E Franceschini usò la parola sbagliata: “Francese”

D’alema

Dario Franceschini, numero due del neonato – e già assai tribolato – Partito Democratico, ha lanciato mercoledì una proposta che ha scatenato le polemiche più disparate. Il modello francese. Elezione diretta per dare forza al capo del governo. Il 2008 deve essere l’anno del cambiamento se l’Italia vuole reggere la sfida della globalizzazione. E in effetti, la sfida della globalizzazione, con un occhio ai rifiuti di Napoli e un altro agli operai bruciati vivi aTorino, è faccendanon di poco conto. Il Partito democratico non è nato per vivacchiare ma per cambiare il Paese usando la forza che gli hanno dato i tre milioni e mezzo delle primarie. Bontà vostra.


Il sistema istituzionale italiano è troppo lento, non funziona più in questo mondo così veloce. Così tuona il vice di Veltroni. L’acqua calda? Una grande scoperta. Franceschini spiega le sue ragioni: le riforme istituzionali e quella dei regolamenti parlamentari prima di tutto, e rapidamente. E poi: L’elezione diretta del presidente. Io penso al presidente della Repubblica come in Francia, ma si può discutere anche di una figura più simile al Sindaco d’Italia: insomma il Presidente del Consiglio. Il fine? quello di mettere veramente in condizione di governare chi viene eletto. Si rivolge anche all’opposizione, che ha sperimentato come noi che questo sistema istituzionale è una palla al piede per la competitività del Paese.

Reazioni? Un putiferio. A D’Alema è preso quasi un momento di balbuzie. Non capisco. Dove si vuole andare a parare? Così salta tutto…. Se è un fuoco d’artificio di capodanno allora non vale niente. Ma se è una cosa seria, allora cambia tutto. È una novità clamorosa, che ha un effetto devastante: per le riforme, per il centrosinistra, e anche per il governo. E poi putiferio naturalmente nel solido, fermo, dalle stabili basi e affatto facile da mettere in crisi Partito Democratico.

Gavino Angius chiosa: C’è da chiedersi se l’obiettivo vero perseguito dal Pd non sia di tenere comunque in primavera il referendum sulla legge elettorale. E aggiunge che se così fosse non è difficile prevedere tempi burrascosi per il centrosinistra e il governo medesimo. Non ci crede, insomma, Angius: Dopo aver discusso per settimane al Senato una bozza di legge presentata dal presidente Bianco per conto del Pd imperniata sul sistema proporzionale tedesco, ora spunta, formulata da Franceschini, vicesegretario dello stesso partito, una proposta radicalmente diversa imperniata sul maggioritario alla francese. Coerenza, prima di tutto.

Rifondazione è sconcertata, e dall’Unione non arrivano certo commenti più soft. Ma se lo sconcerto di Rifondazione, da sempre fan del sistema tedesco, non meraviglia, a essere in subbuglio è tutta l’Unione. Il capogruppo dell’Udeur alla Camera, Mauro Fabris, non usa mezzi termini: Franceschini c’è o ci fa? Vorremmo capire se la sua conversione presidenzialista in materia di legge elettorale punti a creare caos o sia invece frutto della confusione che sul tema registriamo nel Pd . E continua: In ogni caso la condizione che si crea è devastante: si azzera la possibilità di riforma elettorale in Parlamento e si avvicina il referendum.

Voci di perplessità si susseguono. Tra sospetti di follia e di voltafaccia. E Franceschini trova piuttosto proseliti nel bel mezzo dell’opposizione. An è pronta a discuterne in Parlamento . Un invito a nozze, insomma. Andrea Ronchi si profonde in entusiasmi: Siamo favorevolissimi. Pronti a passare a una democrazia compiuta e vincere questa battaglia sul presidenzialismo.

Pier Ferdinando Casini non ci sta. Non ci sta con il referendum di primavera nè con l’uscita alla francese di Franceschini. Appogia piuttosto una legge proporzionale alla tedesca da approvarsi in Parlamento. Temo che chi è intorno a Veltroni voglia affossare la riforma e andare dritto al referendum. Ma la vocazione al presidenzialismo è fuori tempo e fuori luogo. Il futuro che teme? Due finti partiti che ingloberebbero gli altri pur di avere un voto in più dell’altro. Insomma ho paura che la ricetta referendaria voglia solo riproporre l’attuale bipolarismo sotto mentite spoglie

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