Telebavaglio: Orfeo vs Valigia Blu

Nuova puntata di Telebavaglio su Current, canale 130 di Sky e su ilfattoquotidiano.it. Ospiti in redazione Arianna Ciccone, direttrice del festival di giornalismo di Perugia e animatrice del movimento Valigia blu e il direttore del Tg2, Mario Orfeo.

Arianna è colei che ha dato il via alla protesta contro Augusto Minzolini – e in generale per un’informazione equilibrata nella tv pubblica – con il motto “Prescrizione non è assoluzione”, riferendosi alla notizia data (assolto e non prescitto) dal Tg1 in merito alla sentenza del processo Mills, l’avvocato inglese accusato di essere stato corrotto da Silvio Berlusconi. Mario Orfeo, invece, è alla guida del tg della seconda rete da un anno e da più parti è visto come vicino al presidente della Camera Gianfranco Fini.

Berlusconi: “Processo breve, stop. Ai finiani: restate nel PdL, saremo riconoscenti”

Le parole di Silvio Berlusconi anticipano di un giorno quelle di Gianfranco Fini (domenica 5 settembre a Mirabello, ore 18) e chiudono definitivamente alla eventualità di inserire nella riforma della giustizia (uno dei capisaldi su cui fondare la rinnovata alleanza programmatica con Futuro e Libertà) il punto relativo al processo breve. In un nuovo messaggio audio ai Promotori della Libertà, il Premier sembra intenzionato a un passo di avvicinamento nei confronti dei finiani e sembra costruire i presupposti affinchè il voto anticipato sia scongiurato: “Dentro la mozione sulla giustizia che porteremo all’approvazione del Parlamento prossimamente non dovrebbe esserci alcun riferimento a questo cosidetto processo breve“.

Nessun accenno diretto alla volontà di mediare: diventa un momento necessario per assecondare le richieste di Gianfranco Fini ma il Premier non lo dice. Mai. Piuttosto, mostra di essere evidentemente convinto della necessità di un rinnovamento giudiziario da vivere anche attraverso l’introduzione del “processo breve” ma di non prenderlo in considerazione per evitare campagne mediatiche fatiscenti: “Siccome quando si tratta di giustizia e di processi non c’è una norma che non tocchi, non riguardi uno dei tanti processi o meglio delle tante aggressioni che mi sono state rivolte in questi anni per tentare di sovvertire il voto degli italiani, anche se questa norma è giusta e anzi assolutamente doverosa, la sinistra e i suoi giornali la fanno diventare uno scandalo e la mettono al centro di una campagna ancora e sempre contro di me. Allora io voglio rassicurare ancora una volta la sinistra“.

A questo punto, il patto con Fli si strutturerà su cinque punti programmatici, già noti da tempo: “Riforma tributaria e federalismo fiscale, sicurezza, immigrazione, rilancio del Sud e giustizia. Abbiamo elaborato le priorità e gli interventi concreti sui quali il Parlamento dovrà pronunciarsi nelle prossime settimane“.

Pd, Rosy Bindi: “Alleanza elettorale con Futuro e Libertà”. Bocchino frena

Pier Luigi Bersani ha annunciato l’intenzione di riprendere (e attribuirgli obiettivi e linee programmatiche rinnovate) l’esperienza dell’Ulivo, Rosy Bindi mostra di gradire la linea del segretario auspicando una coesione talmente ampia da prevedere anche una convergenza con Gianfranco Fini.

Il Partito Democratico, attraverso le parole del Presidente, apre a Futuro e Libertà senza neppure attendere (o forse anche per questo) le parole che il  Presidente della Camera pronuncerà domenica 5 settembre a Mirabello (in occasione dell’incontro dei gruppi di Fli).

Potrebbe essere l’occasione della rottura definitiva tra il Popolo della Libertà e i finiani: l’ex Ministro della Sanità coglie la palla al balzo e dichiara a Telelombardia: “Se Berlusconi e la Lega dovessero portare il Paese alle terze elezioni in sei anni, allora noi proporremo a Fli un’alleanza per la democrazia. Noi staremo con tutti coloro che sono disponibili a salvare questa Costituzione. Non penso ad ammucchiate: se Berlusconi cerca la prova di forza con il voto anticipato e se ci sarà un attacco alla Costituzione, noi chiederemo a tutti di difendere la Costituzione e la democrazia“.

Berlusconi, Bersani, Fini: voto anticipato sempre più probabile. Il Premier: “Processo breve: così o niente”

Il libro si arricchisce, il tomo assume le dimensioni di una enciclopedia. Non passa giorno che non si parli di voto anticipato. elezioni sì, elezioni no. Strappi un petalo alla volta – le dichiarazioni: Silvio Berlusconi, Gianfranco Fini, Pier Luigi Bersani – e il pistillo, prima o poi, verrà svelato nella sua interezza. Oggi pare che ci si debba preparare all’ennesima tornata elettorale.

Non è cambiata – rispetto a ieri – la valutazione che il partito Democratico manifesta nei confronti dell’attuale Esecutivo ma sembra essere più evidente di ieri la volontà di Berlusconi di non trattare modifiche al processo breve. Una sorta di “O così o ritiro la legge”. Prova di forza del Premier, alla base del cui comportamento vi è un elemento su tutti: quello, cioè, di non avere voglia nè motivo per mettersi a discutere con il Presidente della Camera.

Se si tratta di intavolare una trattativa con Fini, il processo breve non mi interessa più. E’ una legge di per sè giusta ma non serve al sottoscritto, che è innocente. Non autorizzo alcuno a discutere con i finiani per conto mio, neppure la Lega Nord“. Parole forti, il cui senso è riconducibile ai sondaggi pervenuti tra le mani di Berlusconi: stando a fresche statistiche, il PdL rischia di assicurarsi la maggioranza assoluta anche in Senato. Quindi, il pensiero di forzare la mano e far saltare il banco è tornato a prendere corpo.

Processo breve: Napolitano, Berlusconi, De Magistris

Nessuna trattativa: il Quirinale assicura che – in merito alle discussioni sul processo breve Giorgio Napolitano non presterà il fianco ad alcuna mediazione nè tantomeno interverrà per appianare le divergenze tra partiti.

Utilizza l’ironia, il Presidente della Repubblica, ma al contempo lancia l’allarme reale: la priorità del Paese è un’altra. “E’ venuto il momento che l’Italia si dia una seria politica industriale nel quadro europeo, secondo le grandi coordinate dell’integrazione europea. Ne abbiamo bisogno per l’occupazione e per i giovani, motivo principale di preoccupazione. Processo breve? Ricordate la legge sulle intercettazioni? C’è qualcuno che ha informazioni in merito?“.

Tra i cinque punti sanciti dal Popolo della Libertà al fine trovare un accordo squisitamente politico con i finiani di Futuro e Libertà, quello inerente al processo breve rischia di far saltare il banco, visto che tra gli uni (PdL) e gli altri (Fli) la distanza pare allo stato attuale ancora immensa. E se per Gianfranco Fini basta una frase a mettere in guardia gli ex alleati (“No a leggi che tutelano i politici e danneggiano i cittadini”), pare altrettanto ovvio che – così come è stato partorito al Senato – il decreto del cosiddetto “processo breve” non incontra il consensio dei finiani. Allineati, in questo, con il pensiero del Capo dello Stato.

Generazione Italia osa: “Berlusconi? Comunista!”

Generazione Italia – dice di sè: aggregatore intergenerazionale rivolto a tutti coloro che hanno voglia di impegnarsi per l’Italia – è di chiaro riferimento finiano: annoverato tra gli organi di informazione vicini a Gianfranco Fini e ai deputati di Futuro e Libertà (componenti del Comitato Nazionale), propone oggi la clamorosa notizia che pare confermare la netta incompatibilità tra Fli e il Popolo delle Libertà. In barba a ogni tentativo di mediazione, accordo, armistizio, il sito mostra in prima pagina una notizia che – semmai avesse alcun effetto – sembra messa lì proprio per rimarcare quanto sia lontana la possibilità che si possa recuperare fiducia reciproca tra due anime – a questo punto – distinte.

Gli squadristi della libertà sono pronti a organizzarsi per contestare Fini a Mirabello“: mica roba da niente. Con tanto di sviluppo della tesi: “Se mai servisse una conferma della deriva sinistrorsa/comunistoide del Pdl ecco a voi l’ennesima conferma. Stamane riceviamo una telefonata: un nostro amico napoletano ci informa che è stato contattato da un consigliere provinciale del Pdl che gli ha fatto una richiesta particolare: ‘Stiamo organizzando con la Brambilla una contestazione a Fini quando parlerà a Mirabello. Riesci a riempirmi un pullman? E’ tutto a spese del partito’. Gli daranno anche il panino, in puro stile Cgil. E magari anche un libretto rosso con tutte le istruzioni per contestare il nemico del popolo“.

Fini e Bersani: prove di allenaza?

Sembra strano anche solo il pensarlo ma i fatti portano dritto verso uno scenario inimmagginabile fino a qualche tempo fa. Del resto, se a far resuscitare i pensieri e le gesta di Berlinguer è Giulio Tremonti, tutto pare possibile. Pier Luigi Bersani, segretario Pd nonchè militante convinto dell’allora Partito Comunista, e Gianfranco Fini, cofondatore del PdL e storico esponente deòl Movimento Sociale, non sono mai stati così vicini e affini.

Hanno in comune il nemico – Silvio Berlusconi – ma pare evidente che abbiano intenzione di assurgersi a difensori strenui della Costituzione e di temi morali di strettissima attualità. Non più le differenze ma le affinità: tra i due politici, infatti, emergono chiari elementi di armonia che entrambi non faticano a nascondere. Lo ha fatto il democratico tendendo la mano a Fini nel corso del convegno ciellino di Rimini, ha ricambiato Futuro e Libertà attraverso gli spazi garantiti da Farefuturo.

Reggio Calabria, la ‘ndrangheta attacca lo Stato: bomba per Salvatore Di Landro

Sembrava durare la stagione della tregua, nel corso della quale la criminalità organizzata si limitava ad esistere e curare in maniera attiva affari e traffici illegali ma quanto accaduto nella notte a Reggio Calabria potrebbe scompigliare lo scenario. Eppure, in tale contesto, la ‘ndrangheta non ha mai smesso di farsi sentire e torna a farlo con violenza: nuovo attacco allo Stato attraverso una bomba contro la casa del Procuratore di Reggio Calabria Salvatore Di Landro.

Le cosche lanciano un segnale inequivocabile facendo esplodere l’ordigno in una zona centrale della città (nessun ferito): è accaduto poco prima delle 2, l’ordigno ha divelto il portone d’ingresso, devastato l’atrio e procurato danni ad abitazioni limitrofe. Che l’obiettivo fosse Di Landro, nessun dubbio: è lo stesso magistrato a ribadire che il crimine si fa minaccioso nei confronti di chi compie il proprio dovere. “Contro di me – dichiara in mattinata – a partire dall’attentato a gennaio contro la Procura generale, c’é stata una tensione malevola e delittuosa crescente, da parte della criminalità organizzata, che si è personalizzata. Vogliono farmela pagare, evidentemente, per il fatto che ho sempre ed in ogni circostanza fatto il mio dovere di magistrato“.

Era in casa con sua moglie e al momento dell’esplosione (bomba confezionata molto probabilmente con del tritolo e innescata probabilmente da una miccia a lenta combustione) ha temuto per la vita: immediato l’arrivo delle forze dell’ordine, ivi compresi il procuratore aggiunto Nicola Gratteri e il questore di Reggio Calabria Carmelo Casabona. Non si sono fatte attendere neppure le prime dichiarazioni di solidarietà e fermezza nella lotta al crimine da parte delle figure istituzionalmente più autorevoli.

Berlusconi-finiani, nuova puntata

Ci risiamo. Tira aria di elezioni e non si riesce ad allontanare la possibilità di andare alle urne a breve. Prima i “porta a porta” lanciati da Berlusconi (che ha il copyright dell’idea) e riproposti dieci giorni dopo dal Partito Democratico (… e poi i maligni non possono fare a meno di dire che non riescono ad avere un’idea originale che sia una). Ora il premier rilancia con un messaggio ai Promotori della Libertà. Il concetto è chiaro: preparatevi al voto, anche a breve. La questione dei gruppi finiani a Silvio Berlusconi proprio non va giù. Futuro e Libertà oggi rilancia e chiede al leader del Pdl di annullare la riunione dei probiviri (ricordate? I tre falchi finiani Fabio Granata, Italo Bocchino e Carmelo Briguglio sono stati deferiti ai probiviri del partito). E chiedono anche che si ponga fine a quella che chiamano “campagna mediatica” contro Gianfranco Fini, ovvero la serie di inchieste portate avanti dal Giornale di Feltri prima e da Libero sull’affaire Montecarlo.

Futuro e Libertà al PdL: “La vittoria di Fini”

Al termine del vertice tra i principali referenti del Popolo della Libertà, a cantare vittoria è stato il gruppo parlamentare Futuro e Libertà. I deputati vicini al Presidente della Camera, Gianfranco Fini, hanno infatti dichiarato che dietro il documento programmatico emesso dal PdL al fine di individuare una convergenza politica che allontani una spaccatura e le conseguenti elezioni anticipate, c’è in realtà una lineare presa d’atto delle istanze espresse in più di una circostanza dai finiani.

Come dire: Silvio Berlusconi chiede a Fini quel che la terza carica istituzionale ha sempre preteso, il rispetto del programma elettorale. Anche se, in verità, qualcosa di più rispetto a quanto indicato in quello, c’è. A evidenziare la situazione simil paradossale ci pensano i tre referenti più intransigenti di Fli.

Fini e il nuovo partito

Ho intervistato in questi giorni Enzo Palmesano per un’intervista che verrà trasmessa a breve su Current Tv. Abbiamo chiaccherato a lungo della situazione politica in scena in Italia in questo agosto 2010 così strano. Lui ci ha raccontato del suo libro uscito ad aprile (Gianfranco Fini – Sfida a Berlusconi di Aliberti), cominciato a scrivere in tempi non sospetti: la rottura era certo nell’aria, e il percorso che ha poi portato al 22 aprile 2010, con il botta e risposta mediatico di Fini e Berlusconi (il leggendario “Che fai, mi cacci?), ma il libro aveva intravisto il Tullianismo e il percorso politico finiano già prima che si concretizzasse in questi scenari di oggi.

Oggi Enzo ipotizza e analizza: «Se davvero Gianfranco Fini lanciasse il suo nuovo partito anti-berlusconiano dalla festa di Mirabello, prevista a settembre, correrebbe il rischio di evocare l’investitura di Giorgio Almirante che appunto a Mirabello indicò l’attuale presidente della Camera come proprio delfino per la poltrona di segretario del MSI-DN e quindi di leader del continuismo neofascista. Si tratterebbe di un passaggio delicato che, sul piano simbolico, potrebbe far sospettare un ritorno all’almirantismo, che è stato la declinazione del fascismo nella mutata stagione della Repubblica nata dopo la seconda guerra mondiale». Fabio Granata ha lanciato ufficialmente la nascita di una nuova forza politica intorno a Gianfranco Fini.

Berlusconi: “Convincere i finiani moderati”. Futuro e Libertà: “Fedeli al programma elettorale”

Liquidare Gianfranco Fini (rimasto a colloquio per una ventina di minuti con Gianni Letta dopo l’ultimo omaggio a Francesco Cossiga presso la camera ardente: nessuno dei due si sarebbe esposto in maniera eccessiva nell’ipotizzare gli scenari del prossimo futuro) e i suoi sostenitori più partigiani, rompere in due (quattro, otto) il fronte dei fuoriusciti dal Popolo delle Libertà e indebolire in maniera sostanziale il nuovo gruppo parlamentare di Futuro e Libertà: il diktat di Silvio Berlusconi è perentorio, l’identikit degli indesiderati è lineare (Italo Bocchino, Fabio Granata, Luca Barbareschi e Carmelo Briguglio su tutti), l’intento di snervare i finiani pare un lavoro meticoloso e certosino.

Da portare avanti minuto dopo minuto, ora dopo ora, giorno dopo giorno. Dal Presidente del Consiglio parte la strategia della “goccia che scava la pietra”: “Convincetene uno a testa di quelli moderati affinchè torni nel PdL“, avrebbe detto il Premier ai dirigenti del partito in vista della riunione di venerdì. L’articolazione del Berlusconi pensiero tende a indebolire – numericamente e sotto il profilo della compattezza – il gruppo di Fli che, nonostante si sia mostrato fedele e vicino al Presidente della Camera – politicamente e personalmente – avrebbe, a detta del fondatore del PdL, un compito ancor più importante: “La lealtà dimostrata nei confronti di Fini è comprensibile. Ma coerenza vuole che dimostrino la stessa fedeltà a chi li ha votati e che continuino a sostenere lealmente l’esecutivo in carica“.

Morte Cossiga, dolore e cordoglio bipartisan

L’ultimo saluto a Francesco Cossiga è una visita alla Camera ardente in cui si registra un viavai infinito di volti noti e persone appartenenti alla società civile. Un attestato di stima, rispetto e riconoscenza evidentemente bipartisan ancorchè svincolato dalla spiccia differenziazione partitica: il Presidente emerito ha lasciato quattro missive alle principali figure istituzionali dello Stato (Giorgio Napolitano, Renato Schifani, Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi) chiedendo funerali in forma privata: l’aggravarsi dell’infezione polmonare non gli ha dato scampo, le esequie si terranno nel Sassarese giovedì 19 agosto. Numerose le testimonianze nei confronti di una delle figure politiche di maggiore spessore della storia contemporanea.
Il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano: “Uno statista di spiritualità cristiana“.
Il presidente dell’Unione europea, Herman Van Rompuy: “Un politico rispettato da tutti che ha speso la maggior parte della sua vita al servizio del suo Paese e del popolo italiano“.
Papa Benedetto XVI ha inviato un telegramma alla famiglia: “Sono spiritualmente vicino in questo momento di dolore, porgo le più sentite condoglianze e assicuro sincera partecipazione al grave lutto che colpisce anche l’intera nazione italiana. Ricordo con affetto e gratitudine questo illustre uomo cattolico di Stato, insigne studioso del diritto e della spiritualità cristiana che nelle pubbliche responsabilità ricoperte seppe adoperarsi con generoso impegno per la promozione del bene comune“.
Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: “E’ un piccolo omaggio ad un grande uomo di Stato, ho salutato un amico“.

Napolitano: “No al voto anticipato, si guardi ai problemi del Paese”

No al voto: lo dichiara Giorgio Napolitano intervenuto sulle pagine de L’Unità per rimarcare la necessità di porre un freno alla campagna dei veleni e di gestire la crisi economica in maniera lungimirante. Ecco: il primo tassello buttato lì dal Presidente della Repubblica, come un sasso dell’incantevole Stromboli lanciato sul mare blu dell’isola siciliana, è proprio questo. “Con la gelata elettorale ci sarebbero rischi per la ripresa“, dichiara la più alta carica istituzionale: una riflessione, quella di Napolitano, che pare un monito e sembra l’ennesimo tentativo per chiamare ciascuno – maggioranza e opposizione, Governo e Parlamento, centro destra e centro sinistra – a responsabilità che svincolino da problemi partitici, personali, faziosi.

Occorre consolidare i segni della ripresa e far fronte alle tante difficoltà e incognite. Ma, chiedo, se invece si va verso un vuoto politico e verso un durissimo scontro elettorale, quali possono essere le conseguenze per il Paese?“: appello? Auspicio? Entrambe le cose ma, ancor più, la volontà di porre un freno all’attacco mediatico – leggasi campagna di delegittimazione istituzionale – nei confronti del Presidente della Camera, Gianfranco Fini. Il solito equilibrio, la proverbiale aplombe, evidente equidistanza: nessuna volontà di entrare nel merito dei problemi in quota alla maggioranza, ma l’enunciazione di una preoccupazione evidente.