Il divo Giulio. Un film per una sera



Si ripropone il video. Un po’ di commenti, fa sempre bene:

“eh allora? l’avrai commesso!” Vergogna!!


Un altro commento?

Ma sai, Ricca è riuscito a farla ammettere la verità: il tirapiedi del mafioso ha detto: “non è colpevole ma prescritto, cioè il reato l’ha commesso prima”. Capito? Non è colpevole…ahahahahah…

7 volte presidente del Consiglio. Sette. Silvio è solo a 4. Ha attraversato la storia d’Italia. E’ un personaggio. Assolutmente peculiare. Lui è. Impermeabil. Andreotti vede Andreotti, seduto in prima fila su una poltroncina di pelle rossa, accanto solo il critico e amico Gianluigi Rondi. Proiezione privata per il film che parla di lui. Film che è a Cannes e il 28 maggio sarà nelle sale italiane.


Il Divo.


Il film è stato scritto e diretto da Paolo Sorrentino. Una pellicola sull’Italia dalla fine della Prima Repubblica, fino all’inizio del processo per mafia contro l’ex premier. Ci sono tutti: la moglie Livia, la segretaria Enea. I cadaveri: Moro, Dalla Chiesa, Ambrosoli, Falcone, Sindona, Lima. E il potere assoluto.


È molto cattivo, è una mascalzonata, direi. Cerca di rivoltare la realtà facendomi parlare con persone che non ho mai conosciuto

Commenta il protagonista, quello reale.

Si può dire che esteticamente è bello, ma a me dell’estetica non frega un bel niente

Capisco che la storia va caricata. Il regista doveva girare così. La mia vita è talmente tranquilla che ne sarebbe venuto fuori un prodotto piatto e senza pepe. Ma la mia corrente, per esempio, beh non era un giardino zoologico come la rappresenta il film. C’erano le invidie, gli scontri, gli scavalchi, la carriera, ma questa è la politica

Andreottianamente conclude:

È un film impegnato, ma se si occupavano di qualcun altro, era meglio


Ci sono scene che non gli vanno giù. Il protagonista, Andreotti, Toni Servillo in the movie, si confessa guardando in camera.

bombe pronte ad esplodere

è necessario fare del male per realizzare il bene

Toni Servillo lascia il campo all’immagine di un cimitero, in bianco e nero.


Il passaggio, a Divo Giulio, non è piaciuto.

Il mio potere era un certa autorevolezza, un certo tipo di rapporti internazionali. Ma non ho mai avuto desiderio di arricchimento

Ma anche

Il cinismo non è nel mio carattere, non sono facile alla commozione, questo è vero. Ma non sono insensibile. E ne ho passate tante perché dava fastidio a molti che la Provvidenza non si fosse organizzata per togliermi dai piedi prima

Ma è sulla gestione, nel film, del caso Moro che Andreotti ha da ridire.

Non è corretto raccontare la sua morte come se ci fosse dietro qualcosa oltre le Br. La politica ci ha diviso. E le correnti, certo. Ma io e Moro ci conoscevamo da una vita, lui non voleva neanche fare politica ma studiare. È stato lui a designarmi come successore della Fuci. I giorni del suo rapimento sono stati durissimi e tornano. Anche per me


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