Pio La Torre, la Sicilia e l’indice di gradimento

Promesse da campagna elettorale, si disse. E invece no, stavolta l’impegno è stato mantenuto. L’aeroporto di Comiso, provincia di Ragusa, da qualche giorno ha cambiato nome. O meglio, è tornato all’antico. Ma facciamo un passo indietro.
Aprile 2007, la giunta comunale reggente a Ragusa, di centrosinistra, decide di fare finalmente un gesto tangibile in ricordo di Pio La Torre, politico siciliano ucciso dalla mafia. Emblematica la storia di La Torre, come emblematica è stata la storia dell’aeroporto e della sua intitolazione. Una storia difficile da digerire, anche al Sud, anche in Sicilia, dove spesso niente è quello che sembra e l’indifferenza è per molti una virtù.
Una vita dedicata alla difesa dei diritti dei più deboli, i braccianti agricoli, in una regione la cui agricoltura si reggeva ancora in larghissima parte sul latifondo, nonostante la riforma del settore del 1950. Poi Roma, il partito comunista, la legge che istituiva per la prima volta in Italia il reato di associazione mafiosa ed un’altra sulla confisca dei beni di proprietà dei mafiosi. Il 30 aprile del 1982, da poco ritornato in Sicilia con la carica di segretario regionale del partito, Pio La Torre viene ucciso in un agguato. Le lunghissime indagini porteranno al rinvio a giudizio di nove esponenti di Cosa Nostra e nel 1992 un collaboratore di giustizia svelerà il mandante dell’omicidio, Totò Riina, che avrebbe fatto uccidere La Torre in risposta alla legge sulla confisca dei beni.
Nel giorno del venticinquesimo anniversario dalla sua morte, un anno fa, la giunta reggente di centrosinistra aveva quindi voluto intitolargli l’aeroporto di Comiso.

Alitalia. A volte decollano, altre no

Il video è di giugno 2008. E oggi ritorna. A volte ritornano, a volte decollano. Altre affondano. Torna il tormentone. Altrimenti non sarebbe tale, no?

Il Governo Berlusconi sta mantenendo le sue promesse elettorali

dicono dalla maggioranza. Naturalmente. Critica la minoranza, invece:

E’ una farsa

Il ritorno della figliol prodiga

Finalmente il giorno è giunto. Quasi come se fosse una specia di “Judgement Day”, il giorno del giudizio. Perchè tutti in fondo si aspettavano con tanta ansia ed emozione il ritorno pubblico di Hillary Rodham Clinton dinanzi all’elettorato americano, di fronte al quale inevitabilmente avrebbe dovuto fare passare l’importanza di un messaggio sopra gli altri: “Votate Obama e non McCain”.

Obama’s Convention

Il candidato alla presidenza degli stati Uniti, Barack Obama, ha scelto come vice il senatore 65enne, Joseph Biden. Un nome una sorpresa. Fino a un certo punto.
Biden è noto ai più per la sua grande esperienza nella gestione degli affari internazionali. Nome completo: Joseph Robinette Biden Junior. Nel Campidoglio Made in Usa siede per il Delaware.
Approdato in Senato nel 1973, a 3o anni è stato il sesto senatore più giovane degli Stati Uniti. Il Time lo aveva piazzato tra i 200 volti del futuro. E’ cattolico e viene dalla Pennsylvania.
Perchè Biden? Per la politica estera. Punto debole e cruccio del bell’Obama, privo, secondo le critiche, della dovuta esperienza.

Le accuse di oggi, per non dimenticare le stragi di ieri

Beppe Grillo comincia così il post di ieri:

Gli italiani non si meritavano Giovanni Falcone

Un post dal titolo:

Uomini e mezz’uomini, ominicchi, piglianculo e quaquaraquà

E riecheggiano le parole.

Gli italiani non si meritavano Giovanni Falcone

Non c’è un solo modo al mondo per confutarle. Per tutti quagli italiani che, forse, Falcone lo hanno anche meritato, o continuano a meritarlo, in proporzione ce ne sono almeno altri dieci che cancellano e disintegrano quei meriti.

Censurato dalle TV italiane

Postato su You Tube nel lontano ottobre 2007. Data la sua non comparsa – totale assenza sul mainstreaming nazionale e generalista, può essere sempre prezioso rivederlo.

Il Dalai Lama e la strage che non c’è

Sui giornali campeggiano oggi le foto del Dalai Lama e di Carla Bruni. Immagini dai colori e dall’estetica particolare. Il Dalai Lama è in Francia per inaugurare un tempio buddista. E Madame Francia lo ha accolto. Il tutto, mentre imperversa l’impossibile.
Sì, perchè Pechino ha reagito alle parole del Dalai Lama. Il leader spirituale ha accusato esplicitamemente, in un’intervista al quotidiano francese Le Monde, la polizia cinese di aver aperto il fuoco contro i dimostranti il 18 agosto scorso nella regione di Kham, nell’est del Tibet.
Ma la risposta di Pechino è consueta. Monotona. Attesa. Univoca.

Alcuna protesta repressa nel sangue

Chi è Umberto Bossi?

Ma chi è Umberto Bossi? Perchè poi, ci sono momenti nella vita in cui queste domande sono spontanee. Si è talmente assuefatti ai personaggi, alle presenze e alle loro caratteristiche. Belle brutte buone e cattive. Certo, Umberto Bossi è un personaggione.
Il Senatur non è, invero, un Senatur: è stato eletto nel Ramo alto del Parlamento una sola, inaspettata volta, nel 1987. Invece, Bossi è stato eletto alla Camera dei deputati in tutte le elezioni dal 1992 al 2001, e nel 2008.
Umberto Bossi, chi è? Il fondatore e leader del movimento politico Lega Nord, già senatore, appunto, europarlamentare, deputato, oggi Ministro delle Riforme per il Federalismo.

Genova razzista

Sentir parlare di Genova è sempre un momento particolare. Città strana, assurda.

Genova, dicevo, è un’idea come un’altra

Piace o non piace, la si ama o la si odia. C’è chi dice che sia sporca, chi dice sia brutta. Certo, è una città che va capita. Una città di mare, dove si respira umanità. Eppure.

Sporco negro, puzzi

Ipse dixit, anzi no. (Umberto Bossi)

Le recentissime esternazioni del Senatùr circa la reintroduzione dell’Ici e la presunta pressione esercitata dal Presidente della Repubblica Napolitano sulla legge elettorale per le europee sono dunque state uno scivolone, ha detto ieri il premier Silvio Berlusconi, un infortunio. L’ennesimo, ci viene da dire, da parte di Umberto Bossi, padre fondatore della Lega Nord. Pochissime settimane fa registravamo il suo dito medio durante l’esecuzione dell’Inno di Mameli, “mai più schiavi di Roma” e via discorrendo.
Il ministro per le riforme per il federalismo ha precisato ieri che il dito medio non era affatto destinato all’inno nazionale, per carità: si trattava di una “memoria storica”. Spiegazione: “il gesto è nato nell’antichità perché i romani tagliavano agli arcieri nemici il dito medio per impedire loro di scoccare ancora frecce, pratica ripetuta dagli inglesi con i francesi.
Proprio nella stessa occasione, il profeta del celodurismo ha però rilasciato subito le due dichiarazioni destinate a far discutere, almeno fino alla prossima smentita o precisazione. Il ministro delle Riforme è intenzionato a reintrodurre l’Ici, accennavamo all’inizio. “La rimettero” dice spiegando che bisogna passare da un sistema di finanza derivata, in cui è lo Stato a dare i fondi agli enti locali, a una forma di autonomia finanziaria, in cui loro stessi prendono direttamente le tasse. “I cittadini – aggiunge il leader del Carroccio – sono disposti a dare, se le tasse vanno ai loro Comuni, perché vedono i risultati: strade, aiuole”. Strade e aiuole… ‘nnamo bene.
I più attenti noteranno peraltro che si tratta dell’esatto contrario di quanto detto e fatto dal Governo da lui rappresentato. Sulla legge elettorale in vista delle europee del prossimo anno, il ministro spinge sull’acceleratore. “Va fatta entro il prossimo mese”, precisando che il suo “ministero l’ha più o meno pronta”. “Dobbiamo tener conto – aggiunge – anche di quello che vuole il presidente della Repubblica. Vuole che partiti, formazioni politiche troppo piccole di inesistente capacità politica e organizzativa alla fine non vadano a finire in Europa. Ne terremo conto e faremo una legge adeguata”.
Il Colle smentisce con fermezza la posizione affibbiatagli rispedendo al mittente la lettera aperta di Napolitano, palesemente apocrifa. In attesa delle smentite o precisazioni di rito, facciamo un piccolo tuffo nel passato, rileggendo alcune tra le più significative dichiarazioni, più o meno smentite, rilasciate da Bossi negli ultimi anni.

Comune di Catania chiuso per bancarotta, o quasi

Una storia tutta italiana, quella di Catania e della sua amministrazione comunale degli ultimi anni, targata Forza Italia. Il sindaco della città fino a pochi mesi fa era Umberto Scapagnini, medico personale del premier Silvio Berlusconi (!). Una storia italiana dicevamo, e per raccontarla abbiamo selezionato una serie di lanci di agenzia dell’ultimo anno che fotografano impietosamente quello che sta succedendo nella “Milano del sud”, cuore commerciale della Sicilia di Raffaele Lombardo, non a caso ex presidente della Provincia proprio a Catania.
I debiti della città siciliana sfiorano il miliardo di euro. I fornitori dell’amministrazione aspettano pagamenti per centinaia di milioni. Risultato? Strade buie, spazzatura ammucchiata agli angoli di molte strade, mute di cani che si aggirano per le vie centrali della città. E poi vigili senza benzina, scuole “sfrattate” per il ritardo nel pagamento dell’affitto dei locali. Da settembre saranno a rischio persino gli stipendi dei dipendenti comunali. In tutto questo, il neosindaco, Raffaele Stancanelli (AN), ha fatto di recente costruire due stabilimenti balneari sulla spiaggia di piazza Europa, per complessivi 300.000 euro: sequestrati perchè abusivi.
Ma torniamo ai lanci di agenzia. La denuncia risale a meno di un anno fa, periodo in cui l’allora deputato del Pdci Orazio Licandro cominciava la sua battaglia al fine di dare la necessaria visibilità ad uno degli esempi più crudi di cattiva amministrazione della cosa pubblica. A poche settimane dalle ultime elezioni politiche la decisione dei reggenti di Comune e Provincia di “lasciare”: per loro rispettivamente un posto a Montecitorio e la presidenza della Regione Sicilia.

La calda estate dei sindaci sceriffi

In principio furono gli zoccoli a Capri. O meglio furono vietati. Troppo rumore si disse.
E’ stato pubblicato sabato sulla Gazzetta Ufficiale (GU n. 186 del 9-8-2008 ), diventando dunque norma effettiva, il decreto che precisa e definisce gli ambiti di applicazione dei poteri speciali conferiti ai sindaci in materia di sicurezza urbana e incolumità pubblica. Il decreto, firmato dal ministro dell’Interno Roberto Maroni lo scorso 5 agosto, ha scatenato la fantasia dei “primi cittadini” del belpaese.
Forse scontenti per la scarsa attenzione dei media in genere sull’ordinaria amministrazione dei consigli e delle giunte comunali, alcuni sindaci della penisola guadagnano, in questi primi giorni dalla firma del ministro Maroni, la ribalta mediatica. O forse si tratta semplicemente della tradizionale virata al pittoresco che quotidiani e tiggì adottano nelle calde settimane d’agosto.

La situazione in Zimbabwe nel dopo-elezioni

Sono passati mesi da quando, dopo il ballottaggio elettorale, il neo-presidente, rinconfermato da 28 anni, Robert Mugabe è salito al potere. Le critiche sulla sua vittoria si sono susseguite nel tempo, da giugno fino ad oggi, sia da parte dell’opposizione di governo che denuncia brogli e minaccie durante le elezioni, sia da parte dell’opinione internazionale che è stufa di avere come leader un uomo che usa la violenza, anziché la diplomazia, per governare il suo paese.

Pechino e le Olimpiadi della protesta

Da grande amante di sport quale sono, anche nel periodo delle vacanze estive cerco di assorbire una discreta quantità di competizione via televisione. Quest’anno oltre alla sfilza di amichevoli estive che poco lasciano all’immaginazione e molto invece alle novità, soprattutto di vedere questo o quel giocatore che ha cambiato maglia, vi è la grande competizione chiamata Olimpiade in quel di Pechino che tanto sta facendo divertire gli spettatori italiani con 1 oro, 2 argenti e 1 bronzo. Ma non è di sport che ora dobbiamo parlare purtroppo…