Morte Giulio Andreotti

giulio andreottiSi è spento a Roma, il 6 maggio, il senatore a vita Giulio Andreotti. Figura estremamente significativa e controversa del panorama politico italiano degli ultimi 60 anni, Andreotti è stato sette volte presidente del Consiglio, otto volte ministro della Difesa, cinque volte ministro degli Esteri, tre volte ministro delle Partecipazioni Statali, due volte ministro delle Finanze, una volta ministro del Tesoro, ministro dell’Interno, ministro dei Beni Culturali e ministro delle Politiche Comunitarie.

E’ morta Eleonora Chiavarelli, la moglie di Aldo Moro. “Sulla vita e sulla morte di mio marito giudicherà la storia”

eleonora-moro

Lottò contro i poteri forti e gli uomini di comando della Dc per la libertà del marito. “Se solo fossero stati modestamente intelligenti avrebbero capito che al potere non si arriva mai attraverso il delitto

E’ morta oggi un altro pezzo di storia della politica italiana. Eleonora Moro, vedova di Aldo Moro, lo statista democristiano che fu ucciso dalle Brigate rosse il 9 maggio del 1978, aveva quasi 95 anni. I funerali si sono svolti questo pomeriggio a Torrita Tiberina, il paese dove è sepolto il marito e leader democristiano. Sarà sepolta accanto all’uomo che ha provato a salvare sino all’ultimo. La donna è venuta a mancare nella sua abitazione romana, chiudendo una storia poco conosciuta ai tanti giornalisti-paparazzi del gossip-politico italiano, ma che era invece molto profonda e intensa tra i due.

aldo-moro-rapimentoDopo l’agguato del 16 marzo 1978,
il giorno in cui doveva avvenire la presentazione del nuovo governo, guidato da Giulio Andreotti, la Fiat 130 che trasportava Aldo Moro dalla sua abitazione nel quartiere Trionfale zona Monte Mario di Roma alla Camera dei deputati, fu bloccata da un commando delle Brigate Rosse all’incrocio tra via Mario Fani e Via Stresa. In pochi secondi, i terroristi uccisero tutti i 5 uomini della scorta (Domenico Ricci, Oreste Leonardi, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera, Francesco Zizzi) e sequestrarono il presidente della Democrazia Cristiana. La signora Moro, da sempre donna riservata e decisa, pur di riuscire nella titanica impresa di salvare la vita del marito, cominciò a bussare a tutte le porte della politica, del Vaticano, delle Istituzioni tutte, senza mai arrendersi. La sua rigorosa  fermezza fu tra i motivi che convinse perfino il pontefice Paolo VI, a scrivere una lettera commovente “agli uomini delle Brigate rosse”. Uno spiraglio, seppur piccolissimo di speranza e di salvezza, la signora Moro pensò di averlo trovatoo anche nella posizione che prese il leader socialista Bettino Craxi, uno dei pochi all’epoca dei fatti che voleva percorrere la via della trattativa.

Beatificazione Wojtyla, card. Danneels: “No a scorciatoie”

papa-giovanni-paolo-IIBeatificazione di Giovanni Paolo II. Alla vigilia del decreto di domani sulle virtù eroiche di Papa Wojtyla, il cardinale, Godfried Danneels, l’arcivescovo di Bruxelles ha rilasciato un’intervista a “30 giorni”. Al mensile sulla Chiesa diretto dal senatore a vita Giulio Andreotti, il cardinale ha dichiarato:

Io penso che si doveva rispettare la procedura normale. Se il processo di per sé avanza velocemente va bene. Ma la santità non ha bisogno di passare per corse preferenziali. Il processo si deve prendere tutto il tempo che serve, senza fare eccezioni. Il Papa è un battezzato come tutti gli altri.

Dunque la procedura di beatificazione dovrebbe essere la stessa prevista per tutti i battezzati. Certamente non mi è piaciuto il grido “santo subito!”, che si è sentito ai funerali in Piazza San Pietro. Non si fa così. Qualche tempo fa hanno anche detto che si trattava di una iniziativa organizzata, e questo è inaccettabile. Creare una beatificazione per acclamazione, ma non spontanea, è una cosa inaccettabile.

Idv, auguri ad Andreotti

Andreotti, no grazie. Questo il titolo dell’articolo scritto ieri sul sito dell’Italia dei Valori da Felice Belisario in occasione del novantesimo compleanno – viene da scrivere “anniversario”… Com’è strana la mente umana… – di Giulio Andreotti. Quelli dell’Idv sono degli auguri un po’ particolari. Certo originali.

Una foto: in bianco e nero un po’ sgranato (ha trent’anni). E’ la foto del cadavere del giornalista Mino Pecorelli riverso sul sedile della sua auto e colpito a morte.

Nei commenti, qualcuno posta questo articolo di Repubblica:

PERUGIA – Non esistono prove che colleghino Giulio Andreotti all’omicidio di Mino Pecorelli “al di là della sussistenza di un valido movente”. È questa, in breve, la motivazione della sentenza del processo di Perugia per l’omicidio del giornalista direttore del settimanale “Op” […]. Ma il documento della corte d’Assise aggiunge un altro elemento: i pentiti di mafia che hanno testimoniato al processo sono da considerarsi “attendibili”. Un’assoluzione destinata a far discutere: da un lato Andreotti è stato assolto per la mancanza di elementi certi che lo colleghino alla morte di Pecorelli e dall’altro, i giudici ritengono comunque che l’impianto accusatorio in larga parte sostenuto attraverso i collaboratori di giustizia (Tommaso Buscetta, Gaspare Mutolo, Francesco Marino Mannoia, Giuseppe Marchese e Baldassarre Di Maggio) sia stato valido. Insomma, quei pentiti – nonostante le tante vicende che ne hanno messo a dura prova la credibilità – dicevano il vero. Ma questo non è bastato all’accusa per dimostrare la colpevolezza del senatore a vita.

Belisario commenta la foto spiegando perché i parlamentari del suo gruppo si siano allontanati dall’aula di Palazzo Madama mercoledì scorso, nel momento della standing ovation bi-partitica di auguri a Giulio Andreotti.

Noi non c’eravamo perché non volevamo esserci, perché per noi Giulio Andreotti non è il modello di uomo politico da cui vorremmo fossero rappresentati i cittadini italiani

Buon compleanno Andreotti. Che avvisa: “Non sono mica ancora morto”

Giulio Andreotti ha compiuto 90 anni. Il Divo ha seppellito molti tra coloro che volevano seppellirlo. La Stampa fa una bella ricostruzione multimediale della sua lunga vita.

Andreotti è nato a Roma il 14 gennaio 1919. Afferma tranquillamente di non pentirsi di nulla. In più, spera nel Paradiso e in una proroga sulla Terra già che si trova… E avverte: Grazie, grazie a tutti per gli auguri, ma mi celebrate come se fossi già morto e non ne ho alcuna intenzione al momento. Anche perché, siamo certi, la sua parte è ancora così fresca, attiva e reattiva nella vita politica italiana

Il divo Giulio. Un film per una sera

Si ripropone il video. Un po’ di commenti, fa sempre bene:

“eh allora? l’avrai commesso!” Vergogna!!

Un altro commento?

Ma sai, Ricca è riuscito a farla ammettere la verità: il tirapiedi del mafioso ha detto: “non è colpevole ma prescritto, cioè il reato l’ha commesso prima”. Capito? Non è colpevole…ahahahahah…

Liberi dalla mafia on air

Noi abbiamo fatto l’antimafia mandando un messaggio chiaro ai lavoratori. Il sindacato non deve perdere mai di vista il rapporto con la gente

Cercate Mafia su Current TV. Hanno già non poco materiale. La mafia è la Mafia.

L’eredità di pizzamafiamandolino? Con il tag Mafia ci sono 31 pezzi, tra video, articoli, e post. 3, attualmente, ricostruiscono a vario titolo il caso Travaglio-Schifani.

Hanno rapito Aldo Moro

16 marzo 1978. Sono passati 30 anni. Un eccidio e un sequestro. Che dopo 55 giorni arriverà a sua volta ad una fine terribile. La fine. I 55 giorni che cambiarono per sempre l’Italia. Che ormai era già cambiata. Via Fani, Zona residenziale di Roma, vicino a Via della Camilluccia. E’ presto, è mattino. I corpi degli agenti che facevano parte della scorta dell’Onorevole Moro. Carabinieri. 4 morti e un ferito. Morirà anche lui. E Aldo Moro scomparso, rapito.
Era il giorno della presentazione del nuovo governo, guidato da Giulio Andreotti. La vettura che trasportava Aldo Moro dall’abitazione alla Camera dei Deputati fu intercettata in via Fani da un commando delle Brigate Rosse.
In pochi secondi, sparando con armi automatiche, i terroristi uccisero i due carabinieri a bordo dell’auto di Moro (Domenico Ricci e Oreste Leonardi) e i tre poliziotti sull’auto di scorta (Raffaele Jozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi) e sequestrarono il presidente della Democrazia Cristiana. Come siano riusciti a non uccidere solo lui è un mistero. Rimase ferito – e la ferita mai curata. Ma vivo, perchè vivo dovevano averlo.

Mastella e Ruini. Ovvero: il gatto e la volpe

gatto volpe
Mi arriva la newsletter di Libertà e Giustizia. Mi ci sono iscritta appositamente. Sarà colpa dei miei inutili studi in Scienze della Comunicazione, ma a me Umberto Eco in fondo è sempre piaciuto – certo, ha da un po’ una deriva eccessivamente intellettualoide e insofferente, ma tant’è. A capirlo davvero, poi. E su Enzo Biagi non spendo parole, perchè è ben difficile che ne sia degna.
Comunque, col suo Comitato di Garanti e la sua discrezione, ha solleticato la mia curiosità ben sopita dal disgusto dei circoli intellettuali, le associazioni, gli pseudopartiti dei tempi nostri. Mi ha colpita anche per la sua discrezione. Si direbbe che non la butta in caciara come una matrona partenopea al mercato del pesce.
L’articolo che oggi si è imposto alla mia attenzione, dall’alto della mia influenza Pacifica (Il nome sarebbe in verità grazioso, se corrispondesse ad uno stato dell’animo. PACIFICA: mi sento un tantinello presa per i fondelli) porta il titolo sobrio di Coincidenze e peccatori.