Chi è Umberto Bossi?



Ma chi è Umberto Bossi? Perchè poi, ci sono momenti nella vita in cui queste domande sono spontanee. Si è talmente assuefatti ai personaggi, alle presenze e alle loro caratteristiche. Belle brutte buone e cattive. Certo, Umberto Bossi è un personaggione.


Il Senatur non è, invero, un Senatur: è stato eletto nel Ramo alto del Parlamento una sola, inaspettata volta, nel 1987. Invece, Bossi è stato eletto alla Camera dei deputati in tutte le elezioni dal 1992 al 2001, e nel 2008.


Umberto Bossi, chi è? Il fondatore e leader del movimento politico Lega Nord, già senatore, appunto, europarlamentare, deputato, oggi Ministro delle Riforme per il Federalismo.

Oggi, su Repubblica, un’intervista al Senatur-non-Senatur, dall’inviato Paolo Berizzi. Bossi ha fatto parlare di sè, negli ultimi giorni. Lo fa sovente. A intervalli regolari.



Hotel Ferrovia, tre di notte. Tavolo e panca di legno. Un bicchiere di acqua e menta, un paio di lattine di Coca, due caffè. Sulla parete in fondo alla sala, la bandiera con il Leone di San Marco. Umberto Bossi tamburella con le dita sull’immancabile pacchetto di toscani “Garibaldi”. Uno, ovviamente, è acceso, ed è a fine corsa. Gli serve per disegnare delle linee di fumo nell’aria. Intorno al Senatùr ci sono i cronisti, un collaboratore e un agente della scorta. “Poveretto, che brutta fine che ha fatto…”. Bossi si stringe nelle spalle. Abbassa la voce in segno di rispetto. “Povero Craxi…”. Sì, dice proprio Craxi, abbiamo capito bene, inutile sgranare gli occhi


Così comincia il pezzo di Repubblica.



Umberto Bossi e la Lega, soprattutto e in maniera eclatante, hanno conquistato lo stomaco di una fetta consistente dell’elettorato italiano.



C’era una volta.


Oggi, invece, Umberto parla di Bettino Craxi. E, a pensarci bene, non sembra strano del tutto.


Prosegue Repubblica:

Sta parlando di lui, del vecchio nemico Bettino ora riabilitato con un racconto che, snocciolato così, a quest’ora della notte e da un uomo che da quando è stato in coma ha affinato la sua sensibilità umana facendola prevalere, in molti casi, sul freddo cinismo del leader politico, fa un certo effetto: “Un giorno venne da me, mi disse: “Umberto, mi devi aiutare”. Le cose per lui si stavano mettendo male, era evidente. Mi pregò: “Se non ci diamo una mano a vicenda, finirà che ci faranno fuori tutti e due””. Pausa, lungo sospiro.
Il ministro per le Riforme va fino in fondo: “Ma io non intervenni, non feci nulla. All’epoca Craxi era un nemico, e i miei non avrebbero capito, mi avrebbero dato del matto…”


Lo chiama poveretto,riporta il cronista.

All’estate del ’98 quando di Bettino Craxi, Bossi diceva: “Almeno lui aveva i coglioni, era un politico puro, sapeva dire di no ai potenti di turno, vedi Sigonella…”. Perché, aggiunse, “a un sacco di poveri politicanti mancano i coglioni, non hanno cuore”. Il confronto era con Berlusconi, che all’epoca il Senatur chiamava “il mafioso di Arcore” e “il servo dei padroni americani”. Di più: “il portaborse di Craxi”. Ma anche col resto della Seconda Repubblica: “Craxi – diceva il leader del carroccio all’epoca – è stato dipinto come l’immagine del supermale, in realtà nessuno ricorda quanto avevano rubato Dc e Pci”



C’era una volta.


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