FIAMME: 200 mila ettari. A tanto ammonta l’estensione della superficie del territorio russo in balia delle fiamme che l’avvolge da ormai cinque giorni. Il mix tra caldo, smog ed incendi sta mettendo in ginocchio l’intera nazione con temperature mai viste prima d’ora (37,1 gradi sabato scorso a San Pietroburgo, dopo i 38,2 di Mosca il 29 luglio). Va da se che sono aumentati anche i decessi (+50% nella capitale rispetto allo stesso mese dell’anno scorso) e i trasferimenti negli obitori. Il problema più grosso però sembra essere quello dello spegnimento delle fiamme nelle zone vicine alle centrali nucleari disseminate nel paese. Il fuoco potrebbe infatti innescare forze distruttive inimmaginabili qualora dovesse venire a contatto con i prodotti di combustione o fusione. Non si prevedono comunque grossi miglioramenti nel breve periodo. Dovrebbe esserci un abbassamento delle temperature tra il 13 ed il 14 Agosto ma questo non allontanerà del tutto il pericolo visto che la soluzione del problema appare possibile solo a partire dal 20 Agosto. Fino ad allora, stato di calamità nelle zone più colpite e vigili del fuoco ed altri operatori di soccorso in servizio 24 ore su 24. La mortalità media (350 vittime al giorno) è quasi raddoppiata: 700 decessi quotidiani.

Fini – Tulliani: “Adesso mi dici cosa hai combinato”. Retroscena e prossime mosse

Archiviata la mozione di sfiducia a Giacomo Caliendo, l’occhio politico è tutto rivolto verso i confini monegaschi. Gianfranco Fini decide di prendere di petto la vicenda che sta tenendo banco in questi giorni, relativa alla vendita (prima) e all’affitto (poi) dei 60 metri quadrati di Montecarlo (Boulevard Princesse Charlotte 14) ereditato da An in seguito al lascito di una nobildonna di Monterotondo. “Che serva per la buona causa”, avrebbe dichiarato la donna in procinto di consegnarne chiavi e proprietà al partito.

Solo che. Un’inchiesta condotta da Il Giornale (“una trappola studiata a tavolino“, il pensiero ricorrente negli ambienti finiani) ha svelato come l’appartamento sia stato inizialmente (s)venduto per la modica cifra di 300 mila euro (vale – fonte Il Giornale – sette, otto volte tanto) a una finanziaria che ha sede alle Antille e in un secondo momento affittato da Giancarlo Tulliani. Il semi-omonimo fratello della compagna del Presidente della Camera, Elisabetta. Ha fatto seguito un esposto alla Procura di Roma di due componenti de La Destra (allora compagni di partito di Fini in An) ovvero il consigliere regionale del Lazio Roberto Buonasorte e il consigliere comunale di Monterotondo, Marco Di Andrea.

Fare luce, chiarire, spiegare: le richieste più esplicite. Quelle celate, invece, sono moniti che hanno per destinatario l’allora leader di An, Gianfranco Fini. Gli si dice tra le righe (ma neppure troppo): paladino della giustizia? diverso dagli altri? Macchè – rimarcano i falchi PdL (un tempo alleati di Fini): “Avesse un alto senso dello Stato, dovrebbe dimettersi“. Poco importa che Fini abbia invece deciso di percorrere la strada opposta, quella della mano tesa nei confronti della magistratura, a cui la terza carica Istituzionale dice: “Non ho nulla da nascondere nè me la prendo con i giudici comunisti“.

Dalla villa di Ansedonia, dove in simultanea ha avuto modo di consultare l’avvocato Giulia Bongiorno, Fini non mette la testa sotto la sabbia (nonostante il termometro a ridosso del mare dica oltre 30 gradi) e decide di uscire allo scoperto: “Una campagna mediatica messa su ad arte con la totale compiacenza dei giornali di famiglia dopo avermi cacciato dal PdL. Berlusconi non mi perdona di essere andato controcorrente sulle leggi che avrebbe voluto imporre“.

Nessun passo indietro, paura zero, persiste nel riferimento di Futuro e Libertà la voglia di non farsi piegare dagli ex alleati. La ferrea volontà di andare avanti senza remore: “In quasi trenta anni di impegno parlamentare non ho mai avuto problemi di sorta con la giustizia e non ho assolutamente niente da nascondere nè tantomeno da temere per la vicenda monegasca. Pertanto, chi spera che in futuro io sia costretto a desistere dal porre il tema della trasparenza e della legalità nella politica è meglio che si rassegni“.

Patrimonio An: soldi e immobili, valore tra 350 e 500 milioni di euro

Alleanza Nazionale non non esiste più dal marzo 2009, allorchè il partito confluì con Forza Italia nel Popolo della Libertà.
Eppure, il patrimonio di An (sul quale si sono puntati i riflettori in seguito all’inchiesta de Il Giornale, secondo cui in una delle case donate al partito da una nobildonna sia finito quale affittuario il fratello della compagna di Gianfranco Fini, Giancarlo Tulliani) continua a giacere nelle casse delle società “Immobiliare Nuova Mancini srl” e “Italimmobili srl”, le quali daranno il là – di qui a poco – alla Fondazione An.
Sarà uno dei temi scottanti che accompagnerà – fin da ora – al settembre di fuoco per la politica italiana: inevitabile che nel calderone della crisi, della separazione di ex colleghi di partito tra finiani e pidiellini rientri anche la vicenda inerente al patrimonio del partito.
Cominciamo col dire che il totale di cui si parla oscilla – annoverando denaro liquido (70 milioni di euro) e beni immobili (il restante) – tra i 350 e i 500 milioni di euro.

Tralasciando la liquidità, ci si concentra sugli immobili.

Tra le polemiche che stanno infiammando il panorama politico italiano, quella che ha influito affinchè traboccasse il vaso è la querelle scoppiata in merito al patrimonio immobiliare di Alleanza Nazionale, movimento guidato fino a qualche anno fa da Gianfranco Fini, oggi presidente della Camera. Il patrimonio in questione ha un valore stimato in circa 300-400 milioni di euro: si tratta, nello specifico, di 70 appartamenti, sedi delle federazioni.

Tra questi, vi sono anche i locali che ospitano la sede nazionale e il “Il Secolo d’Italia”. L’ultimo lascito a favore del partito, di oltre due miliardi di vecchie lire, è stato quello della contessa Anna Maria Colleoni, discendente dello storico condottiero del Quattrocento, Bartolomeo Colleoni.

Scrive nella relazione di gestione datata 26 febbraio 2009 il senatore Franco Pontone, tesoriere del partito: “Il rendiconto di gestione al 31 dicembre 2008 evidenzia un soddisfacente risultato di avanzo di gestione pari a 10 milioni 335 mila 573 euro e una situazione di liquidità disponibile di 30 milioni 685 mila 260 euro. Risultati che confermano la soliditàdella situazione patrimoniale, economico e finanziaria di An”. Pontone prevede un futuro roseo:La situazione corrente della gestione economico finanziaria è soddisfacente, conseguentemente si può ragionevolmente affermare che non sussistono problemi per affrontare gli impegni futuri”.

Elezioni: Berlusconi (PdL) e Fini (Fli), ultimo treno (il voto alletta ma fa paura a entrambi)

Silvio Berlusconi vuole andare al voto: senza indugi, nessun tentennamento. I motivi che il Presidente del Consiglio mette sul tavolo dei referenti del Popolo della Libertà sono almeno tre, ciascuno dei quali da non trascurare:

1. “In questo momento non abbiamo avversari”;

2. “Gli altri, gli avversari non potranno mai coalizzarsi tutti contro di me, da Fini a Vendola”;

3. “Non possiamo stare a contrattare con i finiani su ogni legge”.

Non c’è solo tatticismo, dietro la volontà del leader PdL, ma pare anche lineare il fatto che la nuova prospettiva (fuori i finiani dal partito) consenta di prendere in considerazione uno scenario ovvio: dovesse rivincere le elezioni, il centro destra ne uscirebbe non solo rafforzato ma addirittura invincibile. Perchè tutti – uno per uno – remerebbero nella stessa direzione: quella indicata da Berlusconi.

Ancora: a dare man forte alla determinazione del Premier, i dati diffusi dal fresco sondaggio di Euromedia, realizzato dopo la fuoriuscita dei finiani: i numeri parlano di un Pdl in crescita di due punti percentuali, Futuro e Libertà oscilla in una forbice che va dal 2-3 per cento (in caso di schieramento senza alleanze) all’8-10 in coalizione con l’Udc. Intanto, l’ultimo vertice di Palazzo Grazioli prima delle ferie (non particolarmente lunghe, quest’anno) si è consumato alla presenza dei massimi esponenti di partito cui si sono aggregati i Ministri Giulio Tremonti, Franco Frattini, Altero Matteoli e Angelino Alfano. Oltre a una disamina della situazione è emersa tutta la convinzione di Berlusconi – manifestata, condivisa – di optare per il voto subito: le date attorno alle quali si è ragionato sono nella peggiore delle ipotesi il 27 marzo del 2011 (non a caso, nello stesso giorno del 1994, Berlusconi vinse le prime elezioni a cui partecipò) e nella migliore, a metà novembre. Nell’ultimo caso, il tentativo sarebbe quello di dare la parola ai cittadini prima del 14 dicembre, quando la Consulta dovrebbe bocciare lo scudo del legittimo impedimento.

Il quartier generale del PdL sa bene cosa fare: comizi, reclutamento, divulgazione delle attività di Governo, comitati elettorali, promotori delle Libertà e una macchina da far ripartire in fretta con il lavoro certosino ma efficace di Denis Verdini, Michela Brambilla, Giorgia Meloni e Beatrice Lorenzin. Dovrà essere un martellamento: di numeri, di fatti, di opere, di azioni portate a termine. Rendere l’attività di Governo un libro che sia il più aperto possibile, magari con qualche affondo a temi di cui altri (Futuro e Libertà) si sono autoproclamati paladini: anche per questo, in occasione del discorso di Ferragosto (quest’anno a Palermo e non a Roma) Berlusconi parlerà per lo più dei successi del governo nella lotta alla mafia e si avvarrà del contributo del ministro degli Interni, Roberto Maroni, e del Guardasigilli Alfano.

Tre motivi per andare a votare, sosteneva Berlusconi: esistono però anche incognite di similare importanza che spingono parte del PdL a fare passi piccoli e ragionati a lungo:

Web giornale politicalive: 5 agosto 2010


SOMMARIO:

1. Italia, maggioranza: Bossi vuole le elezioni, il PdL avverte: “Fedeltà o si vota”;
2. Fini – Tulliani e la casa di Montecarlo: Procura di Roma apre fascicolo mentre Casini difende il Presidente della Camera
3. Italia, opposizione: divergenze IdV-Pd in materia di alleanze;
4. Dipartimento di Stato Usa: “L’Iran finanzia il terrorismo”
5. Giorgio Napolitano: “Confronto in Parlamento sul ddl università: si ascoltino gli Atenei”
6. Evasione fiscale: -9% sul 2009, ma l’evasore più ricco è italiano
7. Michela Brambilla, Ministro del Turismo, irrita Siena: “Qualche Palio danneggia l’immagine dell’Italia”. Poi la rettifica;
8. Nicolas Sarkozy: scenata a Carla Bruni sul set di Woody Allen

PER APPROFONDIRE

Camorra, Vittorio Pirozzi arrestato a Bruxelles: tra i 100 latitanti più pericolosi
Russia, allarme incendi – paura nucleare: 50 morti e 200 mila ettari in fumo. “E’ volontà divina”
Mentana: “La7, Tg libero e completo: si guardi al post berlusconismo”

WEB GIORNALE DI POLITICALIVE. Flash news dei principali avvenimenti di politica e cronaca del 5 agosto 2010.

MINACCE E TENSIONI: strascichi del giorno dopo tra le file della maggioranza di Governo. Il voto contrario alla mozione di sfiducia nei confronti di Gaicomo Caliendo non è bastato: evidente una divergenza politica (ma a questo punto anche personale) tra PdL/Lega Nord e Futuro e Libertà. Le dichiarazioni odierne dei referenti. Umberto Bossi (Lega): “E’ molto difficile andare avanti così, con il Governo in bilico a ogni votazione: se si vota noi e il Pdl insieme spazziamo via tutti. Se sta con noi, Berlusconi vince”. Fabio Granata (FLi): “A settembre ne vedremo delle belle”. Angelino Alfano, Ministro della Giustizia, ritorna sui concetti di legalità e giustizia alla base dei quali è sorta la spaccatura: “Legalità non vuol dire che un atto del pm coincide con la verità, e garantismo non significa impunità. E’ questo l’aspetto costituzionale voluto dai padri fondatori nel 1948 e che noi abbiamo voluto difendere. Su questo principio di legalità accettiamo la sfida di chiunque”. Intanto, i vertici PdL (oltre a Silvio Berlusconi: Ignazio La Russa, Denis Verdini, Sandro Bondi, Maurizio Gasparri, Fabrizio Cicchitto, Angelino Alfano, Giulio Tremonti, Altero Matteoli e i due sottosegretari alla presidenza del Consiglio Gianni Letta e Paolo Bonaiuti) si riuniscono a Palazzo Chigi: la linea è di proseguire nella realizzazione del programma fino a che il patto con gli elettori riuscirà a garantire coesione. A quel punto, “chi venisse meno se ne assumerebbe la responsabilità”. Bonaiuti rimarca: “Nel momento in cui è avvenuto il distacco da parte di una componente della maggioranza, il premier ha avvertito tutti, ‘state pronti’ per possibili elezioni”.

L’ENIGMA DI MONTECARLO: tutto è partito dalla denuncia de Il Giornale, che accusa Gianfranco Fini (che ne era il segretario) di aver venduto un appartamento di Montecarlo lasciato in donazione all’allora Alleanza Nazionale, a una società off shore. In quella casa, attualmente risiede il fratello della compagna del Presidente della Camera, Giancarlo Tulliani. L’episodio non è mai stato chiarito in maniera inequivocabile ma in data odierna la Procura di Roma ha aperto un fascicolo per fare luce su quanto accaduto: atto dovuto in seguito all’esposto presentato da due esponenti (il consigliere regionale del Lazio Roberto Buonasorte e il consigliere comunale di Monterotondo, Marco Di Andrea) di La Destra, il gruppo che fa capo a Francesco Storace che lamentano il fatto che la proprietà dell’appartamento sia da intendersi in capo ad An e che occorre spiegare gli avvenimenti per filo e per segno. Di contro, Fini ribadisce con un comunicato che “ben vengano le indagini sul patrimonio An, anche se la denuncia proviene da avversari politici. Il presidente  (Fini stesso, ndr) non è titolare dell’appartamento, e non sono a lui riconducibili le società che hanno acquistato l’immobile; del pari, è falsa la notizia relativa alla cifra versata quale corrispettivo. Sarà l’autorità giudiziaria ad acclarare la totale infondatezza di quanto divulgato e ad accertare la condotta diffamatoria”. Stando alla versione di Elisabetta Tulliani, sarebbe stata una vincita milionaria al Superenalotto a consentire (a lei e alla famiglia, ndr) di acquistare alcune proprietà immobili: versione che Luciano Gaucci (oggi a Santo Domingo, all’epoca dei fatti fidanzato con la Tulliani, ndr) conferma a Panorama: “La schedina l’ho compilata e l’ho giocata io, ho vinto 2 miliardi e 400 milioni di lire e siccome sono generoso ed ero perso d’amore le ho regalato la metà”. Intanto, a dar man forte al Presidente della Camera giungono le parole di Pier Ferdinando Casini: “Non mi piace lo squadrismo intimidatorio nei confronti del Presidente della Camera. Se uno è un delinquente, lo è sempre. Una persona non è delinquente se fa una scelta oppure santa se ne fa un’altra”. Della vicenda si occuperà il procuratore aggiunto Pier Filippo Lariani.

DI PIETRO – BERSANI: lo scenario delle elezioni anticipate è un disegno che nel centro-sinistra si prende in massima considerazione ma comincia a delinearsi, anche lì, una differenza sostanziale tra quel che vorrebbe l’Italia dei Valori e il percorso che alletta il Partito Democratico. Antonio Di Pietro sembra avere le idee chiarissime: “Fase di transizione? Berlusconi non la permetterà: vorrebbe dire rivedere la legge elettorale e le regole sul conflitto di interesse. Tra poco il Pd dovrà fare le sue scelte: di qua c’è lo schieramento della legalità (si riferisce a IdV, ndr), di là la palude della Balena bianca (il “di là” sottintende il probabile schieramento che accorperebbe Futuro e Libertà di Gianfranco Fini, l’UdC di Pier Ferdinando Casini e l’Alleanza per l’Italia di Francesco Rutelli, ndr)”. Silenzio in casa democratica dove si continua a riflettere con la massima prudenza.

Finiani e Udc: astensione su Caliendo

La mozione di sfiducia sottoscritta dal Pd e da Italia dei Valori nei confronti di Giacomo Caliendo, sottosegretario alla Giustizia coinvolto nell’inchiesta della cosidetta P3, ha sollecitato il primo incontro politico tra Futuro e Libertà (i 33 deputati fuoriusciti dal PdL e vicini a Gianfranco Fini) e l’Udc di Pier Ferdinando Casini. La riunione si è svolta alla Camera (ore 13) e ha visto la partecipazione dei parlamentari del Movimento per l’Autonomia e dell’Alleanza per l’Italia (il neonato gruppo di Francesco Rutelli): è stato nella circostanza deciso di portare avanti un percorso congiunto che si manifesta – per ora – con il voto di ASTENSIONE nei confronti della mozione all’ordine del giorno (si vota mercoledì 4 agosto).

Berlusconi – Fini: fotoricordo

Diciassette anni di percorso politico congiunto, poi il divorzio. Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi si lasciano prima di celebrare il ventennio di matrimonio. Ma l’album dei ricordi, non per questo, viene meno: attraverso la ricostruzione fotografica è possibile immortalare l’armonia dei due cofondatori del Popolo delle Libertà, le prime divergenze, la rottura.

LA CONFERENZA STAMPA DI GIANFRANCO FINI

Chi non li avesse a portata di mano, prepari i fazzoletti. Si comincia, a partire proprio dal lontano maggio 1994 quando, una stretta di mano bastò e avanzò per sancire la sinergia.

Fini: “Espulso dal PdL per l’illiberale concetto di democrazia che fa capo a Berlusconi”

Gianfranco Fini ha annunciato una conferenza stampa alle 15 presso l’Hotel Minerva di Roma. Il presidente della Camera approfondirà il proprio punto di vista rispetto alle decisioni assunte dall’Ufficio di Presidenza del Popolo delle Libertà e renderà noto, con ogni probabilità, il nome del nuovo gruppo parlamentare della sua corrente che è Futuro e Libertà per l’Italia: formalizzato presso gli uffici della Camera, cui sono state anche consegnate le 33 richieste di adesione da parte dei deputati che hanno deciso di seguire Fini

Ore 15.01. Gianfranco Fini è arrivato presso gli edifici dell’hotel Minerva, i cronisti hanno affollato la sala stampa.
Ore 15.05. Diffusi i primi sondaggi rispetto al peso effettivo del nuovo soggetto politico: per l’Ispo di Renato Mannheimer si attesta intorno al 10%; per Luigi Crespi sta tra il 10 e il 12%.

Azione Nazionale, Futuro e Libertà: Fini riparte dall’ideologia

Il nuovo gruppo parlamentare di Gianfranco Fini e dei 35 (ma i numeri continuano a oscillare) deputati che alla Camera (sarebbero 14 i seatori) hanno già sottoscritto l’adesione allo stesso si chiama Azione Nazionale. Che sa tanto di nostalgico ritorno ad Alleanza Nazionale, ovvero il partito nato nel gennaio 1994 e sciolto nel marzo 2009 allorchè confluì – insieme a Forza Italia – nel Popolo delle Libertà.

Tutto ciò, di primo acchitto, significa almeno due cose: innanzitutto, che il PdL – da ora in avanti – sarà ben altro rispetto al passato (perchè una sua componente importante e significativa – Fini ne è cofondatore – viene a mancare), poi va a riconoscere (ricordiamo bene l’Ulivo, vengono in mente le difficoltà riscontrate da pd nel tenere assieme la componente più di sinistra e quella più di centro) quanto l’Italia fatichi a digerire le coalizioni eterogenee.

Un editoriale della mattina di Vittorio Feltri apparso su il Giornale dice che lo scontro era inevitabile per ritrovare all’interno della maggioranza un po’ di pace e tornare a governare bene; di contro Ezio Mauro – su La Repubblica – rimarca che “l’irruzione della legalità (segmento nel quale Fini e Berlusconi hanno avuto le divergenze più evidenti, ndr) ha fatto saltare per aria il PdL”. 35 uomini alla Camera e 14 al Senato: è tutto il bottino che la terza carica istituzionale s’è riuscito ad assicurare.

Ufficio di Presidenza PdL: finiani fuori dal partito. Fini: conferenza stampa domani alle 15

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Rottura, come previsto. LUfficio di presidenza del PdL ha ufficializzato le divergenze irricucibili tra l’area finiana e la maggioranza del partito optando per la linea intransigente. Italo Bocchino, Fabio Granata e Carmelo Briguglio deferiti al collegio dei probiviri; le posizioni di Gianfranco Fini incompatibili con i principi ispiratori del Pdl. Viene meno “anche la fiducia del Pdl nei confronti del ruolo di garanzia di Presidente della Camera indicato dalla maggioranza che ha vinto le elezioni”.

Stavolta neppure lo spot vivente di quanto possa fare magie il cerone ha potuto nascondere tanto facilmente i segni fisici di una due giorni che rischia di lasciare il segno. Nel Governo, in Parlamento, in Italia. Silvio Berlusconi, nell’attimo in cui si affida alla stampa per leggere i passaggi significativi del documento approvato (33 sì e 3 no) dall’Ufficio di Presidenza PdL ha le occhiaie. Sembrano valigie. Non ha perso lo smalto, la fermezza, sempre lucido. Sta per rendere nota una frattura importante. La più importante degli ultimi lustri politici: per rievocare qualcosa di simile, occorre tornare ai tempi della spaccatura tra Fausto Bertinotti e Romano Prodi o a quella più recente tra lo stesso Prodi e Clemente Mastella. Ma pure trovando qualche analogia, i due casi sono ancora estremamente differenti dallo scenario odierno. Perchè in questo caso si tratta di spaccatura all’interno dello stesso partito, addirittura di rottura tra due dei cofondatori del Popolo delle Libertà, figlio concepito dal concupimento di Forza Italia e Alleanza Nazionale. Gianfranco Fini, a conti fatti, è fuori dal PdL: dopo mesi di liti interne, scontri fratricida, anomale dissonanze. Fin qui, nulla che meravigli: anche perchè il Presidente della Camera, nel vuoto politico che sta a sinistra, ha avuto anche il gusto di essere issato – da militanti e simpatizzanti dei partiti dell’opposizione – quale vera alternativa al Presidente del Consiglio. Una convivenza – quella di Fini e Berlusconi – che si è fatta difficile per poi diventare insostenibile. Le differenze sempre più marcate, poi inconciliabili. Resta il PdL, spariscono i dissidenti: che sono, stando al documento approvato dall’Ufficio di Presidenza, i tre esponenti più vicini (politicamente ma non solo) alla terza carica Istituzionale del Paese. Nome e cognome: Italo Bocchino, Fabio Granata e Carmelo Briguglio. Attacco frontale a Fini nelle parole a caldo di Berlusconi, a vertice appena concluso. “Si è manifestato il dissenso dell’Onorevole Gianfranco Fini e di esponenti che fanno riferimento a lui. Mi sono sempre attenuto al silenzio, da un anno a questa parte. Ma ora è il tempo della responsabilità nei confronti di una crisi che va chiarita. Oggi facciamo chiarezza. L’anomalia del Presidente della Camera che fa opposizione permanente non è più tollerabile. Non sono più disposto ad accettare forma di dissenso nel partito che si manifesta in una vera opposizione. Un partito nel partito. Nessun timore rispetto alla tenuta dell’Esecutivo e, in ogni caso, la chiarezza andava fatta comunque“. Fini annuncia una conferenza stampa per domani mattina ma fa già sapere che “in merito alla Presidenza della Camera, non decide Berlusconi“. Intanto, 34 deputati sono pronti a lasciare il Pdl e seguire l’ex leader An in un nuovo gruppo parlamentare.

PdL, ecco chi sta con Fini: forbice da 20 a 31 deputati

Popolo delle Libertà, l’elenco dei “quasi” espulsi dal partito è di quattro nomi: Gianfranco Fini, Italo Bocchino, Carmelo Briguglio e Fabio Granata. Ovvero, i tre al seguito del Presidente della Camera, coloro che maggiormente si sono esposti a telecamere e prese di posizioni politiche spesso in netta opposizione alla linea individuata dalla maggioranza del PdL. Attorno al poker di politici ruota il documento che l’Ufficio di presidenza del partito discuterà intorno alle 19.

(LEGGI QUI IL DETTAGLIO DELLE ULTIME ORE)

Passaggio politico cruciale non solo perchè si verrebbe a creare una conseguenziale spaccatura interna al PdL con inevitabile costituzione di un nuovo gruppo parlamentare ma pure per il fatto che andrebbero poi valutate – dati alla mano – almeno due questioni. La prima, evidente: la tenuta del Governo, chiamato a verificare la propria forza. La seconda, neppure troppo marginale: capire che succederà con la figura della terza carica Istituzionale del Paese e se Fini saprà tenersi aggrappato alla poltrona che ricopre attualmente.

Il secondo successivo all’eventuale cacciata dei quattro dal partito spalancherebbe i portoni alla deposizione della richiesta di un gruppo politico autonomo alla Camera dei Deputati. Ma chi sta con Gianfranco Fini? Quanti sono i finiani?

Per Silvio Berlusconi solo una manciata di deputati – dieci, ha detto il Premier – mentre le indiscrezioni di stampa parlano di almeno 20 parlamentari che avrebbero già sottoscritto la propria adesione al nuovo gruppo e di altri undici pronti a farlo. La forbice oscilla tra i 20 e i 31 deputati: nell’ultimo caso, potrebbero decidere le sorti del Governo.
GIA’ CON FINI. Fedeli all’ex leader di An, lo seguirebbero da subito dopo aver sottoscritto il contro documento predisposto dall’area finiana:

Fini espulso dal PdL? “Vale dieci deputati e l’1.4%”

Se la notte è stata lunga – lunghissima – le ore che restano da qui alle 19, quando l’ufficio di presidenza del Popolo delle Libertà discuterà un documento di censura nei confronti di Gianfranco Fini e dei finiani Italo Bocchino, Carmelo Briguglio e Fabio Granata, rischiano di durare un’eternità. Nel corso della quale vi saranno – eccome – ulteriori tentativi di mediazione, conciliaboli volti a evitare la rottura, azioni di riavvicinamento cui il partito è abituato da qualche mese. In più di uno proverà laddove, nella serata che ha preceduto, non sono riusciti Gianni Letta (che ha incontrato il Presidente della Camera per capire se fosse possibile mettere ogni diatriba sotto il tappeto) e Fedele Confalonieri (al telefono con Silvio Berlusconi ha tentato di distoglierlo dalla resa dei conti). Ma stavolta, pare che qualunque tentativo di riconciliazione sia impresa ardua, improbabile, impossibile.

E non tanto per la determinazione di Fini, che pure ha lanciato un accorato (tattica? depistaggio?) appello al Premier affinchè si dimentichi il passato più rancoroso e si tenga fede al patto sottoscritto con gli elettori (“resettiamo tutto senza risentimenti”, dichiarava Fini a Il Foglio) quanto piuttosto per la ferma volontà di Silvio Berlusconi che, a questo punto, sembra non avere più alcun tentennamento. Stanco dei diktat e dei giochi politici di quello, il Presidente del Consiglio ha deciso di portare avanti la linea dura. La stessa che porterebbe direttamente all’espulsione di Fini e dei suoi tre fidi seguaci.

IL POMERIGGIO, LA SERA, LA NOTTE. Ricostruire quanto accaduto nelle scorse ore significa riprendere alcuni dei passaggi cruciali che hanno segnato il mercoledì appena messo in archivio. C’è stata la conferenza stampa di Denis Verdini, coordinatore PdL, ad allontanare ogni suo coinvolgimento nella P3 e sono arrivate in tempo reale le dichiarazioni di Italo Bocchino che ne chiedeva (una volta di più) le dimissioni dall’incarico ricoperto con replica dello stesso Verdini (“Da Bocchino non prendo lezioni“). Se il vaso lo immaginavamo pieno di crepe, da un momento all’altro ha cominciato a rompersi in cocci.

Parla Denis Verdini, PdL alla resa dei conti

La versione di Denis Verdini in merito al coinvolgimento del coordinatore PdL nell’associazione appellata P3 è affidata a una conferenza stampa nel corso della quale l’ex Presidente del Credito Cooperativo toscano ne ha avute per tutti. Fini, Caldoro, Dell’Utri, Bocchino, eolico, Mancino, Cappellacci, Carboni: una sfilza di nomi che Verdini non ha trascurato di nominare per esporre la propria versione dei fatti. E’ come se si scrivesse un capitolo in più alla triste vicenda dell’intreccio tra politica e corruzione, tutt’ora al vaglio della Magistratura e pare una pagina importante del percorso intrapreso dal Governo attuale.

Se non altro, perchè anche nel corso dell’incontro tra Verdini e i giornalisti, sono emerse differenze incolmabili tra due correnti che nel PdL- quella dei finiani e il resto del partito – sono sempre più distinte, separate, lontane. Non a caso, quando il coordinatore PdL non aveva ancora concluso il suo intervento, l’Ansa s’era già messa a diffondere il commento di Italo Bocchino – finiano doc – con tanto di richiesta “più che mai, più di prima” di dimissioni inoltrata allo stesso Verdini. A cui è toccato di replicare seduta stante. Le frasi salienti pronunciate dal politico-banchiere:

P3.Tutto questo parte da un pranzo a casa mia, riportato da alcune intercettazioni, nel corso del quale si è parlato della candidatura del giudice Miller. Non conoscevo il giudice Martino, il giudice Lombardi e il giudice Miller. La selezione delle candidature è il mio lavoro. Nessuno mi cita mai dopo quel pranzo, per questo mi sembra strano essere ricondotto alla ormai famosa P3. Non ho mai saputo nè fatto parte di associazioni segrete. Non ne conosco nè finalità nè attività“.

DIMISSIONI.Non capisco perché dovrei dimettermi. Ho sempre fatto bene il mio lavoro. Non vedo perché dovrei dimettermi per una cosa di cui non so nulla“.